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Funzioni booleane e minimizzazione




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Funzioni booleane e minimizzazione

Le funzioni di due variabili


x

y

f0

f1

f2

f3

f4

f5

f6

f7

f8

f9

f10

f11

f12

f13

f14

f15










































































Le funzioni di due variabili


f0

contraddizione


f8

NOR

f1

congiunzione-AND

f9

equivalenza

f2

and-not-y


f10

non y

f3

x


f11

implicazione

f4

and-not-x


f12

non x

f5

y


f13

implicazione

f6

or esclusivo

f14

nand

f7

disgiunzione.OR

f15


tautologia



Nomi e simboli per le funzioni di due variabili


Si notino in particolare le seguenti funzioni:


Or esclusivo (XOR): f6 = y + x = x y


rappresenta la proposizione logica 'l'uno o l'altro ma non entrambi' e costituisce altresì la tabella della somma di due cifre binarie;


Equivalenza (EQ): f9 =


costituisce il complemento della precedente e rappresenta la proposizione 'entrambi falsi o entrambi veri';


NOR: f8 = = = x y


è di notevole importanza nei circuiti di commutazione; il nome le deriva dal fatto che è la funzione negata della OR..


NAND: f14 = += = xy


analoga alla precedente per importanza, costituisce la funzione negata della AND e la duale della NOR; insieme alla NOR, sarà ampiamente trattata in questo capitolo.


Implicazione: f13 = + y = xy


rappresenta una proposizione falsa solo se x è vero e y è falso; si vedano i § 11-6 e 11-13.

In tabella si riporta per ciascuna delle principali funzioni la sua negata e la sua duale; si noti che la funzione XOR è nel medesimo tempo la negata e la duale della funzione EQ (e viceversa).


funzione

negata

duale

funzione

negata

duale

AND

NAND

OR

NAND

AND

NOR

OR

NOR

AND

NOR

OR

NAND

XOR

EQ

EQ

EQ

XOR

XOR


Fig. 1.3 - Negati e duali delle funzioni



Funzioni booleane generalizzate


Diremo variabile booleana generalizzata o vettore booleano di ordine n l'insieme ordinato di n variabili booleane:


X = x1x2xn


Il vettore X può assumere uno dei 2n valori possibili rappresentati dai numeri interi espressi in binario e completati da eventuali 0 a sinistra. Porremo:


X = Nn                    (0 N 2n)


per indicare sinteticamente che il valore di X è N espresso su n bit. In particolare:


X = 05 significa X = 00000


X = 34 significa X = 0011


Diremo funzione booleana generalizzata una funzione


Y = F(X1, X2,,Xk)


con Y, X1, X2,,Xk variabili booleane generalizzate.

Se X è un vettore di n elementi e Y di m, la notazione


Y = F(X)                             


indica che il valore di Y è funzione del valore di X o, in altri termini:



La normale funzione booleana di n variabili può anche essere vista come caso particolare (m = 1) y = f(X)

Analogamente, la notazione Z = F(X, Y) che indica il vettore Z come funzione dei due vettori X, Y, è equivalente a:



e così via per funzioni di 3 o più vettori.

La notazione Y=F(X) rappresenta in particolare, nel campo dell'algebra dei circuiti, una rete logica a più uscite, che viene anche detta rete combinatoria



Schema di rete combinatoria


Si noti che ciascuna yi può essere decomposta in funzioni componenti e che due distinte yi possono contenere una identica funzione componente. Ciò indica che una medesima porta concorre a determinare il valore di due distinte variabili di uscita. Se è ad esempio


y1 = x1x2 + x3

y2 = x1x2 + x1


lo schema realizzativo della rete può essere quello mostrato in fig. 2.2, con l'impiego di 5 porte invece delle 6 necessarie con una realizzazione separata di y1 e y2.


Una rete combinatoria


La Z=F(X;Y) pone in evidenza come una rete combinatoria possa compiere una elaborazione su due dati, X e Y, formandone il risultato.


Se la Z=F(X,Y) assume la forma


zi = f(xi, yi) i


si ottiene una particolare classe di funzioni booleane generalizzate (e di reti combinatorie) .

Si ha così


Z = zi = i

Z = X + Y zi = xi + yi

Z = X ∙ Y zi = xi ∙ yi

Z = X Y zi = xi yi

etc.


che esprimono operazioni tra due vettori booleani.


Si può ancora definire, in analogia al prodotto fra uno scalare ed un vettore, la funzione


Y = ∙ X yi = ∙ xi


con variabile booleana, X e Y vettori di ordine n. Si ha:



Y = 0n

= l Y = X


           

a) b)


Abilitazione vettoriale: a) schema a blocchi; b) Schema analitico


e quindi, con riferimento allo schema, = 1 'lascia passare' il valore di X, mentre = 0 pone Y = 0 indipendentemente dal valore di X.

