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COMPITI DI ARTE
ARTE ROMANICA: dalla metà dell'XI secolo alla fine del XII secolo
ARTE GOTICA: XIII e XIV secolo
RINASCIMENTO: dal XV e XVI secolo
Quadriportico: atrio o cortile quadrangolare, costituito da quattro portici accostati, precedente l'accesso alla basilica paleocristiana. Vi sostavano i catecumeni in attesa di essere battezzati dall'acqua lustrale di una fontana posta al centro e di poter poi entrare all'interno, nello spazio consacrato.
Catecumeno: la persona convertita al cristianesimo, in attesa di essere battezzata.
Atrio: ambiente interno della domus romana, circondato da un portico e scoperto superiormente per la raccolta delle acque piovane che, attraverso l'apertura(compluvium), cadevano in una vasca(impluvium). Dall'atrio si accedeva alle varie stanze. Nell'arte paleocristiana è il quadriportico che precede l'accesso alla basilica.
Loggia:zona di un edificio aperta verso l'esterno e dotata di un parapetto.
Facciata a capanna: facciata che si conclude con due spioventi a formare una sorta di triangolo.
Cripta: nell'antichità era un piccolo locale riparato, nascosto. Nelle prime chiese cristiane il termine passò ad indicare il luogo di sepoltura di un martire o di un santo. Uno spazio sotterraneo sotto l'altare maggiore. In età romanica raggiunse proporzioni architettoniche grandiose, trasformandosi in una sorta di oratorio sotterraneo con vari locali disposti intorno alla cripta vera e propria.
Coro: spazio della chiesa posto dietro l'altare maggiore e riservato ad accogliere i cantori.
Capriata: struttura lignea triangolare, posta a sostegno del tetto, formata da due travi oblique che seguono gli spioventi della copertura e da una trave orizzontale che collega tra loro le pareti portanti.
Cotto: mattone reso particolarmente duro e resistente mediante speciali metodi di cottura.
Facciata monofastigiata: facciata con un solo fastigio.
Portale: porta esterna d'ingresso a un edificio, specie se caratterizzata per la sua importanza strutturale e artistica. Se il portale è doppio, si può definire gemino.
Strombatura: svasatura ricavata nel muro in corrispondenza di porte o finestre, per un migliore orientamento della luce.
Protiro: nella basilica romanica, il breve atrio precedente il portale d'accesso, costituito da due colonne, spesso appoggiate su leoni, sormontate da una volta.
Rosone: finestra circolare a raggi, per lo più riccamente decorata. La rosa, nell'iconografia cristiana, è il simbolo della coppa che raccolse il sangue di Gesù. La grande finestra gotica circolare, detta rosa o rosone, oltre questo significato, assume anche quello della ruota raggiata, simbolo solare.
Guglia: elemento architettonico con funzione decorativa, caratterizzato da forte sviluppo verticale e avente forma piramidale o conica, sovrapposto a strutture verticalistiche. Detto anche pinnacolo, è caratteristico soprattutto della successiva età gotica.
Triforio: gallerie sovrastanti le navate laterali come il matroneo, caratteristica delle cattedrali gotiche d'oltralpe e costituita da una serie continua di soggette tripartite.
Duomo: chiesa principale di una città, sinonimo di cattedrale.
Arco inflesso: l'arco che si origina quando la curvatura si deforma verso l'alto costituendo una punta.
Salienti: sono le linee oblique che, a diversi livelli, definiscono l'altezza delle navate interne.
Stiloforo: scultura raffigurante un animale, solitamente un leone, posta a sostegno di una colonna.
Pulpito: tribuna rialzata dalla quale il predicatore parla ai fedeli nella basilica cristiana.
Pontile: parapetto del presbiterio e compare quando questo è rialzato sopra la cripta seminterrata al termine della navata principale.
Breccia: roccia sedimentaria formata da frammenti a spigoli vivi e di dimensioni in media superiori ai 2 mm, cementati da materiali diversi. È usata spesso come materiale ornamentale.
Gola: modanatura architettonica concava a sezione semicircolare disposta come elemento rientrante intermedio fra le due sporgenze dei tori.
Listello: modanatura costituita da una superficie sottile piana, rientrante o aggettante.
Toro: modanatura architettonica convessa a sezione circolare disposta come elemento sporgente e usato in coppia, contrapposto alla gola.
Racemo: decorazione di origine romana, consistente nella rappresentazione stilizzata di tralci vegetali intrecciati, talvolta con l'inserzione di elementi animali o umani.
Niellatura: tecnica di incisione su metallo secondo la quale si riempiono i solchi prodotti dal bulino( un'asticciola d'acciaio con punta acuta) con una pasta scura composta da rame rosso, argento fino, piombo, zolfo croceo, borace. È il riempimento a mastice del disegno graffito sulla superficie di marmo.
Pennacchio: superficie che serve da raccordo fra la cupola e il suo sostegno quando i due perimetri no corrispondono esattamente, essendo uno circolare e l'altro poligonale. Si chiamano pennacchi anche quelle forme triangolari, con i lati curvilinei, che si interpongono fra gli archi accostati e che hanno il vertice rivolto verso il basso in corrispondenza di ciascuna delle colone sottostanti.
Euritmia: distribuzione armonica delle varie parti di un'opera d'arte.
Arco a sesto acuto: arco con forma allungata e formato dall'intersecazione al vertice di due archi di cerchio aventi ciascuno il proprio centro in due punti diversi e laterali della corda e la cui freccia è di misura superiore alla metà della corda stessa.
Pianta a croce latina: pianta di edifici religiosi cristiani con forma di croce, il cui braccio longitudinale è più lungo di quello trasversale.
Lumeggiatura: rapido tocco di colore chiaro che rischiara una zona scura per far risaltare i colori.
Pala d'altare: pittura su tavola o su tela posta sopra l'altare.
Stalattiti: nell'architettura araba è definita a stalattiti la decorazione di volte e soffitti nei quali si aprono nicchie ravvicinate e ordinate le cui estremità sono molto sporgenti e discendenti verso il pavimento.
Stilema: procedimento stilistico proprio di un certo autore o di una certa epoca.
Chiostro: cortile circondato da porticati. Originariamente situato all'interno di un monastero. È presente anche accanto a cattedrali in cui i canonici conducevano vita monastica.
Iconoclastia: violenta condanna del culto delle immagini sacre propria dell'impero romano d'oriente nei secoli XIII e IX.
Pilone: pilastro di grandi dimensioni.
Arco rampante: semiarco che scavalca una struttura architettonica per andare a contenere la spinta laterale delle volte di un'altra struttura più alta.
Plateresco: stile decorativo caratteristico della architettura spagnola, contraddistinto dall'esuberanza ornamentale.
Cuspide: estremità appuntita, guglia, coronamento.
Campata: spazio compreso fra strutture portanti vicine o collegate fra loro
Vela: uno dei quattro spicchi della volta a crociera o anche la superficie a volta che copre uno spazio quadrato.
Pianta a croce commissa: è la pianta a croce latina nella quale il transetto si dispone al termine del braccio longitudinale.
Pilastro polistilo: pilastro formato da un fascio di colonnine.
Pietra forte: varietà di pietra, di colore tendente al marrone chiaro; essendo molto resistente alle intemperie, è usata particolarmente per gli esterni.
