|
Appunti superiori |
|
Visite: 1693 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
Leggi anche appunti:Le maggiori opere dell'architettura romanaLe maggiori opere dell'architettura romana Architettura Romanica: Charles darwinCHARLES DARWIN Fino al' ottocento si ritiene che tutti gli esseri viventi Una libertà responsabileUna libertà responsabile «Libertà significa Responsabilità: ecco |
Giorgio De Chirico, Le Muse inquietanti
Errore. L'argomento parametro è sconosciuto.
Olio su tela, 97x66 cm.
Giunto a Ferrara nell'estate de 1915, De Chirico scopre in questa città 'bella e malinconica una città 'quanto mai metafisica" in cui le vestigia della lunga notte medievale" convivono n una sospensione eterna con le perfette prospettive rinascimentali di certe strade, con la geometria dei palazzi quattrocenteschi e con la nuova realtà delle donne e della stazione ferroviaria. L'enigma di un ambiente simile trova espressione nelle opere di questo periodo, tra cui Le muse inquietanti.
Descrizione iconografica: Il quadro raffigura una fantastica piazza ferrarese trasformata nel piano precipite di un palcoscenico, chiuso sul fondo da edifici emblematici: il castello degli Estensi, una torre cilindrica, un'officina con le ciminiere. Medioevo, Rinascimento e tempi recenti si mescolano tra loro, allo stesso modo in cui si uniscono sempre, nelle opere di De Chirico, i riferimenti alla storia dell'arte e alla vita comune. Si nota questa doppia attitudine anche neI modo in cui De Chirico si lasciò colpire da Ferrara: da una parte la vide come città quanto mai metafisica", capace di mostrare "lembi della grande notte medievale", con 'le vetuste mura teatralmente e romanticamente tenebrose". Dall'altra parte fu attratto dalle vetrine dei negozi ferraresi, in cui si trovavano "dei dolci e dei biscotti dalle forme oltremodo metafisiche e strane". Qui troviamo in primo piano, in particolare, una scatola multicolore che ricorda quelle fatte per contenere dolciumi.
Nulla, comunque, traspare della reale vitalità cittadina. Ferrara è qui solo il simbolo di una città che ebbe una corte, un potere, ma che ora è ridotta a puro involucro della propria memoria. L'immagine è
infatti costruita per dare una sensazione di irrealtà, per proporsi come Io spazio di una rappresentazione mentale: l'orizzonte, innaturalmente alto, pare far posto a un immenso palco teatrale.
Sulla destra della piazza, quasi celata all' ombra di un grande palazzo, si trova una statua paludata: e fanno eco silenziosa due grandi manichini di gesso in foggia di statue classiche, dalle pieghe dei panneggi ricadenti con la regolarità delle scanalature di una colonna dorica e la modellazione essenziale tipica della statuaria arcaica. Accanto a loro sono disposte delle scatole colorate, una maschera e un bastoncino di zucchero.
Le due figure in primo piano appaiono come incroci tra differenti tradizioni e ambiti d'azione: quella in piedi mostra una testa da mani-chino sartoriale innestata su una schiena muscolosa da statua classica e su una veste che ricorda le scanalature di una colonna dorica; quella seduta ricorda nelle proporzioni alcune figure di Picasso e le cuciture da cui è segnata suggeriscono un fantoccio di pezza, anziché di marmo. La sua testa è svitata e accostata alle gambe.
Serio e faceto, aulico e quotidiano, si congiungono in un mondo fattosi inospitale.
Momento della giornata: I rossi accesi, il verde del cielo e le ombre allungate alludono a un crepuscolo estivo; ma a scomparire non è solo Il giorno, bensì un'intera cultura, simboleggiata dalle sculture non meno che dall'ambientazione.
Allo sconvolgimento di ogni logico rapporto tra gli oggetti e lo spazio contribuisce anche il colore, intenso e smaltato, irrealistico, disteso a Iisce campiture ed esaltato da una luce astratta, che proietta lunghe ombre sui piani, sottolineando la concreta volumetria delle figure e degli oggetti e le illogiche prospettive degli spazi e delle cose: si veda la scatola a triangoli policromi in primo piano definita con una prospettiva contraria a quella del palcoscenico.
Tempo: sospeso. Le ciminiere non fumano più, tutto è immobile, ombre, colori.
L'esplicito richiamo alle muse -divinità mitologiche che presiedono all'ispirazione artistica - rimanda alla Grecia antica, accentuando l'atmosfera misteriosa ed enigmatica dell'immagine: queste muse pietrificate appaiono come relitti di un mondo sospeso tra realtà e immaginazione, calate in un contesto urbano così estraneo dal loro, ma anche da ogni logica temporale: esse sono inquietanti perché illogico e misterioso è il filo che le lega alle cose, allo spazio e a tempo di questa loro apparizione, per il coesistere di forme, elementi e architetture antiche e moderne. De Chirico, in definitiva attua qui un gioco sottile di scambi e di estraneazioni continue, che spingono l'immagine sulla soglia di una realtà misteriosa, irresolubile, eternamente sospesa nella sua dimensione metafisica.
Riferimenti filosofici sono sicuramente Nietzsche e Schopenauer :l'uomo è un essere indefinibile che ha la capacità di sondare il nulla:non può entrare in contatto con la realtà ed è isolato dal mondo, dalla dimensione storica
Concetti chiave
piazza fantastica trasformata in palcoscenico teatrale
senso di mistero ed effetti dì parodia
ambiguità degli oggetti
colori intensi, smaltati, irrealistici e luce astratta
effetto di estraneazione per a compresenza di antico e moderno
Bibliografia:
-appunti in classe
-storia dell'arte linguaggi e percorsi
-arti visive
-itinerario nell'arte
Appunti su: |
|
Appunti Gioco | |
Tesine Pittura disegno | |
Lezioni Musica | |