Locke

Locke

Locke afferma una diversa idea di ragione. Essa ha determinati limiti e non può raggiungere una conoscenza perfetta e assoluta, ma soltanto ciò che è alla sua portata. La ragione è un intreccio fra esperienza ed intelletto, fra recezione passiva delle informazioni esterne e rielaborazione attiva di tali informazioni.

L'esperienza può provenire sia dalle sensazioni esterne che da quelle interne (riflessioni) ed è, nello stesso tempo, la fonte della conoscenza e la sua verifica.

Ma la conoscenza non si riduce all'esperienza sensibile. Essa richiede l'intervento continuo dell'intelletto, di capacità intuitive e di ragionamento sui dati forniti dagli organi di senso. L'intelletto compone e connette, mediante l'intuizione e la dimostrazione, le rappresentazioni fornite dall'esperienza, ovvero le idee.

Le idee sono il prodotto delle esperienza, non sono mai innate: avere un'idea significa esserne coscienti, ma non tutti sono coscienti di determinate idee fin dalla nascita (es. i fanciulli, i pazzi, gli ignoranti).

La conoscenza che proviene dall'esperienza è costituita da idee semplici (materiali forniti dall'esperienza) e idee complesse (prodotte dall'intelletto mediante la composizione di più idee semplici, e possono essere di modi, di relazioni, di sostanza). La conoscenza si basa sulle proprietà osservabili degli enti, e non ha senso ricercare un loro presunto "substrato".

Il linguaggio è convenzionale, e gli universali non sono realtà oggettive ma nomi comuni relativi a idee generali. Nella realtà esistono solo cose particolari.

Vi sono tre gradi di conoscenza: sensibile (che è certa solo se attuale), intuitiva (con cui si coglie con immediatezza la connessione esistente tra due idee, e che è l'unica conoscenza certa) e dimostrativa (con cui la connessione avviene attraverso l'uso di altre idee come prova).

Quando l'intuizione e la dimostrazione non sono determinanti, le relazioni stabilite tra le idee possono essere ritenute solo probabili.