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Brunelleschi, Filippo (Firenze 1377-1446), architetto fiorentino, la cui opera fu fondamentale per lo sviluppo del Rinascimento italiano. Il recupero delle forme classiche e la difesa di un'architettura basata sulle proporzioni matematiche, nonché la conoscenza scientifica della prospettiva fanno di lui una delle figure principali nella transizione dal Medioevo all'età moderna.
Duomo di Firenze
La cupola di Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze, progettata a partire dal 1418 e ultimata nel 1436, è forse il lavoro architettonico più noto di Filippo Brunelleschi. L'enorme struttura, con i suoi 39 m di diametro e 91 m d'altezza, sormontata da una lanterna alta 16 m, testimonia dei traguardi artistici e tecnici del Rinascimento fiorentino.
Fece le sue prime esperienze come argentiere e orafo. Nel 1401 partecipò con una formella del Sacrificio di Isacco alla celebre competizione, vinta da Lorenzo Ghiberti, per il progetto della porta bronzea del battistero di Firenze. Voltosi all'architettura, nel 1418 ricevette la commissione per il disegno e la costruzione della lanterna e della cupola di Santa Maria del Fiore, il duomo di Firenze: grande innovazione sia dal punto di vista artistico sia da quello tecnico, la cupola consiste di due volte ottagonali, una interna all'altra; la sua forma, dettata da necessità strutturali, ne fa uno dei primi esempi di funzionalismo applicato all'architettura. Importante caratteristica del progetto è la posizione degli otto costoloni della volta, che vennero collocati all'esterno della struttura, come cornice agli altri elementi decorativi, tra cui rilievi architettonici e finestre circolari. Per la prima volta una cupola creava all'esterno lo stesso forte effetto ottenuto all'interno.
In altri edifici fiorentini, come la Sacrestia vecchia nella chiesa di San Lorenzo (1418-1428) e l'Ospedale degli Innocenti (1421-1444), Brunelleschi studiò uno stile geometrico e austero, ispirato all' arte romana. Del tutto differente dall'elaborata maniera gotica ancora in voga all'epoca, il suo stile poneva l'accento sul rigore matematico, utilizzando linee rette, superfici piatte e spazi cubici. Questo tipo di architettura, caratterizzata da facciate piatte, fu presa a modello per molti dei successivi edifici del Rinascimento fiorentino.
Più tardi - specialmente nella chiesa di Santa Maria degli Angeli (iniziata nel 1434 e non finita), nella basilica del Santo Spirito (iniziata nel 1436) e nella Cappella dei Pazzi (iniziata nel 1430 ca.), tutte a Firenze - si scostò da questo stile lineare e geometrico per adottare una maniera più ritmica e scultorea; nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, ad esempio, l'interno fu composto non da pareti piatte, ma da solide nicchie affacciate su un ottagono centrale. Tale stile, con la sua espressiva alternanza di spazi vuoti e pieni, fu il primo passo verso un tipo di architettura che in seguito condusse al barocco.
Brunelleschi: Sacrificio di Isacco
Il Sacrificio di Isacco (1401-1402) è la formella bronzea che Filippo Brunelleschi presentò alla gara per la decorazione delle porte del battistero di Firenze. Fu Lorenzo Ghiberti a vincere la gara, ma il talento di Brunelleschi come scultore è rivelato in ogni dettaglio di quest'opera, ora conservata al Museo del Bargello di Firenze.
Brunelleschi fu un significativo innovatore anche in altri campi. Assieme al pittore Masaccio, fu uno dei primi artisti rinascimentali a codificare le leggi della prospettiva scientifica; probabilmente tra il 1415 e il 1420 eseguì due dipinti prospettici (ora perduti) e si pensa che abbia dipinto lo sfondo architettonico in una delle prime opere di Masaccio.
Masaccio (San Giovanni Valdarno, Firenze 1401 - Roma 1428), soprannome di Tommaso di Giovanni di Mone Cassai, pittore italiano, uno dei più grandi esponenti del Rinascimento. Le sue innovazioni nell'uso della prospettiva scientifica inaugurarono l'era della appresi da Brunelleschi.
L'opera di Masaccio esercitò una forte influenza sull'arte fiorentina successiva, in particolare su Michelangelo. pittura moderna.
Masaccio si iscrisse all'Arte dei medici e speziali di Firenze nel 1422. Il suo stile fortemente personale, solo marginalmente influenzato da quello di altri pittori (eccetto forse Giotto), deve molto alle concezioni artistiche dell'architetto Brunelleschi e dello scultore Donatello, suoi contemporanei fiorentini. Da Brunelleschi acquisì una conoscenza delle proporzioni matematiche che sarebbe stata determinante per la sua ripresa dei principi della prospettiva scientifica; da Donatello, una conoscenza dell'arte classica che gli consentì di allontanarsi dallo stile gotico dominante nella sua epoca. Masaccio inaugurò un approccio naturalistico alla pittura, più attento alla semplicità e all'unità dell'opera che non al particolare e all'ornamento, e volto alla resa della tridimensionalità.
