Spinoza
La teoria della conoscenza spinoziana
descrive il processo conoscitivo come articolato in tre diversi livelli: 1) il
primo è relativo all'esperienza,
cioè ad una conoscenza basata su una recezione disordinata e casuale di dati
empirici da parte degli organi di senso; 2) il secondo è quello della ragione, cioè di una conoscenza
scientifica che risale dagli effetti alle cause dei fenomeni; essa permette di
individuare idee chiare e distinte, descrivendole nella loro connessione
reciproca e necessaria; 3) l'ultimo e il più elevato livello è costituito dall'intuizione, che individua il legame
razionale tra le idee e le cose e coglie la loro assoluta necessità.
Chi fonda
la propria conoscenza solo sull'esperienza si comporta in modo passionale.
Una conoscenza razionale, scientifica e che individua i nessi tra i
concetti produce invece un comportamento consapevole basato sulla coscienza di
ciò che è bene.
La ragione ricostruisce la necessità degli eventi; il reale ha un
ordine necessario, che coincide con l'ordine divino ed è ispirato al principio
del bene. L'uomo per realizzare il bene deve agire secondo le proprie convinzioni
razionali.
Anche i comportamenti passionali si collocano nell'ordine necessario e
ispirato al bene della realtà, ma chi agisce secondo le passioni non è
consapevole di essere inserito in tale ordine e non collabora volontariamente
alla sua realizzazione.
Un atto volontario presuppone che si voglia agire per ottenere qualcosa
che non si ha: è impossibile che Dio agisca per qualcosa che sia altro da sé.
La volontà di Dio non è altro che la realizzazione della sua natura: necessità
e libertà si vengono a identificare.
L'uomo agisce sempre necessariamente, ma ne è consapevole solo quando
agisce razionalmente. Non c'è libero arbitrio nell'uomo; la differenza fra
l'agire volontario e non volontario sta nella maggiore o minore consapevolezza
della necessarietà delle proprie azioni.