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Lucrezio
Guidato dalla semplice ignoranza o dal timore, dalla proterva volontà di dominare forze superiori alla volontà umana o dalla quasi scientifica convinzione che anche l'insondabile sia dominato da leggi perfette, sin dalla notte dei tempi l'uomo è stato condotto ad esplorare le forze della natura nel tentativo di comprenderne gli arcani meccanismi.
Ma, soprattutto in principio, la mancanza di strumenti di conoscenza adatti a comprendere i fenomeni straordinari e misteriosi della natura, lo spinsero a spiegarli mediante la sottile vena della superstizione.
Siccome dunque la superstizione nutriva quella che era la cultura del tempo, risultava impossibile per quegli uomini superare questo "limite" o quanto meno pensare di farlo.
Chi "osò ribellarsi e sfidare la religio" fu il filosofo Epicuro, elogiato per il suo coraggio da Lucrezio nel De rerum natura.
Egli fu il primo a denunciare la religione e a mostrare l'infondatezza delle paure umane, che appunto nella religione trovavano il loro fondamento.
Egli infatti affermava che gli Dei vivevano beati, nel cosiddetto "intermundia", senza preoccuparsi delle vicende umane; pertanto erano insensate le preoccupazioni degli uomini che dagli dei attendevano punizioni o riconoscimenti dopo la vita, e non c'era dunque ragione di temere la morte, anche perché essendo l'anima costituita da particelle elementari si con essa si dissolveva.
Lodando questo filosofo, Lucrezio voleva perseguire dunque l'obiettivo di mostrare che esiste una giustificazione razionale in grado di smascherare l'inconsistenza della paura; dove una giustificazione razionale non esiste, tuttavia, non si deve cercare conforto nelle spiegazioni del mito e della superstizione. Il mito, infatti, insegna false verità, e per questo crea illusioni e tensioni: induce a credere all'esistenza di esseri che non possono esistere (i centauri e le chimere), generando in tal modo insensati timori.
Il saggio epicureo, al contrario, trova conforto nei precetti di una filosofia in grado di liberarlo dalla turbolenza del dolore e di ogni affezione negativa dell'animo, si accontenta dei piaceri secondo natura e trova la propria felicità rifuggendo da ogni irrazionale passione.
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