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DALI' E IL SURREALISMO
Sicuramente uno dei quadri più famosi di Dalì, con l'invenzione degli «orologi molli» che rappresentano un tempo inteso nella razionale successione di istanti meccanicamente determinati, che viene messo in crisi dalla memoria umana. La dilatazione o la contrazione del senso del tempo è una caratteristica che dipende dalla singola individualità, ma è sensazione certamente universale quella di avvertire lo scorrere del tempo secondo metri assolutamente personali. Le forme morbide ed elastiche esprimono bene l'ambiguità di uno stato di sogno che filtra la realtà depurandola fino a renderla irriconoscibile e alterandone le determinazioni temporali: i quattro orologi sono deformati, sono disposti qua e là e ciascuno segna un'ora particolare ma ormai passata.
Essi rappresentano la perdita di certezza del tempo: il tempo non è più un concetto assoluto, e la deformazione degli orologi rappresenta la dilatazione temporale, fenomeno preso in considerazione nella relatività di Einstein. Il tempo trascorre di continuo e non può essere arrestato; nella psiche umana esiste come durata e con la memoria può andare al ricordo degli avvenimenti importanti e può proiettarsi verso il futuro nell'attesa di eventi piacevoli.
DE CHIRICO E
Le sue immagini mostrano una realtà che solo apparentemente assomiglia a quella che noi conosciamo dalla nostra esperienza. Uno sguardo più attento ci mostra che la luce è irreale e colora gli oggetti e il cielo di tinte innaturali. La prospettiva, che sembrava costruire uno spazio geometricamente plausibile, è invece quasi sempre volutamente deformata, così che lo spazio acquista un aspetto inedito. Le rappresentazioni di De Chirico superano la realtà, andando in qualche modo «oltre», ci mostrano una nuova dimensione del reale (da ciò il termine «metafisica» usata per definirla).
In questa tela compaiono gli elementi più usati dal De Chirico metafisico: spazi urbani vuoti con prospettive deformate e manichini al posto di persone. Entrambi gli elementi hanno la funzione di devitalizzare la realtà: sono forme prese dalla vita, ma che non vivono assolutamente. Ricordano la vita dopo che essa è passata e ha lasciato come traccia solo delle forme vuote. Il tema di fondo è quella eternità immobile e misteriosa che va oltre l'apparenza delle cose. La vita è continua modifica nel tempo.
La scena del quadro è una piazza, essa tuttavia al posto della pavimentazione ha delle assi di legno che ci ricordano più l'immagine di un palco che di una piazza urbana. Sullo sfondo appare a destra il castello estense di Ferrara, sulla sinistra vi è invece una fabbrica con delle alte ciminiere, entrambi gli edifici appaiono vuoti ed inutilizzati: il castello ha le finestre buie, mentre la fabbrica ha ciminiere che non fumano. Veniamo al soggetto del quadro: le muse erano quelle figure mitologiche che proteggevano le arti. Esse venivano invocate dagli artisti per ricevere ispirazione al loro fare artistico. Nel caso di De Chirico le muse sono 'inquietanti' perché devono indicare quella strada che va oltre le apparenze e devono quindi farci dialogare con il mistero.
De Chirico mostra che per lui è più importante ispirarsi al passato che al presente, egli vuole semplicemente polemizzare con chi ha fatto del tempo o della velocità la nuova ispirazione dell'arte moderna, indicando come in realtà queste sono variabili effimere: il vero senso delle cose sta oltre il tempo.
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