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Nell'intento di superare il luogo comune che ritrae Epicuro come il filosofo dell'edonismo sfrenato, Francesco Adorno prospetta l'epicureismo come il tentativo di individuare, sulla scia di Aristotele, le condizioni delle varie scienze. Se Aristotele può considerarsi il fondatore della logica e della biologia e Platone il filosofo della matematica, Epicuro fonda la fisica ispirandosi ad Anassagora e basandosi su un concetto di atomo ben distinto da quello di Democrito; in tal modo Epicuro intende spiegare la natura attraverso la natura stessa , rintracciando le condizioni dell'esperienza nei corpi, nell'estensione geometrica divisibile all'infinito e nell'atomo, quale limite logico non ulteriormente divisibile, l'atomismo di Epicuro cerca di spiegare la realtà come combinazione casuale di atomi , capaci di produrre infiniti mondi possibili . Con i suoi atomi, concepiti non in termini pitagorico-geometrici come quelli di Democrito, ma come «spermata» o principi attivi, in analogia alla «omeomerie» di Anassagora , Epicuro, secondo Adorno, rappresenta la fonte remota della moderna rivoluzione scientifica culminata in Galilei e Cartesio ) e che si fonda sulla distinzione introdotta proprio da Epicuro tra razionalismo ed empirismo: le due correnti della filosofia moderna culminanti in Kant . Epicuro anticipa di fatto l'esigenza kantiana ed illuministica di indagare i limiti e le condizioni di possibilità della ragione. Nella teoria del linguaggio Epicuro ritiene il singolo fonema «per natura» mentre le lingue storico-naturali, combinando arbitrariamente gli stessi suoni, producono significati convenzionali .
Una volta posto l'atomo come condizione per poter pensare la realtà, ogni atomo preso a se stesso è quello che è, ovvero non è altro che un elemento, come, per esempio l'«elemento» idrogeno. L'idrogeno, da un punto di vista logico, non è ulteriormente divisibile e, in questo senso, l'idrogeno potrebbe essere un atomo, in quanto l'atomo non è necessariamente piccolo, ma è ciò che non è ulteriormente divisibile, ciò che è semplice in se stesso. Se per Democrito l'atomo è mikros , Epicuro lo definisce elakiston (elakiston), ovvero «minimo», «quello che non è ulteriormente riducibile», quello che, percettivamente e mentalmente, non è riducibile.
Se si pensa che l'idrogeno è un atomo, è possibile pensare anche che l'ossigeno è un altro atomo, un altro elemento. Poiché l'ossigeno è bivalente, è possibile unire due atomi di idrogeno e legarli con l'ossigeno, e ottenere così l'acqua. L'acqua è il phainomai (jainomai), ciò che appare, dell'articolarsi di idrogeno e ossigeno. Si può quindi scrivere la formula H2 O, che rappresenta ciò che appare del modo in cui gli atomi si incontrano, ma non l'essenza dell'acqua. Oggi è inoltre possibile entrare nel legame tra ossigeno e idrogeno e cambiare quel rapporto di atomi, ottenendo, per esempio, l'acqua ossigenata. Le varie cose dunque non esistono, non sono essenze immutabili, ma degli schemi mutabili.
Tutto ciò ha dei riflessi impressionanti sul piano umano, poiché fa comprendere che l'uomo non è più condizionato da ordini prestabiliti. La grandezza di Epicuro consiste nell'affermare, di fatto, che non esiste alcuna ragion d'essere: non bisogna trovare la ragione per la quale i gruppi di atomi si dispongono in un modo piuttosto che in un altro, poiché se si trovasse tale principio, si dovrebbe poi individuare la ragione superiore che produce le cose in un certo modo, e si verrebbe a cadere nella teologia, o nella biologia, ma non certo nella fisica; cercare delle ragioni supreme è un illecito logico. Nasce da qui l'affermazione secondo la quale Epicuro mette il mondo a caso; ma Epicuro vuole risolvere il problema della fisica, perché se si dicesse che le cose si dispongono necessariamente in una certa maniera e solo in quella, si avrebbe un finalismo e un universo chiuso, da cui non si potrebbe più uscire.
Con Epicuro si ha dunque per la prima volta la teoria degli infiniti mondi possibili: questo mondo è nato così perché certi atomi si sono incontrati in un certo modo; in futuro, tali atomi si disintegreranno e assumeranno un altro schema, creando un altro mondo possibile. Lucrezio dirà che la grandezza di Epicuro è quella di aver reso l'uomo libero, avendo reso libero l'universo. Ciò è sicuramente vero e consente di passare dall'aspetto fisico all'aspetto etico della filosofia epicurea. Mentre in Platone e Aristotele si ha un ordine universale e necessario al quale anche l'uomo deve adeguarsi, per Epicuro, che considera conservatrice la morale platonica e aristotelica, non c'è nulla da conservare: l'ordine lo fa l'uomo e l'universo nasce da incontri non necessari di atomi.
Secondo la teoria del clinamen. Secondo tale teoria gli atomi che scendono perpendicolarmente si incrociano e si legano dando vita ai corpi, perché alcuni gruppi di atomi deviano dalla loro perpendicolare, acquisendo una certa inclinazione, o clinamen, che permette tale incrocio. Il problema è che nei testi di Epicuro finora noti, il clinamen non figura. Tale teoria è invece indubbiamente presente in Lucrezio che, con il suo De rerum natura, ha dato la più organica esposizione del pensiero epicureo. Lucrezio infatti, trovandosi alle prese con un pubblico indotto e dal lessico povero, ha dovuto far ricorso alla teoria del clinamen in quanto era un'immagine più esemplificativa.
Se si considera la concezione originale di Epicuro si trova soltanto che i corpi sono l'articolarsi degli atomi. Ogni atomo in sé non è né grande né piccolo e si muove in tutte le direzioni, perché se si afferma che va in una certa direzione, già si presuppone un rapporto. Si può dire «sopra» o «sotto» se c'è un sopra e un sotto; ma quando si considera l'atomo per sé, questo non ha né un sopra né un sotto, né una destra né una sinistra, ma si muove in tutte le direzioni. Se dunque gli atomi si spostano in tutte le direzioni, è facile comprendere come si incontrino continuamente. Per Epicuro non esistono da una parte gli atomi e il vuoto, e dall'altra le cose che si incontrano. Le cose sono quelle che sono; esistono, sono sempre, e consistono sempre in schemi. La condizione affinché esistano le cose è che ci siano atomi e vuoto, ma ciò non vuol dire che il vuoto stia da una parte e gli atomi dall'altra, dunque, non c'è alcun bisogno del clinamen..
