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Dall'emperismo allo scetticismo, la scienza della natura umana




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DALL'EMPERISMO ALLO SCETTICISMO, LA SCIENZA DELLA NATURA UMANA


Hume conduce l'empirismo di Locke ,dove la conoscenza è limitate all'esperienza,a una conclusione scettica,poiché l'esperienza non può garantire fino in fondo la validità della conoscenza,ma la può definire solo come probabile.


Hume vuole costruire una scienza della natura su base sperimentale simile a quella di Bacone per la natura fisica.

Vuole offrire un'analisi  sistematica delle varie dimensioni che sono alla base della natura umana:sentimento,ragione,morale,politica.


IMPRESSIONI E LE IDEE


Analizzando la conoscenza umana Hume divide la percezione in 2 classi a seconda della forza con cui colpiscono lo spirito.

Quelle che penetrano con maggior forza sono impressioni che equivalgono a sensazioni,passioni,emozioni nel momento in cui vediamo,vogliamo,desideriamo.

Le immagini che derivano dalle impressioni sono idee o pensieri.


Ogni idea deriva dalla corrispondente impressione e non esiste un'idea  di cui non si è avuta in precedenza un'impressione.

Di certo l'uomo può arbitrariamente servirsi delle idee per lanciarsi verso il limite dell'universo ma non riuscirà mai a sorpassare quel limite poiché non ha la conoscenza di realtà se non quella derivata dalla impressioni.


Per spiegare le realtà del mondo e dell'io, egli si serve solo delle impressioni,idee e i lori rapporti,infatti ogni realtà si deve risolvere con cui si collegano tra loro impressioni e idee.

Egli però riuscirà a risolvere la realtà solamente nei loro elementi originari.


Non esistono (come per Berkeley) idee astratte, idee che non abbiano caratteri particolari,un triangolo che non è ne isoscele,equilatero o scaleno.

Esistono idee particolari assunte come segni per altre idee particolari simile ad esse.

Cioè richiamare con un'idea altre idee simili,ovvero il principio dell'abitudine.


Nel momento in cui noi associamo con un unico nome idee pur diverse tra loro ma che hanno caratteristiche simili,come tutti gli uomini,triangoli,formiamo in noi l'abitudine di unire quelle idee pur diverse in un unico nome.

Di conseguenza quel nome risveglierà in noi  non una sola idea ma l'insieme di esse.


IL PRINCIPIO DI ASSOCIAZIONE


L'immaginazione è la capacità (che opera liberamente) di stabilire relazioni tra le idee.

Anche se opera liberamente la successione di relazioni tra idee che opera l'immaginazione nella mente per esempio durante il sonno,possiamo registrare una certa connessione tra quelle successioni che sono garantite da una forza che rappresenta per la mente ciò che la forza di gravità rappresenta per la natura,detta principio di associazione delle idee.

Questo principio opera secondo tre criteri:la somiglianza,(un ritratto ti fa pensare alla persona che ha posato),la contiguità nel tempo e nello spazio(il ricordo di un appartamento porta al pensiero degli altri appartamenti della stessa casa),causalità(una ferita fa pensare al dolore che ne deriva).

Le idee più importanti sono spazio,tempo,causa,effetto,sostanza,ma non sono come noi le consideriamo,consistenti e oggettive, ma prive di corrispondenti impressioni.

Spazio e tempo non sono delle impressioni ma maniere di sentire le impressioni.

5 note di un flauto ci danno l'idea di tempo,ma il tempo non è un'impressione che si presenta all'udito.


Riassumendo le percezioni si dividono in impressioni (percezioni immediate in tutta la loro forza) e idee (immagini o ricordi sbiaditi delle impressioni).


L'immaginazione è la facoltà di stabilire relazioni fra idee tramite il principio di associazione che opera in 3 criteri,somiglianza,contiguità e causalità.


CAUSA E EFFETTO


I ragionamenti che produciamo circa la realtà sono fondati dalla relazione di causa ed effetto. Secondo Hume però la relazione tra causa ed effetto non può essere conosciuta a priori (solo col ragionamento),ma soltanto dall'esperienza.

Un'esperienza che però anche conosciuta la relazione tra causa ed effetto rimane arbitraria.