Dualmente si può assumere come 'abilitante' il valore di 0 di e porre:


Y = + X (2.6)


avendosi allora che per = 1, Y è un vettore di tutti 1 e per = 0 è Y = X.

Nei due casi diremo valore neutro della variabile generalizzata Y rispettivamente i valori 000 e 111.



Insiemi funzionalmente completi


Poiché tutte le funzioni dell' algebra posseggono una forma normale che si esprime come somma di mintermini, l'insieme è un insieme funzionalmente completo..


Per il teorema di De Morgan anche l'insieme e, dualmente, l'insieme sono funzionalmente completi.


L'importanza della individuazione di un insieme f.c. risiede nel fatto che un qualsiasi circuito logico si può realizzare adoperando esclusivamente porte che realizzano le operazioni dell'insieme: un circuito logico, dunque, si può costruire adoperando solo porte


AND, OR, NOT

oppure

AND, NOT

oppure

OR, NOT



Le funzioni NAND e NOR


Notevole importanza applicativa hanno le funzioni NAND e NOR:


              


che rappresentano rispettivamente il negato delle funzioni AND e OR e che sono l'una la duale dell'altra.

Si noti che la funzione NAND (e, dualmente, la NOR) non gode della proprietà associativa, avendosi



Si definiscono funzioni NAND e NOR di n variabili, come segue:


 


Si ha ovviamente



E' possibile esprimere una funzione AND (OR) in termini di NAND o NOR:


             

È anche possibile esprimere la funzione NOT in termini di NAND (NOR):


                   


o anche


       


Ne deriva che la sola funzione NAND (e, dualmente, la sola NOR) costituisce un insieme funzionalmente completo.


Ciascuna funzione si può esprimere adoperando il solo operatore NAND (oppure il solo operatore NOR) e quindi ciascun circuito logico si può costruire adoperando solo porte NAND o solo porte NOR.


Ovviamente, potranno aversi forme NAND (NOR) a 2 livelli:

Ad esempio



Sono ovviamente anche possibili forme 'miste' di una funzione, cioè forme che adoperano operatori di insiemi f.c. diversi. Si notino in proposito le seguenti eguaglianze:


                     (4.6)


e tali relazioni sono facilmente generalizzabili:


una NAND (NOR) di prodotti (somme) è uguale alla NAND (NOR) delle variabili indipendenti.


Analogamente, si ha:


                        (4.7)


ed in generale:


una OR (AND) di NAND (NOR) è uguale alla NAND (NOR) delle

variabili indipendenti.


Si ha infine:


    (4.8)


una AND è uguale ad una NOR di NAND.

una OR è uguale ad una NAND di NOR



Le forme NAND e NOR di una funzione


Esiste una precisa corrispondenza fra le forme elementari di primo e secondo tipo e, rispettivamente, le forme a due livelli NAND e NOR. Posto


f = 1 + 2 + + n


ove ciascuna i è una clausola. Si ha per il teorema di De Morgan


=


Se i è un letterale, deve essere complementato; se viceversa è un prodotto di più letterali, occorre farne la NAND. Si ha dunque:


una forma elementare di tipo P si trasforma in una forma NAND a due livelli operando come segue:           


- tutti gli operatori si trasformano in NAND, rispettando le priorità;

- le clausole costituite da un solo letterale vengono negate.


Per dualità si ricava facilmente che una forma elementare di tipo S si trasforma in una forma NOR a due livelli, sostituendo gli operatori AND e OR con il NOR e negando i fattori elementari costituiti da un solo letterale.

La regola precedente si estende facilmente alle forme a più livelli:


una forma con operatori AND e OR a n livelli che abbia come ultimo livello una OR (AND) si trasforma in una forma NAND (NOR), operando come segue:                     


- tutti gli operatori si trasformano in NAND (NOR) rispettando le priorità;

- tutti i letterali che costituiscono variabili di funzioni di livello

complementare dispari si negano.



Dunque, una forma elementare di tipo P si trasforma naturalmente e meccanicamente in una forma NAND a due livelli, una di tipo S in una forma NOR.


Se viceversa si vuole trasformare in NOR una funzione y che sia in forma elementare P (oppure in una forma con ultimo livello OR) basta considerare che essa è uguale a e quindi può essere trasformata in forma NOR, ponendo



Dualmente le forme che abbiano come ultimo livello una AND possono essere trasformate in forma NAND. e si ha quindi:


una forma con operatori AND e OR a n livelli che abbia come ultimo livello una OR (AND) si trasforma in una forma NOR (NAND)ad n+1 livelli, operando come segue:                  


-si aggiunge una NOR (NAND ) finale che complementa le uscite;

- tutti gli operatori si trasformano in NOR (NAND) rispettando le priorità;

- tutti i letterali che costituiscono variabili di funzioni di livello

complementare dispari si negano.


