Donatello (1386-1466)
Donato di Niccolò di Betto Bardi, detto Donatello, nato a Firenze e
amico di Brunelleschi, era di modestissime origini e lavorò presso la bottega
di Ghiberti dal quale impara la fusione del bronzo e l'amore per l'arte
classica. Fra il 1402 e il 1404 è a Roma con Filippo e qui ammira le opere
classiche che studierà e reinterpreterà. La sua attività è soprattutto a
Firenze ma si reca anche a Prato dove costruisce dal 1428 al 1438 un pulpito
per il Duomo e a Siena dove decora Duomo e Battistero. Dal 1443 al 1454 è a
Padova dove studia Giotto e diffonde l'arte rinascimentale. Con lui la scultura
raggiunge grandi risultati, riprendendo la scultura classica e superandola
grazie all'introspezione dei personaggi di Donato. Donatello sperimenta tutte
le tecniche possibili (tuttotondo, bassorilievo, stiacciato) e usa tutti i
materiali (marmo, bronzo, terracotta, legno), dando ad ogni opera un impronta
personale. San Giorgio gli fu commissionato dall'Arte dei Corazzai per una
nicchia esterna della chiesa di Orsanmichele. Si nota il decorativismo del
mantello e il mantenimento di qualche traccia di gotico, ma la posa e il volto
esprimono l'umanità dei personaggi di Donatello. Giorgio è solido e ben
piantato, con le gambe divaricate e lo scudo come punto d'appoggio. Alla
fermezza fisica si aggiunge quella morale del volto fiero e fermo. Nel
basamento si trova un bassorilievo con San Giorgio e il Drago dove si nota la
padronanza prospettica dell'autore: al centro il santo trafigge il drago,
simbolo del peccato; l'eroe è rappresentato naturalisticamente, il mantello si
agita e il piede serra il cavallo. Sulla destra la principessa osserva e alle
sue spalle si trova un portico in prospettiva, simbolo della razionalità, in
antitesi con la grotta all'estrema sinistra. Il bassorilievo inoltre crea effetti
di chiaroscuro simili alla pittura. Il chiaroscuro è anche caratteristica
dell'Abacuc (1425) che con un'altra scultura del profeta Geremia doveva essere
posta all'esterno del Campanile di Giotto. Le pieghe del mantello danno questo
effetto, e danno al personaggio imponenza e dignità. Donatello si ispira ad un
popolano, e il volto risulta un ritratto di un uomo calvo e magro, lontano dai
canoni di perfezione, con lineamenti contratti e disarmonici, segno di una vita
misera. Nel 1427 collabora con Ghiberti e Della Quercia alla fonte battesimale
del battistero di Siena. Realizza quindi una formella bronzea intitolata il
Banchetto di Erode dove cura molto prospettiva e personaggi. A sinistra un
servo offre la testa di San Giovanni ad Erode, che si ritrae disgustato anche a
destra gli invitati si ritraggono e ciò forma un vuoto al centro della formella
che crea un senso di profondità e prospettiva incredibili. Gli archi dello
sfondo, che utilizzano la tecnica dello stiacciato danno ancora più rilievo
alla scena grazie anche all'utilizzo di luci e ombre. Il realismo è drammatico
e va contro la superficialità umana. Nel David in bronzo commissionatogli dai
Medici nel 1440 il dramma da posto alla serenità; primo nudo dopo un millennio,
la statua prende spunto dal classico e il soggetto risulta pensoso e con una
posizione innaturale (ripresa da Policleto). La luce è ripresa come
modellatrice delle masse e da ombra alla testa mozza di Golia, sotto il piede
del giovane. Il David è preso dall'autore come un uomo del suo tempo, non un
eroe e quindi la razionalità e la virtù vincono la rozzezza e la violenza. Nel
1433 dopo esser stato a Roma gli viene commissionata la cantoria di Santa Maria
in Fiore, che ha come tema quello gioioso del salmo 150 nel quale si loda Dio
con canti e balli. L'impostazione è personalissima e parte dal classico (fregio
continuo), inventando uno spazio prospettico entro il quale muovere i
personaggi. Davanti a questo spazio ci sono colonnette rivestite di mosaico
mentre dietro si stende un piano anch'esso dorato da tessere. In questo spazio
dei putti corrono e danzano (vivaci come le opere di Skopas). La scena risulta
poco religiosa in quanto le ali sono in secondo piano e non importanti. Grande
importanza è data al movimento con alcune figure che sono indefinite per dare
più velocità all'azione. Il periodo padovano è il più maturo di Donatello, con
il monumento equestre Gattamelata (1447-1453) posto davanti alla Basilica di
Sant'Antonio. Monumento celebrativo per Erasmo da Narni, il gruppo bronzeo è posto
su un alto basamento e si ispira alla statuaria romana. Usciti dal medioevo i
cavalieri non sono più fiabeschi ma uomini veri e questo è sottolineato dal
volto di Gattamelata, che rivendica nell'imperfezione la propria umanità:
severo, stempiato, dallo sguardo risoluto dalla grande introspezione. Anche il
cavallo sembra vero e diventa tutt'uno con il corpo del cavaliere. Alla fine
della sua vita le opere di Donatello vanno oltre le concezioni della sua epoca
come per esempio nella Maddalena (1456), in legno, scolpita per il battistero
di San Giovanni a Firenze. Si riallaccia all'Abacuc e si concentra sulla
psicologia del soggetto. Dopo il digiuno la Maddalena risulta consunta nel
fisico e nella mente. Il volto è sofferente e ossuto, le mani nodose il corpo
mortificato da una cascata di capelli i piedi scheletrici come delle radici.
Donatello trasgredisce gli schemi per rappresentare i valori della dignità
umana.