Pilastro cruciforme: pilastro la cui pianta è a forma di croce.
Piliere: pilastro formato dall'accostamento di vari pilastrini o colonne, sinonimo di pilastro polistilo.
Stereometria: geometria solida o anche spaziale; tridimensionalità.
Beccatello: mensola di sostegno delle travi o, nell'architettura militare medievale, struttura a sbalzo a forma di archetto atta a sorreggere un ballatoio sporgente dal muro, dal quale i difensori potevano dominare dall'alto gli assalitori, facendo piombare su di loro, mediante apposite aperture nel pavimento, ogni tipo di oggetti contundenti e olio bollente.
Merlo: elemento terminale collocato sul coronamento di opere fortificate o di edifici civili. I merli, costruiti in serie, avevano funzione di riparo o semplicemente decorativa. Quelli cosiddetti a coda di rondine si riallacciano alla fazione ghibellina; quelli di forma quadrata, alla fazione guelfa.
Bugna: la parte sporgente delle pietre costituenti un paramento murario, detto bugnato.
In falso: elemento architettonico che non è costruito come prosecuzione di un'analoga struttura verticale, bensì è appoggiato a una struttura orizzontale.
Arco sbarrato: arco o formato da un arco a sesto acuto, cieco, sotteso da un altro arco depresso praticabile.
Cuspidato: terminante a forma di cuspide.
Tricuspidato: fornito di tre cuspidi.
Trittico: quadro medievale composto da tre tavole accostate lateralmente.
Gattone: decorazione gotica che orna gli archi, arrampicandovisi come farebbe un gatto.
Cosmatesco: stile tipico dei marmorari romani in età romanica, consistente nell'ornamentazione di pavimenti, cornici e suppellettili sacre mediante tarsie marmoree cromatiche di forme variate e fantasiose, senza relazione diretta con l'architettura. Nell'800 questa decorazione fu chiamata cosmatesca perchè la sua realizzazione era tipica della famiglia dei Cosmati.
tempera: tecnica pittorica che usa colori sciolti in acqua e, come agglutinante, tuorlo o albume d'uovo, latte, colle, gomme, cere ecc.
Biacca: sostanza colorante bianca formata da ossido di zinco o da carbonato basico di piombo.
Odegetria: l'attributo della Madonna quando è rappresentata in trono col Bambino in braccio offerto all'adorazione dei fedeli e con una mano sollevata in atto di preghiera.
Balza: fascia inferiore delle pareti di una stanza.
Tono: grado di luminosità e di intensità di un colore. È detta pittura tonale quella che si basa non sull'accostamento di colori diversi, ma sulla loro fusione graduale, in un accordo reciproco, cosicchè nessuno di essi assuma il ruolo di protagonista assoluto, ma tutti insieme concorrano, senza contrasti, a determinare la sensazione volumetrica degli oggetti rappresentati.
Predella: parte inferiore di un polittico medievale o comunque di una tavola dipinta o scolpita, sulla quale sono raffigurate generalmente storie della vita dei personaggi sacri rappresentati nella parte superiore.
Cimasa: la parte cuspidale di una tavola.
Monoculare: Visione ottenuta con l'uso di un solo occhio.
Binoculare: visione ottenuta con l'uso contemporaneo di entrambi gli occhi.
Ancona: dipinto su tavola destinato a essere posto sopra l'altare ; per estensione, la tavola di legno su cui viene eseguito il dipinto.
Mistilineo: Disegno formato da linee ad andamento retto e curvo.
Racemo: Decorazione di origine romana consistente e nella rappresentazione stilizzata di tralci vegetali intrecciati, talvolta con l'inserzione simbolica di elementi animali o umani.
Ara: Struttura rilevata destinata ad accogliere le offerte agli dei.
Alessandrino: Relativo all'alessandrinismo ossia alla corrente artistica che rappresenta con raffinatezza temi tratti dalla natura e dalla vita dei campi, fiorita principalmente ad Alessandria d'Egitto nell'ambito della cultura ellenistica.
Chiaroscuro: mescolanza variamente graduata di chiaro e di scuro e quindi il passaggio dalla luce all'ombra.
Ponderazione: distribuzione dei pesi. Il termine è usato in scultura soprattutto a proposito delle statue di Policleto e di quelle di tutti gli artisti che si sono ispirati a lui. La ponderazione consiste nell'appoggio della figura umana su una gamba sola, detta portante o tesa, mentre l'altra detta stessa o libera, leggermente arretrata, bilancia il corpo.
Luminismo: Effetto ottenuto mediante la creazione di forti contrasti fra luci e ombre. Sebbene si tratti di un termine proprio della pittura, per analogia lo si può estendere anche ad opere di scultura.
Arco: struttura architettonica costituita da pietre cuneiformi disposte radialmente. Grazie a tale disposizione, la forza di gravità che preme sul concio centrale, detto chiave di volta ,si divide in due forze laterali che si scaricano sulle spalle di sostegno dell'arco. La larghezza massima è detta corda, l'altezza massima fra la corda e la chiave di volta è detta freccia. L'arco si dice reale per distinguerlo da forme simili che tuttavia non adempiono la medesima funzione statica.
Pilastro: membratura architettonica verticale e di sostegno, a pianta quadrata o poligonale.
Colonna: Elemento architettonico verticale, a sezione circolare, posto a sostegno di archi e architravi. Il fusto ha quasi sempre una base e un capitello.
Architrave: Elemento architettonico orizzontale che può collegare tra loro due colonne o due pilastri e sostenere le strutture sovrastanti.
Modulo: unità di misura fissata in seguito a vari criteri e base di ogni successivo sviluppo. Comune a tutte le epoche che si fondano sulle razionalismo, a partire da quella classica.
Rilievo: tecnica scultorea che consiste nel far rilevare le immagini dal piano di fondo . A seconda che queste sporgevano più o meno, si parla di alto, medio, basso rilievo.
Prospettiva: nella geometria descrittiva è la tecnica per rappresentare immagini tridimensionali su una superficie piana con un punto di vista e un punto di fuga verso il quale convergono le linee in profondità. In senso generale prospettiva è il nostro modo di vedere in profondità e di rendere in due dimensioni i volumi e lo spazio.
Cupola: copertura architettonica, curvilinea verticalmente e orizzontalmente, ottenuta dalla rotazione di un arco di circonferenza o di parabola intorno a un asse verticale. È detta anche cupola reale per distinguerla dalla pseudocupola che, pur avendo l'aspetto della prima, è costituita da filari di pietre concentri ci, progressivamente ristretti verso la sommità, e non possiede perciò la stessa resistenza.
Tamburo: elemento architettonico a sviluppo poligonale o cilindrico su cui si imposta la cupola.
Volta: struttura di copertura dalla superficie curva, che obbedisce a leggi statiche di scarico delle forze, analoghe a quelle e dell'arco detto reale.
Chiave di volta: concio posto al vertice dell'arco o della volta, che chiude, con la sua forma a cuneo, la serie degli altri conci disposti in curva e in taglio ed è quindi elemento indispensabile per scaricare la forza di gravità su i sostegni laterali.
Calotta: una delle due parti in cui un piano secante divide una sfera.
