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Arte barocca in italia




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ARTE BAROCCA IN ITALIA


Le radici del barocco risalgono all'arte italiana del tardo XVI secolo. Come reazione al manierismo, caratterizzato dall'imitazione di temi e soggetti ripresi dalla tradizione e dall'inquieto tentativo del loro superamento attraverso l'enfatizzazione, spesso bizzarra, del difforme, dell'asimmetrico e dei contrasti cromatici, molti artisti furono animati da un desiderio di ritorno al naturalismo. La scuola che si sviluppò intorno ai Carracci, ad esempio, tentò di liberare l'arte dalle sue complicazioni manieristiche tornando ai principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio propri dall'Alto Rinascimento. Annibale Carracci, affrescando il soffitto della galleria di palazzo Farnese (1597-1600) segnò un punto fondamentale nello sviluppo della maniera classica, o ideale, del barocco.
Lo stile venne adottato da artisti come Guido Reni, Domenichino, Francesco Albani e lo scultore Alessandro Algardi, formatisi nella bottega dei Carracci e trasferitisi in seguito nella città dei papi. A Roma giunse anche Caravaggio, che divenne in breve tempo il principale antagonista di Annibale Carracci e lo spirito guida di un'intera scuola di naturalisti barocchi. Partendo da temi e motivi della pittura lombarda del XV e XVI secolo, Caravaggio espresse una personale e drammatica visione della vita costruendo lo spazio del dipinto attraverso l'impiego di contrasti di luce e ombre che danno o tolgono importanza alle figure. Roma divenne il centro della pittura barocca internazionale e molti artisti come i francesi Nicolas Poussin e Claude Lorrain, elessero la città dei papi a sede della propria attività.
Da Roma, il naturalismo si diffuse in Italia nel primo ventennio del XVII secolo a opera di pittori come Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi e Battistello e in seguito di artisti stranieri che operavano in Italia, fra cui il pittore francese Valentin de Boulogne, l'olandese Gerrit van Honthorst e lo spagnolo Jusepe de Ribera. Sebbene dopo il 1630 il naturalismo barocco avesse perso smalto in Italia, continuò a esercitare un enorme impatto in tutto il resto d'Europa fino alla fine del secolo.
Sempre intorno agli anni Trenta del secolo molti artisti tentarono di creare l'impressione di spazi infiniti (illusionismo), come nell'Assunzione della Vergine ( 1625-1627) che Giovanni Lanfranco dipinse nella chiesa di Sant'Andrea della Valle a Roma. L'affresco del soffitto, caratterizzato da convincenti effetti ottici, fu uno strumento di particolare importanza per i pittori dell'alto barocco. Pietro Berrettini, detto Pietro da Cortona, ad esempio, ne fece un uso straordinario in opere come l'affresco della volta del salone del palazzo Barberini a Roma (1633-1639).
Per quanto riguarda la scultura, primo esempio di 'ritorno alla natura' è la Santa Cecilia di Stefano Maderno (1600, Santa Cecilia in Trastevere, Roma). Fu Gian Lorenzo Bernini, tuttavia, a dominare la scultura barocca a Roma: fra le sue prime sculture di gruppo, Il ratto di Proserpina (1621-1622) e Apollo e Dafne (1622-1624), entrambe nella Galleria Borghese di Roma, mostrano il virtuosismo dell'artista, capace di estrarre dal marmo effetti di realistica tensione drammatica, forti contrasti di chiaroscuro e illusione coloristica. La sua Estasi di santa Teresa (1645-1652, Cappella Cornaro, Santa Maria della Vittoria, Roma) è pervasa di profonda teatralità, segno distintivo del barocco. Artista prediletto dall'autorità papale, Bernini eseguì opere estremamente ambiziose in Vaticano. L'enorme baldacchino bronzeo (1624-1633) sorretto da quattro pilastri sull'altare maggiore della basilica di San Pietro e la Cattedra di San Pietro (1657-1666), danno prova, attraverso le straordinarie dimensioni e i materiali utilizzati, dello sfarzo e splendore artistico di cui la Chiesa cattolica si servì per contrastare le esigenze di rinnovamento religioso avanzate dalla Riforma.