Per concludere, una forma a n livelli con funzioni AND e OR si può sempre trasformare meccanicamente in una forma NAND o NOR a n oppure o n+1 livelli.

Alcuni esempi serviranno a chiarire le idee.


Esempio 1

Dalla funzione a 2 livelli in forma P:



si ottiene la forma NAND



ove c è negato perché singolo letterale (livello complementare 1) oppure quella NOR



ove a,b sono negate in entrambe le clausole perché diventate di livello 3 e c non lo è più perché di livello 2.


Esempio 2

Dualmente dalla funzione in forma S



si ottiene la forma NOR



oppure quella NAND



Esempio 3

La funzione a 4 livelli




si trasforma nella forma NOR ancora a 4 livelli



dove b e sono negate rispettivamente ai livelli complementari 1 e 3, oppure nella forma NAND a 5 livelli



ove al livello 3 e ,d al livello 5 sono negati.


A conclusione di quanto esposto, si può affermare che, esistendo la corrispondenza vista tra forme AND-OR, forme NAND e forme NOR, tutte le funzioni potranno esprimersi e manipolarsi adoperando gli operatori AND, OR, NOT (di più semplice scrittura e di più immediata visione), intendendo che le analoghe espressioni o manipolazioni vadano applicate sulle forme NAND o NOR corrispondenti.


Costo convenzionale e minimizzazione di una forma


È indubbiamente conveniente esprimere una funzione booleana nella forma più sintetica possibile in quanto equivale ad una realizzazione più economica della funzione .

Per definire un criterio oggettivo in base al quale si possa valutare la maggiore sinteticità di una forma rispetto ad un'altra, si possono fornire alcune definizioni matematiche di 'costo' di una funzione.


a)     Costo di letterali CL è pari al numero delle variabili indipendenti della funzione, ciascuna moltiplicata per il numero di volte che essa compare nella forma. Il valore così ottenuto equivale, per le reti bilaterali, al numero di contatti adoperati.

b)     Costo di funzioni o di porte CP è pari al numero delle funzioni elementari fi che la compongono. Tale definizione equivale, per le reti unilaterali, al numero complessivo di porte adoperate.

c)     Costo di ingressi CI è il numero delle funzioni fi che la compongono, ciascuna moltiplicata per le variabili (dipendenti o indipendenti) di cui è funzione. Tale definizione equivale, per le reti unilaterali, al numero complessivo di porte adoperate, ciascuna 'pesata' per il numero di ingressi che possiede.


Il problema della ricerca di una forma booleana 'sintetica' si può porre come problema di minimizzazione di una delle tre definizioni di costo convenzionale.


Non esistono metodi matematici che consentano di risolvere il problema della minimizzazione nella sua generalità.


Il problema nella sua generalità è anche di scarso interesse pratico, in quanto l'insieme F di funzioni elementari fi ed il numero di livelli di una funzione sono di solito fissati 'a priori' in base a considerazioni di ordine circuitale.


Il problema che interessa risolvere è quello della ricerca di una forma elementare minima, cioè di una forma minima fra tutte quelle possibili a 2 livelli di tipo P (o dualmente di tipo S).

Si può innanzitutto dimostrare che:


una funzione y = f(x1, x2, , xn) può essere espressa come somma di soli suoi primi implicanti (o -per brevità- in forma PI).


Si supponga infatti che la funzione posta in forma elementare contenga un termine che non sia primo implicante; si ha allora:



con primo implicante; quest'ultimo può essere aggiunto alla f e si ottiene ; essendo poi , può essere eliminato dalla sommatoria, dove viene sostituito dal primo implicante . Operando analogamente per tutte le clausole non primi implicanti, la y viene trasformata in forma PI.

Si può altresì dimostrare che:


a)     una forma elementare che minimizzi i valori dei costi CL e CI è una forma PI;

b)     fra le forme minime a 2 livelli che minimizzano CP ne esiste almeno una PI.


Infatti, fra tutte le forme elementari non PI, si scelga quella minima; se questa viene trasformata in una forma PI nella quale sostituisce , poiché è una clausola di ordine inferiore ad , diminuiscono CL (diminuendo i letterali) e CI (diminuendo il numero di variabili indipendenti della funzione componente) mentre CP non aumenta (diminuisce se era già nella sommatoria, resta inalterato altrimenti).

In altri termini, una forma minima (o una delle forme minime) si può sempre trovare fra le forme PI;

Si forniscono ora le seguenti definizioni:


a)  un primo implicante di una funzione y è detto essenziale se è l'unico ad essere implicato da una mintermine di y,'

b)  dicesi nucleo N della funzione la somma dei suoi primi implicanti essenziali


e si può dimostrare il seguente teorema:


ogni forma minima di y è di tipo


y = N + R                           (6.3)


con R o N eventualmente nulli.


