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La bomba atomica: la scienza come arma di distruzione di massa




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LA BOMBA ATOMICA: LA SCIENZA COME ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA


La caduta della bomba atomica sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki al termine della seconda guerra mondiale ( agosto 1945) è un episodio tristemente ma universalmente noto. È stato uno dei momenti più cruenti della storia dell'umanità e ne ha mostrato indubbiamente tutti i peggiori difetti. Ma questo che attinenza può avere con i limiti della scienza? Oggi si sente tanto parlare dei limiti etici che gli scienziati si devono porre. Tanti sono i dibattiti ancora aperti, troppi i problemi irrisolti. Viene da chiedersi che cosa ci abbia portato oggi ad essere così cauti e prudenti nel cammino verso il progresso. Indubbiamente, la bomba atomica è una delle risposte se non La Risposta. Infatti, è proprio a partire dal secondo dopoguerra che la questione etica è diventata uno dei fondamenti portanti della nostra cultura; detto questo, non si può affermare che prima dell'era nucleare gli uomini non avessero alcun tipo di dubbio morale, piuttosto che la scienza non abbia mai dovuto confrontarsi con limiti posti da altre "discipline" quali l'etica, ma anche la religione. La bomba atomica però ha riacceso le più grandi paure dell'uomo nei riguardi del potere della scienza e l'ha spinto a procedere molto più attentamente sulla via del progresso, al fine, non di arrestarsi, ma di evitare nuovi grandi errori.



La scoperta della radioattività e delle relative potenzialità è stata, senza dubbio, dal punto di vista scientifico, una delle più grandi scoperte del secolo scorso. Infatti, la realizzazione delle prime bombe atomiche fu un lavoro estremamente laborioso ed impegnativo ed è il risultato di una catena di scoperte, effettuate da diversi scienziati, a partire dal 1907, anno in cui Albert Einstein sintetizzò nella formula     E = mc² la relazione esistente fra la massa e l'energia. Nel 1932 si ebbe la verifica sperimentale di questa teoria che confermava che ogni massa, persino quella degli atomi è energia pura. Ciò permise due anni dopo, nel 1934, ad Enrico Fermi, fisico italiano, di cominciare i suoi studi inerenti il processo di fissione dei nuclei degli atomi di uranio. Negli anni '30 in Europa si stava già assistendo ai "preparativi" di quella che sarebbe diventata la seconda guerra mondiale e, i regimi totalitari, fra tutti nazismo e fascismo, avevano già fatto la loro apparizione sulla scena mondiale. Proprio per questi motivi, molti scienziati tedeschi, ma anche italiani si erano trasferiti negli Stati Uniti allo scopo di evitare le persecuzioni imposte dai nazisti e fascisti.

Fra questi c'era anche l'italiano Enrico Fermi, il quale, essendo sposato con un'ebrea, sfruttò il viaggio in Svezia fatto per ritirare il premio Nobel (attribuitogli per la scoperta di nuove sostanze radioattive) per fuggire negli Stati Uniti. Quindi, si venne a creare negli USA una comunità scientifica di gran rilievo che mise a disposizione del governo americano tutte le proprie risorse. Persino Albert Einstein faceva parte di questo folto gruppo di scienziati e fu lui a scrivere il 2 agosto 1939 una lettera all'allora presidente americano Roosevelt, in cui annunciava la ormai concreta possibilità di costruire un nuovo tipo di bomba basata sulla fissione nucleare, come emerso dagli esperimenti effettuati in quegli anni.

Infatti, grazie all'unione degli studi di Fermi, Meitner, Straussmann e Hahn, si arrivò alla comprensione di nuovi fenomeni legati alla radioattività. Essi affermarono che il bombardamento con neutroni dell'uranio provocava una fissione nucleare, ovvero una scissione del nucleo. In particolare il nucleo dell'atomo di uranio si scindeva in nuclei di bario, cripto ed altri prodotti minori; inoltre, la fissione produce anche tre neutroni e una grande quantità di energia. Tuttavia questo processo ha effetto solo sull'isotopo arricchito U-235, che costituisce meno dell'1% dell'uranio presente in natura, e non sull'isotopo più comune di uranio, l'U-238. Gli scienziati, quindi, si resero conto che una massa critica di uranio U-235 sarebbe bastato per scatenare una reazione a catena perché da ogni fissione si producono tre neutroni, ognuno dei quali poteva bombardare un altro atomo di uranio. La reazione a catena sarebbe, perciò, stata in grado di liberare un'enorme quantità di energia, la bomba atomica, appunto.

La paura di Einstein e degli altri scienziati "americani" era che la Germania nazista potesse giungere agli stessi risultati e produrre la bomba nucleare. Per scongiurare questo rischio, venne redatta la sopraccitata lettera a Roosevelt,di cui di seguito il contenuto.