ARCHITETTURA BAROCCA IN ITALIA


Autore della Fontana dei fiumi (1648-1651), in piazza Navona a Roma, Bernini fu anche un importante e autorevole architetto. Oltre al colonnato (iniziato nel 1656) che abbraccia la piazza San Pietro, progettò alcune chiese tra cui Sant'Andrea al Quirinale (1658-1670).
Fra i maggiori interpreti del primo barocco vi fu Carlo Maderno, conosciuto principalmente per l'opera eseguita a San Pietro. Tra il 1606 e il 1612 costruì infatti il prolungamento della navata e la facciata della chiesa che Donato Bramante aveva cominciato circa cento anni prima. Altri architetti della Roma barocca furono Francesco Borromini e, in misura minore, Carlo Rainaldi. La facciata elegantemente mossa di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma di Borromini (costruita tra il 1638 e il 1641) con il suo andamento concavo e convesso ripreso all'interno della chiesa, è un perfetto esempio di barocco italiano.
Francesco Maria Richini (1583-1658), a Milano, e Baldassarre Longhena, a Venezia, progettarono chiese a pianta centrale. Al primo si deve la chiesa di San Giuseppe (iniziata nel 1607), mentre Santa Maria della Salute di Longhena (iniziata nel 1631) è notevole per le ricche decorazioni e il superbo ingresso che si affaccia sul Canal Grande. Particolarmente spettacolare è l'opera di Guarino Guarini a Torino: la sua Cappella della Santa Sindone (1667-1694, parzialmente danneggiata da un incendio nel 1997) si distingue per l'ardita e intricata geometria delle forme.
Anche a Napoli, Lecce e in Sicilia l'architettura barocca ebbe un notevole sviluppo. A Napoli, tra le opere più belle vi sono la facciata di Santa Maria della Sapienza (iniziata nel 1638), il chiostro della certosa di San Martino (1623-1631) e la guglia di San Gennaro (iniziata nel 1631); di Lecce, si ricordano la cattedrale (iniziata nel 1659) e la chiesa di Santa Croce (iniziata nel tardo Cinquecento); mentre tra i capolavori del tardo barocco siciliano vi sono la chiesa di San Francesco, detta dell'Immacolata, il convento del Santissimo Salvatore e la Cattedrale (gravemente danneggiata da un crollo nel 1996) di Noto.

Algardi Alessandro


Algardi, Alessandro (Bologna 1595 - Roma 1654), scultore e architetto italiano. Iniziò l'attività artistica come pittore; in seguito, l'incontro con le opere dell'antichità classica lo avvicinò alla scultura. Eseguì importanti gruppi marmorei quali quello di San Filippo Neri in Santa Maria del Popolo a Roma e la Decollazione di san Paolo che si trova nella chiesa di San Paolo a Bologna. Nel 1644 succedette al Bernini come scultore della corte papale, nomina che gli permise di affermarsi anche come architetto. Edificò importanti opere, come ad esempio il Casino del Bel Respiro nella villa Doria Pamphili. Non per questo, tuttavia, Algardi trascurò la scultura: realizzò infatti una grande statua bronzea del pontefice Innocenzo X, oggi custodita nel Palazzo dei Conservatori di Roma, e completò nel 1650 il monumento a Leone XI che si trova nella basilica di San Pietro. Sempre per San Pietro, Algardi scolpì, negli anni compresi tra il 1646 e il 1650, la splendida pala d'altare raffigurante la Cacciata di Attila.




Gian Lorenzo Bernini

Bernini, Gian Lorenzo (Napoli 1598 - Roma 1680), architetto, scultore, pittore, scenografo e autore di teatro, fu la personalità artistica dominante del barocco italiano. Mise la sua eccezionale abilità tecnica al servizio di una grande fantasia e rinnovò la tipologia del ritratto e del busto marmoreo, della fontana e del monumento funebre (Vedi scultura).

Figlio dello scultore manierista Pietro Bernini, Gian Lorenzo fu artista precoce. Con i quattro gruppi scolpiti tra il 1619 il 1625 per il cardinale Scipione Borghese, tra i quali lo splendido Apollo e Dafne (Galleria Borghese, Roma), dimostrò di saper fondere in una visione coerente al suo tempo i maestri del Cinquecento e la cultura ellenistica. A differenza di quanto accadeva in passato, i suoi gruppi sono concepiti per essere ammirati da un punto di vista preferenziale, ma non sacrificano nulla della drammaticità della scena. Al contrario, collocando le sculture contro apposite pareti e in luoghi scelti personalmente, Bernini impone allo spettatore un'osservazione particolare della sua opera: la più rappresentativa e luminosa possibile.

In questo periodo iniziano anche i progetti architettonici: la facciata per la chiesa di Santa Bibiana (1624-26) a Roma, e il sontuoso baldacchino di San Pietro (1624-33), il primo dei molti lavori eseguiti per la basilica pontificia nell'arco di quarant'anni, al servizio di sette pontefici. Per Urbano VIII (1628-47) e Alessandro VII (1671-78) Bernini realizzò anche i monumenti funebri, che con sculture a tuttotondo, bronzi e marmi policromi si distaccano dallo schema architettonico tradizionale. La Cattedra di San Pietro (1657-66), dall'effetto altamente scenografico, la decorazione in marmo delle navate e il celebre colonnato della piazza (1656-67), sono uno dei primi tentativi secenteschi di legare in un progetto comune architettura e scultura.

Bernini fu il primo scultore a sfruttare il potenziale drammatico della luce nei gruppi scultorei, come nell'Estasi di santa Teresa (1645-52, cappella Cornaro, Santa Maria della Vittoria, Roma), nella quale la santa e l'angelo sono illuminati da una fonte luminosa naturale nascosta. Anche i numerosi busti da lui eseguiti sono di un realismo drammatico e persuasivo, sia che si tratti di opere allegoriche, come le teste dell'Anima dannata e dell'Anima santa (entrambe 1619, Palazzo di Spagna, Roma), sia di ritratti, come quelli del cardinale Scipione Borghese (1632, Galleria Borghese, Roma) o di Luigi XIV, re di Francia (1665, Versailles).