Cupola a archiacuta: si dice di cupola la cui curvatura presenti il profilo di un arco a sesto acuto.
costolone: elemento portante di una volta o di una cupola, aggettante sulla sua superficie interna, o esterna come se ne fosse l'ossatura.
Vela: uno dei quattro spicchi della volta a crociera o anche la superficie ha volta che copre uno spazio quadrato.
Abside: struttura architettonica a forma di nicchia semicircolare o poligonale, sormontata da una volta a quarto di sfera detta catino o conca. Già usata nell'architettura romana, si trova di norma nelle basiliche paleocristiane a conclusione della navata centrale e talvolta anche di quelle laterali.
Nicchia: cavità, spesso a forma di semi cilindro sormontato da un quarto di sfera, ricavata nello spessore di una muro.
Semicolonna: colonna tagliata a metà in senso verticale e perciò a sezione semicircolare, addossata a un pilastro o a una parete, con funzione per lo più ornamentale.
Corinzio: ordine architettonico greco la cui colonna, simile nella sua struttura a quella ionica, è sormontata da un capitello formato da un motivo ornamentale che riproduce in forma stilizzata le foglie di acanto. Nato posteriormente al dorico e allo ionico, ha avuto successivamente una applicazione molto vasta.
Lanterna: parte terminale della cupola, in forma di edicola, avente la funzione di immettere luce all'interno.
Occhio: finestra o apertura circolare oppure ovale posta su una parete o su una volta.
Portico: ambiente delimitato su uno o più lati da una serie di colonne o pilastri; può avere funzione decorativa o anche di passaggio o di riparo.
Terracotta: argilla comune, a ricca di impurità ferrose, che, una volta cotta in forno, acquista un colore rossiccio più o meno uniforme. Prima della cottura, questa materia può essere plasmata in varie fogge. In uso fin dalla preistoria per vasi e statuette, ebbe notevole sviluppo soprattutto a partire dalle civiltà egea e greca e fino a tutta l'età rinascimentale, venendo anche utilizzata per la realizzazione di modelli di statue. La terracotta si presta inoltre ad essere rivestita di materiale vetroso che le conferisce lucentezza e la rende adatta a ricevere una vivace decorazione cromatica.
Basamento: parte inferiore di un edificio che funge da base di tutta la costruzione o elemento che funge da sostegno per un monumento.
Intercolumnio: spazio intercorrente tra due colonne.
Arco a tutto sesto: l'arco a tutto sesto ha forma di un semicerchio il cui centro si trova nel mezzo della corda ; questa è pari al diametro e la freccia è pari al raggio del cerchio.
Tridimensionale: dicesi di oggetto rappresentato mediante tre dimensioni ( altezza, larghezza e profondità ). La rappresentazione del volume nello spazio si ottiene rendendo evidente la terza dimensione ( profondità ).
Bidimensionale: dicesi di oggetto rappresentato mediante due sole dimensioni ( altezza e larghezza ) e perciò privo del senso di volume e di profondità ( la terza dimensione ).
Parasta: semipilastro addossato alla parete, spesso con funzione di sostegno, dotato di capitello e base e talvolta anche scanalato e rudentato.
Rudentato: riferito a pilastro o colonna forniti di rudente, è elemento decorativo a forma di sottile cilindro che riempie talvolta la parte inferiore della scanalatura.
Timpano: superficie triangolare compresa fra i due spioventi del tetto e il fregio.
Basilica sacra: nell'architettura religiosa, edificio di culto, a pianta rettangolare, diviso in tre o cinque navate, adottato dai cristiani perché particolarmente adatto allo svolgersi del rito. La pianta trae origine da quella dell'omonimo edificio romano pubblico, adibito a luogo di riunione soprattutto per trattare gli affari.
Transetto: braccio che interseca trasversalmente quello longitudinale della basilica cristiana, a due terzi o al termine, costituendo simbolicamente la forma di una croce, detta latina. Questa viene definita immissa, se il transetto è a due terzi del braccio lungitudinale, oppure commissa, se è al termine di esso.
Cappella: piccola ambiente religioso, isolato o annesso a una chiesa.
Navata: ciascuno degli spazi, diviso dagli attigui mediante colonne o pilastri, che costituisce un organismo architettonico a sviluppo longitudinale.
Abaco: lastra quadrata che costituisce la parte superiore del capitello dorico. Sudi essa poggia direttamente l'architrave.
Capitello: elemento terminale della colonna, di varia forma: dorico , tuscanico, ionico, corinzio ecc. È detto capitello pensile quando, invece che sostenuto da una colonna, sporge da una parete.
Dado brunelleschiano: elemento di forma cubica, interposto tra il capitello e l'imposto dell'arco, tipico dell'architettura Brunelleschiana.
Ballatoio: corridoio o passaggio a sbalzo, sporgente dal muro che lo sostiene e ha adibito a disimpegno.
Pietra serena: , a via
Tribuna: zona sopraelevata riservata al presbiterio.
Lunetta: porzione di muro limitata superiormente da un arco e posta, generalmente, sopra a porte e finestre. Spesso è ornata con pitture o rilievi.
Arco di trionfo: monumento romano costituito da una o più arcate, dette fornice, ed eretto per commemorare le vittoriose imprese militari di un imperatore.
Fornice: apertura di un arco monumentale.
Aggettante: elemento architettonico o scultoreo sporgente.
Capitello composito: fonde le volute del l capitello dell'ordine ionico con le foglie di acanto di quello corinzio.
Tuscanico: ordine architettonico di origine etrusca, particolarmente diffuso nell'arte romana, nel quale il capitello è simile a quello dorico, ma la colonna è fornita di base.
Ionico: ordine architettonico greco, la cui colonna ha una propria base costituita da sporgenze dette tori e rientranze dette trochili; è snella, rastremata verso l'alto e fittamente percorsa da sottili scanalature intervallate da crinali divisori arrotondati. Nel capitello, l'echino è ornato con decorazioni ovoidali; fra esso e il sovrastante abaco quadrato, un elemento intermedio si curva lateralmente in due ampie volute. L'architrave si divide in tre fasce ed è sormontato da un fregio continuo decorato con rappresentazioni di esseri animati.
Bifora: finestra a due aperture divise da una colonnetta o da un pilastrino, costituenti un unico motivo architettonico.
Lesena: semipilastro addossato alla parete, spesso con funzione di sostegno.
Frontone:
Tarsia: prodotto dell'intarsio, tecnica consistente nell'incastrare una superficie, intagliata secondo un disegno ornamentale o figurativo, listelli sagomati, in genere dello stesso materiale della superficie ma di colore differente. Tale tecnica è utilizzata principalmente nella lavorazione del legno e del marmo.
Dicromia: il termine indica la presenza contemporanea di due colori.
Voluta: elemento decorativo architettonico costituito da una spirale avvolta su un nucleo centrale. La voluta può fungere inoltre da elemento di raccordo tra l'altezza della navata centrale e quella delle navate laterali in facciate tripartite.
Lacunare: scomparto rientrante nel soffitto, noto alle civiltà architettoniche antiche ma elaborato e raffinato da i romani.
Basilica civile: edificio romano pubblico, utilizzato come luogo di riunione; era costituito da un'aula rettangolare divisa mediante colonnati in tre o cinque navate. Il lato opposto all'ingresso ospitava la tribuna riservata ai giudici, sopraelevata e quadrangolare o semicircolare.
