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Fred Hoyle e La Teoria dello Stato Stazionario
La Teoria dello Stato Stazionario è uno scenario cosmologico non-standard che fu sviluppato nel 1948 da Fred Hoyle, Hermann Bondi, Thomas Gold ed altri scienziati come alternativa alla teoria del Big Bang.
La sua base filosofica è il cosiddetto 'principio cosmologico perfetto', che afferma che il nostro punto di osservazione dell'Universo non è per nulla particolare, non solo dal punto di vista della posizione, ma anche da quello temporale: quindi non solo l'uomo, la Terra, il Sole o la Via Lattea non sono al centro dell'Universo (né in alcuna posizione privilegiata), ma su scala cosmologica l'epoca in cui viviamo non è significativamente differente da ogni altra. L'universo su grande scala sarebbe perciò eterno ed immutabile.
Questo principio può essere conciliato con la Legge di Hubble (ovvero l'osservazione del moto di recessione delle galassie, le quali si allontanano da noi ad una velocità proporzionale alla loro distanza) solo con una continua creazione di materia, in modo da mantenere costante la densità media. Siccome il tasso a cui la materia dovrebbe essere creata è molto basso (1 atomo d'idrogeno per m³ ogni miliardo di anni) la mancata osservazione di questo fenomeno non costituisce un vero problema per la teoria, anche se alcuni suoi seguaci (ad es. Halton Arp) hanno ipotizzato che i nuclei galattici attivi sarebbero i luoghi dove la materia viene creata.
Per quanto il Big Bang fosse forse la teoria più accreditata, lo Stato Stazionario rimase una seria alternativa fino alla fine degli anni '60, quando furono ottenute osservazioni che dimostravano che le proprietà dell'universo su larga scala evolvono nel tempo: si osservò infatti che la densità 'locale' di quasar e radiogalassie era sostanzialmente inferiore a quella che si poteva misurare ad alto redshift, ovvero a grandi distanze, cioè, dato che la velocità della luce è finita, nel lontano passato. Questa interpretazione fu contestata da alcuni sostenitori dello Stato Stazionario (fra cui, di nuovo, Halton Arp), che suggerirono che il redshift dei quasar non fosse di origine cosmologica, ma legato alle proprietà fisiche di questi oggetti (cosa che avrebbe 'salvato' la Teoria dello Stato Stazionario).
La prova che ha portato all'abbandono di tale teoria venne dalla scoperta della Radiazione Cosmica di fondo nel 1964. Questa Radiazione era stata predetta teoricamente come una naturale conseguenza del Big Bang. Per quanto non fosse in contraddizione con lo Stato Stazionario (anzi, alcuni seguaci di Hoyle avevano persino predetto la sua esistenza), quest'ultima osservazione convinse quasi tutti ad abbandonare questa teoria. Fra le eccezioni ci furono lo stesso Hoyle, Arp, Narlikar e Geoffrey Burbidge, alcuni dei continuarono a lavorare a varianti della Teoria dello Stato Stazionario.
Fatte queste poche eccezioni, la controversia sullo Stato Stazionario ha oggi un interesse prevalentente storico: occasionalmente i modelli 'stazionari' segnano qualche punto a loro favore (ad esempio la cosiddetta cosmologia dello stato quasi-stazionario spiega con naturalezza la recente e inattesa scoperta che l'espansione dell'universo starebbe accelerando), ma questi non sembrano essere paragonabili ai successi della teoria 'standard' del Big Bang.
Per questo motivo il Big Bang viene ormai considerato un fatto acquisito da quasi tutti gli astronomi, ed il dibattito in campo cosmologico riguarda quale delle sue numerosissime varianti sia la più corretta. In particolare, alcune di queste teorie (ad es. molti modelli inflazionari) vanno oltre il Big Bang stesso e cercano di spiegare (perlomeno dal punto di vista matematico) quello che molti considerano il principale punto debole della teoria, ovvero la sua incapacità di spiegare che cosa abbia 'causato' il Big Bang stesso, e di conseguenza la formazione del nostro universo.
È degno di nota, ed abbastanza paradossale, che molti dei modelli inflazionari più accreditati prevedano che la fase inflazionaria sia eterna e generi infiniti 'universi' (intesi come regioni di dimensioni molto più ampie di quello che comunemente chiamiamo 'universo') di caratteristiche distinte. Fra questi modelli ve ne sono diversi che possono portare ad una situazione stazionaria, e in questi modelli il 'principio cosmologico perfetto' potrebbe essere valido, per quanto su scale enormemente più ampie di quelle esaminate da Hoyle e dai suoi seguaci.
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