"Signore,
i risultati di alcuni recenti lavori di E. Fermi e L. Szilard, a me pervenuti in forma di manoscritto, mi portano a ritenere che l'elemento uranio possa essere trasformato, nell'immediato futuro, in un'importante fonte di energia. Alcuni aspetti della situazione che si è creata inducono alla vigilanza e potrebbe essere necessario un pronto intervento da parte dell'amministrazione. Credo sia mio dovere portare alla sua attenzione i seguenti fatti e farle delle raccomandazioni. Durante gli ultimi quattro mesi - grazie al lavoro di Joliot in Francia e Fermi e Szilard in America - sembra sia stato possibile creare una reazione nucleare a catena in una grande massa di uranio, in cui si genererebbero un'enorme forza e grosse quantità di elementi simili al radio. Pare dunque che questo risultato sarà conseguito nell'immediato futuro. Questo nuovo fenomeno potrebbe anche portare alla costruzione di bombe, ed è immaginabile - anche se non certo - che siano bombe estremamente potenti di un genere mai costruito. Un singolo ordigno di questo tipo, trasportato via mare e fatto esplodere in un porto, sarebbe in grado di distruggere l'intero porto e parte del territorio circostante. Tuttavia queste bombe sarebbero troppo pesanti per il trasporto aereo. Gli Stati Uniti possiedono minerali di uranio in modeste quantità. Un certo quantitativo si trova in Canada e nella ex Cecoslovacchia, mentre le più importanti risorse sono nel Congo Belga. In questa situazione lei potrebbe ritenere utile mantenere contatti stabili tra l'amministrazione e il gruppo di fisici che in America lavorano alla reazione a catena. Potrebbe incaricare a questo fine una persona di sua fiducia in veste non ufficiale i cui compiti sarebbero:

  • essere vicino ai dipartimenti governativi e tenerli informati dei nuovi sviluppi, fornire suggerimenti per l'azione governativa, prestando particolare attenzione al problema di assicurare una fornitura di uranio agli Stati Uniti;
  • dare impulso al lavoro sperimentale, ora portato avanti nei limiti del budget dei laboratori universitari, fornendo, nel caso, finanziamenti offerti da privati di sua conoscenza interessati a contribuire a questa causa, e cercando anche la collaborazione di laboratori industriali che abbiano le apparecchiature necessarie.

Sono a conoscenza che la Germania ha fermato la vendita di uranio delle miniere ceco - slovacche, di cui ha oggi il controllo, e che forse la ragione di questa tempestiva decisione è la presenza del figlio del sottosegretario di stato, von Weizsäcker, al Kaiser-Wilhelm-Institut di Berlino, in cui vengono replicati alcuni degli esperimenti americani sull'uranio.

Sinceramente Suo
Albert Einstein"

( fonte Library of Congress)

Roosevelt si fece convincere dalla lettera di Einstein e, in seguito all'ingresso in guerra degli Stati uniti nel dicembre del 1941, ebbe inizio il programma nucleare chiamato "progetto Manhattan", il programma scientifico più costoso mai tentato. Venne nominato capo del progetto il generale Groves. Tuttavia, questo significava che il progetto sarebbe stato controllato militarmente, cosa che provocò lo scontento da parte degli scienziati. Per allentare la situazione si decise di affiancare lo scienziato Oppenheimer a Groves per coordinare il progetto. Il centro di ricerca fu costruito a Los Alamos, in New Mexico.

Tuttavia, lo studio effettivo riguardo la realizzazione della bomba ebbe inizio solamente nel  marzo del 1943; gli scienziati "americani" lavoravano, però, nella continua paura di essere preceduti dai tedeschi, paura che risultò essere infondata, come si scoprì in seguito al ritrovamento dei documenti nazisti riguardanti gli studi sulla bomba, che erano prova di un grande ritardo da parte dei tedeschi. Il 12 aprile 1945 morì il presidente Roosevelt, perciò il destino della bomba passava nelle mani del nuovo presidente Harry Truman. Essendo ormai la guerra giunta ai capitoli finali, dopo il suicidio di Hitler avvenuto il 30 aprile dello stesso anno, che di fatto segnava il crollo della Germania nazista, era necessario decidere se proseguire o meno gli studi inerenti il nucleare. Quindi, si venne a formare un comitato di assistenza di cui facevano parte alcuni dei maggiori responsabili del progetto Manhattan. Fra il 15 e il 16 giugno ebbe luogo l'ultima riunione del comitato; la discussione fu serrata e portò al delineamento di tre posizioni: c'era chi proponeva di cominciare una politica internazionale di controllo degli armamenti, di rendere noti gli studi sul nucleare e di sfruttarli per la produzione di una nuova forma di energia. Altri sostenevano che fosse necessario continuare il progetto Manhattan. Altri ancora, fra cui Fermi ed Oppenheimer, ritenevano corretto l'uso della bomba per porre fine alla guerra solo in assenza di soluzioni alternative.

