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L'Ars Nova è la locuzione con cui si indicò nel XIV secolo un nuovo sistema di notazione ritmico-musicale in contrapposizione a quello dei secoli precedenti.
L'Ars Nova si sviluppò quasi contemporaneamente in Francia e in Italia, all'inizio del XIV secolo.
Nel 1377 l'Ars Nova francese e italiana si fusero: nella notazione di Marchetto da Padova, per esempio, si inseriscono le figure ritmiche di Vitry (come spiegato più avanti nel paragrafo Il cambiamento della notazione musicale), la ballata diventa a 2 voci e quasi sostituisce il madrigale.
La denominazione Ars Nova fu introdotta dallo studioso tedesco Hugo Riemann ( - ), il quale la utilizzò per indicare la creazione musicale di un'epoca che vide l'insorgere in Italia di un eccezionale e ricco repertorio di forme polifoniche che non aveva avuto riscontro nei secoli immediatamente precedenti. Egli trasse ispirazione per questo termine da un trattato di Philippe de Vitry, intitolato appunto 'Ars Nova Musicae', nel quale l'autore, contrapponendo la musica del suo tempo a quella delle generazioni precedenti, esaminava minutamente, più che le nuove forme musicali, i nuovi sistemi di notazioni che esse avevano comportato. Altro teorico importante del periodo, autore del trattato 'Musica practica' e fautore dell'Ars Nova, è Johannes de Muris.
In contrapposizione al termine 'Ars nova', si usa indicare come Ars antiqua, o Ars vetus la produzione polifonica dei secoli XII-XIII.
La fioritura musicale avvenuta in Italia (in particolare nelle corti di Verona e Milano e nella Firenze comunale) nella seconda metà del Quattrocento viene chiamata Ars Nova per le analogie con la musica d'oltralpe, anche se manca nel passato italiano una corrispondente 'ars antiqua'. Nel caso italiano, l'Ars Nova è un fenomeno culturale d'élite, come si evince dalla forma più praticata: il madrigale di argomento cavalleresco e cortese.
Philippe de Vitry nel suo citato Ars Nova Musicae effettua queste trasformazioni notazionali:
Isoritmia
questo procedimento compositivo, tipico francese, consiste nel sovrapporre in maniera ciclica una cellula ritmica, detta talea, ad una cellula melodica, detta color. Tipico nella composizione dei mottetti del '300 è l'uso della isoritmia alla voce del tenor.
Forme fixes
con questo termine si designano le strutture tipiche delle musiche da ballo del '300; in tali forme musicali la sezione musicale e quella testuale si univano rispettando precise regole fisse proprie di quella forma.
Canzone discantica o Chanson
è una pratica compositiva che si viene affermando nel '300 per cui la voce superiore (cantus) porta la melodia mentre le altre fungono da accompagnamento a valori più larghi (le voci erano anche sostituite da strumenti). La composizione di chanson si basava su strutture musicali e testuali prestabilite (forme fixe): rondeau, virelai e ballade.
Musica ficta
(cioè 'falsa musica') Espressione latina adottata dai teorici del '300 per designare la musica che fa uso di note alterate non catalogabili dalla scala diatonica esacordale della solmisazione di Guido D'Arezzo. Tali note, impiegate sempre più frequentemente, furono indicate mediante i segni di alterazione di bemolle, bequadro e diesis; la musica ficta rappresentò l'elemento disgregatore della tradizionale grammatica modale e lo sviluppo della sensibilità tonale.
Il più grande teorico dell'Ars Nova è Philippe de Vitry, autore di mottetti in latino e francese (si trattava di composizioni politestuali: una o più voci cantavano in latino, le altre in francese), di argomento soprattutto politico.
Il più grande musicista francese fu invece Guillaume de Machaut (1300-1377). Egli compose la Messa di Notre-Dame (la prima composta integramente da un unico autore).
Machaut comunque non disdegnò la composizione di canzoni discantiche (chanson) a forme fixes tipiche del '300 francese: si tratta di lavori in forma di rondeau, di virelai e di ballade.
In Francia, tutte queste composizioni vengono elaborate secondo tecniche contrappuntistiche molto complesse e raffinate come:
Rispetto all'Ars Nova francese, la forma italiana risulta più semplice e meno contrappuntisticamente intricata.
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