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MACCHINE A VAPORE
Le macchine o motrici a vapore forniscono
lavoro meccanico sfruttando il movimento alternativo di uno stantuffo che si
sposta all'interno di un cilindro nel quale si espande il vapore d'acqua
surriscaldato.
L'importanza storica della macchina a vapore è enorme in quanto la
'rivoluzione industriale' fu resa possibile solo in seguito alla sua
invenzione che fornì il primo metodo per produrre lavoro meccanico
indipendentemente dalla disponibilità di corsi d'acqua o di venti di sufficiente
potenza sin d'allora sfruttati.
Attualmente, in seguito al perfezionamento dei motori a combustione interna e
dei motori elettrici, la macchina a vapore è utilizzata solo in casi
particolari per la sua possibilità di sfruttare qualsiasi tipo di combustibile
o qualsiasi sorgente di calore atta a portare in evaporazione acqua e per la
sua caratteristica di sviluppare una coppia motrice costante, anche la massima
ad essa consentita, a qualsiasi regime di velocità.
L'invenzione della macchina a vapore è dovuta principalmente al tecnico inglese
Thomas Newcomen (1663-1729)
che nel 1705, assieme ad altri, realizzò una macchina nella quale il vapore
surriscaldato, generato portando all'ebollizione dell'acqua in una caldaia,
agiva su una delle facce di uno stantuffo metallico mobile all'interno di un
cilindro e comunicante mediante l'altra faccia direttamente con l'atmosfera
esterna.Questa macchina, del tipo a semplice
effetto in quanto il vapore agiva solo su una delle facce dello stantuffo,
fu perfezionata dall'inventore scozzese James Watt
(1736-1819), che la trasformò in una macchina a doppio effetto, nella quale cioè il vapore agiva su entrambe le
facce dello stantuffo, e la dotò di un condensatore per ricondensare
il vapore uscente dal cilindro in acqua, che veniva quindi ripompata
nella caldaia in modo da realizzare un ciclo chiuso. In seguito la macchina a
vapore subì altri notevoli perfezionamenti e fu sfruttata sia per automatizzare
la produzione industriale, sia per muovere mezzi di trasporto: in quest'ultimo
campo successi fondamentali si ebbero nel 1803, quando l'inventore americano Robert Fulton (1765-1815)
realizzò il primo battello a vapore e nel 1829, quando l'inventore inglese George Stephenson (1781-1848)
costruì la Rocket, la prima locomotiva a vapore veramente
efficiente che diede inizio al grande sviluppo delle ferrovie.
Le moderne macchine a vapore sono
caratterizzate sostanzialmente da una caldaia, nella quale l'acqua viene
trasformata in vapore surriscaldato che, mediante un meccanismo di distribuzione,
agisce alternativamente sulle due facce di uno stantuffo facendolo scorrere
avanti ed indietro in un cilindro chiuso alle due estremità.
L'asta dello stantuffo passa a tenuta attraverso un premistoppa collocato su
un'estremità del cilindro e, mediante un manovellismo, pone in rotazione un
albero motore sul quale, al fine di regolarizzarne il moto, è calettato un
grosso volano.
IL vapore utilizzato viene scaricato all'esterno del cilindro e fatto ricondensare nel condensatore. L'acqua così ottenuta è
pompata nella caldaia dove viene trasformata nuovamente in vapore per ripetere
il ciclo descritto. Attualmente esistono vari tipi di macchine a vapore, molte
delle quali possiedono più cilindri i cui stantuffi agiscono sulle manovelle di
un albero a gomito.
Va rilevato che la macchina a vapore è un motore a combustione esterna in
quanto il combustibile viene bruciato fuori dai cilindri motori; ne consegue
che l'inquinamento atmosferico prodotto dai gas combusti può essere più facilmente controllato.
FUNZIONAMENTO
Come detto, la maggioranza delle macchine a
vapore attuali sono a doppio effetto, ciò per ciascun giro dell'asse motore lo
stantuffo effettua due corse attive (una d'andata e una di ritorno); in ognuna
delle quali l'energia termica del vapore viene trasformata in energia
meccanica.
