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Donatello (1386-1466)




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DONATELLO (1386-1466)



Donatello Soprannome di Donato di Niccolò di Betto Bardi,

scultore italiano del primo Rinascimento, ritenuto il più originale dell'epoca e uno dei maggiori rappresentanti dell'arte italiana. 

Cominciò la sua formazione artistica a diciassette anni nella bottega di Lorenzo Ghiberti, del quale fu assistente nella realizzazione della prima porta del Battistero di Firenze. Tra il 1404 e il 1408 si recò più volte a Roma con l'amico Filippo Brunelleschi, per studiare le opere dell'antichità. Dal 1407 iniziò a lavorare per l'Opera del Duomo, compiendo i primi tentativi di superare lo stile gotico: il David in marmo (1409, Museo del Bargello, Firenze), il San Marco e il San Pietro (1411-12, entrambi per Orsanmichele, Firenze) mostrano chiare tendenze realistiche, pur nella vena classica, e una nuova concezione dello spazio.

Con il San Giorgio in marmo (1416, Museo del Bargello, Firenze), che testimonia una nuova visione dell'uomo, centro del mondo e della natura, Donatello conciliò la lezione classica propria della cultura umanistica con l'eleganza formale del gotico. Il bassorilievo sul basamento della statua raffigura La liberazione della principessa dal drago, entro uno spazio prospettico rigoroso impostato su piani digradanti. Il naturalismo e il classicismo dell'arte di Donatello giungono però a maturazione negli anni successivi, ad esempio in opere quali i Profeti (1423-1425) del campanile del Duomo fiorentino (Museo dell'Opera del Duomo, Firenze): si veda in particolare la figura di Abacuc, soprannominata lo Zuccone.

Nel 1443 Donatello fu chiamato a Padova per realizzare un monumento al capitano di ventura Gattamelata (1446-1450, Piazza del Santo), ispirato a quello di Marco Aurelio nella piazza del Campidoglio a Roma: primo monumento in bronzo dai tempi dell'antichità, notevole per il realismo e l'espressività del viso, questa statua equestre è considerata uno dei capolavori dello scultore. Donatello eseguì anche numerose opere per la Basilica di Sant'Antonio, da solo o in collaborazione con artisti locali. Sono di sua mano il Crocifisso in bronzo, la recinzione del coro e l'altare maggiore della Basilica (1446-1450), successivamente smembrato e ricomposto liberamente alla fine dell'Ottocento; ne rimangono la Madonna, i Santi e i Miracoli di sant'Antonio, tutti in bronzo, e una Deposizione in pietra. In queste e altre opere dell'ultimo periodo, Donatello si distaccò dal modello classico preferendo un realismo caratterizzato da una maggiore introspezione psicologica e dall'accentuata espressività.

Il soggiorno padovano di Donatello impresse una svolta al corso dell'arte nell'Italia settentrionale, diffondendo il nuovo stile rinascimentale delle botteghe fiorentine; in particolar modo, influenzò la pittura di Andrea Mantegna.

Al suo ritorno a Firenze, verso il 1454, Donatello eseguì ancora numerose splendide opere, come i bronzi del San Giovanni per il Duomo e della Giuditta e Oloferne (1455-1460): quest'ultimo gruppo, creato per una fontana dei giardini di Palazzo Medici, fu poi spostato davanti al Palazzo Pubblico, perché simboleggiasse le libertà repubblicane. Per il Battistero eseguì una tragica e dolente Maddalena (1454-55) in legno policromo.

Sino alla fine della sua vita, Donatello non smise mai di sperimentare tecniche diverse; dalla scultura a tutto tondo in marmo e in bronzo ai bassorilievi; dal calco dal vivo allo stucco a rilievo policromo e alla tecnica di fusione del bronzo in parti separate, per ogni opera ideata cercava sempre il mezzo di espressione più idoneo.

Dei suoi molti allievi, il più noto è Desiderio da Settignano.

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