In altri termini, in ogni forma minima sono contenuti tutti i primi implicanti essenziali (donde il nome di 'essenziale'). Se infatti è un primo implicante essenziale, si ha per definizione che esiste un mintermine (eventualmente coincidente con ) che non implica nessun altro implicante primo, tale cioè che da = 1 non derivi nessun altro = 1: se in una forma PI fosse assente, dunque, da Pk = 1 non scaturirebbe y = 1.

Dalle considerazioni di cui sopra deriva il metodo di minimizzazione dovuto a Quine e McCluskey, che consiste nelle seguenti fasi:


a)       ricerca di tutti i primi implicanti della funzione f da minimizzare;

b)       selezione dei primi implicanti essenziali, per individuare il nucleo N;

c)       copertura della funzione, cioè determinazione della forma minima di R, da aggiungere ad N per minimizzare f (cfr. 6.3).


La ricerca dei primi implicanti


Metodo algebrico (di Quine)


Si determinano inizialmente gli eventuali implicanti di ordine n (con n numero delle variabili della funzione), poi quelli di ordine n-1 e così via fino a quelli ordine minimo. A tale scopo, si può procedere sistematicamente come segue:


Si riconduce la funzione f alla forma canonica di tipo P.

Si generano tutti i possibili consensi (cfr. § II -13) fra le clausole di ordine n associate a due a due; sono primi implicanti di ordine n le clausole dalle quali non è scaturito alcun consenso, mentre i consensi generati costituiscono implicanti di ordine n-1 di f

Sui consensi generati si ripete l'operazione 2, ottenendosi i primi implicanti di ordine n-1 ed implicanti di ordine n-2;

Il procedimento si applica successivamente agli implicanti generati di ordine via via decrescente fino agli implicanti di ordine 1 o comunque finché non sia più possibile generare consensi

A titolo di esempio, si illustra il procedimento applicato alla funzione di 4 variabili


f = abdc + bdc + cd + d + abd + abc + ab


Dagli implicanti di ordine 4 si generano i seguenti consensi:


abcd + bdc = bcd

abcd + abd = abd

abcd + abc = abc

bcd + cd = cd

cd + d = d

abd + ab = ab

abc + ab = ab


Poiché tutti i mintermini generano almeno un consenso, non esistono primi implicanti di ordine 4, mentre gli implicanti di ordine 3 da tenere in conto sono:


bcd, abd, abc, cd, d, ab, ab


Da questi deriva l'implicante di ordine 2, ab, ottenuto sia dalla coppia (abd, ab) sia dalla coppia (abc, ab) mentre risultano primi bcd, cd, d

Tutti gli implicanti primi di f risultano pertanto:


bcd, cd, d, ab


Metodo tabellare (di McCluskey)


Si procede dunque come segue:


Si riconduce la funzione f alla forma canonica di tipo P e i mintermini (clausole di ordine n) si esprimono nel formato con '1' e '0'.

Si suddividono i mintermini in classi che si ordinano, da 'classe 0' a 'classe n'; si pone, k=n.

Per ogni i da 0 a k-1: si generano i consensi di ordine k-1accoppiando le clausole della 'classe i' con quelle della 'classe i+1'; si spuntano le clausole che generano consenso.

Le clausole non spuntate sono implicanti primi di ordine k. Nei consensi generati si eliminano gli eventuali doppioni; i consensi stessi sono ordinati e riorganizzati da 'classe 0' a 'classe k-1'.

Si pone k=k-1 e si ripete il passo 3 finché non sia k


Ad esempio con riferimento alla stessa funzione precedente, si ha.


Implicanti

del 4° ordne

Implicanti

del 3° ordne

Implicanti

del 2° ordne
































Fig. 7.1 - Ricerca dei primi implicanti (Mc Cluskey)


Metodo grafico (mappe di Karnaugh)

La tecnica di ricerca dei primi implicanti sulle mappe di Kamaugh deriva dal fatto che la relazione di implicazione è una relazione di inclusione in un'algebra degli insiemi e che, pertanto i primi implicanti sono i sottocubi di 'area massima'. Pertanto i primi implicanti di una funzione sono agevolmente ricavati dall'ispezione visiva degli '1' della funzione segnati sulla mappa.