IL vapore di volta in volta agisce solo su una delle facce dello stantuffo ed
espandendosi li fa scorrere all'interno del cilindro: contemporaneamente il
vapore che si trova nel cilindro dall'altra parte dello stantuffo viene espulso
attraverso valvole di scarico. Durante una corsa completa dello stantuffo in
ciascuna delle due parti in cui esso divide il cilindro si hanno le seguenti
fasi:
Il vapore entra il cilindro attraverso una valvola di immissione poco prima che la corsa precedente abbia termine, così da ammortizzare il moto dello stantuffo mediante un cuscino fluido.
Dopo un certo periodo di tempo la valvola di immissione viene chiusa e l'espansione del vapore determina lo spostamento dello stantuffo che compie una corsa attraverso il cilindro.
Poco prima che tale corsa abbia fine viene aperta una valvola di scarico che determina la fuoriuscita del vapore.
Quasi contemporaneamente dall'altra parte dello stantuffo viene immesso da una seconda valvola di ammissione del vapore che, espandendosi, provoca il ritorno dello stantuffo.
Durante la corsa di ritorno la valvola di scarico viene chiusa ed il poco vapore rimasto nel cilindro viene compresso fino quando, poco prima di tale corsa, non viene nuovamente aperta la valvola di immissione, e quindi introdotto del nuovo vapore.
Da una parte e dall'altra dello stantuffo si
hanno le stesse fasi, ma esse avvengono in opposizione, nel senso che, quando
da una parte il vapore si espande, dall'altra viene compresso e viceversa.
Nella maggior parte delle macchine a vapore la distribuzione di quest'ultimo da
una parte e dall'altra dello stantuffo è regolata da una valvola a cassetto
comandata da un meccanismo detto GLIFO di Stephenson.
Tuttavia questa soluzione non si può adottare quando si impiega vapore a valori
di pressione così elevati che determinerebbero eccessive perdite per attrito
nella valvola a cassetto: le luci di immissione e di scarico vengono in tal
modo chiuse ed aperte da un distributore costituito da due pistoni, coniugati
solidali allo stesso stelo e mobili all'interno di un cilindro (anche questo
tipo di distribuzione è stato inizialmente utilizzato nelle locomotive).
Nelle macchine a vapore di maggiori dimensioni e potenza è necessario
effettuare molto rapidamente e con perdite di attrito ridotte le operazioni di
chiusura delle valvole; si utilizzano allora valvole di chiusura separate nelle
quali alla valvola principale è accoppiata una valvola secondaria controllata
da un regolatore esterno.
A parte il caso in cui le macchine a vapore sono usate per azionare macchine
con moto alternativo come le pompe o i magli, il moto alternativo dello
stantuffo deve essere convertito in moto rotatorio. Si ricorre dunque ad una
trasmissione basata sull'impiego di un albero a gomiti azionato da un biellismo.
L'asta dello stantuffo attraversa un'estremità del cilindro in un premistoppa a
tenuta ed è collegata ad un organo detto, 'testa a croce', il quale è
provvisto di pattini che scorrono su guide rettilinee; alla testa a croce è
collegato il piede di una biella la cui testa all'altra estremità si articola
con la manovella o collo d'oca di un albero a gomiti calettato sull'albero
motore. Va rilevato che ogni ciclo completo l'asta dello stantuffo e la biella
vengono a trovarsi due volte allineate con la manovella dell'albero a gomiti, e
pertanto in queste posizioni, dette punti
morti, non producono nessun effetto rotazionale su quest'ultimo. Per
ovviare a questo inconveniente nelle macchine a vapore monocilindriche sull'albero
a gomiti viene calettato un volano, la cui inerzia consente di superare i punti
morti; nelle macchine a due o più cilindri si posizionano invece le manovelle
secondo angoli di opportuno valore, in modo che i punti morti non si
verifichino contemporaneamente.
TIPI DI MOTORI
Possono essere distinti in verticali od
orizzontali, a semplice o doppio effetto, a valvole o a cassetto (a seconda del
tipo di distribuzione); inoltre si possono avere motori a controcorrente o a equicorrente a seconda che lo scarico del vapore abbia
luogo dalla stessa testata da cui esso entra, oppure, dalla parte centrale del
cilindro. Infine si hanno motori a semplice, doppia, tripla, e quadruplice
espansione a seconda che l'espansione del vapore avvenga in uno o più cilindri
disposti in serie (cascata).