Bernini disegnò anche molti edifici civili: Palazzo Ludovisi (ora Palazzo Montecitorio) e Palazzo Chigi a Roma (iniziati rispettivamente nel 1650 e nel 1664), e un progetto mai eseguito per il Louvre, che presentò a Luigi XIV nel 1665. Sono opera sua anche le chiese di Castelgandolfo (1658-61), con pianta a croce greca, e la chiesa dell'Assunta ad Ariccia (1662-64), a pianta circolare. Un altro suo capolavoro di architettura religiosa, Sant'Andrea al Quirinale (1658-70), ha una pianta ovale sulla quale s'innalza una cupola in bianco e oro. Sono rinomate, infine, anche le sue spettacolari fontane, come la Fontana dei Fiumi (1648-51) in piazza Navona (che alimentò il mito della sua rivalità con Borromini) e la Fontana del Tritone (1644 ca.) in piazza Barberini, entrambe a Roma.




Borromini Francesco


Borromini, Francesco (Bissone, Lugano 1599 - Roma 1667), nato Francesco Castelli, uno dei più importanti e originali architetti italiani del XVII secolo. Insieme con i lavori di altri grandi artisti, come Gian Lorenzo Bernini e Pietro da Cortona, gli edifici progettati da Borromini - in larga misura chiese - trasformarono Roma in una città barocca. Borromini tuttavia, alla continua ricerca di insolite forme volumetriche nello spazio, si dedicò esclusivamente all'architettura. Nei suoi edifici la combinazione di masse piene e vuote diede luogo a un movimento dinamico e a una teatralità del tutto singolare nell'ambito dello stile barocco.

Più degli altri suoi contemporanei Borromini, grazie alla successione ritmica di pareti ondulate concave e convesse e all'adozione di piante innovative e insolite, riuscì a creare nelle sue architetture un effetto più fantastico che razionale. Tuttavia non rifiutava il passato e le sue innovazioni estremizzavano i canoni dell'architettura classica e rinascimentale. Anche l'influsso di Michelangelo fu rilevante, come egli stesso ammise nel trattato Opus architectonicum, scritto nel 1648.

Figlio forse di uno scalpellino, professione che inizialmente anch'egli intraprese, ebbe come primo lavoro, dopo l'arrivo a Roma nel 1621, quello di intagliatore e disegnatore per la nuova basilica di San Pietro sotto la direzione di Carlo Maderno, a cui piacque talmente l'abilità del giovane che decise di nominarlo supervisore dei lavori per la basilica e per palazzo Barberini. L'aspra rivalità tra Bernini e Borromini iniziò nel 1627, quando quest'ultimo ricevette l'incarico di decorare il baldacchino che sovrastava l'altare di San Pietro, disegnato da Bernini.

Già nel 1634 a Borromini fu assegnato il primo vero lavoro architettonico: il progetto della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1634-1641, la facciata fu ultimata nel 1667) che, realizzata con pianta ellittica ottenuta dalla combinazione di due triangoli equilateri e coperta da una cupola ovale, mostra già l'estrema attenzione per le proporzioni geometriche che determinò tutti i suoi successivi lavori. La facciata (più alta dell'edificio), con la sua alternanza di spazi concavi e convessi, costituisce uno degli esempi più eccentrici dell'arte barocca a Roma.

Subito dopo, Borromini realizzò Sant'Ivo alla Sapienza (1642-1660), oggi chiesa dell'università di Roma, la cui pianta a stella si ripete nell'innovativa cupola esagonale, e la facciata di Sant'Agnese a piazza Navona (1653-1657), che sostituì un precedente progetto di Carlo Rainaldi. Tra il 1646 e il 1649 Borromini rimodellò l'interno dell'antica basilica di San Giovanni in Laterano secondo i canoni dello stile barocco. L'ultimo suo grande progetto fu il collegio della Propaganda Fide (1646-1660ca.), la sede centrale dei gesuiti a Roma, un immenso palazzo che esprimeva ancora una volta la sua unitaria concezione geometrica.




Caravaggio


Caravaggio (Milano 1571 ca.- Porto Ercole, Grosseto 1610), nato Michelangelo Merisi, pittore italiano, che con i suoi quadri naturalisti rivoluzionò la pittura del XVII secolo. Caravaggio dipingeva osservando la vera natura della luce e dell'ombra e affidava ai contrasti di colore il ruolo di indagare e modellare ogni cosa - gesti, movimenti, atteggiamenti - sottolineando con essi il dramma della realtà.