Quando gli atomi si incontrano, si dispongono in una figura piuttosto che in un'altra: per esempio, nel pensiero di Epicuro l'uomo è un incontro di atomi, ma se si fosse verificato un altro incontro, sarebbe sorta un'altra cosa. Comunque, questo incontro che ha dato vita all'uomo prima o poi si romperà, e sorgerà qualcosa di diverso. Non ci sarà più l'uomo, ma questo non importa, perché ci sarà un'altra realtà: questa è la teoria degli infiniti mondi possibili di Epicuro.
Epicuro riconobbe come Platone avesse posto le condizioni che resero poi possibile una matematica e una geometria, mentre ad Aristotele si dovesse la nascita della biologia, in quanto cercava di individuare le condizioni che permettevano la realtà nella sua essenza. Ciò fu l'esito della discussione che era in corso in quel periodo, per merito degli scritti di Aristotele. Epicuro sottolineò la necessità di determinare una scienza fisica. Per far ciò si rifece ad Anassagora e a una certa fisica presocratica postparmenidea.
Di conseguenza Epicuro sviluppò una serie di temi ripresi dalla fisica moderna.
Il vuoto che separa Epicuro da Cartesio, Bacone e Galilei è dovuto a un terzo modo di concepire ed interpretare la realtà, nato attraverso tutta la cultura e le teorie che si sono diffuse a partire dal II secolo a. C. e da cui derivò quella che viene definita «età medioevale». Attraverso l'Umanesimo si è tornati a cogliere il pensiero degli antichi, attraverso il significato e l'uso delle loro parole, per andare alle radici delle scienze. Sono nati così da una parte personaggi quali Campanella e Telesio, dall'altra studiosi come Galileo, che si preoccupavano del metodo.
Non è un caso, dunque, che Cartesio abbia scritto un Discorso sul metodo, non una descrittiva. In esso Cartesio descrive un metodo matematico-geometrico basato su analisi, sintesi, intuizione e numerazione. Il metodo matematico-geometrico è comunemente chiamato razionalista. Con la matematica si vedono infatti quali sono le condizioni razionali dei calcoli, tanto più che il termine «razionalità» viene da reri che in latino vuol dire «calcolare». Opposto al razionalismo vi è l'empirismo. Empiristi sono stati Epicuro, e successivamente Hume e Locke, i quali hanno detto che il razionalismo andava bene per la matematica, ma se si voleva fare della fisica, occorreva rifarsi all'esperienza, che in greco si dice appunto empeiria (empeiria).
La fisica moderna non è migliore di quella epicurea. Quest'ultima rappresenta l'inizio del metodo di lavoro della fisica ed è molto diversa dalla fisica di oggi, ma le condizioni che attualmente rendono possibile la fisica sono rimaste le stesse dei tempi di Epicuro. Mi spiego con un esempio: se si deve costruire un ponte, si userà la fisica di Galileo; se si deve andare sulla Luna, si userà la fisica di Einstein.
Non che Einstein sia andato oltre Galileo, o che Galileo, essendo venuto prima, sia stato meno bravo o meno vicino alla verità. Si tratta di due modi di concepire la natura, sorti in una precisa situazione di esperienza. Col cambiare delle esperienze cambiano le ipotesi, perché ogni ipotesi deve servire per meglio intendere e rendersi conto dei fenomeni. Se una nuova ipotesi rende meglio conto dei fenomeni, prevale.
La fisica epicurea é , infatti , caratterizzata dal risalire , mediante ragionamento , da ciò che é evidente ai sensi a principi che tali non sono , ossia gli atomi e il vuoto . Epicuro riprende per lo più questi concetti da Democrito e ritiene che un numero infinito di corpi indivisibili , che si muovono entro il vuoto infinito , é ciò che può spiegare il mondo fisico quale appare ai nostri sensi . Egli inferisce questa tesi a partire dall'esperienza , la quale ci attesta che nulla può nascere dal nulla e nulla può finire nel nulla , altrimenti il tutto si sarebbe dissolto col tempo : di qui si giunge alla conclusione che l'universo é sempre stato e sempre sarà quale é ora . D'altra parte , é evidente ai sensi che i corpi dotati esistono e sono dotati , sicchè possiamo inferirne l'esistenza del vuoto , che non é di per sé evidente e contro alla quale aveva già dimostrato Melisso . Infatti se il vuoto non esiste , non può esistere il movimento ; ma il movimento esiste , e tutti possiamo vederlo , dunque esiste anche per forza il vuoto . I corpi , a loro volta , sono suscettibili di disgregazione , ma poichè nulla scompare nel nulla , ciò significa che essi sono composti di entità che permangono indistruttibili : queste entità sono gli atomi . Gli atomi sono di forme innumerevoli , ma non sono dotati di qualità come colore , temperatura e così via . Per Democrito gli atomi , probabilmente , non avevano peso , nè esisteva una direzione privilegiata del loro movimento . Epicuro , invece , attribuisce peso agli atomi , forse in base alla tesi che un corpo privo di peso non é in grado di muoversi . Nell'universo infinito non ci sono un centro , un alto , un basso assoluti : ma per Epicuro si può parlare di un alto e basso relativi ed é appunto verso il basso che gli atomi si muovono grazie al loro peso . Ma se gli atomi si muovono verso il basso verso linee parallele , come é possibile la formazione di corpi ? In queste condizioni , infatti , gli atomi non potrebbero incontrarsi e dare luogo ad aggregazioni . I testi conservatrici di Epicuro non rispondono a questo interrogativo , ma , secondo Lucrezio , Epicuro avrebbe introdotto a questo proposito la dottrina del clinamen o declinazione . Attraverso di essa , egli attribuiva agli atomi anche una tendenza a deviare casualmente dal loro moto perpendicolare verso il basso . In tal modo , gli eventi , e in particolare le aggregazioni tra atomi che danno luogo alla formazione dei corpi composti , perdono ogni carattere di necessità . Riprendeva la dottrina democritea dell'atomismo e dell'infinità : però Democrito diceva che gli atomi si muovevano con moti corpuscolari , Epicuro invece si serve dei concetti di alto e basso , sebbene nell'infinito essi non esistano : gli atomi cadono dall'alto verso il basso ( immaginiamoci una specie di pioggia di atomi ) : ma se andasse così , a rigore , il mondo non potrebbe generarsi perchè gli atomi non potrebbero mai scontrarsi tra loro e cadrebbero verso il basso all'infinito : quindi Epicuro introduce questa teoria della deviazione o klinamen secondo la quale gli atomi avrebbero deviazioni tali da consentir loro di scontrarsi e di creare il mondo . E' una