Intradosso: superficie interna al di un arco o di una cupola; anche la superficie interna di una porta o di una finestra, corrispondente allo spessore del muro.
Prospettiva aerea: è la prospettiva in cui le distanze sono rese rappresentando l'atmosfera intercorrente fra l'osservatore e i vari oggetti della composizione.
Stacciato: tipo di rilievo in cui le figure sono compresse sempre più dal primo piano verso il fondo; è finalizzato ad ottenere, in breve spazio, il senso della profondità.
Sovrapporta: termine con cui si indica un bassorilievo o un dipinto che si trova al di sopra dell'architrave di una porta, con cui compone per lo più un unico insieme decorativo.
Sottosquadro: tecnica scultorea consistente nel creare dei vuoti dietro le figure di un rilievo in modo da formare angoli acuti con il piano di fondo.
OPERE:
Pianta della basilica: tre navate absidale, con quadriportico antistante. Quest'ultimo è ormai eccezionale nell'architettura cristiana, perché ha perso la sua funzione di accogliere i catecumeni, perché tutti vengono battezzati alla nascita. La sua nuova funzione è quella di accogliere i cittadini che si radunano per discutere dei loro problemi, come una piazza, ma più intima. Dalla loggia superiore della facciata il vescovo benedice la folla, e le alte magistrature del comune parlano ai cittadini. Le membrature del portico sono evidenti: arcate a doppia ghiera, cornici sostenute da archetti pensili, pilastri fiancheggiati da semicolonne, le sottili lesene che suddividono la superficie superiore in settori. La lice colpisce le sporgenze lasciando in ombra le rientranze. Queste costituiscono una filettatura scura che accentua l'aggetto delle forme, dando massimo risalto alle strutture. La facciata a capanna è tipicamente lombarda. Le arcate della loggia superiore, seguendo l'andamento degli spioventi, alleggeriscono la gravità della facciata. All'interno, sono visibili tre zone, con funzione diversa: le navate e i matronei, dove sostano i fedeli; la cripta parzialmente sopraelevata, dove si custodiscono le sacre reliquie dei santi; il coro, sopra la cripta, dove i monaci cantano gli inni in lode del Signore. C'è una perfetta corrispondenza tra interno ed esterno e fra le varie parti dell'interno: infatti, dalle pareti esterne fuoriescono contrafforti più o meno robusti a seconda della loro posizione; inoltre, gli spazi laterali dell'atrio corrispondono numericamente a quelli delle navate minori e ancora, l'intero spazio della basilica è suddiviso in quattro quadrati nella navata centrale, e in otto nelle navate laterali. Questo ci riporta alla tradizione, ma la concezione è completamente diversa: prima lo spazio era unitario e l'impianto prospettico conduceva direttamente verso l'altare, esprimendo simbolicamente la presenza del divino. Ora invece, tutto è suddiviso in settori ed è umano, concreto. Per rendersene conto bisogna notare la sostituzione della tradizionale copertura a capriate o piana, con la volta a crociera in pietra e in cotto. Essa ha un vantaggio: mentre la volta a botte scarica i pesi continuamente ed equamente sulle pareti di sostegno, che sono quindi sottoposte al medesimo sforzo per tutta la loro lunghezza, in quella a crociera, i pesi si scaricano in una direzione diagonale incrociata, e si esauriscono sui quattro angoli. I costoloni aumentano questo vantaggio. È possibile che l'architettura romanica scelga la pietra per evitare il pericolo degli incendi, ma soprattutto perché esige una solidità e razionalità delle sue costruzioni. Perciò, rispetto alla crociera romana, i costoloni romanici si staccano maggiormente dalle vele, rendendo più evidente la loro funzione portante. Il materiale non è ricco, possente, prezioso, come nelle basiliche ravennati. È povero e locale: pietra, intonaco, mattone. Questa scelta può essere dovuta a varie ragioni: rivoleva usare lo stesso materiale con cui è stata costruita la città; la materia non è più considerata simbolo del peccato, ma del lavoro umano; lo stacco cromatico fra la pietra e il laterizio, fra pietra e intonaco, rende inequivocabili le funzioni architettoniche: in pietra o cotto le membrature di sostegno, in mattone o intonaco le parti prive di impegno statico; economiche. L'illuminazione della navata centrale avveniva nelle antiche basiliche mediante grandi aperture al di sopra degli archi. Ma in S Ambrogio non c'è spazio per le grandi aperture: il matroneo occupa tutto lo spazio disponibile. La maggior fonte di illuminazione è offerta dai finestroni della facciata. La luce percorre quindi la basilica longitudinalmente, illuminando la faccia anteriore e lasciando in ombra quella posteriore, accentuando il risalto delle sporgenze. L'illuminazione è dunque funzionale a tutta la concezione della basilica. Qui la luce è scarsa, contrastata, non diffusa, serena, ferma. Ogni campata è un organismo autosufficiente. L'ambiente totale non è perciò unitario, ma misurabile, la ragione umana riesce a dominarlo, suddividendolo in sezioni uguali.
Esterno: è privo di ogni consistenza volumetrica: il prevalere della larghezza, delle aperture, delle linee curve, degli elementi ornamentali, del colore, la presenza di andamenti orientaleggianti, tutto contribuisce ad annullare il senso della massa strutturale. Si osservi come gli arconi inferiori, profondamente incassati, perdano peso perché i grossi pilastri di sostegno si ornano in due ordini di innumerevoli pilastrini giustapposti; la balaustra crea un diaframma traforato, quasi inconsistente; il moto continuo del coronamento e delle cupole impedisce di definire orizzontalmente il limite superiore della costruzione. Interno: per accedervi occorre varcare un atrio, che abbraccia la basilica su tre lati e che funge da esonartece e da endonartece: è esterno, perché per entrare in chiesa occorre varcare uno dei tre portali, e, al tempo stesso, è interno, perché ,a sua volta, è separato dalla piazza mediante cinque archi strombati. l'atrio è raccolto; ma le sue strutture sono la preparazione necessaria per il passaggio alla Chiesa: sono tramite fra aperto e chiuso, fra la vastità della piazza, invasa dalla luce naturale e l'illuminazione irreale dell'interno. L'interno è costituito da cinque strutture ( ciascuna con cupola e quattro arconi per lato ) organizzate in una croce greca. Anche la cupola è un elemento accentratore. Ma poichè qui le cupole sono cinque e ognuna di esse attira a sè lo spazio, abbiamo invece un effetto di decentramento; così come il moto generato dagli arconi è pluridirezionale.è eccezionale la ricchezza decorativa offerta dalle suppellettili, dalla pavimentazione a tarsie marmore colorate e soprattutto, dai mosaici. Questi, rivestendo per intero le superfici interne della basilica, seguono le curve dei grandi archi e delle cupole che determinano perciò angoli di incidenza e di riflessione luminosa continuamente variati, smaterializzando totalmente le strutture murarie.