Formazione e periodo romano

Iniziò l'apprendistato a undici anni presso il pittore Simone Peterzano. Arrivato a Roma verso il 1592, dipinse prima presso un pittore siciliano di 'opere grossolane' e in seguito presso il più conosciuto Cavalier d'Arpino, che gli insegnò a dipingere frutta e fiori e lo introdusse negli ambienti più colti e nobili della città, nei quali la musica si alternava alla poesia e alla letteratura. In questi anni il Caravaggio dipinse opere importanti come il Bacchino malato (1591, Galleria Borghese, Roma), il Concerto di giovani (1591-92, Metropolitan Museum of Art, New York), eseguito per il cardinale Francesco Maria del Monte, il Ragazzo morso da un ramarro (1593, Collezione Longhi, Firenze), le due versioni della Buona ventura (1594, Musei Capitolini, Roma; Louvre, Parigi ), Bacco (1595 ca., Uffizi, Firenze), Canestro di frutta (1596, Pinacoteca Ambrosiana, Milano), Amore vittorioso (1598-99, Staatliche Museen, Berlino), Giuditta e Oloferne (1595-96, Galleria nazionale d'arte antica, Roma). Nei quadri del periodo giovanile la sua poetica si presenta carica di simboli e allusioni in cui prevalgono il senso dell'effimero, la sensualità e la malinconia, la compassione cristiana. I fiori e le nature morte, i particolari dei vasi di vetro, dei capelli e delle unghie sono resi con una precisione minuziosa e con un'attenzione tecnica pari a quella riservata alle figure, anche se il valore attribuito ai soggetti umani ebbe sempre un'importanza primaria. La pittura del Caravaggio, che non prevedeva alcun disegno, aveva come modelli persone reali, spesso scelte tra il popolo, e partiva dalla natura, sua unica fonte di esperienza. Di qui la resa delle luci, delle ombre e dei riflessi, degli spazi, degli atteggiamenti sentiti nella loro interezza: ogni espressione, ogni singolo gesto è accompagnato dal sentimento percepito tramite l'osservazione della realtà, come se l'artista la cogliesse in uno specchio. Intorno al 1596, quando andò a vivere presso il cardinale Del Monte, suo profondo ammiratore e collezionista, i suoi quadri divennero più complessi e i personaggi cominciarono a essere indagati anche sotto l'aspetto psicologico

Importanti cicli sacri

Tra il 1597 e il 1598 gli vennero commissionati i dipinti per la cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, con tre scene della vita di san Matteo che indicano il grande rinnovamento della pittura religiosa attuato dal Caravaggio. Facendo leva sulla luce e su ritratti appartenenti a personaggi qualunque ripresi nella vita di tutti i giorni (nella Vocazione di san Matteo, realizzata tra il 1598 e il 1601, Matteo sembra più un contadino che un santo), Caravaggio si staccò dall'iconografia tradizionale e idealizzata per sostituirvi una rappresentazione realistica, estremamente vitale e drammatica. I temi di genere vennero superati del tutto con le scene sacre, che abbandonarono i dettagli più ornamentali per concentrarsi sulla tecnica e le figure, il cui realismo non eccedette mai. Ormai famoso, l'artista ricevette una seconda importante commissione verso il 1601 per Santa Maria del Popolo: la Crocifissione di san Pietro e la Caduta di Saulo (la Conversione di san Paolo) per il cardinale Cerasi. Ma se sul lato professionale e artistico la fortuna sembrava continuare ad arridergli, la sua vita privata, decisamente turbolenta, fu una sequela di risse, arresti e rilasci su garanzie di personaggi altolocati. Infine, a seguito dell'omicidio di un avversario al gioco della pallacorda, venne condannato a morte.

Ultimo periodo Rifugiatosi a Napoli, vi dipinse nel 1607 le Sette opere di misericordia (chiesa del Pio Monte della Misericordia, Napoli) e la Flagellazione di Cristo (chiesa di San Domenico Maggiore, Napoli). Verso il 1608 fu a Malta. Anche qui ebbe successo: il Gran Maestro Alof de Wignacourt lo investì del titolo di cavaliere ed egli dipinse la Decollazione del Battista (Duomo, La Valletta), il quadro più grande e l'unico firmato dal Caravaggio. Perseguitato e rinchiuso nel castello di Sant'Angelo, in attesa del processo Caravaggio fuggì a Siracusa, dove eseguì il Seppellimento di santa Lucia (1608, chiesa di Santa Lucia, Siracusa), opera importante per la nuova rappresentazione dello spazio: due grandi primi piani annunciano l'immagine della santa distesa per terra, attorno alla quale le figure risultano sempre più schiacciate sulle pareti nude del fondo. Da Siracusa Caravaggio andò a Messina (La resurrezione di Lazzaro, 1609, Museo nazionale, Messina), a Palermo e poi di nuovo a Napoli, dove fu aggredito e gravemente ferito da alcuni sicari. Mentre a Roma il cardinale Gonzaga tentava di farlo graziare, Caravaggio sbarcò a Porto Ercole, dove per errore venne incarcerato. Morì in seguito a una 'febbre maligna' proprio quando arrivò la grazia.