sorta di correzione del meccanicismo , ossia del mondo visto come grande macchina dove il semplice sbattere d'ali di una farfalla ha il suo spessore . Il klinamen é imprevedibile e questo stona con il meccanicismo . La fisica epicurea , quindi , oltre a non essere farina del suo sacco ( non a caso Cicerone dice ' in physicis totus est alienus ' , ossia sottolinea come Epicuro sia totalmente dipendente da altri ' fisici ' , e soprattutto Democrito ) , é forse il suo ' punto debole ' , probabilmente quello meno riuscito .Va poi detto che Epicuro ha anticipato per alcuni aspetti la fisica moderna : l'idea del klinamen ( e della sua imprevedibilità ) é simile al principio di indeterminazione definito da un fisico moderno tedesco , Werner Heisenberg : ' E' impossibile conoscere simultaneamente la posizione esatta e la esatta quantità di moto di una particella subatomica . Tanto più esattamente conosciamo la posizione , tanto meno sicuri siamo della quantità di moto , e viceversa ' : é una questione strutturale : l' osservazione stessa che si effettua di una cosa la modifica già : è già legata a noi per il fatto che la si osservi ; la situazione delle particelle é indeterminata . La struttura dell'universo é spiegabile univocamente , secondo Epicuro , soltanto mediante la nozione di atomo e vuoto presenti nell'universo . Egli respinge la costruzione di modelli astronomici e matematici per spiegare i fenomeni celesti ; su questo punto egli conduce una polemica esplicita nei confronti dell' Accademia platonica , ma di fatto si allontana anche dalla pratica degli astronomi del suo tempo . La cosmologia di Epicuro poggia su un assunto razionale , in quanto esclude qualsiasi intervento divino e qualsiasi antropoformismo nella concezione degli astri e dei corpi celesti . A differenza di Aristotele Epicuro non ammette alcuna materia privilegiata per i corpi celesti . Nella ' Natura ' , poi , conduce una serrata polemica contro la cosmologia platonica del ' Timeo ' . Egli rifiuta la composizione degli elementi e del cosmo sulla base dei 5 poliedri regolari , che Platone non é stato in grado di dimostrare indivisibili : se non sono indivisibili , dice Epicuro , perchè mai si dovrebbe ritenere che le altre figure siano formate da questi , se questi a loro volte sono formati da altri ? Per quanto riguarda la metereologia , ossia quei fenomeni e eventi lontani da noi , dei quali la causa non é evidente , Epicuro ritiene che siano possibili molteplici spiegazioni . Così per il sorgere e il tramontare degli astri , per le loro dimensioni , per il formarsi di tuoni , lampi , terremoti , venti e così via . Di questi fenomeni si possono fornire più spiegazioni che risultano tutte accettabili , purchè in accordo con i fenomeni e non smentibili da parte di altri fenomeni . Epicuro rifiuta la spiegazione di questi eventi in termini di teleologia ( o finalismo ) , alla maniera di Platone e di Aristotele : essi non avvengono in vista di un fine . Soprattutto egli esclude che gli dei agiscano come cause o agenti provvidenziali sul mondo degli uomini ; in tal modo egli si allontana sia dalle credenze della religione popolare , sia dalle teorie elaborate in proposito dai filosofi .
Epicuro ammette l'esistenza degli dei . Un argomento a favore di essa é dato dal consenso di tutti gli uomini : ciò su cui tutti gli uomini sono concordi deve essere vero . Inoltre , tutti ritengono che gli dei siano immortali , felici e dotati di figura umana . Ma queste credenze non sono altro che prolessi , concetti derivati dall'esperienza : per esempio , durante il sonno si hanno visioni di dei , le quali , quindi , come ogni prolessi , derivano da oggetti reali . Un' altra dimostrazione dell'esistenza divina é proprio data dai sogni , dove compaiono anche le divinità , che sono per Epicuro antropomorfi , uguali a come ci appaiono nei sogni . Per Epicuro la divinità non si interessa minimamente delle vicende umane ed egli lo dimostra con un ragionamento simile a quello aristotelico : la divinità é una realtà beata , e se si occupasse delle vicende umane come potrebbe esserlo ? Sarebbe un'autodiminuzione occuparsi di tali cose . Ma gli dei dove stanno ? Epicuro é un materialista e quindi deve pur collocarli da qualche parte : egli li colloca negli ' intermundia ' , ossia gli spazi che separono un mondo dall'altro . Tuttavia dire che gli dei non si curano delle vicende umane non vuol dire che siano irrilevanti : essi sono un modello da imitare per l'uomo ( come Epicuro era per i suoi seguaci ) ; gli dei vivono la migliore delle vite , piena di felicità e l'uomo imitandoli può condurre una vita uguale alla loro : da qui nasce la teoria secondo cui l'uomo é uguale agli dei , può assimilarsi ad essi ( viene ripreso il concetto dell' ' omoiosiV qeo ' , il diventare come un Dio , di Platone ) . L'unica differenza tra uomo e dei é che loro hanno la vita eterna ( e di conseguenza la felicità eterna ) , l'uomo no . Ma che cosa mi importa se c'è la felicità quando io non ci sono più , diceva Epicuro ? ' Non é infatti per me cosa piccola o priva di importanza ciò che rende la mia disposizione d' animo simile a quella degli dei e indica che non siamo inferiori alla natura incorruttibile e beata , nonostante la nostra condizione mortale . Perchè , da vivi , possiamo godere di una felicità pari a quella degli dei anche se si sia ricevuta una diminuzione ; ma se non si é in grado di sentire , in che modo si può ricevere una diminuzione ? ' ( Lettera alla madre ). Se per Aristotele la divinità muoveva il mondo , per Epicuro essa muove gli uomini , che devono tentare di imitarla ( esattamente come i pianeti per Aristotele imitavano l' eternità e la perfezione di Dio ) . Tra l'altro questa concezione della divinità che non interviene nel mondo umano sortisce anche un altro effetto : dissipa il timore per la divinità , che non va temuta in quanto non interverrà mai nel nostro mondo . Per Epicuro la religione tradizionale degenera in superstizione e atteggiamenti ridicoli dati dalla paura che l'uomo prova nei confronti di dio : ' non é irreligioso chi rinnega gli dei del volgo , ma chi le opinioni del volgo applica agli dei ' dice Epicuro . Epicuro utilizza a proposito degli dei che appaiono nel sonno la dottrina , già in parte democritea , secondo la quale dagli oggetti emanano incessantemente flussi di atomi , detti ( letteralmente immagini ) , i quali conservano fedelmente