è a pianta ottagonale, la quale fa si che ciascuna faccia risulti definita. gli elementi paleocristiani sono: la divisione di ciascun lato in nove settori regolari; la presenza di semipilastri, semicolonne e paraste, scanalate e rudentate, sovrapposti gli uni agli altri, e sormontati da capitelli, e di finestrelle alternatamente arcuate e timpanate con paraste laterali; all'interno, l'uso di colonne e paraste scanalate e rudentate. Queste strutture hanno funzione portante, le une e le altre e reciprocamente coincidenti. Solo le paraste collocate in alto non hanno analoga relazione con dell'interno. L'ornamentazione, qui, contribuisce a rendere più chiara la forma. Nei settori inferiori, rettangolari, le tarsie sono quadrangolari; nei settori intermedi, sono arcuate; nei settori superiori, quadrati, tornano ad essere quadrangolari. Il disegno geometrico dell'esterno, bidimensionale nelle tarsie, poco rilevato negli elementi architettonici, prepara alla comprensione dell'interno, le cui strutture, dovendo sostenere il peso maggiore della cupola, sono staccate dalla parete, denunciando la loro funzione portante. Dunque, non esiste soltanto l'evidenziazione materiale delle strutture portanti, ma anche la loro traduzione in forma geometrica, così da ricondurle all'idea.
la facciata è divisa orizzontalmente in due sezioni da una cornice, sottolineata con una doppia fascia di marmo verde. La parte inferiore è scandita da cinque archi ciechi, sostenuti da semicolonne, indicando fin dall'esterno il ritmo delle arcate interne. Entro l'arco centrale e nei due estremi laterali si aprono gli accessi alle tre navate. In questa zona della facciata il gioco dicromico è sobrio e misurato, come nella maggior parte del battistero. La zona superiore si arricchisce di motivi raffinati ma non funzionali alle forme architettoniche, talmente fitti che distolgono l'attenzione dagli elementi chiarificatori, come le quattro bianche paraste classiche che suddividono questo settore in tre parti geometriche ed equilibrate, nella centrale delle quali è presente una finestrella timpanata. Il mosaico, con la vivezza dei suoi colori, contribuisce a togliere organicità alla facciata. L'interno ha la serenità solenne di una basilica paleocristiana. Ma la fuga prospettica è frenata dagli arconi trasversali e dai pilastri a fascio che li sostengono, e lo spazio si articola in tre livelli: quello anteriore dove sostavano i fedeli, quello seminterrato della cripta dove sono conservate le reliquie di San Miniato, quello sopraelevato dal presbiterio riservato ai monaci. Solo il Tabernacolo del Crocifisso nella navata centrale impedisce la totalità della visione. Il soffitto è realizzato con capriate.
Duomo di Pisa
Ha una struttura verticalistica, per probabile influenza normanna, ed esprime un forte senso della massa grazie ai nitidi volumi, privi di ornamenti superflui. La chiesa riprende alcuni caratteri del romanico: la tripartizione della facciata mediante alti semipilastri, in corrispondenza con la divisione all'interno in tre navate; le finestre che alleggeriscono l'esterno; la soggetta che corre lungo la fiancata; gli archetti pensili; il protiro. Ma qui, più che il contrasto chiaroscurale, è importante la netta profilatura dei volumi e delle superfici. Sui fianchi ci sono profonde arcate cieche che imprimono un ritmo solenne nell'alternanza di pieni e vuoti, che sono una caratteristica delle basiliche pugliesi. La maestà dell'interno è turbata dai bassi arconi trasversali aggiunti successivamente per rinforzo.
Duomo di Monreale
Storie della Genesi
la base della lastra di marmo, le rosette attorcigliate che ornano il bordo superiore, le personificazioni del sole e della luna, la fascia che orla la composizione sono elementi di origine classica. Ma la tecnica della niellatura e la bidimensionalità dell'ornato dimostrano che il classicismo è filtrato attraverso il bizantinismo, da cui derivano la simmetrica disposizione delle figure e la simbolica misura delle teste, superiore alla media del reale. È provenzale il predominio delle linee. Le cornici, superiore e inferiore, determinano un incasso che ci induce a concentrarci sull'evento che si svolge al suo interno, conferendogli il ruolo di protagonista. La concentrazione risulta ancora maggiore a causa della spaziatura della fascia. Negli angoli superiori sono raffigurati le personificazioni del sole e della luna, simboli del passare del tempo e rispettivamente della luce cristiana e delle tenebre. Le due figure femminili più basse che precedono i due gruppi, rappresentano la Chiesa, a sinistra, e la sinagoga, a destra, che piega la testa sconfitta. Dal fondo si staccano le figure isolate, ma animate da molteplici linee. da sinistra verso il centro si accentua il movimento. Nicodemo sale sulla scala per schiodare la mano sinistra di Gesù. Tutto è perfettamente bilanciato(linee verticali, oblique). Viene interpretata calma, tranquillità, non urla e dolore.
Cristo eretto, con gli occhi aperti, vincitore della morte fisica, secondo uno schema bizantino. Non sofferente, non umano, privo di corporeità, idealizzato, distaccato dal mondo.
Cristo con la testa reclinata nella morte, occhi chiusi, corpo abbandonato, non si rappresenta la divinità di Cristo, ma la sua umanità. Non è distaccato dal mondo, ma uomo come gli altri uomini. Ogni fedele può sentire in sé le sofferenze che Lui ha patito, comprendendo l'alto valore della sua missione terrena. Si può vedere la sua corporeità, sono state tolte le figure di contorno per dare maggior rilevanza alla drammaticità, le sporgenze anatomiche sono violentemente sbalzate, non c'è naturalismo, ma interpretazione del dolore. È rappresentata non la sofferenza di Gesù, quanto quella di chi assiste.
Basilica di Assisi
Santa Maria del Fiore
Campanile di Giotto
Santa Maria Novella
Pianta a croce commissa, con cappelle rettangolari lungo il transetto, ai due lati del coro, che ha l'abside poligonale. L'interno risulta unitario per l'elevazione delle navate laterali e per l'altezza e l'ampiezza delle arcate di comunicazione, tanto più che, a sostegno di queste, invece di pilastri polistili, si trovano semplici pilastri a pianta ottagonale. Ne nasce una calma solenne, un'esatta definizione dei volumi e dello spazio, contenuto, senza fughe prospettiche, nella solida intelaiatura delle strutture.
Castel del Monte
Palazzo delle signorie, Firenze
Palazzo pubblico di Siena
Cimabue appare meno violento, ma più monumentale. Il corpo, che ha il colore della morte, si flette, si inarca distaccandosi dalla croce. I risalti volumetrici sono ottenuti con passaggi chiaroscurali graduati. Scompaiono la tripartizione del ventre e la doratura delle pieghe del perizoma. Anzi, questo non è più rigido, ma è velato.
il fondo, che ne gli affreschi ha assunto il colore azzurro del cielo, qui è ancora d'oro. Emergono salde e robuste le strutture del trono, l' impostazione tridimensionale è resa dalla concavità dei gradini, dalla fuga prospettica dei braccioli e dalla disposizione semicircolare degli angeli. Su di esso siede la Madonna, dal volto leggermente chiaroscurato e inclinato, con un'espressione di umana dolcezza, indicando il Bambino ai fedeli. È un'apparizione celeste in terra, ma non inconsistente. A rendere più sciolto, meno astratto il suo atteggiamento, i piedi sono appoggiati su due gradini di diversa altezza. Il ginocchio scompare sotto la veste, che è priva di volume, quasi a voler nascondere la realtà. C'è dunque qualche contraddizione: da un lato Cimabue ha ormai preso una strada tendente alla resa volumetrica e razionale delle cose; dall'altro lato egli è ancora condizionato dalla tendenza tradizionale alla rappresentazione simbolica. Per esempio, la Madonna ha misure maggiori degli altri personaggi, e le pieghe del suo manto e della sua veste sono lumeggiate con strisce dorate. Il significato simbolico della discesa della Vergine in terra è espresso dagli angeli, che sembrano sostenere il trono sopra tre nicchie, dove sono rappresentati quattro profeti, coloro che, preannunciando la venuta di Cristo, ne costituiscono il fondamento storico. Questi quattro busti sono raffigurati con potenza, attraverso il chiaroscuro e il segno deciso. Si osservi la forza espressiva dei loro volti, il volgersi impetuoso dei due profeti laterali.
