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Arte nazista
Proprio Hitler che, ironicamente, era stato rifiutato due volte all'Accademia delle Belli Arti di Vienna, assunse il ruolo di principale critico d'arte.
Egli si propose di dare vita ad un'arte tedesca, pura, sana ed ideale, da contrapporre a quella decadente e "malata" delle nuove avanguardie, che in Germania erano tanto diffuse. La visione artistica del Terzo Reich è rispecchiata nei quadri di Becker: culto del corpo, unità razziale e forza militare. I sentimenti che l'opera d'arte doveva ritrarre erano il patriottismo, l'eroismo, i valori morali.
Altri temi ricorrenti erano la celebrazione storica di un passato glorioso, l'esaltazione della supremazia ariana, la vicinanza con la natura. Lo stile era realistico e faceva riferimento al classicismo greco e romano, visto da Hitler come l'unica modalità espressiva priva di contaminazioni "semite".
I soggetti rappresentati erano per la maggior parte paesaggi e nudi. Le rappresentazioni della bellezza femminile si sviluppavano attorno all'ideale della donna sana, rigorosamente bionda e dai tratti "ariani", casta e finalizzata principalmente alla procreazione.
Lampante è il contrasto con i nudi di Nolde, ritratti in gioiosi slanci sensuali e quasi primitivi, oppure con il quadro di Otto Dix che ritrae tre prostitute, ovvero il lato emarginato e "decadente" della società.
Nel dicembre del 1936 fu aperta una competizione a tutti gli artisti di nazionalità o "razza" tedesca affinché producessero opere da esporre in una mostra che avrebbe rappresentato l'ideale artistico del Terzo Reich. Delle 15.000 opere proposte, una giuria nominata da Hitler ne scelse 1.500 da esporre alla Grande Esibizione di Arte Tedesca, installata nel 1937 nella Haus Der Kunst (Casa dell'Arte). Ma, più che un'arte nuova e innovativa, come sosteneva Hitler, si trattava piuttosto di un ritorno al passato e ai riferimenti estetici di una tradizione ormai superata.
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