la configurazione degli oggetti da cui provengono , se non subiscono modificazioni nel loro tragitto . Ma gli dei , secondo Epicuro , non sono composti come gli altri oggetti , altrimenti sarebbero anch'essi sottoposti ai processi di disgregazione . Gli dei , invece , sono immortali , immuni da dolori , e vivono beati in quelli che in latino saranno detti intermundia , gli spazi che separano tra loro gli infiniti mondi . La condizione di beatitudine , ossia l'assenza di ogni genere di turbamento , é usata da Epicuro per dimostrare che gli dei non si occupano del mondo e delle cose umane . Attribuire agli dei il governo del mondo equivarrebbe a privarli della beatitudine , che é propria della loro condizione divina . Altro argomento , forse di origine epicurea , contro la provvidenza divina é quello che fa leva sulla presenza del male nel mondo . Se gli dei intervengono nelle vicende del mondo , perchè non eliminano il male ? Le risposte possibili hanno la forma di una disgiunzione completa : o perchè non possono o perchè non vogliono o perchè nè possono nè vogliono . Ma se non possono , gli dei sono impotenti ; e se non vogliono sono invidiosi , ossia non sono divinità buone . Impotenza e invidia sono caratteristiche incompatibili con la nozione di divinità . D'altra parte se possono e vogliono , come mai il male continua a essere presente nel mondo ? L'unica soluzione che consente di non attribuire alla divinità caratteristiche negative consiste , allora , nel riconoscere che gli dei non si occupano del mondo e delle faccende umane , perchè in fondo sarebbe un'autodiminuzione da parte loro ( come direbbe Aristotele ) . Gli dei sono indifferenti all'uomo , nè minacciosi nè benigni , e la natura non é un ordine protettivo nel quale gli esseri umani sono inseriti . Con queste argomentazioni Epicuro ritiene di eliminare uno dei timori che attanagliano gli uomini e impediscono loro di raggiungere la serenità : il timore degli dei , di un loro intervento e della loro possibilità di assegnare premi o castighi . Ma gli uomini vivono anche in preda ad un altro timore , il timore della morte , con il conseguente desiderio di immortalità ; al filosofo , invece , interessa la qualità , non la quantità della vita . Epicuro cerca quindi di elaborare un'argomentazione che liberi gli uomini anche da questo timore . Le premesse di essa sono date dai principi della dottrina fisica . L'uomo é un composto di atomi e vuoto , in quanto anche l'anima é costituita da un tipo particolare di atomi di forma sferica . La morte equivale alla disgregazione di questo composto ; ma con essa viene meno ogni possibilità da parte dell'uomo di percepire questo evento , perchè la sensibilità é legata alla condizione di integrità di quel composto atomico che é l'uomo . Questo punto é compendiato da Epicuro nell'affermazione che la morte non va temuta , perchè quando ci siamo noi non c'é lei , e quando c'é lei non ci siamo noi . L' uomo di fronte alla morte deve ragionare così : se la vita trascorsa é stata colma di gioia ci si può ritirare da essa come un convitato sazio e felice dopo un lauto banchetto ; se al contrario é stata segnata da dolori e tristezze , perchè desiderare che essa prosegua ? Solo gli stolti vogliono ad ogni costo continuare a vivere , anche se nulla di nuovo li può attendere perchè accadono sempre e solo le stesse cose ! La liberazione da questi due timori é per Epicuro condizione fondamentale per raggiungere il fine della vita umana , essa fa parte del quadruplice farmaco ( ) predisposto dalla filosofia , il quale provvede a liberare anche da altri due timori , quello del dolore e dell'irraggiungibilità della felicità . In altre parole nella teoria del quadrifarmaco Epicuro dice che la filosofia 1) libera l'uomo dalla paura degli dèi , che non si curano delle vicende umane 2) libera l'uomo dalla paura della morte , che é semplicemente una disgregazione di atomi ; 3) dimostra la brevità e provvisorietà del dolore : il dolore se é intenso é breve , se é lungo non é intenso e se é intensissimo porta in fretta alla morte , la quale é assoluta insensibilità ; 4) dimostra la facile raggiungibilità della felicità, che consiste nel piacere ( quello catastematico ) . L'apprestamento dei piaceri é compito della terza parte della filosofia , l'etica . Già Eudosso aveva sottolineato che tutti gli esseri aspirano al piacere . Anche Epicuro ripone nel piacere ( in greco ) il fine della propria vita umana , ma , diversamente da quanto aveva pensato Platone nel ' Gorgia ' , piacere e dolore non sono contrari , bensì contradditori , nel senso che se c'é l'uno non c'é l'altro e viceversa . Come le sensazioni e i concetti sono i criteri di verità , così le sensazioni di piacere e di dolore sono i criteri della scelta . Il piacere é dunque definito in primo luogo come assenza di dolore ( ) e caratterizza la condizione di chi gode di una buona condizione di salute fisica e psichica . Il dolore , invece , sia fisico sia psichico , é turbamento di questa condizione naturale . Turbamenti di questo genere sono per esempio i timori degli dei e della morte , prodotti da false credenze .
IL PIACERE
Partendo dalla constatazione che ogni piacere è di per sé un bene , ma non è detto che le sue conseguenze nel tempo siano vantaggiose per noi , Epicuro distingue tra piacere cinetico o in movimento , il quale accompagna un processo ed é sempre mescolato al turbamento o al dolore , e piacere catastematico o stabile ( in greco ) , proprio invece da uno stato privo di dolori . Contrariamente ai cirenaici , che indicavano nel piacere del momento l'obiettivo da perseguire , Epicuro ripone il fine nel piacere catastematico . Esso coincide con la completa soddisfazione del desiderio , che di per sè é una condizione dolorosa legata a uno stato di mancanza . I desideri , a loro volta , si distinguono in desideri naturali e necessari , per esempio il cibo , e desideri non necessari . Soltanto i primi possono e devono essere integralmente soddisfatti , secondo Epicuro , mentre gli altri non possono mai essere soddisfatti completamente e quindi si accompagnano sempre al dolore . Il piacere stabile per Epicuro é l'assenza di dolore , mentre i piaceri in movimento sono quelli accompagnati dal dolore ( come già diceva Platone nel ' Gorgia ' ). Epicuro ha distinto: 1) piaceri naturali e necessari, 2) piaceri naturali ma non necessari, 3) piaceri non naturali e non necessari.