Affreschi di Assisi di Giotto
Cappella Scrovegni
Madonna di Ognissanti
Il trono, in prospettiva obliqua, è centrale, fragile, traforato. La spalliera è rivestita da un magnifico drappo. Gli angeli sono scalati in profondità: gli inferiori poggiati davanti alla predella del trono, gli intermedi ai lati, mentre i superiori, un po' arretrati, toccano lo schienale. La disposizione simmetrica, l'assenza di appoggio per quelli che stanno più in alto, contribuiscono a eliminare la sensazione di spazialità facendoli apparire sovrapposti su un unico piano. Anche nel bambino si riscontra un accenno di esistenza concreta, che invece manca nel corpo della Madonna, completamente nascosto nel manto blu. Il manto della Madonna vive per la qualità del colore, percorso dalla linea dorata dell'orlo, mossa da curve, morbida, musicale. Giustapposti al blu del manto e all'orlo del fondo, gli altri colori, di estensione minore, non sono però mai secondari quanto a qualità, l'uno esaltandosi rispetto all'altro. A questo scopo è finalizzato ogni dettaglio.
Ha tutta l'esuberanza decorativa del gotico fiorito. All'esterno si arricchisce di grandi pilastri, archi rampanti, gattoni, guglie, l'alto tiburio sormontato dalla statua della Vergine secondo una forma triangolare tipicamente gotica. È unitario. Le pareti perdono la funzione di struttura portante per aprirsi in grandi finestre con vetrate policrome che inviano una luce fantasiosa e irreale all'interno, dove la suddivisione in cinque navate toglie unità allo spazio. Questo è accentuato dal fatto che le arcate acute, molto elevate, strette, appoggiate a pilastri mossi da molteplici costoloncini, impediscono la visione laterale e imprimono all'insieme una spinta verso l'alto, che non si ferma perché non incontra linee orizzontali. . la decorazione prende il sopravvento sulle strutture architettoniche.
Pulpito del Battistero di Pisa
Pulpito del Duomo di Siena
Pulpito di Pistoia
Pulpito del duomo di Pisa
Santa Maria del Fiore
È espressa una concezione nuova, chiara, razionale, sia in superficie, sia in profondità. La tipologia dell'edificio con facciata a portico, che costituisce un ambiente intermedio fra interno ed esterno, è di origine medievale. La fronte dell'edificio è spartita orizzontalmente in due settori mediante le cornici, ed è definita, in basso, dal basamento con 9 gradini, in alto dal tetto. Al vuoto delle arcate della zona inferiore corrisponde il pieno della superficie liscia della parte superiore interrotta dalle finestre, ciascuna posta in corrispondenza di un arco. L'intercolumnio delle arcate, 9 come i gradini, è pari all'altezza delle colonne e alla profondità del portico, mentre l'arco sovrastante è alto la metà di questa misura. Quindi si può notare una partizione geometrica tridimensionale nella parte inferiore, e bidimensionale nella parte superiore. In questo consiste il senso della misura classica. Ma possiamo parlare di classicità, non di classicismo. Perché gli elementi morfologici che sembrerebbero derivati dal mondo antico, sono in realtà comuni al linguaggio architettonico della cultura fiorentina.
È un vano perfettamente cubico sormontato da una cupoletta a base circolare. Si può notare il diagramma modulare della sezione. Una misura fondamentale, con i suoi multipli, costituisce l'intera composizione. Lo spazio è definito mediante le linee verticali. Una cornice orizzontale taglia esattamente a metà la superficie verticale, per indicare la corda dell'arco. Anche la cupola si definisce mediante i costoloncini. Al centro di una parete si apre la tribuna, anch'essa quadrata, costituita da tre cubi, sul terzo dei quali si imposta la cupoletta. Per rendere più elastiche le pareti e per evitare che lo spazio risulti angusto, nei tre lati sono state ricavate tre nicchie poco profonde delimitate da cornici sottili. La purezza del razionalismo brunelleschiano raggiunge qui il massimo livello.
San Lorenzo
Formelle della seconda porta del Battistero di Firenze
Porta del Paradiso
San Giorgio
essi sembrano gente comune, del popolo. Ma ciò ha un significato ben preciso: se l'uomo ha ricevuto da Dio il dono della ragione, significa che questa facoltà è in ciascun uomo, indipendentemente dal suo aspetto fisico. Per Donatello, anche nel povero, nel brutto si può riconoscere la divinità dell'uomo. I profeti non parlano perché ispirati da Dio, ma perché attraverso la sofferenza hanno conquistato la verità. Ciò è espresso mediante il contrasto fra le parti nude e la sovrabbondanza dei panneggi, il movimento plastico dei visi e il drammatico scontrarsi delle luci e delle ombre. Il rapporto con l'antichità romana è visibile nel: modo di disporre il mantello, le ciocche di capelli, l'espressività degli sguardi.
Donatello deve inserire nel breve spazio una storia complessa. Raggiunge lo scopo con la prospettiva. Il pavimento è a scacchi e determina quindi l'esatta collocazione di ciascun personaggio in primissimo piano. Alle spalle dei commensali, c'è una parete aperta da arcate. Queste, con l'intradosso, indicano lo spessore della parete, mentre, nei pilastri che sostengono gli archi, sono infissi dei pali la cui funzione spaziale è di grande importanza, perché la prospettiva lineare indica una distanza esatta solo in presenza di precise forme geometriche misurabili o in corrispondenza di determinati punti di riferimento. Mancando tali elementi si rischia di perdere il senso delle distanze. Ecco perché Donatello misura anche in alto lo spazio disponendo quei pali lungo le principali direttrici prospettiche. Al di là delle arcate si individuano un primo ambiente, in cui un suonatore accompagna il banchetto e un secondo ambiente, dove vediamo passare su un vassoio la testa del Battista, che poi vediamo di nuovo in primo piano a sinistra. Donatello ottiene dunque una straordinaria profondità spaziale, senza creare figure fortemente rilevate o distaccate dal piano. Egli le comprime sul piano di fondo e proporzione ad esse le altre. Nasce così lo stiacciato, mezzo con cui Donatello crea drammaticità: le figure si deformano. La calma delle figure del piano più lontano è solo apparente. La tragedia storica infatti si evidenzia progressivamente, via via che dal fondo si avanza verso i piani anteriori, ed esplode in primissimo piano, a sinistra, perché Donatello fa diverge violentemente le linee dal basso verso l'alto e dal centro verso i lati, come in una vera esplosione. Ogni figura, ogni particolare è scavato da una molteplicità di linee che si urtano, mentre la luce guizza, a contrasto con l'ombra. Si può parlare perciò di espressionismo, ma in senso lato: deformazione cosciente della realtà oggettiva per esprimere quello che egli sente. Donatello da coerenza all' insieme con la prospettiva: si osservi la linea ideale che, dalla testa del Battista sul fondo, conduce alla stessa testa in primo piano. Ecco che l'unità prospettica esprime un'unità drammatica.