L'impatto dell'arte di Caravaggio sugli artisti del suo tempo fu notevole. Tra i suoi seguaci vi furono Orazio Gentileschi, Adam Elsheimer, Carlo Saraceni e il giovane Rubens. Dopo le critiche dei classicisti e il lungo silenzio che ne seguì, tornò alla ribalta con un'esposizione organizzata da Roberto Longhi nel 1951, che rinnovò l'interesse e lo studio della sua opera.

I Carracci


Carracci Famiglia di artisti italiani che comprendeva Annibale, il fratello maggiore Agostino e il cugino Ludovico. Nel 1585 i Carracci fondarono l'Accademia degli Incamminati a Bologna, una scuola di pittura che si proponeva come obiettivo una riforma artistica che facesse rivivere i principi classici dei maestri del Rinascimento, i cui esempi erano le opere di Michelangelo, Raffaello, Tiziano e Veronese. L'accademia attrasse molti giovani pittori di talento, quali Alessandro Algardi, Domenichino e Guido Reni, facendo di Bologna il più attivo e influente centro dell'arte italiana per oltre due decenni.

Annibale Carracci

(Bologna 1560 - Roma 1609), pittore e incisore che, superando gli eccessi del manierismo, preannunciò la nascita dell'arte barocca in Europa. Con il disegno e l'esecuzione del ciclo di affreschi delle Storie di Romolo (1588-1592, Palazzo Magnani, oggi Salem, Bologna), che costituisce una sorta di manifesto artistico dei Carracci, Annibale venne riconosciuto come il più dotato della famiglia. Tra i suoi dipinti a olio di questo periodo vi sono La bottega del macellaio (1583 ca., Christ Church, Oxford), Il mangiafagioli (1583-84, Galleria Colonna, Roma) e l'Assunzione della Vergine (1592, Pinacoteca nazionale, Bologna).

Nel 1595 Annibale venne chiamato a Roma per eseguire la decorazione della Galleria di Palazzo Farnese, i cui magnifici affreschi del soffitto (cominciati nel 1597), ricchi di effetti illusionistici, costituiscono il suo capolavoro. Sull'impianto architettonico dipinto sono sapientemente distribuiti nudi eroici, finti medaglioni in bronzo e decorazioni marmoree scolpite e sono inseriti quelli che sembrano undici enormi quadri con cornici decorate, che rappresentano, nelle forme di un'umanità idealizzata, scene d'amore tra divinità pagane, soggetti mitologici ispirati all'opera del poeta romano Ovidio. La decorazione, chiaramente ispirata alla volta della Sistina e concepita sul modello raffaellesco delle Stanze Vaticane, comprende nella parte centrale il magnifico Trionfo di Bacco e Arianna, in cui il tema, Bacco che sposa Arianna dopo averla trovata abbandonata sull'isola di Naxos, simboleggia l'amore divino. Terminati nel 1604, gli affreschi, che anticipano la pittura decorativa barocca, stupirono il mondo artistico romano e influenzarono artisti quali Gian Lorenzo Bernini e Pieter Paul Rubens.

Nonostante gli incoraggiamenti dei suoi devoti allievi, fra i quali Domenichino, che Annibale considerava il proprio successore artistico, terminata l'esecuzione della sua monumentale opera, l'artista accettò poche commissioni probabilmente a causa di una malattia che lo colpì nel 1605. Rilevanti sono i suoi tenui e squisiti paesaggi, come nel Sacrificio di Isacco (Louvre, Parigi), che avviano ai paesaggi neoclassici di Claude Lorrain e Nicolas Poussin.

Agostino Carracci

(Bologna 1557 - Parma 1602), pittore e incisore, le cui opere più significative sono le incisioni, eseguite su modello di artisti famosi quali il Barocci, il Tintoretto e il Correggio. A Bologna, insieme ad Annibale e Ludovico decorò con le Storie di Giasone un salone di Palazzo Fava (1583-84). Influenzato soprattutto dagli artisti di Venezia e Parma, Agostino dipinse verso il 1592 la Comunione di san Gerolamo (Pinacoteca nazionale, Bologna), significativo esempio dello stile insegnato dall'Accademia dei Carracci.

Ludovico Carracci

(Bologna 1555-1619), pittore. Dopo una serie di viaggi di studio a Firenze, Parma, Mantova e Venezia si stabilì nella città natale. Lo stile naturalista trovò nella tecnica del chiaroscuro di Ludovico un mezzo efficace per esprimere sentimenti ed emozioni. Si ricordano tra le sue opere l'Assunzione della Vergine (1588, Museum of Art, Raleigh, North Carolina), la Madonna degli Scalzi (1590 ca., Pinacoteca nazionale, Bologna), la Madonna col Bambino e i santi Francesco e Giuseppe per la chiesa dei Cappuccini (1591, Museo di Cento).