1. Fra i piceri del primo gruppo egli pone i piaceri che sono strettamente legati alla conservazione della vita dell'individuo, essi sono gli unici che veramente giovano sottraendo il dolore del corpo (mangiare quando si famen, bere quando si ha sete..) Questi piaceri vanno sempre e comunque soddisfatti perchè hanno un preciso limite dalla natura che permette l'eliminazione del dolore
2. Nel secondo gruppo abbiamo tutti quei desideri e piaceri che sono variazioni superflue dei piaceri del primo gruppo: mangiare troppo, bere bevande raffinate. Questi piaceri non hanno più quel limite perché non sottraggono il dolore corporeo, ma variano solo il piacere e possono provocare un notevole danno.
3. Abbiamo i piaceri vani nati cioè dalle vani opinioni degli uomini, sono tutti desideri legati al desiderio di ricchezza, potenza e onore.
Questi piaceri non tolgono dolore al corpo ma provocano sempre turbamento all'anima. Va fatto notare inoltre il carattere sensiobile del piacere, sono tutti piaceri che gli uomini hanno dai sensi. Tutto ciò poiché secondo Epicuro la sensazione è il canone fondamentale della vita dell'uomo. Occorre precisare che se per edonismo si intende una dottrina che indica nel piacere il fine della vita umana , Epicuro é un edonista , ma se per edonismo s'intende una dottrina che indica questo fine nel perseguimento di qualsiasi piacere , Epicuro non é un edonista . Egli , anzi , ben lungi dal farsi sostenitore di una vita dissoluta , contrappone la frugalità , legata al soddisfacimento dei bisogni naturali e necessari , al lusso e alla crescita illimitata e artificiale dei desideri ; il piacere , infatti , non si può accrescere a suo avviso oltre un certo limite . Inoltre , proprio perchè il piacere coincide con l'assenza di dolori , per perseguirlo occorre effettuare una sorta di calcolo dei piaceri , ponendo sulla bilancia anche i piaceri o i dolori futuri che possono conseguire dalla scelta presente di un piacere o di un dolore ; la scelta migliore sarà quella che darà luogo al piacere maggiore : dice infatti Epicuro: ' Per ognuno dei desideri va posta questa domanda: che cosa mi accadrà se si realizza il mio desiderio, e che cosa, se non si realizza ? ' . Il filosofo non avrà dunque timore dei dolori , perchè se sono forti , durano poco , mentre se durano a lungo , col tempo non sono più sentiti . Lo stesso Epicuro conservò un atteggiamento di tranquilla serenità di fronte alle malattie che lo tormentarono fino alla morte ( un tumore alla prostata ) . La felicità consisterà in una vita colma di piaceri , nel significato che si é chiarito . In tal modo , il filosofo raggiungerà quella , assenza di turbamenti , che lo farà vivere come un dio tra gli uomini . Anche per Epicuro , come già per Aristotele , il modello ultimo della vita filosofica é la vita divina , ma questa non consiste più , come per Aristotele , nell'attività teoretica di studio disinteressato dell'universo e della natura , bensì nell'esercizio privo di turbamenti della saggezza nella condotta della propria vita . L'uomo é libero nel perseguimento del piacere e della felicità . Il clinamen , eliminando la necessità assoluta e introducendo un elemento di casualità nell'universo e quindi anche nel moto degli atomi che costituiscono l'anima umana , é la condizione di possibilità dell'azione libera dell'uomo ( il libero arbitrio ) . Epicuro non voleva cadere in contraddizione e cadere in contraddizione significava cadere nel determinismo : la sua é una filosofia con scopi morali e un insegnamento morale sarebbe privo di senso se si fosse convinti che tutto avviene in maniera necessaria , compreso il comportamento : che senso avrebbe , infatti , dire ad uno di comportarsi in un modo , se non vi é libertà di scelta ? E' per questo che Epicuro e la sua filosofia ruotano attorno ad un indeterminismo naturale , che già abbiamo incontrato nel klinamen : vi é un margine di indeterminazione che garantisce la libertà : l'uomo può scegliere come agire e dunque l'insegnamento morale ha un suo senso : é sensato dare consigli all'uomo su come comportarsi , visto che egli può scegliere . E del resto, nella 'Lettera a Meneceo', Epicuro dichiara che ' piuttosto che essere schiavi del destino dei fisici, era meglio allora credere ai racconti degli dei, che almeno offrono la speranza di placarli con le preghiere, invece dell'atroce, inflessibile necessità ' . Abbiamo già detto che Epicuro é vicino alla fisica moderna per l'indeterminismo ; ora aggiungiamo che egli lo é anche a riguardo delle spiegazioni multiple che egli fornisce : infatti oltre che all'etica , Epicuro si occupa anche di fisica : infatti può essere utile conoscere come é fatta la realtà per saper vivere in modo più sereno ( vedi la religione ) . Spiegare in termini fisici certi eventi dà serenità : i fulmini , i tuoni , i terremoti Questo non toglie la gravità dell'evento , ma tuttavia dissipa le paure irrazionali . Non sono eventi divini , ma fisici : spiegazioni ad essi ce ne sono svariate ed é impossibile sapere quella esatta : più di una può essere valida . L'accettazione di più spiegazioni ha valenza etica : l'importante é sapere che é spiegabile in termini fisici : la fisica moderna é un pò dello stesso parere di Epicuro : il fenomeno della luce , per esempio , ha dato vita a parecchie dispute nel corso della storia : vi fu chi disse che essa era di origine corpuscolare , chi invece sostenne che fosse ondulatoria ; poi si é scoperto che alcuni fenomeni luminari sono corpuscolari , altri ondulatori : la luce può quindi essere sia l'una sia l'altra cosa . Così é anche per Epicuro .
Vedere Epicuro dedito al piacere è un topos, ma la realtà è molta diversa. Epicuro, infatti, si inserisce in pieno in quella che era l'atmosfera culturale del suo tempo. L'aspetto fondamentale del suo pensiero è sulla linea platonico-aristotelica: Epicuro si prefigge di individuare le condizioni che permettono le singole scienze, cercando di cogliere come e se sia possibile parlare della natura, o della vita morale, oppure del cielo, o dell'astronomia. Epicuro, questo credo sia fondamentale, era convinto che né Platone né Aristotele avessero costituito una vera scienza fisica. A suo parere i due predecessori hanno descritto una fisica, ma non una fisiologia, cioè non hanno studiato come realizzare la fisica.