DISTRIBUZIONE
La capacità di una motrice a vapore di
avvicinarsi alle condizioni di funzionamento teoriche e quindi il suo
rendimento dipendono in gran parte dall'efficienza del sistema di distribuzione
e cioè dagli organi che devono alternativamente immettere vapore nel cilindro,
chiudere ermeticamente ogni passaggio durante l'espansione del vapore e infine
permettere lo scarico del vapore dal cilindro.
Esistono
distribuzioni a cassetto strisciante (piano, cilindrico), rubinetti rotanti e
di distribuzione con valvole a sollevamento.
Un esempio di cassetto piano è quello mostrato in figura; il moto alternativo
del cassetto è comandato da un eccentrico calettato sull'albero motore e con
una trasmissione che consente la regolazione nel modo più favorevole sia della
fase di apertura sia della fase di chiusura.
La regolazione della potenza sviluppata viene effettuata, nelle piccole
motrici, mediante laminazione della pressione del vapore vivo attraverso una
valvola di strozzamento: nelle macchine più grandi si effettua la regolazione,
per migliorare il rendimento ai bassi carichi, variando la durata della fase di
immissione del vapore, cioè dell'apertura del cassetto della valvola di
immissione.
Ciò si ottiene variando il calettamento dell'eccentrico della distribuzione o
delle camme che comandano le valvole, oppure modificando, per mezzo di glifi
scorrevoli o con altri sistemi, la conformazione del cinematismo che collega
l'albero principale gli organi della distribuzione.
Il grado di espansione della motrice (rapporto tra il volume del cilindro alla
fine della fase di espansione e lo stesso volume alla fine della fase di
immissione) deve essere sufficientemente elevato in relazione alla differenza
di pressione fra immissione e scarico, allo scopo di ottenere un rendimento
favorevole.
DIAGRAMMA REALE
Il risultato delle due azioni combinate della
distribuzione dello stantuffo, e cioè l'andamento della pressione durante le
diverse fasi, può essere studiato mediante il diagramma reale (o indicato) che
permette di individuare e valutare le diverse perdite.
Il diagramma viene tracciato da una punta scrivente su un foglio di carta
applicato ad un piccolo cilindro che, mediante un collegamento con l'asta dello
stantuffo, ruota con moto alternativo in modo tale che le ascisse del diagramma
risultino proporzionali, in una scala nota, agli spostamenti dello stantuffo.
La punta scrivente viene spostata (lungo una generatrice del piccolo cilindro
rotante) da un piccolo stantuffo che si muove per effetto della pressione del
vapore esistente nel cilindro motore: in tal modo le ordinate del diagramma
sono proporzionali al valore istantaneo della pressione del cilindro principale
(scala nota).
L'area racchiusa nel diagramma così ottenuto è proporzionale al lavoro
sviluppato dal vapore sullo stantuffo motore: la pressione madia 'pm è quella pressione
che, se fosse esercitata uniformemente durante tutta la corsa dello stantuffo
'l', svilupperebbe la stessa quantità di lavoro. Essendo note le
scale del diagramma, si può da esso ricavare per integrazione il valore della
pressione media.
Il rendimento termico della motrice dipende dalle perdite che si verificano nel
ciclo reale rispetto al ciclo teorico e che possono essere riscontrate nel
diagramma indicato quali perdite per laminazione negli organi di distribuzione
e nei condotti, per riempimento dello spazio nocivo, per espansione incompleta
del vapore dello scarico, per scambio di calore fra vapore e pareti metalliche
e nel passaggio fra i cilindri di alta, media e bassa pressione. Le perdite di
natura termica si possono ridurre adottando le distribuzioni a valvole, il flusso
equicorrente, il vapore surriscaldato.
Le altre perdite, di natura meccanica, sono dovute per attrito dello stantuffo
che scorre nel cilindro, dei perni nei cuscinetti e nelle guarnizioni, dei
cassetti nelle loro sedi.
VARI TIPI DI MOTORE A VAPORE
Ricostruzione di una prima locomotiva a vapore
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