Masaccio: Cacciata dal Paradiso
La Cacciata dal Paradiso, parte di un ciclo di affreschi realizzati per la cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine, a Firenze, è un magnifico esempio dell'uso innovativo della luce da parte del Masaccio, che la impiegò per conferire rilievo tridimensionale alle figure.
Tutte le opere di Masaccio, pale d'altare e affreschi, rappresentano soggetti religiosi. Nella Sant'Anna Metterza (1423 ca., Uffizi, Firenze), che realizzò in collaborazione con Masolino da Panicale, è evidente l'influenza di Donatello nella resa realistica della pelle e nelle forme marcatamente arrotondate. Una delle grandi innovazioni di Masaccio, l'uso della luce per definire il corpo umano e il drappeggio, emerge nel ciclo di affreschi dedicati a san Pietro (1427 ca.) che eseguì, di nuovo insieme con Masolino, per la cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine, a Firenze. Qui le scene, invece di essere immerse in una luce uniforme e piatta, sono illuminate da una sola fonte di luce (la finestra della cappella), creando un gioco di luci e ombre (chiaroscuro) che infonde loro un realismo ignoto all'arte del suo tempo. Delle sei scene attribuite a Masaccio, il Tributo di san Pietro e la Cacciata dal Paradiso sono considerati i suoi capolavori.
Masaccio: Trinità
L'affresco con la Trinità realizzato intorno al 1427 dal Masaccio per Santa Maria Novella, a Firenze, è un esempio dell'uso maturo che il pittore fiorentino fece della prosepttiva scientifica.
Mirabile opera dell'artista è inoltre il polittico (1426) per la chiesa del Carmine a Pisa, smembrato alla fine del XVI secolo e oggi idealmente ricostruibile grazie soprattutto alla descrizione offerta dalle Vite di Giorgio Vasari, poiché le parti che si sono salvate sono conservate in diverse sedi. La tavola centrale può essere considerata la Madonna in Trono col Bambino (National Gallery, Londra), alla quale si aggiungono il San Paolo (Museo nazionale, Pisa), la Crocifissione (Museo nazionale di Capodimonte, Napoli), l'Adorazione dei Magi, la Crocifissione di san Pietro, la Decapitazione di san Giovanni Battista, la Storia di san Giuliano e il Miracolo di san Nicola (tutti alla Gemäldegalerie, Berlino). Si tratta di una versione semplice e disadorna di un tema già trattato da altri pittori in maniera più decorativa e ornamentale, dove viene confermata l'attenzione per la figura umana nella sua dimensione sia fisica sia psicologica. Nell'affresco della Trinità (1427 ca., Santa Maria Novella, Firenze), per la prima volta nella pittura occidentale Masaccio utilizzò con pieno rigore la tecnica prospettica, applicando i precetti
Donatello Soprannome di Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze 1386 ca. - 1466 ca.), scultore italiano del primo Rinascimento, ritenuto il più originale dell'epoca e uno dei maggiori rappresentanti dell'arte italiana.
Le opere giovanili
La sua formazione cominciò a diciassette anni nella bottega di Lorenzo Ghiberti, del quale fu assistente nella realizzazione della prima porta del Battistero di Firenze. Tra il 1404 e il 1408 si recò più volte a Roma con l'amico Filippo Brunelleschi, per studiare le opere dell'antichità. Dal 1407 iniziò a lavorare per l'Opera del Duomo, compiendo i primi tentativi di superare lo stile gotico, come con il David in marmo (1409, Museo del Bargello, Firenze), il San Marco e il San Pietro (1411-12, entrambi per Orsanmichele, Firenze), che mostrano tendenze realistiche, pur nella vena classica, e una nuova concezione dello spazio.
Con il San Giorgio in marmo (1416, Bargello), che rappresentava una nuova visione dell'uomo, centro del mondo e della natura, Donatello conciliò la lezione classica con gli albori della cultura umanistica. Nel bassorilievo sulla base dell'opera La liberazione della principessa dal drago (Orsanmichele), attraverso i piani digradanti trattò la prospettiva secondo i nuovi canoni realistici del Brunelleschi. Degli stessi anni sono anche i Profeti (1423-1425) per il campanile del Duomo, di un realismo così intenso da far attribuire alla figura di Abacuc il soprannome popolare di 'Zuccone'.
Donatello: David
Il David, scolpito da Donatello tra il 1430 e il 1435, fu il primo nudo del Rinascimento. Questa scultura bronzea di dimensioni quasi reali, che rappresenta l'eroe biblico, fu la prima statua a tutto tondo realizzata dopo quelle dell'antichità classica. Il suo realismo segnò il distacco dalle rigide forme dell'arte gotica.