Questo risulta da un testo conservatoci da Diogene Laerzio il quale, nella Vita di Epicuro, ricorda anche come il filosofo abbia scritto un libro intitolato Canonica. Il termine greco canonica (kanonika) deriva dalla parola canone, che indica il regolo misuratore; canonica pertanto indica l'insieme delle regole della discussione, del pensare, quindi anche la logica. Epicuro, a proposito della logica, considera la dialettica superflua e sostiene che ai fisici basta seguire le voci delle sensazioni, le voci delle cose. Epicuro dunque si oppone alla dialettica intesa in senso aristotelico. Per Aristotele, per dedurre una teoria fisica, occorre contrapporre le tesi A e B per determinare l'ipotesi migliore. Epicuro, invece, sostiene che per gli studiosi di fisica questo metodo dialettico è superfluo: infatti devono ascoltare la voce delle cose, i suoni delle cose, ovvero l'esperienza sensibile. É dunque attraverso l'esperienza sensibile che, accantonando ogni teoria, ci si deve rendere conto della possibilità di costruire una scienza della natura.
Per Epicuro , però , la piena realizzazione dei fini umani non é raggiunta attraverso la partecipazione attiva alla vita politica e associata : su questo punto egli si allontana decisamente dal Platone della ' Repubblica ' e in parte anche da Aristotele . La società e le tecniche si sono costituite e sviluppate sotto la spinta della ricerca dell'utile , ossia per raggiungere il piacere ed evitare il dolore , ma , secondo Epicuro , il vero luogo in cui il piacere e la felicità possono essere perseguiti e raggiunti é la piccola comunità di amici raccolti intorno ad un maestro , cioè la scuola filosofica , non la città . La città per Epicuro é propriamente soltanto condizione negativa rispetto a questo scopo . Egli definisce , inoltre , la giustizia come un patto o contratto ( ) stipulato allo scopo di non recare o subire danni . Essa quindi non é una virtù cooperativa , come aveva voluto Platone , ma una convenzione , dettata non da obblighi morali nè dalla natura , bensì dall'utile individuale . Lo scopo é quello della protezione e della difesa : acconsentire di non danneggiare altri a patto che essi non danneggino me . La città come istituzione dovrebbe garantire rispetto di questo patto , ma la vita politica appare a Epicuro come un terreno di conflitti e competizioni , dunque , soltanto quando é l'unica via per garantire la propria sicurezza , essa deve essere praticata , mentre in ogni altra circostanza , l'uomo saggio si asterrà da essa . A questo proposito va senz'altro citato il motto di Epicuro ' vivi di nascosto ' ( in Greco ) al quale possiamo affiancare quello di Ovidio : ' Bene qui latuit , bene vixit ' . Ciò non significa vivere una vita solitaria o rompere i legami con la città alla maniera dei cinici . Si tratta , invece , di non ricercare nella città la felicità e l'autosufficienza che soltanto i legami di amicizia possono assicurare . Epicuro ravvisa , infatti nell' amicizia un grande bene , ossia una causa di massimo piacere e felicità . E l'amicizia é realizzata pienamente soltanto nella piccola cerchia della scuola filosofica , al riparo dalle tempeste della vita. Epicuro stesso sentiva fortemente questo sentimento tanto che fece di tutto ( e ci riuscì ) per far liberare un amico fatto prigioniero a Corinto , come testimoniano i papiri di Ercolano . Il giardino era un luogo privato dove l'amicizia era centrale : tra l'altro l'amicizia é l'unico sentimento coerente alle dottrine epicuree : la politica va evitata , le passioni anche ( in quanto piacere dinamico ) . Se le passioni vanno eliminate , la dimensione sessuale per Epicuro é invece connaturale all'uomo e non va eliminata : Epicuro proponeva un uso terapeutico della vita sessuale , che non va ripudiata perchè permette la perpetrazione della specie ; senz'altro la ricerca efferata del piacere va eliminata . Epicuro a differenza di Platone , dice che l'amore fisico é connaturale all'uomo , mentre l' va abolito : é passionale e non fa che creare nell'uomo un male interiore . L'amicizia rimane il migliore dei sentimenti perchè é distante dalla politica e dall'amore : vi é per Epicuro nell' amicizia una serenità più profonda , superiore a quella dell'amore , perché più facilmente si può conservare libera da sentimenti che procurano dolore come la gelosia o il dolore del distacco o la paura di non essere riamati. L'atteggiamento di Epicuro verso gli altri uomini è riassumibile nella sua massima: 'E' non solo più bello ma anche più piacevole fare il bene anziché riceverlo'. In questa massima, il piacere assurge a fondamento e a giustificazione della solidarietà fra tutti gli uomini. Con i suoi insegnamenti, spiegando che ' non gioverebbe a niente il procurarsi sicurezza nei riguardi degli altri uomini finchè si continuasse a nutrire timore riguardo a ciò che sta sopra di noi, o sottoterra, o in generale nell'infinito ', Epicuro riuscì a prestar soccorso (in greco vuol proprio dire 'soccorritore') agli uomini, incapaci di condurre la loro vita serenamente. Se l'epicureismo si spense fu soprattutto per via del cristianesimo, che aveva una concezione della vita diametralmente opposta. Certo, già a Roma la dottrina epicurea era stata vista come pericolosa per i tradizionali valori ( i mores maiorum ), ma fu il cristianesimo a darle il colpo di grazia, forse anche per il fatto che i pagani si appellarono più allo stoicismo e al platonismo che non all'epicureismo. E così, per tutto il Medioevo, la nobilissima teoria di Epicuro, fu vista come eresia e non a caso Dante pone tutti gli Epicurei nell'Inferno, poichè per essi l'anima muore insieme al corpo.
QUALCHE GIUDIZIO
Lucrezio , il famoso poeta latino contemporaneo di Catullo e Cicerone , scrisse un intero poema ( De rerum natura ) dedicato alla filosofia epicurea , colmo di elogi volti al maestro Epicuro : grazie al suo ingegno superò il genere umano e tutti privò di luce , come al suo sorgere il sole nell' etere spegne le stelle
Sentenze Vaticane
1.L'essere beato ed incorruttibile non ha affanni, né ad altri ne arreca; è quindi immune da ira e da benevolenza, perché simili cose sono proprie di una natura debole.
2.La morte non è niente per noi. Ciò che si è dissolto non ha più sensibilità, e ciò che non ha sensibilità non è niente per noi.
3.Il dolore non dura continuo nella carne; il suo culmine dura il tempo più breve, mentre quel dolore che appena oltrepassa lo stato di piacere che è proprio della carne, non dimora molti giorni. Le lunghe malattie sono accompagnate più dal piacere nel corpo che dal dolore.
4.Ogni dolore è facile a disprezzare; quello che comporta sofferenza intensa dura poco tempo, e quello che perdura molto tempo nella carne comporta sofferenza temperata.