Gli scienziati esclusi dalle discussioni, venuti a conoscenza delle idee emerse dal comitato, scrissero una lettera al presidente Truman, in cui sconsigliavano l'uso della bomba atomica, visto che dopo il crollo tedesco non c'era più ragione di temere l'utilizzo dell'atomica da parti dei nemici. Essi ritenevano che lo sgancio della bomba sul Giappone, ultimo paese a rifiutare la fine della guerra, avrebbe comportato una serie di problemi nei rapporti internazionali, senza contare le conseguenze che ciò avrebbe avuto sulla popolazione civile giapponese. In molti firmarono la lettera, fra cui anche Einstein e Bohr. Nonostante tutto ciò, come tristemente noto, il presidente decise di non fermare la ricerca sulla bomba e un mese più tardi, il 16 luglio, venne fatto il primo test atomico della storia, nel deserto del New Mexico. Questa bomba, il cui materiale fissile fu il plutonio 239 e non l'uranio 235 che verrà invece utilizzato in Giappone, provocò un'esplosione pari a quella di ventimila tonnellate di tritolo. 

Verificato il funzionamento della bomba, i cui effetti furono anche maggiori di quelli preventivati, tutto ormai era pronto. Per sconfiggere definitivamente la resistenza giapponese, Truman lanciò il 6 agosto 1945 la bomba su Hiroshima. Tre giorni dopo, il 9 agosto, fu la volta di Nagasaki. All'interno del perimetro colpito dalla bomba, ogni cosa e persona furono completamente disintegrate. Ad Hiroshima morirono 90.000 persone, altrettante rimasero ustionate, quasi tutti gli abitanti furono condannati a morire di cancro in seguito alle radiazioni atomiche. 12 km² della città vennero completamente rasi al suolo, 65.000 edifici divennero inagibili. La stessa sorte toccò a Nagasaki, dove 140.000 persone morirono durante l'esplosione o a causa dei suo effetti nei cinque anni successivi.  Il governo giapponese, a questo punto, capì di non avere più i mezzi per continuare il conflitto. Il 2 settembre venne firmato l'armistizio. Era la fine della seconda guerra mondiale. Gli scienziati, già contrari all'utilizzo della bomba atomica su Hiroshima, rimasero sconvolti quando il presidente decise di ripetere l'operazione su Nagasaki, ben consapevole degli effetti che ciò avrebbe portato.

Molti di loro rimasero scioccati quando videro ciò che il loro lavoro aveva causato. Infatti, sebbene dal punto di vista scientifico la scoperta del nucleare sia stata un grandissimo passo in avanti sulla via del progresso, l'utilizzo  delle nuove conoscenze prodotte da queste brillanti menti, fu assolutamente sbagliato e ci porta ancora oggi a non apprezzare le possibilità dell'energia nucleare e ad averne ancora un gran timore. In seguito a tutti questi eventi, Oppenheimer, Einstein e Fermi rilasciarono numerose dichiarazioni in cui sostenevano la neutralità della scienza rispetto alle decisioni politiche e militari.

In una di queste si legge:"Noi scienziati, il cui tragico destino è stato quello di aiutare a costruire i mezzi di distruzione più raccapriccianti ed efficienti, dobbiamo considerare come nostro dovere solenne e supremo fare tutto ciò che è in nostro potere per impedire che queste armi siano usate per gli scopi brutali per i quali sono state inventate".

Tuttavia, ciò non impedì ai vari stati, in particolare a USA e URSS, di gestire i propri rapporti attraverso continue minacce di utilizzo della bomba atomica. Infatti, negli anni della guerra fredda, le relazioni sempre più difficili fra le due maggiori potenze militari della terra, fecero temere un nuovo impiego dell'atomica. Però, in seguito alle esplosioni giapponesi, tutti ormai erano a conoscenza degli effetti catastrofici della bomba e sapevano che una guerra basata sull'utilizzo di quest'arma avrebbe portato alla creazione di un mondo in cui i sopravvissuti avrebbero invidiato i morti. Perciò, alla fine l'equilibrio del terrore finì con il moltiplicarsi dei conflitti di dimensioni minori, in cui si poteva utilizzare un armamento di tipo convenzionale. La paura dell'atomica alla fine ebbe la meglio, e proprio per questo, le due superpotenze si concentrarono su un altro "settore" che sarebbe poi diventato centro di nuovi scontri: la conquista dello spazio.







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