Cubismo. La ricostruzione
della realtà
Proprio come si è
illustrato sopra, l'esperimento della Christie in quest'opera è stato proprio
quello di scomporre una vicenda svoltasi sedici anni prima e di presentarla
secondo diverse ricostruzioni, provenienti da più punti di vista. Questo fu il
medesimo intento che si proposero gli stessi Picasso e Braque agli inizi del XX
secolo, quando decisero di dare origine ad un nuovo modo di concepire la
rappresentazione di oggetti, di ritratti e della loro resa cromatica.
Intorno al 1906
infatti i due artisti operarono in stretto contatto tra Parigi e il sud della
Francia, studiando con attenzione le ultime ricerche di Paul Cézanne, che aveva
tentato di rappresentare degli oggetti, coniugando l'osservazione e
l'astrazione mentale; giunsero così a scomporre completamente le figure in
forme geometriche e sovvertirono ogni sorta di studio prospettico rinascimentale.
Essi arrivarono a rappresentare la realtà in tutte le sue dimensioni, anche
quelle che, ad una visione frontale, non sono percepibili contemporaneamente
(sopra, sotto, dietro). Nelle opere quindi non si vede ciò che può vedere
l'occhio da un unico punto d'osservazione, ma quanto la mente rielabora per
restituire un'immagine ricca di informazioni ed emozioni. Con ciò gli
iniziatori non intendono il nuovo movimento come quello di un gruppo alla
ribalta ma preferiscono esporre i propri lavori in gallerie private.
Il quadro che segna
la nascita ufficiale del Cubismo è Les
demoiselles d'Avignon, opera di Pablo Picasso del 1907. Cinque anni più
tardi questo nuovo modo di dipingere era già diventato una vera e propria
tendenza e si andò delineandosi in una armoniosa diramazione interna: alcuni
preferirono sacrificare la resa cromatica, favorendo una più precisa
scomposizione delle figure che divennero quasi astratte (Cubismo analitico), mentre altri conferirono al
colore un'importanza decisiva, aggiungendo sulla tela materiali atipici, quali
carte colorate e frammenti di giornale (Cubismo sintetico).