Causa ed effetto sono 2 fatti diversi,ognuno non ha nulla in se che richiami necessariamente l'altro.


Ad esempio se gioco a biliardo,posso pensare che colpendo in quel modo la palla essa seguirà necessariamente quella traiettoria avendolo dedotto dall'esperienza, ma nulla vieta che ci potrebbero essere altre possibili effetti poiché essi non sono contraddittori.

L'esperienza ci dice che si è sempre verificata una sola degli effetti che pensiamo accadrà ma non ci dirà nulla circa il futuro.

Diamo per certo quello che ricaviamo dall'esperienza perché la natura umana è portata a pensare che il corso della natura non cambia.

L'esperienza ci dice che da cause che ci appaiano simili ci aspettiamo cause simili.

Quindi il legame causa ed effetto non può essere dimostrato oggettivamente necessario (cioè assolutamente valido),invece l'uomo lo crede necessario e fonda su di esso la sua vita secondo il principio dell'abitudine. La ripetizione di un atto fa credere in noi che lo stesso atto venga rinnovato senza che intervanga il ragionamento.

Se non ci fosse l'abitudine non saremo sicuri di niente, dobbiamo avere la sicurezza che il corso della natura non cambi per regolarsi del futuro.

L'abitudine spiega la congiunzione che noi stabiliamo tra i fatti,non la loro connessione necessaria.

Riassumendo il rapporto causale non è giustificabile a priori con il ragionamento poiché si basa sull'esperienza, ma non può essere neanche giustificato a posteriori perché l'esperienza ci dice che soltanto ad A segue B,e non che ad A debba necessariamente seguire B.

La presunta necessità oggettiva del rapporto tra causa ed effetto scaturisce dalla soggettività necessaria prodotta dall'abitudine.

La necessità di regolarità di eventi è dovuta dalle esigenze psicologiche (associazione ,abitudine) ma non può essere giustificata razionalmente.


PROPOSIZIONI CHE CONCERNONO RELAZIONI FRA IDEE E PROPOSIZIONI CHE CONCERNONO DATI DI FATTO


Hume distingue 2 tipi di proposizioni:

-le proposizioni che concernono relazioni fra idee (ovvero le proposizioni matematiche,dette anche analitiche) che si possono scoprire per mezzo della sola operazione del pensiero,infatti noi le scopriamo  basandoci sul principio di non contraddizione.

Dalla definizione di triangolo rettangolo noi razionalmente diciamo che il quadrato dell'ipotenusa è uguale ai quadrati dei cateti.

In definitiva queste proposizioni hanno in se stesse la loro validità.

-le proposizioni che concernano dati di fatto, che non fondate sul principio di non contraddizione, dipendono dall'esperienza,poiché il contrario di un evento è sempre possibile.


LA CREDENZA DEL MONDO ESTERNO E NELL'IDENTITA' DELL'IO


Per Hume la conoscenza rientra nel dominio delle probabilità.

Premesso che per credenza intende la predisposizione istintiva della natura umana a riconoscere la realtà di qualcosa e che essa non sia dominio dell'intelletto, perché se così fosse, avendo essa potere su tutte le cose, ci potrebbe far credere qualsiasi cosa.

Per esempio possiamo immaginare un cavallo con la testa di un uomo,ma non è in nostro potere credere che esso esista realmente.

Infatti Hume rinuncia a spiegarla presentandola come un'esperienza o un sentimento naturale.


Dalla coerenza e dalla costanza di certe impressioni l'uomo comune è tratto a immaginare che esistano cose dotate di un'esistenza continua.

Ma ,dice Hume,la sola realtà di cui siamo certi è costituita dalle percezioni.

Una realtà diversa dalle percezioni,ed esterna a esse non si può affermare.

La credenza del mondo esterno è ingiustificabile,anche se l'istinto che ci porta a credere in esso non può essere eliminato.


Da qui di conseguenza secondo Hume non abbiamo neanche nessuna impressione del nostro io.

Quello che crediamo di percepire come io  è soltanto un insieme di emozioni.


Se ci fosse un'impressione che ci dia l'idea dell'io,questa impressione dovrebbe rimanere invariabile durante tutta la nostra vita,ma poiché le impressioni non sono costanti,vanno e vengono,come sensazioni,sentimenti e non sono mai presenti tutte insieme, da esse non può derivare l'idea dell'io.