Domenichino

Domenichino (Bologna 1581 - Napoli 1641), nato Domenico Zampieri, pittore italiano. Studiò all'accademia dei Carracci, a Bologna, con Ludovico Carracci e, nel 1602, lavorò col cugino di Ludovico, Annibale Carracci, alla decorazione ad affresco della galleria di palazzo Farnese a Roma. L'attività di Domenichino fu intensa soprattutto a Roma, dove lavorò in chiese, ville e palazzi. La sua produzione giovanile, in particolare gli affreschi delle Storie di San Nilo nell'abazia di Grottaferrata, presso Roma, e la pala d'altare della Comunione di San Gerolamo (1614, Pinacoteca Vaticana, Roma), testimoniano di un'accurata organizzazione dello spazio cui si accompagna l'uso di colori brillanti. Le opere del periodo più tardo, ispirate a Correggio e Michelangelo e caratterizzate da dinamismo e scorci drammatici, sono invece più vicine agli stilemi del barocco. Emblematici di questa tendenza sono gli affreschi per la cappella di San Gennaro nel Duomo di Napoli (1631-1634, 1635-1641). Di Domenichino, che fu anche straordinario paesaggista e influenzò, con la sua lezione, il pittore francese Claude Lorrain, si ricordano inoltre il Guado (Galleria Doria Pamphilj, Roma) e le due Storie di Ercole (Louvre, Parigi).




Gentileschi Orazio e Artemisa

Pittori barocchi italiani, padre e figlia.

Orazio Gentileschi


(Pisaca. 1562-1639), Orazio Lomi, detto il Gentileschi, operò a Roma, a Genova, in Francia e, dopo il 1626, in Inghilterra, su commissione di Carlo I Stuart e George Villiers, duca di Buckingham. Nel 1599 affrescò quattro Angeli musicanti per la chiesa della Madonna dei Monti, a Roma. Per la prima volta in questi affreschi la sua pittura mostrò un carattere personale e uno stile spregiudicato, più aderente al nuovo naturalismo del Caravaggio. Si ispirò ai dipinti più chiari del Caravaggio, dai quali prese spunto per dare più risalto alla luminosità delle sue figure. Tra le sue opere, notevoli per l'armonia dei colori, la finezza dei drappeggi e la nitidezza dei profili, vanno ricordati Davide dopo la morte di Golia (National Gallery, Dublino), Giuseppe e la moglie di Putifarre (Hampton Court, Londra) e Riposo durante la fuga in Egitto (Louvre, Parigi).

Artemisia Gentileschi

(Roma 1593ca. - Napoli 1651ca.), figlia di Orazio. Fu allieva del padre e del suo collega Agostino Tassi. Nel 1612 Orazio accusò Tassi di aver violentato Artemisia: durante il famoso processo che seguì, Artemisia fu sottoposta a controinterrogatorio sotto tortura. Alla fine Tassi fu prosciolto da ogni accusa. Nonostante queste vicissitudini, Artemisia continuò a dipingere con grande successo. Operò a Roma, Firenze e Napoli e, tra il 1638 e il 1640, soggiornò in Inghilterra, collaborando con il padre e realizzando ritratti su commissione che le valsero una buona fama.

Uno dei soggetti preferiti di Artemisia fu la vicenda biblica di Giuditta, la vedova virtuosa che sedusse e uccise Oloferne. Un esempio del suo approccio a questo soggetto è rappresentato da Giuditta e Oloferne (1620ca., Galleria degli Uffizi, Firenze). Anche Artemisia si ispirò all'arte del Caravaggio: tra i suoi dipinti, famosi per l'uso sapiente del chiaroscuro e l'intensa espressività, vanno ricordati un autoritratto (Hampton Court,) e Maria Maddalena (Palazzo Pitti, Firenze).


Giordano Luca

Giordano, Luca (Napoli 1634-1705), pittore italiano del tardo periodo barocco, soprannominato Luca Fapresto per la sua rapidità. Allievo di Jusepe de Ribera, lavorò prevalentemente a Napoli; soggiornò anche a Roma e Venezia, dove assorbì la lezione di Pietro da Cortona e di Paolo Veronese, e a Firenze. Dal 1692 al 1700 fu alla corte di Spagna, dove era stato invitato da Carlo II. Le sue opere sono caratterizzate da colori armoniosi e attraenti, e da grande facilità di invenzione. Tra i suoi affreschi si ricordano quelli per la cupola della Cappella Corsini a Firenze, il Cristo che scaccia i mercanti dal tempio nella chiesa di San Filippo da Girolami a Napoli e la Presa di Montmorency nel palazzo dell'Escorial a Madrid. Tra i quasi cinquemila oli su tela che si stima abbia dipinto, sono celebri Venere e Marte (Louvre, Parigi) e Nascita del Battista (Metropolitan Museum of Art, New York).


Guarino Guarini


Guarini, Guarino (Modena 1624 - Milano 1683), architetto barocco italiano, noto per i progetti complessi e fantasiosi frutto di un'elaborata speculazione matematica e filosofica. Le sue invenzioni architettoniche influenzarono ampiamente le successive manifestazioni del barocco europeo, specie in Spagna, Portogallo, Baviera e Austria.

