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UN NUOVO APPROCCIO AI PROBLEMI CONTEMPORANEI: PER UNA ECONOMIA DELLA PERSONA
Storicamente lo Stato, dal suo costituirsi, ha assunto tre importanti funzioni economiche: la creazione e l'applicazione di un sistema legale che garantisse la formazione ed il mantenimento di rapporti di produzione e di scambio; la gestione dei rapporti economici internazionali; infine, ultima anche in ordine di tempo, la funzione di garantire le "condizioni materiali di produzione[1] a cui nell'ultimo cinquantennio si è aggiunta, nelle democrazie occidentali, una funzione 'sociale' redistributiva.
Proprio quest'ultima funzione ha caratterizzato il ruolo dello Stato in economia assegnandogli un compito "di controllo del ciclo economico e delle crisi" e di "controllo del consenso"
Lo Sviluppo è stato il problema dal quale ha tratto origine il cambiamento avvenuto durante gli anni settanta. Dall'incapacità di fronteggiare gli effetti o i problemi è derivata la crisi del sistema sovietico; dalla flessibilità del sistema dell'economia di mercato è derivata l'egemonia americana e la formazione di un sistema interdipendente (accordi di Bretton Woods e costituzione FMI e BM). All'interno di questo le risorse economico-finanziarie tendono a condizionare le gerarchie di potere.
Il MERCATO e non più lo STATO è il centro propulsore dello sviluppo, della 'ricchezza delle nazioni' e del benessere privato.
Ha avuto maggiore e decisivo impulso da quel momento il dibattito teorico e la sperimentazione pratica relativa ai metodi per governare il sistema dell'economia di mercato: un problema antico per i paesi del sistema occidentale, nuovo per i paesi di recente trasformazione o in via di sviluppo.
Oggi alle soglie del 2000, quando il capitalismo come sistema politico, oltre che economico, sembra essersi trasformato, in nome della libertà d'impresa, in economicrazia, risuonano più che mai validi gli interrogativi posti da Giovanni Paolo II nell'enciclica Centesimus Annus: "Si può forse dire che, dopo il fallimento del comunismo, il sistema sociale vincente sia il capitalismo, e che verso di esso vadano indirizzati gli sforzi dei paesi che cercano di ricostruire la loro economia e la loro società? E' forse questo il modello che bisogna proporre ai paesi del terzo mondo, che cercano la via del vero progresso economico e civile?"
Il MERCATO (il libero mercato, come viene citato nella stessa enciclica) si è certamente dimostrato il mezzo più adeguato per 'l'ottima allocazione delle risorse' e il soddisfacimento dei bisogni "Ma esistono numerosi bisogni umani che non hanno accesso al mercato. E' stretto dovere di giustizia e di verità impedire che i bisogni umani fondamentali rimangano insoddisfatti e che gli uomini che ne sono oppressi periscano".
"La chiesa non ha modelli da proporre. I modelli reali e veramente efficaci possono solo nascere nel quadro delle diverse situazioni storiche, grazie allo sforzo di tutti i responsabili che affrontino i problemi concreti in tutti i loro aspetti sociali, economici, politici e culturali che si intrecciano. "[3]
Sulla stessa linea di pensiero opera il Parlamento Europeo che a inizio d'anno ha chiesto, sulla base di una relazione della Commissione Sviluppo, "che venga alleggerita la pressione degli indebitamenti bilaterali e multilaterali che grava sui paesi in via di sviluppo, facendo ricorso alla nozione di 'debiti sostenibili', e cioè quelli che possono essere rimborsati da un paese senza che venga compromessa la sua crescita economica: tale nozione dovrà includere anche indicatori sociali e dello sviluppo umano, che dovranno aggiungersi a quelli macroeconomici sin qui utilizzati.".[4]
Per tornare all'idea da cui siamo partiti, Platone nella Repubblica ci ricorda che lo STATO è un uomo scritto a lettere maiuscole: come vive l'anima dell'uomo così vivono lo stato e la società.
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