La copertura di una funzione


Problema di copertura


f = abdc + bdc + cd + d + abd + abc + ab



abcd








A









B









C









D










Fig. 8.1 - Tabelle dei primi implicanti della funzione di fig.7.1



Individuazione del nucleo


Con riferimento all'esempio di fig. 8.1, sono essenziali A= (unico ad essere implicato da ) e D= ab (per , e ); il nucleo della funzione è dunque


N = A + D



Copertura minima


Nell'esempio mostrato resta da coprire il solo mintermine , che può essere ricoperto indifferentemente da B o C, avendosi quindi le due forme minime equivalenti


y = (A + D) + B

y = (A + D) + C


Metodo di Petrick


Per la matrice già ridotta di fig. 8.2 la copertura si può ottenere con A oppure B per M1, B oppure C per M2, etc.; in formula:


(A + B)(B + C)(A + D)(B + E)(A + F)(C + E + G)(A + B + D)(A + B + F)(A + C + G) = ACE + ABC + ABG + ABE + BCDF + BDFG


e pertanto , , etc. sono le possibili coperture tra cui va scelta quella minima.



M1

M2

M3

M4

M5

M6

M7

M8

M9

A










B










C










D










E










F










G











Fig. 8.2 - Esempio di copertura minima (Petrick)


Un metodo per avviare a soluzione la copertura è quello delle righe e colonne dominanti


si dice che la riga (o la colonna) I domina la riga (colonna) K se risulta per tutti i valori di j per cui si abbia .



Se si eliminano le righe dominate e le colonne dominanti, da una matrice di copertura, se ne trae una equivalente (che rappresenta, cioè, il medesimo problema di copertura)


Una volta che dalle matrici siano state eliminate righe e colonne per dominanza, può accadere che una (o più) riga assuma la proprietà di coprire da sola una colonna: tale riga e gli implicanti associati si dicono 'essenziali secondari'. Ne deriva, allora, l'algoritmo che segue:


ricerca dei primi implicanti (PI) ed individuazione di quelli essenziali;

inclusione nella forma minima dei PI essenziali; loro eliminazione dalla matrice, unitamente con i mintermini ricoperti;

eliminazione delle righe dominate e delle colonne dominanti;

individuazione dei PI essenziali 'secondari' della matrice così ridotta;

ripetizione dei passi 2, 3, 4 finché è possibile.


L'algoritmo termina o perché si eliminano tutte le righe e colonne dalla matrice o perché quest'ultima non possiede né primi implicanti né righe dominate né colonne dominanti. La struttura della tabella è allora 'ciclica'.



Esempio 1

Il metodo esposto viene descritto in fig. 8.3 per la funzione:


(x1, x2, x3, x4, x5) = (0,1,2,8,9,15,17,21,24,25,27,28,31).


Passo 1) si ricavano i primi implicanti:

; ; ;

; ;



P0

P1

P2

P8

P9

P15

P17

P21

P24

P25

P27

P28

P31

A














B














C














D














E














F














G














H














J














a)


P1

P8

P9

P25

P27











A








P1

P8

P25

P27





B







A







P1

P8

C







B






A



D







C






B



F







F






C



b) c) d)


Fig. 8.3 - Algoritmo di righe dominate e colonne dominanti


Passo 2) sono essenziali (cfr. fig. 8.3a):


E per P15 , G per P21 , H per P28 , J per P2


ed il nucleo risulta:


N = E + G + H + J


Passo 3) dalla matrice ridotta di fig. 8.3b risulta:


D riga dominata da F

P9 colonna dominante di Pl e P8


che si eliminano


Passo 4) dalla fig. 8.3c risulta che F è un primo implicante essenziale secondario per P27;


Passo 2) al nucleo N va aggiunto F ;


Passo 3) dalla matrice ridotta di fig. 8.3d risulta che A e B sono righe dominate da C, con conseguente eliminazione;


Passo 4) la matrice si riduce alla sola riga C, per cui la forma minima è


= (E + G + H + J) + F + C



Esempio 2

In fig. 8.4 si mostra il caso di una funzione per la quale il nucleo è vuoto; in fig. 8.5 la matrice di copertura associata, che è ciclica.


x1x2





x3x4 




E

 

D

 


G

 

F

 

C

 



A

 



H

 

B

 

Fig. 8.4 - Mappa di una funzione ciclica





Fig. 8.5 - Tabella di copertura dells funzione di fig. 8.4


Applicando il metodo di Petrick, l'espressione logica che definisce la copertura è:


(A+B)(B+C)(C+D)(D+E)(E+F)(F+G)(G+H)(H+A)=

=ABCDEFGH+BCDEFGH+.+BDFH+.+ACEG+.=

= BDFH+ACEG


e quindi le due coperture minime.


Esempio 3

In fig. 8.6 è illustrata la versione grafica delle minimizzazione della funzione dell'esempio 1, a 5 variabili.



x3x4 x5









 

x1x2 





C

 























F

 

B

 

H

 

D

 

G

 

Fig. 8.6 - Mappa della funzione di fig. 8.3


In conclusione, i primi implicanti possono dividersi in


essenziali, cioè costituenti il nucleo della funzione (E,G,H,J nell'esempio);

assolutamente eliminabili, se coperti dal nucleo della funzione;

secondari, se essenziali per la funzione ridotta come al passo 4 (F);

superflui, se comunque non presenti nella copertura minima (D);

alternativi, se sono presenti in alternativa in distinte forme minime (B e C di fig. 8.1).


