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DESCRIZIONE GENERALE DELLA CASA
Prima di passare alla descrizione particolareggiata delle case giapponesi, è opportuna una descrizione generale per facilitarne la comprensione. La normale casa giapponese è, a prima vista, sicuramente deludente. Considerando l'infinita varietà e la bellezza delle opere d'arte giapponesi che avevano ammirato nel nostro paese, presumevano che i tratti caratteristici della casa avrebbero offerto nuovi piaceri e nuove meraviglie.
Insomma, a prima vista una casa giapponese è deludente; ha l'aspetto fragile e il colore sbiadito. Non essendo dipinta, dà un'idea di miseria; e l'assenza di tinteggiatura, sommata al grigio delle assi, spesso slavato dalla pioggia, spingono a paragonarla agli edifici senza tinteggiatura del nostro paese, che di solito sono granai e rimesse in campagna, le case dei poveri in città. Un occidentale, avendo l'occhio abituato ai vivaci contrasti delle proprie case, (con pareti dipinte di bianco o di colore pastello, i rettangoli delle finestre, neri se l'interno è buio e scintillanti quando i vetri riflettono la luce, il portone di ingresso con la preziosa scalinata e il portico, la facciata molto curata, ma che non sempre si armonizza perfettamente con le condizioni interne) in un primo momento è portato a formulare un giudizio negativo sulla casa giapponese. Per un occidentale è veramente difficile considerare abitazione un fabbricato del genere, perché gli mancano molti tratti essenziali presenti nelle case del suo paese (niente porte, né finestre come quelle a cui è abituato, niente soffitta o scantinato, niente camini e, all'interno, niente caminetto naturalmente manca la tradizionale cappa; non esistono camere che restino chiuse in permanenza; e in quanto all'arredo: niente letti, né tavoli, sedie o suppellettili del genere) così almeno appare a prima vista.
Una delle differenze fondamentali fra la casa giapponese e le nostre riguarda il modo di costruire le pareti divisorie interne e i muri esterni. Questi nelle nostre case sono solidi e fissi; e le pareti interne sono incorporate alla struttura che forma l'intelaiatura della casa. Invece nella casa giapponese ci sono due o più lati senza pareti fisse. E anche all'interno tramezze stabili ce ne sono poche: sono sostituite da fragili pannelli mobili che scorrono in apposite corsie scavate nel pavimento e nel soffitto. Queste scanalature delimitano ogni stanza. I pannelli si possono aprire facendoli scorrere all'indietro o si possono togliere completamente e trasformare le varie stanze in un unico grande locale. E allo stesso modo si può spalancare tutto un lato della casa per ricevere la luce del sole e l'aria. Quindi permettere le stanze in comunicazione fra loro non sono necessarie porte a battente. Al posto delle finestre ci sono dei pannelli esterni, o shoji, rivestiti di carta bianca di modo che la luce possa diffondersi all'interno della casa.
Timori che si vedono all'esterno sono di legno non verniciato o tinteggiati di nero e, se intonacati, sono bianchi o nero-ardesia. Certi edifici possono avere il muro esterno rivestito di piastrelle fino ad alcuni piedi dal suolo, a volte da cima a fondo, e gli interstizi fra le piastrelle sono talvolta evidenziati con intonaco bianco. Il tetto può essere ricoperto di scandole leggere, di tegole massicce o di uno spesso strato di paglia. La sua altezza è modesta e di solito gli spioventi non sono rapidi con i nostri. Quasi tutte le case sono provviste di una veranda, riparata dalla gronde molto aggettanti o da una leggera tettoia supplementare che sporge al dito delle gronde. Se la maggior parte delle case di categoria più elevata ha una veranda e un ingresso, o genkan, chiaramente definito, nelle case di categoria inferiore l'ingresso è tutt'uno col soggiorno; e poiché si può accedere alla casa da due o tre lati, l'ingresso può essere dappertutto. Il pavimento è rialzato dal suolo un piedi e mezzo o più, ed è ricoperto di tatami, cioè stuoie di paglia imbottite, di forma rettangolare e di misura unica, con gli angoli perfettamente squadrati, sistemati modo così compatto da nascondere completamente il pavimento sottostante.
Le stanze sono quadrate o rettangolare e le loro dimensioni corrispondono esattamente al numero di tatami che devono contenere. Le stanze non hanno quasi mai sporgenze o rientranze, salvo quella in cui si ricevono gli ospiti. Una delle sue pareti forma una rientranza più o meno profonda, suddivise in due nicchie tramite una parete divisoria: la nicchia più vicina la veranda si chiama tokonoma. Al suo interno sono appesi uno o più dipinti, e sul pavimento, che è leggermente sopraelevato rispetto a quello coperto di tatami, viene posato un vaso di fiori, un incensiere o qualche altro oggetto. Nella nicchia attigua ci sono dei ripiani e un armadietto basso. Anche in altre stanze possono esserci delle nicchie occupate da una cassettiera o da ripiani. Credenze e armadi a muro sono chiusi da pannelli scorrevoli e non da porte a battente. Nelle case da tè a due piani, le scale, che spesso salgono in prossimità della cucina, formano un ripostiglio, chiuso di solito da una porta a battente.
La latrina si trova nell'angolo in fondo alla veranda, e talvolta ce ne sono due in angoli opposti. Nelle case di campagna di categoria più bassa la latrina è una costruzione isolata con una mezza porta a battente, che lascia la metà superiore sempre aperta. Nelle case di città si trova su di un lato o all'angolo della casa, di solito forma una L, ed è riparata da una tettoia a una falda. Spesso confina con la strada e ha un proprio cortile, separato dal resto della casa tramite un'alta staccionata. In città, fabbricati esterni come tettoie o rimesse, se ne vedono pochi. Vicino alle case di categoria più elevata si trovano edifici ininfiammabili, solidi, con pareti spesse, a uno o due piani, chiamati kura, dove vengono accumulati tutti gli averi quando scoppia un incendio. Questi fabbricati, che gli stranieri chiamano magazzini, sono provvisti di una o due finestrelle e di una porta chiusa da battenti solidi e massicci. Di solito, sono distanti dalla casa, ma a volte confinano con essa; e talvolta, ma di rado, vengono in parte adibiti ad alloggio.
Nei giardini di categoria più elevata si vedono spesso padiglioni o chioschi dall'aspetto rustico e di dimensioni minuscole. Nei giardini più grandi si trovano anche alberi spontanei. E non poche sono le casette dalla forma caratteristica, costruite espressamente per praticare la cerimonia del tè. Altre palazzine di legno o di bambù, oppure solidi muri di fango o di piastrelle poggianti su fondamenta di pietra, circondano la casa isolata dalla strada. Basse recinzioni rustiche chiudono i giardini delle periferie. Portoni in vari stili, alcuni di sagoma imponente, formano gli ingressi; ma di regola possono essere e rustici e fragili, o appariscenti e massicci.
La facciata ordinata della casa dà sulla strada, mentre quella artistica e pittoresca è rivolta verso il giardino, che può trovarsi a fianco o sul retro, quasi sempre sul retro. In queste case semplici e modeste si trovano spesso intagli di prodigiosa raffinatezza e opere di ebanisteria che toccano la perfezione; e le meraviglie si susseguono via via che si scoprono le rifiniture interne di queste abitazioni singolari e magnifiche.
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