5.Non è possibile vivere felicemente senza vivere con saggezza, virtù e giustizia, né vivere con saggezza, virtù e giustizia, senza vivere felicemente. A chi manchi la saggezza, la virtù e la giustizia, manca anche la possibilità di una vita felice.
6.Non è possibile per chi contravviene in segreto ad un patto stipulato reciprocamente al fine di non recare né ricevere danno di avere fiducia di non essere scoperto, anche se è già riuscito mille volte a non essere scoperto: fino alla sua morte non sarà mai certo che egli possa evitare di essere scoperto.
7.E' difficile per chi commette ingiustizia evitare di essere scoperto, e impossibile avere fiducia di continuare a non esserlo.
8.La ricchezza richiesta dalla natura è limitata e facile da acquisire, quella delle vane opinioni si estende all'infinito.
9.La necessità è un male, ma non è necessario vivere nella necessità.
10. Ricordati che sei nato a sorte mortale ed a finito tempo di vita: ma con i tuoi ragionamenti sulla natura sei sorto all'infinità ed all'eternità, e hai contemplato 'tutte le cose che sono ora e che saranno o che furono nel tempo trascorso'.
11. La maggior parte degli uomini sono in preda al torpore mentre si riposano, al furore mentre agiscono.
13.Tra le cose ritenute giuste dalla legge, quelle che sono comprovate come vantaggiose ai rapporti sociali reciproci devono essere considerate giuste, se appaiono così a tutti. Ma se qualcuno pone una legge che non risulti vantaggiosa ai rapporti sociali reciproci, essa non ha più la natura del giusto. Se poi ciò che è stato ritenuto in conformità con la giustizia venga a cambiare, ma per un certo tempo sia conforme alla prenozione del giusto, esso era nondimeno giusto per quel periodo di tempo rispetto a quelle persone che non si disturbano per vane chiacchiere ma guardano ai fatti.
14.Siamo nati una sola volta, e non potremo essere nati una seconda volta; dovremo non essere più per l'eternità. Ma tu, benché non abbia padronanza del domani, stai rinviando la tua felicità. La vita si perde nei rinvii, ed ognuno di noi muore senza aver goduto una sola giornata.
15.Come noi stimiamo le nostre opinioni, considerandole utili, nel caso che siano ammirate dagli altri ed anche quando non lo sono, nello stesso modo dobbiamo stimare le opinioni altrui, purché ne siano degne.
16.Nessuno sceglie un male, riconoscendolo come male, ma, allettato da esso perché sembra un bene se considerato in confronto con un male più grande, egli cade in trappola.
17.Non dobbiamo stimare come più felice il giovane, ma il vecchio che ha vissuto bene. Perché il giovane nella pienezza delle sue forze è spesso confuso e sviato dal vento della fortuna; ma il vecchio che si è ancorato nella vecchiaia come in un porto, tiene ormai saldi nella sicura custodia della gratitudine i beni che prima aveva scarsa fiducia di ottenere.
18.Se la vista, la conversazione e lo stare insieme vengono tolti, la passione d'amore s'estingue.
19.Chi si dimentica dei beni tra le cose che sono successe nella sua vita, è già oggi diventato vecchio.
20.Tra i desideri alcuni sono naturali e necessari, altri sono naturali ma non necessari, ed altri sono né naturali né necessari, ma derivati da vana opinione.
21.La natura non va forzata, ma persuasa. La persuaderemo soddisfacendo i desideri necessari, ed anche quelli naturali, purché non portino danno, ma respingendo fortemente quelli che siano nocivi.
22.Un tempo infinito contiene la stessa quantità di piacere che uno finito, quando i confini dei piaceri si misurino col raziocinio.
23.Ogni amicizia è per se stessa desiderabile, ma il suo motivo principale deriva dai vantaggi che l'amicizia porta con sé.
24.I sogni non hanno natura divina né potenza divinatoria, ma succedono a causa di immagini che ci hanno impressionati.
25.La povertà misurata al fine che è proprio della natura, è gran ricchezza, ma la ricchezza, se non viene limitata, è gran povertà.
26.Bisogna rendersi conto che le argomentazioni lunghe e quelle brevi portano allo stesso fine.
27.Nel caso di altri tipi di attività, se ne coglie il frutto solo dopo di essere riusciti, dopo molta fatica, a diventare padroni della materia. Nel caso della filosofia però, la conoscenza ed il diletto vanno insieme; visto che il godimento non si raggiunge dopo gli studi, ma gli studi ed il godimento vanno avanti insieme.
28.Non è da stimare né chi s'abbandona con facilità all'amicizia né chi vi esita. E' necessario correre rischi per amore dell'amicizia.
29.A dirla schietta preferirei, mentre mi occupo della scienza della natura, parlare come un oracolo di ciò che giova a tutti gli uomini, anche se nessuno lo capisse, piuttosto che adattarmi all'opinione pubblica per godermi il plauso che le folle mi elargirebbero in gran copia.
30.Alcuni, durante la loro vita, s'accumulano di che vivere, senza riflettere che a tutti noi la bevanda della nascita fu versata mortale.
31.Da ogni altra cosa è possibile metterci al sicuro, ma rispetto alla morte noi tutti abitiamo una città senza mura.
32.La venerazione verso il saggio è essa stessa un gran bene per colui che la prova.
33.Il grido della carne è: non aver fame, non aver sete, non aver freddo. Colui che abbia soddisfatto questi bisogni, o che si aspetti di poterli soddisfare, può gareggiare in felicità anche con Zeus.
34.Non è tanto dell'aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno.
35.Non intorbidare i beni presenti col desiderio di quelli che ti mancano, ma considera che i beni presenti erano prima tra le cose solo sperate.
36.La vita di Epicuro, paragonata a quella di altri, sembra una leggenda per la sua mitezza e la sua autosufficienza.
37.La natura è debole di fronte al male, ma non di fronte al bene; perché i piaceri la tengono al sicuro, mentre i dolori la rovinano.
38.D'animo molto meschino è colui che ha molte ragioni fondate per mettere fine alla sua vita.
39.Non chi cerca sempre l'assistenza degli amici dev'essere considerato un amico, né chi non se ne approfitta mai. L'uno fa mercato del bene per averne il contraccambio, l'altro recide la speranza del bene per l'avvenire.
40.Chi dice che tutto avviene per necessità non ha nessun argomento per contraddire colui che dice che non tutto avviene per necessità. Questa proposizione è, in base a quello ch'egli dice, essa stessa per necessità.
41.Dobbiamo allo stesso tempo ridere, filosofare, amministrare la nostra casa, usare di quant'altro è a nostra disposizione e non cessare mai di proclamare le parole della retta filosofia.