Altri problemi di minimizzazione


Funzioni incompletamente specificate


Per funzioni incompletamente specificate l'impiego delle condizioni di indifferenza può tornare utile in quanto per rappresentarla si può scegliere la funzione compatibile a costo minimo.

Dette:

y1 la funzione compatibile con y ed avente tutti i punti di indifferenza uguali ad 1

yo la funzione compatibile con tutti i punti di indifferenza posti a 0


la minimizzazione procede come segue:


si ricercano tutti gli implicanti primi PI1 di y1, con esclusione di quelli che coprono solo punti di indifferenza;

si studia la copertura di yo con l'insieme PI1,


Esempio 1

Per la funzione di fig. 9.1a, si ha: e dalla matrice di copertura di yo con (fig. 9.1b), si ricava che il nucleo è e copre tutta la funzione; pertanto risulta


y,z










x 


P2

P 5

P 6

P 7





















a)














b)




Fig. 9.1 - Funzione incompletamente specificata:

a) Mappa, b) Tabella di copertura



In particolare, ai mintermini Po e P4, impiegati per ottenere ymin, si è associato il valore 1, mentre a P1 si è associato uno 0; ymin rappresenta la forma minima fra tutte le otto funzioni compatibili di y in forma elementare di tipo P.




Esempio 2

Data la funzione



avente come don't care P2, P7, P13, P14, si trovano i primi implicanti di yl (fig. 9.2a), ottenendosi: PI1 =


Implicanti

del 4° ordine

Implicanti

del 3° ordine

Implicanti

del 2° ordine


A

8-9-12-13) 1-0- F


B

G














C



D



E














a)



P3

P5

P8

P9

P10

P12



P3

P5

P10

A








A




B








B




C








C




D








D




E








E




F








G




G










c)


b)


Fig. 9.2 - Ricerca dei primi implicanti per yl (a) e copertura di y0 (b,c).


Si costruisce poi la matrice di copertura di y0 con i primi implicanti PI1 (fig. 9.2b): si ricava che il nucleo è costituito da (essenziale per P9). Eliminando la riga F e le colonne 8, 9, 12, si ha la tabella di fig. 9.2c, nella quale risultano uguali (e quindi reciprocamente dominatesi) le coppie di righe (A,C), (D,E), (B,G); le prime due hanno il medesimo numero di letterali e quindi sono del tutto equivalenti, nella terza B ha un letterale di più di G e quindi, avendo un maggior costo, viene eliminata. L'insieme di righe rimanenti è dunque , tutti implicanti essenziali secondari e la forma minima risulta:


y = F + G + (A oppure C) + (D oppure E)


per le quali si ha CL = l0, CP = 5, CI = 14.


Minimizzazione in forma S


La forma minima in prodotti di somme (funzioni a due livelli OR-AND) può essere ottenuta con un procedimento duale di quello esposto, ove quindi si scambiano i ruoli fra 0 e 1. In particolare, nel delle mappe di Karnaugh si pongono in evidenza gli 0 piuttosto che gli 1 e le clausole-somma sono individuate leggendo i letterali affermati in corrispondenza degli 0 e negati in corrispondenza degli 1.

Si noti che


la forma minima S di una funzione y è la duale della forma minima P del suo negato


Infatti, ha i suoi 0 ovunque y ha gli 1 ed i due procedimenti di minimizzazione sono l'uno il duale dell'altro.

Quanto sopra consente di procedere in ogni caso con il più agevole metodo delle forme in somme di prodotti.


Esempio 3

Figura 9.3 - Minimizzazioni in forma P ed S


La funzione di fig. 9.3a che in forma P minima è , in forma S risulta (fig.9.3b):


oppure


e la funzione di fig. 9.3c che in forma P minima è (oppure , in forma S risulta (fig.9.3d):



Le due funzioni sono l'una il complemento dell'altra (limitatamente ai punti di non specificazione) ed esemplificano anche la dualità fra forme P ed S.




Si noti che, al di la della forma, nel caso di funzioni non completamente specificate, il complemento di una funzione in forma minima non è in generale uguale alla forma minima del suo complemento.


Esempio 4

Nell'esempio 3, il complemento di y è



mentre la forma minima del complemento è (cfr. esempio precedente)



La differenza è nei quattro punti centrali di non specificazione, che in un caso sono assunti eguali a 0 e nell'altro a 0.


Forme minime NAND e NOR


Per le reti NAND (NOR) a due livelli si può adoperare la forma minima AND-OR (OR-AND) in base a quanto riportato nel paragrafo 5: infatti la trasformazione da AND-OR (OR-AND) a NAND (NOR) non comporta variazioni della funzione costo, in nessuna delle tre definizioni date nel paragrafo 6. Per la minimizzazione di funzioni con più di 2 livelli, particolarmente interessante nel caso di reti NAND e NOR, sono stati proposti diversi algoritmi non trattati in questo testo.