La statua non è parte integrante dell'architettura, ma una forma autonoma, libera. Quindi, il guerriero si muove lentamente, ma con sicurezza nella piazza, in un'ideale marcia di conquista. Non conquista per forza d'urto, ma per superiorità intellettuale. Cavallo e cavaliere danno un'impressione di fermezza: il cavallo è solidamente appoggiato sulle zampe. Le due figure costituiscono un insieme unitario: i lunghi speroni si dispongono in linea orizzontale, parallelamente al bordo inferiore del cavallo, e il corpo eretto dell'uomo si collega alla massima elevazione della bestia tramite il braccio e il bastone di comando, che viene ripreso nella sua discesa obliqua dalla spada che ci conduce verso la coda, sottolineando la direzione di marcia. Il cavaliere è a capo scoperto: un elmo nasconderebbe il viso del guerriero, trasformandolo in una macchina bellica, priva di intelletto.
La Maddalena torna dal deserto, dove, con la distruzione della propria bellezza fisica, ha raggiunto la purificazione. La magrezza del corpo è evidenziata da molteplici linee verticali. I piedi aderiscono al suolo, seguendo le irregolarità del terreno. Le mani si uniscono in preghiera, ma si accostano appena. C'è nella figura un'intensità di vita spirituale riconquistata che culmina nel viso spettrale, ossuto, la cui magrezza è resa evidente dalla sporgenza del naso e del mento e accentuata dalle linee delle ciocche dei capelli incollati alle guance. La bocca, sdentata, si schiude, mentre gli occhi danno luce alla composizione con la loro pupilla viva ed espressiva.
Nel trattato De Pictura, l'Alberti affronta alcuni dei problemi fondamentali delle arti figurative del 400: la prospettiva, il disegno, la composizione, la luce. La prospettiva è come una piramide visiva, il cui vertice è costituito dall'occhio dell'osservatore. La superficie dipinta non è che un piano di intersezione di quella piramide. Ciò che è rappresentato prospetticamente è come posto al di la di una finestra che, incorniciando la figurazione, esclude rigorosamente tutto ciò che ne esula. Il disegno è una linea di contorno che individua l'oggetto, lo definisce, lo razionalizza. È un mezzo intellettuale per comprendere la realtà. La composizione è la ragione equilibratrice, coordinatrice delle cose viste, sottoposte alla legge umana. La luce è la gradazione chiaroscurale, creatrice dei volumi, che rende razionali le forme. Inoltre è fondamentale che il pittore esprima i diversi sentimenti degli uomini rappresentati. Nel trattato De re edificatoria, egli fissa alcuni canoni fondamentali. Secondo lui occorre stabilire una tipologia per tutti i generi di edifici. Inoltre l'edificio deve possedere l'utilitas, ossia la funzionalità(l'edificio deve essere in funzione dell'uomo, a sua misura), la firmitas, ossia la fermezza, la venustas, ossia la bellezza. Inoltre tratta il legame fra musica e architettura: entrambe ricercano l'armonia, l'una per i rapporti di suoni, l'altra per rapporti di linee.
Questo edificio è un sepolcreto monumentale per i dotti della corte dei Malatesta. La parte albertiana è un rivestimento della fabbrica preesistente. Le derivazioni dall'architettura romana sono: l'arco centrale incassato fra pilastri, ornati in alto da due ghirlande e fiancheggiato da semicolonne scanalate, ricorda il vicino arco di Augusto; la porta é di intonazione romana, come l'idea di dividere la fronte in due piani ponendo le paraste sopra le semicolonne inferiori; la cupola emisferica, poi, sarebbe stata ispirata a quella del Pantheon. Le differenze con l'architettura romana sono: il rapporto di larghezza e altezza nell'arco centrale della facciata è diverso da quello dell'arco di Augusto, con un risultato di maggiore snellezza; l'alto basamento che corre intorno all'edificio annulla il riferimento sia agli archi trionfali, sia agli acquedotti; la facciata produce un senso di disorganicità e di freddezza, soprattutto a causa dell'eccessiva ampiezza della superficie candida contenuta entro le arcate laterali, che risultano appiattite. Ma se l'opera fosse stata compiuta fedelmente al progetto, il risultato sarebbe stato un altro: la collocazione delle due ghirlande nei pennacchi dell'arco centrale, più in alto rispetto a quelle degli archi laterali, determinando un effetto prospettico di sbalzo del primo rispetto agli altri, crea una soluzione plastico spaziale che caratterizza l'intera fronte; le colonne dal capitello composito, ricevono dalla forte scanalatura un'alternanza decisa di luci e ombre e quindi una maestà che si coniuga alla grazia della decorazione della loro base e del fregio dello zoccolo. Se le arcate laterali della facciata avessero accolto le loro tombe, sarebbero stati profonde quanto quella centrale e avrebbero avuto un significato chiaroscurale analogo a quello delle arcate delle fiancate. La serie delle arcate, intervallate da pilastri con abaco fortemente sporgente, crea un ritmo solenne e pacato per l'equilibrato contrapporsi di zone sulle quali scorre la luce a zone nelle quali domina l'ombra. Nei pilastri sono incassate leggermente targhe rettangolari che creano un lieve movimento sottolineato dall'ombra sottile delle cornici. Al centro delle arcate si collocano le tombe dei letterati della corte malatestiana. Ne risulta un insieme grandioso, monumento alla perennità dell'uomo, pur nella morte.
L'Alberti divide le due parti (inferiore, gotica, e superiore, rinascimentale) con una doppia cornice contenente un motivo geometrico a quadrati. Lo schema è basato sul quadrato e sul cerchio. Al di sopra della cornice segna l'altezza della navata centrale con una zona saliente, ritmata da quattro lesene sporgenti e coronata da un frontone. Le tarsie dicrome chiarificano le superfici, dividendole in zone geometriche regolari. Due grandi volute raccordano, nella facciata, l'altezza della navata centrale a quelle delle navate laterali. L'arco d'ingresso sostenuto da pilastri classici ed è affiancato da due semicolonne.
