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Classicismo Fidiaco
Per la prima volta, con Fidia, un artista, assume la figura di "maestro", crea una scuola e determina una corrente di gusto che si trasmette ai posteri non solo come esperienza tecnica ma come cultura formale.
Da Fidia, infatti discende il classicismo fidiaco (* per classicismo si intende un movimento culturale che tende a rendere attuale il mondo classico.). Le opere di Fidia diventarono per i suoi seguaci dei modelli da imitare sviluppando e talvolta esagerando i caratteri secondari del suo stile.
Il classicismo fidiano, ha spesso il carattere ripetitivo e peggiorativo della "maniera" con la netta coscienza comunque, che l'esempio del maestro non è raggiungibile, in un ideologia di storia come regresso da un "epoca aurea", eco del mito esiodeo che vedeva appunto l'involuzione dell'uomo dall'età d'oro di Saturno.
Non credendo di poter eguagliare il maestro, si riprendono e si sviluppano caratteri particolari, spesso i più superficiali, portandoli spesso all'eccesso. Nel caso di Fidia, carattare come la fluidità dei ritmi lineari, la scioltezza del movimento.
Esempio di
classicismo fidiamo è
v le figure sono assorbite dal vortice dei veli aritmicamente agitati intorno al corpo
v le pieghe con i loro solchi, formano onde ritmiche di luce vibrante
v il liberismo non si limita a definire i contorni ma si trasforma in luminismo vorticoso.
Callimaco è attratto dal Panneggio e si limita alla parte superficiali, perdendo la struttura portante del corpo fidiamo.
Alla serena proporzione apollinea (aggettivo riferito alla scultura di Fidia per sottolinearne la serena compostezza e la serena limpidezza concettuale) succede l'eccitazione fremente della ritmica dionisiaca (movimento vorticoso delle figure e dei veli delle Menadi).
Scopa.
Attivo nella Grecia della prima metà del IV secolo, richiama ai più forti motivi costruttivi di Fidia ma anche ai canoni quadrati e al rigore formale policleteo.
Non vi è più l'identità suprema di umano, naturale e divino di Fidia, ma un sentimento aspro, un insofferenza della condizione umana.
L'Olimpo è lontano, la natura non più amica.
Dopo l'euforia del trionfo sulla minaccia persiana, appare la crisi della democrazia ateniese e il travaglio interno del popolo greco nelle guerre peloponnesiache.
Mentre in Fidia la scultura si identificava con lo spazio, Scopa lo conquista di forza.
Nella Menade di Scopa il busto è violentemente proiettato in avanti dall'opposto sbandare delle anche; la testa all'indietro, e le braccia, perdute accentuavano sicuramente la torsione del busto, sottolineata dalla veste scomposta. Non vi è l'Inerzia della Menade di Callimaco, la figura si avvita su se stessa.
La statua di Pothos, risente del Sauròctonos di Prassitele ma con una più accentuata deviazione dell'asse di equilibrio, un accenno di movimento nell'incrocio delle gambe, un chiaroscuro più contrastato.
Prassitele.
Se pur figlio di Cefisodoto, rinomato bronzista, Prassitele predilige il marmo, materia su cui l'artista opera direttamente.
Non fu creatore di grandi cicli mitologici .
Preferiva, la statua isolata che era per lui immagine di una persona ideale, di una bellezza a cui ci si ispira.
Per Prassitele la statua è forma umana che si colloca ed esiste nello spazio naturale.
Le figure prassiteliche raffigurano divinità olimpiche ma calate nella dimensione dell'umano.
Non mirava a scoprire le strutture etenrne dell'essere ma a cogliere la grazia di un atto o di un movimento
Il bello per Prassitele non è un principio eterno ma un'apparizione momentanea, che bisogna sapere afferrare.
Non ama i gesti, studia gli atteggiamenti in un equilibrio instabile, compensato da un appoggio esterno.
Apollo Sauroctonos: la gamba portante non coincide con l'asse e la figura ha bisogno riappoggiarsi dalla parte opposta, al tronco dell'albero: facendo perno su quella gamba, la figura si flette e si raddrizza.
Afrodite Cnidia: braccio piegato ad angolo e leggermente arretrato e il drappeggio ricadente permettono in tuta la figura uno sviluppo di linee curve e di piani.
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