Minimizzazione simultanea di più funzioni


Nel caso che si debba procedere alla minimizzazione di m funzioni delle medesime n variabili sul tipo delle (2.2), ovvero di una rete combinatoria a più uscite, il costo complessivo non è in generale la sommatoria dei costi minimi delle singole funzioni, in quanto, come illustrato in fig. 2.2, è possibile trovare soluzioni ottime impiegando alcune porte di primo livello in comune fra più uscite.


Esempio 5

Siano date le tre funzioni in forma minima



la cui realizzazione separata avrebbe un costo CI = 21; peraltro la copertura di y3 può anche essere ottenuta con la funzione



che può essere realizzata impiegando le porte già disponibili rispettivamente per ; la rete quindi può essere costruita come nello schema di fig. 9.4 con un costo CI = 17, che minimizza le 3 funzioni nel loro complesso, nonostante che le due forme proposte di abbiano costo equivalenti .



fig. 9.4 - Esempio di minimizzazione di rete a più uscite.




Pertanto la minimizzazione per le reti a più uscite non deve essere realizzata separatamente: è preferibile utilizzare il metodo tabellare, includendo in tabella tutti i mintermini comuni e non comuni, specificando su apposite colonne a quali uscite si riferiscono in modo da consentire successivamente la copertura individuale, che comunque deve essere garantita; la matrice di copertura avrà sulle righe tutti i primi implicanti così ricavati; mentre le colonne saranno suddivise in tanti sottoinsiemi quante sono le uscite e il procedimento illustrato nel precedente paragrafo va applicato ad ogni sottoinsieme.

È evidente che questo procedimento diventa particolarmente oneroso per m e n maggiori di qualche unità, per cui di solito ci si limita a determinare le varie forme minime alternative individuali, verificando successivamente la possibilità di semplificazioni del tipo di fig. 9.4.


Le funzioni XOR e EQ



              


              



La terza si ottiene dalla prima sommando x and not x e y and not y, in essa il costo di porta, nella ipotesi di costo effettivo della NOT, si riduce dal valore 5 al valore 4, in quanto si eliminano le due NAND per la negazione di x e di y sostituendole con una unica .

Le funzioni OR esclusivo ed equivalenza non costituiscono un insieme funzionalmente completo, ma essendo


                                 


è possibile esprimere il NOT mediante XOR o EQ e quindi gli insiemi (AND, XOR) (AND, EQ), (OR, XOR) e (OR, EQ) sono insiemi f.c.



Le funzioni di parità e disparità


Dato un insieme X di n variabili, diremo p(X) funzione parità di X una funzione che vale 'l' se è pari il numero di valori '1' di X, '0' altrimenti; diremo funzione disparità di X il complemento della funzione di parità


                     


Per n = 2


   


in generale

            



d(X) è lo sommatoria di tutti i mintermini dispari.


costi convenzionali


CP = 2n-l + 1 CI = (n + 1) . 2n-l

Analogamente


            


Per 3 variabili si ha:


                           


Si noti che:

 



e quindi

                   







la funzione duale della disparità d di n variabili è d stessa per n dispari, è la parità per n pari:




La funzione disparità gode della proprietà associativa;


il numero di '1' di X è dispari se è dispari il numero di sottoinsiemi con un numero dispari di '1'.


In termini algebrici, ciò così si esprime:


d(X) = d(d(X1), d(X2). d(Xn)       


Per la funzione di parità l'associatività non è sempre valida|:



dove è a seconda dei casi la funzione di parità o di disparità.

Fruttando la proprietà associativa della d(X) è possibile costruire forme della funzione d(X) a più livelli, di costo inferiore.

Per tre variabili, si ha ad esempio:


d(a, b, c) = d(d(a, b), c) = (a b) c = a b c


e per quattro:


d(x1, x2, x3, x4) = d(d(x1, x2), d(x3, x4)) = (x1 x2) (x3 x4)


In generale per funzioni di n variabili si possono adoperare m funzioni componenti di 2, 3 o 4 variabili su livelli in una 'struttura ad albero'




Rete di disparità per 27 variabili: k=3, =3, m=13.



Fig. 11.2 - Rete di disparità con k=3. a) per 8 variabili: =2, m=4 (1da 2)

b) per 16: =3, m=8 (1da 2); c) per 15: =3, m=7 (tutte da 3)






12. Decomposizione funzionale semplice disgiunta


Una funzione booleana f(X) si dice decomposta funzionalmente se viene espressa come funzione di funzioni, secondo il concetto generale espresso nella (II.3.2).