Trascorse la maggior parte della vita a Torino, dove si trovano tutte le sue opere a noi pervenute.

Riprogettò la cappella della Sacra Sindone (1667-1690; gravemente danneggiata da un incendio nell'aprile 1997), a pianta circolare e con una cupola conica reticolata in una complessa disposizione ottagonale di archi traforati da piccole finestre circolari. La chiesa di San Lorenzo (1668-1687), spesso considerata il suo capolavoro, ha una pianta ottagonale, con una serie di pilastri e colonne che si innalza a supportare una complessa cupola composta di sedici costoloni intersecati e con volte armoniosamente intrecciate e traforate da finestre. Nei molti palazzi che progettò, notevoli per le facciate fortemente ondulate, chiara è l'influenza della lezione di Francesco Borromini, soprattutto nel Collegio dei Nobili (1678) e nel palazzo Carignano (1679), nel quale forti sono i richiami alla chiesa romana di San Carlo alle Quattro Fontane di Borromini.




Longhena Baldassarre


Longhena, Baldassarre (Venezia 1598-1682), architetto italiano, fu uno dei maggiori interpreti dello stile barocco in terra veneta. Allievo di Vincenzo Scamozzi, Longhena si formò sulla lezione delle opere veneziane di Jacopo Sansovino e di Andrea Palladio. Tali influssi sono particolarmente evidenti nel suo massimo capolavoro, la chiesa di Santa Maria alla Salute a Venezia, iniziata intorno al 1630 e completata cinquant'anni più tardi. La pianta ottagonale, i frontoni che ne adornano i fronti, la grande cupola centrale costituiscono sia un'elaborazione del modello dettato dalla non lontana chiesa del Redentore di Palladio, sia un ritorno a modelli tardoantichi. E tuttavia, con il grande apparato decorativo (le ampie volute del tamburo, le numerose statue e obelischi, l'elaborato lanternino), Longhena pose la chiesa della Salute sotto il segno inequivocabile del barocco. Tra le altre sue opere - tutte situate a Venezia - si ricordano i due edifici civili Ca' Pesaro e Ca' Rezzonico, iniziati rispettivamente nel 1660 e nel 1667.



Pietro da Cortona

Pietro da Cortona (Cortona 1596 - Roma 1669), nato Pietro Berrettini, pittore e architetto italiano, uno dei principali artisti del barocco romano. Dopo aver studiato pittura a Firenze, nel 1613 si stabilì a Roma, dove trascorse il resto della sua vita. Le sue opere più importanti furono affreschi basati sull'illusione prospettica, una delle forme d'arte preferite dal barocco. Fino ad allora i grandi dipinti realizzati su soffitto erano stati divisi in sezioni, che illustravano ciascuna una scena o un episodio particolare.

Nell'enorme affresco Trionfo della Divina Provvidenza (1633-1639), eseguito per la volta del salone di palazzo Barberini a Roma, Pietro si liberò da questa impostazione per realizzare le scene in una grande composizione unificata dallo sfondo di un vasto cielo, creando, in uno spirito tipicamente barocco, effetti di movimento, abbondanza e profondità illimitata. A Firenze decorò con ricchi stucchi e ori la Sala della Stufa a Palazzo Pitti (Le quattro età dell'uomo, 1637-1641), mentre il ritorno dell'artista a Roma, nel 1647, consentì la realizzazione di una delle opere pittoriche più significative della sua maturità, la decorazione della galleria di Palazzo Pamphili a piazza Navona (Storie di Enea, 1651-1654).

Come architetto intervenne in alcune chiese romane, tra le quali Santa Maria della Pace (1656-1657) è la più rappresentativa del suo stile: essa presenta una facciata semicircolare collegata agli edifici adiacenti attraverso due colonnati, producendo un effetto altamente scenografico. Un altro esempio è Santa Maria in via Lata (1658-1662), caratterizzata, nella facciata, dagli intensi chiaroscuri prodotti dal portico e dal loggiato. I dipinti di Pietro influenzarono, dopo la sua morte, circa un secolo di arte europea; i suoi progetti architettonici furono fondamentali per il suo contemporaneo Gian Lorenzo Bernini.



Reni Guido


Reni, Guido (Bologna 1575-1642), pittore e incisore italiano, autore di famose opere di soggetto religioso e mitologico. Intorno al 1595 divenne allievo dei Carracci. Tra il 1600 e il 1614 lavorò principalmente a Roma, dove dipinse la Crocifissione di San Pietro (1601-1603, Musei Vaticani) e gli affreschi delle sale delle Nozze Aldobrandini e delle Dame, in Vaticano. Per il cardinale Scipione Borghese affrescò Sant'Andrea condotto al martirio (oratorio di San Gregorio al Celio), e l'Eterno e Concerto d'angeli (1608-1609, oratorio di Santa Silvia), nonché il casino del Palazzo Rospigliosi Pallavicini con il celebre Carro del sole, le Ore e l'Aurora (1613ca.).