La collaborazione con Michelozzo
Nel periodo dal 1425 al 1443 Donatello conservò maggiore aderenza ai modelli e ai principi della scultura antica. Fino al 1435 tenne bottega insieme con l'architetto e scultore Michelozzo. Realizzò con lui il fonte battesimale del Battistero di Siena (1423-1427), la cui formella in bronzo con il Banchetto di Erode è uno degli esempi meglio riusciti della sua tecnica dello 'stiacciato', che consiste nella graduazione dei piani prospettici in modo da esaltare le figure in primo piano e che tanta influenza avrebbe esercitato sulla pittura. Altri frutti della collaborazione fra i due furono i sepolcri dell'antipapa Giovanni XXIII nel Battistero di Firenze (1425-1427) e del cardinale Brancacci (1427, Sant'Angelo a Nilo, Napoli), e il monumento a Bartolomeo Aragazzi (1437 ca.) nel Duomo di Montepulciano. Durante il soggiorno a Roma nel 1432-33 creò, probabilmente con Michelozzo, il Tabernacolo del Sacramento nella sacrestia di San Pietro.
Al ritorno a Firenze eseguì in bronzo il David (1430-1433 ca.), la sua opera più nota e una pietra miliare dell'arte rinascimentale. Il nudo - il primo nella scultura del periodo - e l'uso del bronzo sono riferimenti classici, ma la posa irrequieta e la vivacità dei giochi di luce offrono un contributo nuovo di grande libertà e originalità.
Nel decennio successivo Donatello creò opere assai diverse tra loro, dall'Annunciazione (1435, Santa Croce, Firenze) alla Cantoria per il Duomo (1433-1439, Opera del Duomo, Firenze), con la sua danza di putti, motivo che riprese per il pulpito esterno del Duomo di Prato (1429-1439), eseguito insieme con Michelozzo. Le ultime opere di questo periodo sono gli Apostoli e i Martiri per le due porte in bronzo della Sacrestia Vecchia di San Lorenzo (1435-1443).
Donatello: Madonna col Bambino e Sant'Antonio
Queste opere in bronzo di Donatello fanno parte di un gruppo di sculture situato nella basilica di sant'Antonio, a Padova. Le statue riflettono il nuovo interesse per l'individualità e il realismo che caratterizza l'arte del primo Rinascimento. I volti delle figure presentano caratteristiche individuali e le posizioni sono del tutto naturali.
Il soggiorno a Padova
Nel 1443 fu chiamato a Padova per realizzare un monumento al capitano di ventura Gattamelata (1446-1450, Piazza del Santo), ispirato a quello di Marco Aurelio nella piazza del Campidoglio a Roma, primo monumento in bronzo dai tempi dell'antichità: particolarmente notevole per il realismo e l'espressività del viso, è considerato uno dei suoi capolavori. Eseguì anche numerose opere per la Basilica di sant'Antonio, da solo o in collaborazione con artisti locali. Sono di sua mano il Crocifisso in bronzo, la recinzione del coro e l'altare maggiore della Basilica (1446-1450), successivamente smembrato e ricomposto liberamente alla fine dell'Ottocento; ne rimangono la Madonna, i Santi e i Miracoli di sant'Antonio, tutti in bronzo, e una Deposizione in pietra. In queste opere, come nelle altre dell'ultimo periodo, Donatello si distaccò dal modello classico per sottolineare un realismo verista e la raffigurazione del carattere e dell'azione drammatica.
Gli ultimi anni
Il soggiorno padovano di Donatello fu determinante per il corso dell'arte nell'Italia settentrionale. Donatello si fece testimone e portatore dello stile del Rinascimento fiorentino e la sua influenza si avverte in modo particolare nella pittura di Andrea Mantegna. Al suo ritorno a Firenze, verso il 1454, Donatello eseguì ancora numerose opere importanti, come il San Giovanni in bronzo per il Duomo e Giuditta e Oloferne (1455-1460). Questo gruppo in bronzo, creato per una fontana dei giardini di Palazzo Medici, fu poi spostato davanti al Palazzo pubblico, perché simboleggiasse le libertà repubblicane. Per il Battistero eseguì anche una tragica e dolente Maddalena (1454-55) in legno policromo.
Donatello: Maria Maddalena
Questa scultura in legno, realizzata da Donatello per il Battistero di Firenze nel 1454-1455, costituisce un esempio della grande capacità espressiva dello scultore fiorentino, così come della sua originalità nel trattamento del soggetto. Sino alla fine della sua vita, Donatello non smise mai di sperimentare tecniche diverse: dalla scultura a tutto tondo in marmo e in bronzo, ai bassorilievi negli stessi materiali, al calco dal vivo, allo stucco a rilievo policromo, alla tecnica di fusione del bronzo in parti separate, per ogni opera ideata cercava sempre il mezzo di espressione più idoneo.
Dei suoi molti allievi, il più noto è Desiderio da Settignano.
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