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Architettura del Seicento




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Architettura del Seicento


Il Cinquecento trapassa nel Seicento in maniera molto fluida, poiché quel fenomeno specifico, che chiamiamo barocco, non prende l'avvio prima del decennio del secolo.

Prima di tale data solo il grande Carlo Maderno preannuncia in parte, nel progetto per la facciata di San Pietro (1606), la grande rivoluzione spaziale di un Bernini o di un Borromini.


In questi primi decenni si declinano fino all'esaurimento tutte le proposte architettoniche del tardo Cinquecento; esse saranno comunque tali da sostanziare in maniera decisiva il grande rinnovamento urbanistico di Roma, che era già stato avviato tra il 585 e il '90 da Sisto V, sotto la direzione di Domenico Fontana.

I palazzi del primo Seicento saranno molto diversi da quelli realizzati nel Rinascimento e nel Manierismo, poiché si accentuerà notevolmente il valore dinamico delle masse e il loro dislocarsi in profondità, caratteristica questa che diventerà fondamentale nella geniale e davvero innovativa interpretazione spaziale dei più grandi artisti-architetti del secolo: Bernini, Borromini e Pietro da Cortona.

Sarà innanzitutto il Bernini, nella risoluzione di Piazza San Pietro (1657), nella scenografi di Piazza Navona e nel primo progetto per la facciata del Louvre (1664 - 65), a fissare i principi di un'architettura nuovamente trionfale, dopo la severità del tardo Cinquecento e la rigidità formale provocata dall'etica controriformista.


Borromini, già dalla sua prima opera la piccola chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1633), una delle architetture più geniale del secolo, annuncia l'avvento di una stravolgente concezione dello spazio: adottando per la pianta l'inusuale forma dell'ovale, Borromini provoca una serie di nuove ed inaspettate problematiche spaziali e concettuali, poiché l'ambiente interno, così particolarmente dinamicizzato, deve trovare riscontro in una facciata che ne seguiti l'invenzione; per la prima volta, grazie alla sua particolare movimentazione, un facciata diventa così la soglia di incontro e di osmosi tra spazio esterno alla chiesa e la stessa complessiva architettura dell'edificio.


Le facciate delle chiese barocche, nonché degli edifici civili, acquistano una rilevanza straordinaria, contrassegnate, come sono, da un numero notevole di elementi decorativi, sia che scultorei, che costituiscono l'aspetto inconfondibile, festoso esuberante, ma nello stesso tempo tanto unitario; si può dire che la diversità di concezione stilistica rispetto all'età rinascimentale consiste per l'appunto nella coordinazione di tutte le arti in funzione di un progetto architettonico globale: ciò permetterà di utilizzerà diverse culture tecniche e differenti gradi di "creatività" per produrre una forma spettacolare talmente unitaria che spazio reale e spazio immaginario verranno illusionisticamente a coincidere.


L'opera illusionistica più famosa fuori d'Italia è quella progettata da Narciso Tomè, nella Cattedrale di Toledo (terminata nel 1732), il cosiddetto "Trasparente", certamente l'invenzione più completa e fascinosa della teatralità spettacolare del Barocco; per opere come queste non ha più senso di cercare di comprendere se si tratta di un'architettura costruita di volumi e di luci, o di una scultura complessissima, che ha raggiunto le dimensioni dello spazio totale.


Altra fondamentale caratteristica del Barocco è, infatti, il gioco spiazzante di misure inusuali, di dimensioni inconsuete, adottate per provocare una sensazione di pregnante e simbolica grandiosità, come il solenne Tabernacolo del Bernini, in San Pietro, alto ben trenta metri: una scultura o un'architettura?

Lo stesso gusto spettacolare e scenografico fa assomigliare gli interni delle chiese a sale di palazzi e questa ad architetture teatrali, per l'articolarsi dinamico, il rientrare e il protendersi di logge, palchi e balconi: la città stessa si trasforma, si modifica per aprirsi a prospettive meravigliose, infinite, sorprendenti; le sue piazze sono abbellite da suggestivi motivi di simbolica pregnanza come gli obelischi, da splendidi giochi d'acqua, festose fontane che nulla più posseggono della precedente, cinquecentesca, austera e magniloquente severità.


La città diventa gradatamente il luogo di un insieme di "vedute", e la scenografia urbana si arricchisce di una serie di facciate, talvolta perfino effimere, che la trasformano in un gigantesco e paradossale spazio illusivo, particolarmente funzionale a far da sfondo alle feste e alle processioni sacre e profane.


Ma è specialmente nella "architettura del paesaggio", che l'arte italiana del seicento produce dei modelli imitati poi in tutta Europa, e sopravanzata in seguito solo dalla Francia; il capriccio dei parchi manieristi viene sostituito dalla grandiosità di lunghe prospettiche, di tortuosi itinerari, di decorazioni raffinate: una sorta di gigantesco teatro naturale.


Il Barocco è, infine, particolarmente legato all'esplosione del teatro, che aveva iniziato il suo straordinario successo sul finire del Cinquecento.: nel Seicento i teatri italiani si moltiplicano di numero e la serie di innovazioni formali, tecniche ed ingenieristiche, che riguardano lo spazio dedicato agli spettatori, ma ancor più quello riservato alla rappresentazione - il palcoscenico - diventa determinante e codificante fino pressoché ai nostri giorni.



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