ARTE ROMANICA: il termine romanico è stato coniato per istituire un parallelo fra l'arte di questi secoli e le lingue neolatine o romanze. L'area di diffusione dell'arte romanica si estende nei territori unificati dall'impero romano, nelle regioni germaniche, scandinave e slave. L'arte romanica è l'espressione di una società diversa da quella dell'inpero romano, una società che si colloca nel momento della crisi del sacro romano impero e del sistema feudale. La città viene riconquistando un ruolo preminente: il cittadino, con il suo lavoro, accumula denaro; il denaro o procura nuovo lavoro e si moltiplica. Le città, ormai ricche, tendono a gestirsi autonomamente. nasce il comune. Nascono le prime università. Nell'arte, la materia con la quale l'opera è costruita e il lavoro umano che l'ha trasformata devono essere chiaramente riconoscibili. La materia opaca che attraverso l'intelligenza e la manipolazione dell'uomo ha preso forme razionali, non è più simbolo dell'assenza di Dio, non è più peccato. Gli edifici sono creati dall'uomo per l'uomo, a dimensione umana. Venezia: la prima difficoltà nella costruzione dell'edificio, consisteva nel terreno sabbioso, non adatto a sostenere le normali fondazioni edilizie. perciò gli edifici potevano svilupparsi non in altezza, ma in larghezza, così da distribuire il proprio peso su un'area più vasta, e dovevano avere frequenti aperture per gravare meno sui muri portanti. Né si poteva dare il loro una forma geometrica preordinata. Non avendo risorse agricole, Venezia sfrutta l'Adriatico: attraverso esso, mantiene continui contatti commerciali con l'oriente, cosa che spiega l'orientalismo dell'architettura veneziana. L'arte veneziana è tuttavia profondamente originale. è sempre coerente, nell'insieme e nel particolare. È un'architettura di vuoti più che di pieni, cromatica e mutevole, ed è soprattutto doppia: quella costruita e quella riflessa, apparentemente uguale ma capovolta, fuggevole, inconsistente. L'arte veneziana è erede di quella bizantina nel senso che il grande patrimonio culturale, trasmesso attraverso Ravenna e conosciuto direttamente a Costantinopoli, viene rivissuto in un diverso ambiente e in una diversa società. L'arte bizantina, infatti, esprime la trascendenza divina e l'intangibile superiorità dell'impero, mentre quella veneziana esprime la calma serena, la coscienza della superiorità politica ed economica della città, l'assenza di contrasti. I suoi elementi fondamentali sono: prevalenza dei vuoti, leggerezza, e ricchezza ornamentale, unificazione di ogni dettaglio nel colore atmosferico. Venezia è dunque un'autentica civiltà si partiva, comprensibile soltanto nella sua unità complessiva. La straordinaria ricchezza delle forme e delle decorazioni fa si' che l'architettura sia mobile, che sfugga.
Nelle età romanica la scultura assume una funzione didattica.
ARTE GOTICA:
RINASCIMENTO: il termine rinascita è stato usato fra i primi da Giorgio Vasari nella metà del 1500 per significare l'età che avrebbe fatto rinascere l'arte e la cultura classiche, che si ritenevano completamente morte. Il Rinascimento non è una mera ripresa dell'antichità classica. Se lo fosse, sarebbe soltanto un'imitazione. Le varie forme d'arte sono espressione di determinati periodi storici. Il Rinascimento è dunque conseguenza del Medio Evo. E tuttavia è cosa diversa, perché diversa è la situazione culturale. Il Rinascimento giunge alla riscoperta dell'uomo. Esso è considerato centro del mondo, perché non può conoscere ciò che lo circonda se non attraverso se stesso, attraverso la propria ragione. Ma questa ragione è stata creata da Dio. Poiché Dio ha creato l'universo mediante leggi matematiche, è mediante la matematica che l'uomo può risalire al suo creatore, conoscere il mondo. Anche la prospettiva è considerata in maniera nuova. Tutti i messaggi della realtà sono trasmessi alla ragione solo attraverso gli occhi. Essa è lo strumento che permette di comprendere la realtà sottoponendola a una legge razionale e un universale. Dalla prospettiva deriva la ricerca della porzione, che permette di capire le varie cose nella comparazione fra l'una e l'altra; è anch'essa matematica e quindi di origine divina. L'arte rinascimentale non è meccanica come quella medievale, ma liberale: è una attività intellettuale. La prospettiva ci consente di renderci conto anche dell'esistenza degli altri, di rispettarne la presenza. Lo studio dell'antichità classica è riconducibile ad una nuova concezione della storia: studiando il testo antico, l'uomo può capire se stesso. Quindi la storia non è più la semplice elencazione di fatti avvenuti in altri tempi e luoghi, ma diventa la ricerca delle cause che hanno provocato certi eventi e le conseguenze ad esse relative. L'inizio del Rinascimento coinciderebbe con il 1492, ma le idee rinascimentali trovano attuazione già nei primi decenni del 400 con Brunelleschi, Donatello e masaccio, che sono i padri del Rinascimento. Umanesimo e Rinascimento costituiscono un movimento culturale unitario. Inoltre non è presente una frattura tra Medio Evo e Rinascimento. Il Rinascimento é laico, ma non nega Dio; afferma la priorità del problema umano perché solo così può giungere, attraverso la ragione, a Dio. La durata globale del Rinascimento e di quasi due secoli. Il Rinascimento è inizialmente fiorentino, perché è la misura, la definizione di spazi e volumi costituiscono il patrimonio tradizionale della città. Né si deve dimenticare la politica mecenatistica dei Medici, famiglia che nel 400 diviene una delle maggiori committenti di opere d'arte.
WILIGELMO:
qualità fondamentali: aderenza al tema trattato, immediatezza espressiva, forza della sintesi. Egli non descrive ogni particolare degli ambienti, ma centra l'attenzione sui personaggi principali, sulle loro azioni, esaltandone l'esistenza mediante lo stacco evidente fra il risalto delle forme emergenti e il piano liscio del fondo.
ANTELAMI:
Cura, più che la massa plastica compatta, la linea, che contorna le superfici e le incide, dando loro movimento e rendendole sensibili alle molteplici variazioni luminose. Di ciascun personaggio è interpretata la reazione psicologica, ogni atteggiamento, gesto. Mai però si scende alla teatralità, la retorica. Egli esprime la calma, la sovranità, il dolore esiste, ma è contenuto.
MAESTRO GUGLIELMO
GIUNTA PISANO:
CIMABUE:
Cimabue a si propone come interprete della coscienza collettiva romano gotica italiana, dando significato umano alle immagini. Egli predilige la concretezza, evidenzia i volumi attraverso la prospettiva intuitiva, tutto è rappresentato nell' insieme. Nelle opere tarde, egli appare meno violento, ma forse più monumentale.
GIOTTO: egli è un grande narratore: trasmette a gli spettatori i contenuti tematici in via di un linguaggio adeguato e funzionale sorte la natura è semplificata al massimo. I protagonisti dominano la scena. I sentimenti sono molto controllati, perché Giotto fa un racconto. Egli non crea persone singole, ciascuna con il proprio mondo interiore. Esprime i sentimenti collettivi. Crea tipi, non individui.
DUCCIO DI BUONINSEGNA: Duccio è il primo che crea un linguaggio propriamente senese, portandolo al più alto livello artistico. La sua cultura si forma su gli esempi bizantini. Ma il bizantinismo viene inteso non come arida ripetizione di formule antiquate, ma come mezzo per ottenere splendidi accostamenti di colori ed eleganza raffinata nell'uso della linea, che acquista sensibilità espressiva per i contatti con il gotico francese.
NICOLA PISANO: la sua cultura appare modellata sia su gli esempi offerti dalla tradizione pisana, sia superficie dell'ambiente meridionale di Federico II. La struttura è concepita in modo autonomo. La scultura si svincola dall'architettura. Non è più parte integrante di essa.
GIOVANNI PISANO: in lui sono maggiormente riscontrabili è il contatti con il gotico e europeo. Egli è anti classico, perché evita l'idealizzazione, il superamento delle passioni, la contentezza dei sentimenti.
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