Particolare tipo di decomposizione funzionale è quella delle forme canoniche o, più in generale, quella delle forme a due livelli; altri tipi di decomposizione funzionale sono studiati per costruire forme di funzioni a più livelli, come ad esempio le funzioni di disparità realizzate secondo la (11.7).

A partire dalla forma normale ed applicando i postulati dell'algebra, si possono ottenere diverse forme a più livelli di una funzione data.

Ad esempio, posto


y = f(a, b, c, d) = (0, 3, 5, 6, 9, l0, 12, 15)


ponendo in evidenza i letterali di a e b fra coppie di mintermini consecutivi si ha:



Poiché la f è la funzione di parità delle variabili a, b, c, d, la forma cui si perviene esprime la funzione secondo la (11.8), avendo suddiviso l'insieme delle variabili in due sottoinsiemi (a, b) e (c, d). Altre possibili decomposizioni di f, avendo posto sono:



I gradi di libertà della decomposizione sono notevoli e possono essere condizionati da scelte dipendenti da:


forma preventivamente assegnata alla funzione,

funzioni prescelte come funzioni componenti,

suddivisione dell'insieme X delle variabili indipendenti in diversi sottoinsiemi a ciascuno dei quali si applica una funzione al primo livello.


In particolare la decomposizione dicesi semplice per e disgiunta se i sottoinsiemi sono disgiunti f. L'esempio di cui sopra è una decomposizione semplice disgiunta.

Particolarmente interessanti sono le decomposizioni ottenute nella forma di fig. 12.1, nelle quali la f(X) viene realizzata mediante una 'cascata' delle funzioni componenti gi, date da


   y0 f (12.1)



Fig. 12.1 - Decomposizione in cascata


Poniamoci allora il problema di cercare una decomposizione semplice disgiunta di una f(X) nella forma (12.1), tale cioè che si arresti al livello f=y2. Sarà poi possibile allungare la cascata cercando una eventuale decomposizione di g2 e così via. È necessario trovare la partizione (X1, X2) di X e le funzioni g1 e g2; al fine di ottenere


                           (12.2)


Ovviamente, non è detto che tale decomposizione esista.

Per verificare se è possibile realizzare una decomposizione semplice disgiunta, avendo partizionato X nei due sottoinsiemi X1 e X2, si può rappresentare f(X) in una tabella - detta matrice di decomposizione -, con tutte le combinazioni di X1 sulle colonne e di X2 sulle righe (o viceversa)[3] ; si dice allora molteplicità della tabella il numero di colonne distinte della funzione.

È facile allora dimostrare che:


Condizione necessaria per l'esistenza di una decomposizione funzionale semplice sulla partizione (X1, X2) è che la molteplicità della matrice di decomposizione sia M


Infatti, escludendo il caso banale di M=1 (le colonne sono tutte eguali, y2 non è funzione di y1), per M=2 esiste una funzione y1=g1(X1) che associa ad una delle due colonne distinte il valore 0 e all'altra 1 (o viceversa) e la f(X) si può esprimere in funzione di y1 e delle X2, come nella (12.2); al contrario, per M>2 tale funzione non esiste. ???


Esempio 12.1

Per la funzione f(a, b, c, d) = Σ(l, 2, 4, 7, 8, 11, 13, 14), avendo posto X1=(a, b) X2 = (c,d). si ha che la tabella ha molteplicità 2 e ponendo y1=0 in corrispondenza delle colonne 00, 11 e y1=1 nelle altre, si ha (fig. 12.2):



ab=01,10

 


a b







y1


c d 





y1


c d 











































f(X) g2


Fig. 12.2 - Esempio di decomposizione semplice disgiunta: la tabella


Ne deriva lo schema di fig. 12.3. dove g2 è la scatola nera racchiusa nel rettangolo tratteggiato.


Fig. 12.3 - Esempio di decomposizione semplice disgiunta: la rete


Applicando ancora iterativamente la decomposizione funzionale a g2, si può scomporre l'insieme in e si otterrebbe ancora una tabella a molteplicità 2, con



e quindi lo schema di fig. 12.3 nel quale la scatola nera di g2 diventa trasparente.




Il simbolo corretto è invero un s cerchiato come , qui non riprodotto per motivi tipografici.


Potrebbe anche verificarsi in casi particolari che il minimo globale sia con una o più funzioni in forma non minima, ma trascuriamo questo evento.

Per poche variabili, la tabella è una mappa di Karnaugh, ma il metodo vale per qualsiasi numero di variabili.

Scarica gratis Funzioni booleane e minimizzazione
Appunti su: Il metodo di Quine McCluskey puC3B2 fornire risultati diversi dal metodo di Karneaug, minimizzazione funzioni booleane, https:wwwappuntimaniacomscientifichematematicafunzioni-booleane-e-minimizzaz95php,



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