42.Dallo stesso tempo derivano le origini del sommo bene ed il godimento di esso.
43.Lo smodato amore di ricchezze, se contro giustizia, è empio, e se con giustizia, è vergognoso; perché è condotta indecorosa risparmiare in modo sordido, anche se in conformità con la giustizia.
44.Il saggio che si è adattato alle necessità sa meglio spartire con gli altri che prendere tutto per se; nell'autosufficienza ha trovato un tesoro così grande.
45.La scienza della natura non forma uomini assidui nel vantare o nel parlare, nemmeno uomini che ostentano la propria educazione, la quale è invidiata dalla massa del popolo; ma piuttosto uomini scevri di iattanza ed autosufficienti, uomini che si occupano dei beni propri, non di quelli del mondo.
46.Cacciamo completamente da noi le nostre cattive abitudini, come se fossero uomini malvagi che ci abbiano per lungo tempo recato danni.
47.Ti ho prevenuta, o sorte, e da ogni tua insidia mi sono premunito. Non a te né ad alcun'altra circostanza ci arrenderemo: ma quando sia necessario andarcene, sputando ampiamente sulla vita e su quelli che vanamente ci si attaccano, ce ne andremo con un bel peana proclamando quanto bene abbiamo vissuto.
48.Bisogna cercare di fare il domani migliore dell'oggi, fino a che viaggiamo nella vita. Poi, arrivati alla fine della strada, ci allietiamo moderatamente.
49.E' necessario far calcolo del fine a noi immediatamente dato e di tutta intera l'evidenza, alla quale riportiamo i nostri giudizi. Altrimenti tutto sarà pieno di disordine e confusione.
50.Nessun piacere è per se stesso un male, però i mezzi per procurarsi certi piaceri portano con se tormenti che sono molto più numerosi che i piaceri stessi.
51.[ad un giovane] Mi dicono della eccessiva inclinazione della tua carne verso i piaceri del sesso. Ebbene, se non violi le leggi ed i buoni costumi, né offendi il tuo prossimo, né debiliti la tua carne, né dissipi le tue sostanze, fa come vuoi. Bada però che non è possibile non essere ridotto in alcuna di queste necessità; i piaceri del sesso non giovarono mai: già è molto se non fanno male.
52.L'amicizia percorre danzando la terra, recando a noi tutti l'appello di aprire gli occhi sulla felicità.
53.Non si deve invidiare nessuno; visto che i buoni non meritano invidia, ed in quanto ai cattivi, più essi trovano buona sorte più si rovinano.
54.Bisogna non fare finta di filosofare, ma filosofare sul serio; perché non abbiamo bisogno dell'apparenza di salute, ma di vera salute.
55.Consoliamoci nelle sventure con la memoria dei beni nei tempi passati e con la coscenza che non è possibile fare che ciò che è stato non sia stato.
56.Il saggio non soffre di più se messo alla tortura egli stesso, che quando il suo amico è messo alla tortura .
57.. (quindi non tradirà l'amico) o la sua vita sarà atterrata dalla sfiducia e tutta sconvolta.
58.Dobbiamo liberarci dal carcere degli affari e della politica.
59.Ciò che è insaziabile non è lo stomaco, come dicono i più, ma l'opinione falsa che lo stomaco richiede sazietà illimitata.
60.Ogni uomo si parte dalla vita come se ci fosse appena entrato.
61.E' una cosa bellissima la vista del prossimo, quando al primo incontro ci si scopre dello stesso sentimento, o almeno col desiderio ardente verso questo fine.
62.Se l'ira dei genitori verso i figli è giustificata, è veramente sciocco se i figli oppongono resistenza e non chiedono scusa. Se l'ira non è giustificata, ma senza ragione, è una cosa veramente ridicola prendere atteggiamenti di sfida esasperandone col proprio risentimento l'irragionevolezza, e non cercare di mitigarla in altri modi mostrando buona volontà.
63.Una vita frugale porta con se la purità; colui che non se ne rende conto soffre lo stesso che colui che si abbandona ad una vita smodata.
64.La lode degli altri deve seguirci spontaneamente; noi dobbiamo occuparci della cura di noi stessi.
65.E' una cosa stolta supplicare gli dei per ottenere ciò che uno è in condizione di procurarsi da se stesso.
66.Dimostriamo compatimento per le sofferenze degli amici non con le lamentazioni, ma prendendoci cura di loro.
67.Colui che desidera una vita libera non può accumulare ricchezze dagli affari, visto che questo non è facile senza piegarsi al servizio delle folle e dei potenti, mentre egli possiede già tutto in inesauribile abbondanza. Se la vita libera porta a caso con se molte ricchezze, anche queste possono facilmente essere condivise con i vicini per ottenerne la benevolenza.
68.Niente basta a quell'uomo per il quale ciò che basta sembra poco.
69.La natura ingrata dell'anima ha reso la creatura umana avida di variazioni illimitate nel modo di vivere.
70.Non fare niente nella vita che ti farà temere che il tuo vicino se ne accorga.
71.Per tutti i desideri bisogna chiedersi: cosa mi accadrà se quanto questo desiderio richiede ha compimento, e cosa mi accadrà se non l'ha?
72.Non giova affatto il mettersi in stato di sicurezza fra gli uomini, finché si continuasse ad avere timore riguardo a ciò che sta sopra di noi, o sottoterra, o in generale delle cose dell'infinito.
73.Il fatto che abbiamo sofferto certi dolori fisici giova a metterci in guardia contro altri dello stesso genere.
74.Nelle discussioni fatte per amore di se stesse, colui che è vinto guadagna di più, perché egli impara di più.
75.Ingrata verso i beni passati è la parola che dice: guarda la fine di una vita lunga.
76.Invecchiando, tu sei proprio come io ti esorto ad essere, e hai riconosciuto che cosa sia il filosofare per se stesso e che cosa sia il farlo per l'Ellade. Me ne rallegro con te.
77.Il supremo frutto dell'autosufficienza è la libertà.
78.L'uomo d'animo sincero vive soprattutto nella saggezza e nell'amicizia, l'una bene mortale, l'altra bene immortale.
79.Chi non si turba trova serenità verso se stesso e verso gli altri.
80.L'uomo d'indole ben nata deve, al fine di raggiungere il 'destino di salvezza', sorvegliare la propria giovinezza e tenere a freno ciò che corrompe tutto a causa dei desideri furiosi.
81.Non scioglie dal turbamento dell'anima e neppure vale a dare meritevole gioia il possedere le più grandi ricchezze, né gli onori e l'ammirazione delle folle, né altro di quanto dipende da motivi sregolati.
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