Affascinato da Raffaello e dalla scultura classica (Vedi Classicismo), ma anche da Caravaggio, Guido Reni giunse a una sua concezione autonoma di pittura, in cui predominava la ricerca della naturale bellezza. La strage degli innocenti (1611-12, Pinacoteca Nazionale, Bologna) e le due versioni di Atalanta e Ippomene (1615-25, Capodimonte, Napoli e Prado, Madrid) rappresentano i momenti più significativi della sua opera, in cui Reni dette voce a una forte carica di tensione emotiva. Altre opere importanti sono la Gloria di san Domenico e la Madonna del Rosario (Pinacoteca, Bologna). Reni fu profondamente influenzato dall'arte classica e lo stile realistico delle opere giovanili contrasta con l'esuberanza barocca dei contemporanei. Nell'ultimo periodo, quello bolognese, il realismo lasciò il posto a uno stile più poetico.



Tiepolo Gianbattista


Tiepolo, Giambattista (Venezia 1696 - Madrid 1770), pittore italiano, l'ultimo grande maestro della scuola veneziana, ricordato soprattutto per i grandi cicli di affreschi rococò. Benché le opere giovanili mostrino affinità con quelle di Giovan Battista Piazzetta, l'influsso maggiore gli venne dal Veronese. Fu ammesso alla gilda dei pittori di Venezia nel 1717 e lavorò per il doge e l'aristocrazia veneta e di altre città italiane. Lentamente la sua tavolozza, dapprima caratterizzata da forti contrasti di chiaroscuro, si schiarì per cercare nuovi effetti luminosi in grado di affrontare una diversa ricerca spaziale e prospettica (Vedi Prospettiva).

Tiepolo eccelleva soprattutto nei grandi affreschi e nelle pitture a olio su pareti e soffitti, ideate in funzione dell'architettura ornata e curvilinea in voga con il rococò. Vi raffigurava temi biblici e mitologici, risolti in modo fantasioso, ma anche momenti di vita quotidiana. La composizione è complessa e drammatica, la linea fluida ed elegante, il colore tenero e luminoso e il trattamento della luce attento agli effetti atmosferici. Lo stile leggero e i gradevoli colori pastello continuarono a riscuotere successo per molto tempo anche dopo gli esordi dello stile neoclassico, più austero e lineare. Negli oli su tavola, soprattutto per pale d'altare, Tiepolo usò le stesse forme e gli stessi colori accattivanti delle decorazioni parietali.

Tra le opere giovanili sono importanti gli affreschi udinesi della cappella del Sacramento nella cattedrale (1726) e dell'arcivescovado (1726-1728), che sul soffitto dello scalone presentano la Caduta degli angeli ribelli, incorniciata da stucchi e da otto Storie della Genesi, e, sulle pareti e sul soffitto della galleria, una serie di Storie bibliche perfettamente inserite all'interno di un ambiente architettonico che crea illusionistici effetti di spazio. Tra le opere successive si ricordano La raccolta della manna (1738-1740, chiesa parrocchiale di Verolanuova, Brescia), in cui Tiepolo rese più ricca e complessa la narrazione preparandosi agli affreschi della Corsa del carro del sole (1740, palazzo Clerici, Milano). Qui, tra le altre immagini di grande invenzione, dipinse le allegorie dei quattro continenti e le divinità del mare, tra cui rimane famosa l'orca che docilmente si lascia cavalcare. Gli affreschi di palazzo Labia a Venezia (1747-1750), una delle sue opere di maggiore effetto illusionistico, sono celebri soprattutto per le Storie di Cleopatra.

Tiepolo trascorse gli anni dal 1750 al 1753 a Wurzburg, chiamato dall'arcivescovo Carl Phillip von Greiffenklau per la decorazione dell'arcivescovado con un ciclo di affreschi in celebrazione di Federico I Barbarossa, del vescovo Aroldo e dell'arcivescovo stesso. Nel 1754 tornò a Venezia e fu nominato direttore dell'Accademia. Sono di questo periodo il Trionfo della fede (1754-55), dipinto per la chiesa della Pietà a Venezia, i cicli di affreschi (1757) per Villa Valmarana a Vicenza e quelli realizzati nel 1758 per Ca' Rezzonico a Venezia. Tra i dipinti a olio figurano la Sacra famiglia con san Gaetano (Accademia, Venezia) e molte pale d'altare in chiese veneziane. Si conservano anche schizzi a olio, disegni e acqueforti di grande fantasia (le serie Capricci e Scherzi).

Nel 1762, invitato da re Carlo III, andò a Madrid per decorare il Palazzo Reale: affrescò la Sala della guardia con l'Apoteosi di Enea, l'anticamera con l'Apoteosi della Monarchia Spagnola e la Sala del trono con la Gloria di Spagna (1762-1767).

Tiepolo poté produrre un'enorme mole di lavoro anche grazie all'aiuto dei figli Lorenzo e Giandomenico. Quest'ultimo, in particolare, si distinse dal padre per una personale ricerca della luce e per la vena ironica con cui dipinse alcune scene di vita quotidiana.




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