Vico
Vico critica il
Cartesianesimo per il criterio dell' "evidenza". Per lui, il criterio di verità
di una cosa sta nel farla (<<verum
ipsum factum>>): di conseguenza possiamo davvero conoscere solo le
cose che dipendono da un processo nel quale siamo implicati in quanto esseri
umani. Ogni cosa che è possibile conoscere rimanda così al suo processo di
formazione: possiamo affermare di conoscere una cosa solo se siamo in grado di
ripercorrere il suo processo di
generazione, ovvero se riusciamo a dimostrare il modo in cui la cosa è
avvenuta.
Quindi, non
possiamo conoscere né la realtà naturale, né l'essenza ultima dell'uomo, in
quanto entrambe sono create da Dio. Se soltanto Dio possiede, in quanto
creatore, la conoscenza piena della natura, all'uomo compete la conoscenza
delle proprie creazioni concrete, delle proprie realizzazioni. Le proposizioni
della fisica, pur con il loro rigore geometrico, non sono vere, ma solo verosimili, in quanto la loro verità
ultima sfugge del tutto all'uomo.
L'uomo può invece
conoscere le verità della matematica, in quanto si basano su "finzioni"
prodotte dall'uomo. E soprattutto, può conoscere la realtà storica, che è il prodotto
stesso dell'attività umana.
La storia si studia
attraverso la filologia (scienza del
certo, che considera l'uomo quale è) e la filosofia (scienza del vero,
che considera l'uomo quale dovrebbe
essere). La filosofia studia la "storia
ideale eterna" che si sviluppa in tre fasi: l'età degli dei, l'età degli
eroi, l'età degli uomini, che
corrispondono alle tre facoltà che l'uomo esprime nella storia, ovvero il senso, la fantasia e la ragione.