MORALE E SOCIETA'


Hume analizza con molta precisione tutti gli elementi che costituiscono l'uomo nati dalla vita morale:qualità,abitudini,sentimenti e facoltà che rendono l'uomo degno di stima o disprezzo nei confronti della comunità.


In questo contesto la morale diventa qualcosa che può essere analizzata con osservazione empirica


Secondo Hume le regole della morale nascono in vista della pubblica utilità.

Infatti giudichiamo  comportamento buono o cattivo a seconda se porta vantaggi o svantaggi alla comunità.

La morale poggia su un sentimento di simpatia per gli altri e su di un generoso interesse per l'umanità. Per questo la sua etica è denominata morale della simpatia.


Se il genere umano avesse tutte le comodità e beni materiali non sarebbe nata la giustizia,poiché in una situazione del genere non ci sarebbero ingiustizie. Infatti  in una condizione in cui i beni materiali fossero illimitati come per esempio nessuno commette ingiustizie per l'uso esclusivo dell'aria essendo essa illimitata.


Quindi ci possono essere regole della giustizia solo dove ci sono dei limiti nella distribuzione dei beni e nel loro utilizzo. Esse dipendono esclusivamente nelle condizioni in cui si trova l'uomo.

Inoltre per esempio nessuno sente il bisogno della giustizia nei confronti degli animali,questo perché esse nasce unicamente per l'utilità dell'uomo.

Quindi la giustizia serve per mantenere in vita la società umana.

L'utilità sociale è anche il fondamento della massima virtù politica che è l'obbedienza,infatti è l'obbedienza che mantiene i governi.

Tutte queste virtù rimangono radicate nella natura dell'uomo che non rimane indifferente al bisogno dei suoi simili.

Il fine della morale è rendere contenti e felici tutti gli uomini per ogni istante della loro vita.


RELIGIONE E NATURA UMANA


Il pensiero di Hume riguardo il rapporto tra uomo e religione segue la corrente deista.

In un suo scritto dice: bisogna ammettere il miracolo solo se la falsità della testimonianza in suo favore sia più miracolosa del miracolo testimoniato.


Egli critica quindi l'esistenza di Dio,screditando la prova ontologica,cosmologica, e teologica.

La base della sua critica è che l'esistenza è sempre materia di fatto o di esperienza e quindi non può essere dimostrata con argomentazioni logiche.


Sospeso tra la vita e la morte,l'uomo attribuisce a cause segrete l'origine dei beni di cui gode o dei mali da cui è minacciato.


LE DOTTRINE ESTETICHE


Alla base delle valutazioni estetiche vi è il sentimento.

La bellezza dipende dal gusto,infatti essa esiste in modi diversi in ogni spirito,in pratica ogni spirito in base al suo gusto ha un proprio modello di bellezza.

Però esiste un criterio generale di approvazione o disapprovazione detto senso comune.

Ora per determinare il senso del gusto ricorriamo all'esperienza e all'osservazione dei sentimenti,senza pretendere che tutti i sentimenti di diversi uomini siano conformi a quel criterio.


LA POLITICA


Nel contratto originario Hume ci parla delle 2 tesi opposte dell'origine divina del governo e del contratto sociale, che reputa entrambe giuste.


La teoria del diritto divino è giusta perché tutto quello che accade dovrebbe rientrare nei piani della provvidenza,ma in questo modo giustifica sia l'autorità di un sovrano legittimo o di un usurpatore.


La teoria del contratto è giusta perché ritiene che l'origine di ogni potere è il popolo che in nome della pace abbandonano volontariamente la libertà e si sottopongono alle leggi.

Ma questa tesi non viene rispettata da tutte le parti in quanto la maggior parte dei governi nasce da rivoluzioni ,conquiste o usurpazioni che non sono considerate fondate sul consenso dei sudditi.


Hume distingue i doveri umani in 2 classi:

Doveri per istinto naturale come l'amore per i figli,gratitudine per i benefattori,pietà per gli sfortunati.

Doveri per senso di obbligo derivati dalla società umana come giustizia e rispetto per la proprietà altrui,fedeltà alle promesse e obbedienza politica e civile.La sola ragione dell'obbedienza civile è che senza,la società non potrebbe sopravvivere.






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