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GIACOMO LEOPARDI
LA VISIONE PESSIMISTICA DI UNA
NATURA ILLUSORIA
Nel 1817 Leopardi scrive le proprie riflessioni su un quaderno che chiamerà "Zibaldone di pensieri", a indicare un insieme eterogeneo su argomenti vari. Non è un opera letteraria, ma un diario privato. Quest'opera è però molto importante per costruire la formazione e l'evoluzione del suo pensiero. La scrittura è diretta e colloquiale con abbreviazioni e simboli, un vero e proprio diario non destinato alla pubblicazione.
Nello "Zibaldone" troviamo molte citazioni sull'argomento delle illusioni:
<<La ragione è nemica di ogni grandezza: la ragione è nemica della natura: la natura è grande, la ragione è piccola. Voglio dire che un uomo tanto meno o tanto più difficilmente sarà grande, quanto più sarà dominato dalla ragione: che pochi possono esser grandi [.] se non sono dominati dalle illusioni [.]. La natura dunque è quella che spinge i grandi uomini alle grandi azioni. Ma la ragione li ritira: è però la ragione nemica della natura; e la natura è grande, e la ragione è piccola [.]. E queste e quelle derivano dai progressi della ragione e della civiltà, e dalla mancanza o indebolimento delle illusioni, senza le quali non ci sarà quasi mai grandezza di pensieri, né forza e impeto e ardore d'animo, né grandi azioni che per lo più sono pazzie [.]. Non c'è dubbio che i progressi della ragione e lo spegnimento delle illusioni producono le barbarie, e un popolo oltremodo illuminato non diventa mai civilissimo, come sognano i filosofi del nostro tempo [.]. La più gran nemica della barbarie non è la ragione ma la natura [.]: essa ci somministra le illusioni che quando sono nel loro punto fanno un popolo veramente civile [.]. Le illusioni sono in natura, inerenti al sistema del mondo, tolte via affatto o quasi affatto, l'uomo è snaturato; ogni popolo snaturato è barbaro, non potendo più correre le cose come vuole il sistema del mondo [.]. Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni.>>
La prima fase del suo pensiero (quella appunto dello "Zibaldone"), viene definita "pessimismo storico" (Zibaldone anni 17-18; Canzoni Civili e Idilli) perché l'infelicità umana è legata alla storia e al progresso. Leopardi concepisce la natura come entità positiva, in quanto secondo lui essa fornisce all'uomo le illusioni che lo rendono capace di compiere azioni generose; per questo gli antichi Greci e Romani erano più felici dei moderni, perché più vicini alla natura. La civiltà (il frutto della ragione umana) ha allontanato gli uomini dalla natura, per cui gli uomini moderni non hanno più quelle illusioni che rendevano felici gli antichi. La scienza e la filosofia hanno mostrato in chiave scientifica all'uomo la realtà delle cose, togliendogli ogni illusione e mettendolo di fronte alla cruda verità. La vita dell'uomo moderno è quindi caratterizzata dall'egoismo e dalla corruzione dei costumi. Il pensiero leopardiano si sviluppa con contrapposizioni tra la natura (positiva) e il progresso (negativo).
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