Un
Universo non più statico: l'intuizione di Friedmann.
Gli anni dal 1915 al 1929
possono essere considerati il periodo di nascita della cosmologia moderna: nel
1915, infatti, Einstein elaborò la teoria della relatività generale, e nel 1929
Hubble giunse a determinare la continua espansione dell'Universo. Un aspetto
interessante su cui concentrarsi è quello delle ipotesi sul "destino"
dell'Universo elaborate proprio in quegli anni, in particolare su quella
avanzata dal matematico russo Alexander Friedmann. Dall'applicazione della
relatività generale al calcolo dell'espansione dinamica dell'Universo, infatti,
Einstein ricavò che, prendendo per vero il cosiddetto "principio cosmologico",
esso sarebbe stato destinato ad una progressiva contrazione che avrebbe
originato un collasso. Ora, ad Einstein si deve riconoscere il merito di aver
completamente rivoluzionato la fisica, e di aver mostrato un grande coraggio in
questo; ma certamente in questo ambito, come ebbe a riconoscere egli stesso,
prese "una cantonata". Dal momento che, infatti, all'epoca era opinione diffusa
l'esistenza di un Universo statico ed "eterno", Einstein introdusse nelle
equazioni che predicevano il collasso una costante, detta "costante
cosmologica", il cui valore doveva corrispondere esattamente a quello necessario per bilanciare il risultato:
altrimenti ci si sarebbe trovati dinanzi ad un Universo in movimento, fosse
esso di espansione o di contrazione.
Nel
1922 Friedmann, un giovane matematico russo, iniziò a lavorare sulle equazioni
di Einstein; le soluzioni che ne trovò furono decisamente sconvolgenti. Egli,
infatti, si trovò di fronte allo stesso problema che Einstein aveva risolto con
l'introduzione della costante cosmologica, ma lo affrontò in modo del tutto
nuovo. Ottenne, quindi, che la soluzione di Einstein era soltanto una delle soluzioni possibili, mentre ne
esistevano almeno altre tre completamente diverse (il tutto dipendeva dal
parametro di densità Ω0, ovvero il rapporto tra densità media
dell'Universo, misurata per comodità nel momento presente, e densità critica,
che risulta proporzionale al quadrato della costante di Hubble):
se Ω0<1, la densità risulta minore di
quella critica: l'espansione non potrà essere rallentata dal campo
gravitazionale e pertanto l'Universo potrà proseguire la propria corsa verso
l'espansione a velocità costante ("Universo aperto").
nel caso limite in cui Ω0=1, la densità
dell'Universo è esattamente uguale a quella critica e l'espansione proseguirà,
rallentata sì dal campo gravitazionale, ma impossibile da invertire. Ecco così
emergere il modello dell'"Universo piatto".
se Ω0>1, la densità dell'Universo è
maggiore della densità critica, e pertanto la forza gravitazionale tende ad
incurvare lo spazio su sé stesso, rendendolo così descrivibile con la geometria
non euclidea detta della "sella"; questo processo di curvatura culminerà prima
o poi, all'aumentare della forza gravitazionale, con il cosiddetto "big crunch"
(ipotesi dell'Universo chiuso).
Appena vide pubblicato il lavoro di Friedmann, Einstein lo
bollò come un'"assurdità", e credette persino di poterne smentire i calcoli;
ma, dopo numerosi anni, la comunità scientifica dovette accorgersi che era
stato Friedmann, con la sua ipotesi di un Universo in movimento, a cogliere la
verità.