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REDDITI, PRODUZIONE E CONSUMI: 1000-1500
L'espansione nel periodo 1000-1300
L'introduzione e la diffusione di nuove tecniche produttive, lo sviluppo delle città e con esse di un nuovo ambiente socio-culturale e di uno spirito associativo, la progressiva divisione del lavoro, l'aumento del grado di monetizzazione dell'economia, tutto giocò a favore dell'espansione economica.
Fino al secolo XVIII lo sviluppo dell'Europa restò condizionato da un vincolo e cioè dalla disponibilità di terra. Questo perché l'energia di cui si poteva alimentare ogni processo biologico ed economico era per almeno nove decimi energia di origine animale o vegetale.
Quando nel corso del secolo cominciò ad abbozzarsi lo sviluppo dell'Europa, dati i bassissimi livelli di popolazione, di terra ne esisteva in abbondanza. Fino alla metà del Duecento lo sviluppo dell'Europa fu all'insegna di una frontiera in continua espansione. Man mano che la popolazione aumentò e condizioni relativamente più sicure prevalsero, si misero a coltura nuove terre.
Tra il 1000 e il 1300, nuove città sorsero in ogni angolo d'Europa e le città esistenti crebbero al punto di dover ampliare le proprie cinte murarie.
I settori di guida dello sviluppo che si verificò dopo il secolo XI furono soprattutto:
a) il commercio internazionale;
b) le manifatture tessili;
c) il settore delle costruzioni edili;
d) il settore finanziario.
A sua volta il grosso del commercio internazionale restò incentrato su:
a) prodotti alimentari;
b) prodotti tessili;
c) spezie.
Fondamentalmente si ritrova in questo elenco il riflesso di una domanda che si esauriva per la maggior parte in alimentazione, vestiario e costruzioni.
Come vi erano settori guida, vi erano anche aree trainanti. Le regioni d'Europa all'avanguardia dello sviluppo economico medievale furono l'Italia centro-settentrionale e i Paesi Bassi meridionali. L'Italia trasse vantaggio da tradizioni classiche di vita cittadina e soprattutto dalla vicinanza di due imperi - quello bizantino e quello arabo - che fino ai secoli XI e XII erano assai più sviluppati dell'Europa. I Paesi Bassi meridionali capitalizzarono sullo sviluppo economico che la regione aveva sperimentato durante la cosiddetta Rinascenza carolingica. Sia l'Italia che i Paesi Bassi trassero vantaggio dalle rispettive posizioni geografiche: l'Italia come ponte tra l'Europa, il Nord Africa e il Vicino Oriente; i Paesi Bassi meridionali come incrocio di strade e di rotte tra il Mare del Nord e le coste atlantiche della Francia e della Spagna.
Altri brillanti sviluppi procedevano frattanto sull'altro versante della penisola italiana. Pirateggiando e commerciando, Pisa e Genova strinsero sempre più i contatti con il Nord Africa, il Medio Oriente e la Sicilia.
L'asse Paesi Bassi meridionali-Italia settentrionale convogliava il maggior complesso di flussi commerciali nei secoli XII e XIII.
Nella Penisola Iberica la Catalogna si distinse per un eccezionale sviluppo commerciale, marinaro e bancario.
Nei secoli XII e XIII il Meridione d'Europa, grazie soprattutto all'attività degli Italiani, fu la parte d'Europa dove lo sviluppo economico era più intenso.
Anche nel Nord, tuttavia, non mancarono interessanti progressi grazie soprattutto all'attività dei Tedeschi. La punta di diamante dell'espansione tedesca nel Mar Baltico fu la città di Lubecca.
La tecnologia della navigazione marittima non permetteva allora la circumnavigazione della penisola danese per cui gli scambi tra il Baltico e il Mare del Nord avvenivano principalmente per via terra. Le merci che provenivano dal Mare del Nord venivano scaricate ad Amburgo, trasportate per via di terra a Lubecca e qui imbarcate ancora su navi che le portavano nei paesi del Baltico orientale. Questa posizione chiave fece la fortuna di Amburgo e di Lubecca.
Nel corso del secolo XIII non ci fu angolo d'Europa dove non si verificassero avvenimenti favorevoli all'espansione economica.
La tendenza economica nel periodo 1300-1500
Nel corso del Duecento alcune strozzature avevano cominciato a manifestarsi. Sotto la continua pressione demografica a un certo momento la frontiera andò al di là delle possibilità delle tecniche agronomiche del tempo. A partire dal 1250 in diverse aree d'Europa il rapporto medio semente-prodotto cominciò a diminuire: la popolazione continuava a crescere mentre le buone terre cominciavano a divenire relativamente scarse.
Nel Nord dell'Europa e in Italia una disastrosa carestia occorse nel 1317, in Catalogna nel 1333, e ancora in Italia nel 1346. Al di fuori del settore agricolo, per cause endogene ed esogene, i disastri si susseguirono ai disastri.
A partire dagli anni Quaranta, Firenze, che agli inizi del Trecento era la piazza mercantile e finanziaria più rilevante d'Europa, si trovò travolta da una crisi di indescrivibile gravità. Tuttavia questa crisi non ebbe ripercussioni notevoli nelle altre primarie piazze europee, perché il sistema economico europeo non era ancora strettamente integrato. Per vedere una crisi travolgere un Paese dopo l'altro su scala continentale bisognerà attendere la crisi del 1619-21.
I secoli XIV e XV non videro tempi tranquilli neppure per l'altro polo dello sviluppo economico europeo, cioè i Paesi Bassi meridionali. La prosperità di questa area sollecitò antagonismi e concorrenze da più parti. I mercanti italiani tagliarono la strada del Mediterraneo ai mercanti fiamminghi, gli inglesi quella dell'Inghilterra, Colonia bloccò loro la strada renana, Lubecca e la Hansa teutonica chiusero loro il Baltico. I fiamminghi dovettero contentarsi sempre più di un ruolo commercialmente passivo: produrre i loro pannilana e lasciare ad altri il commercio degli stessi.
La Catalogna che era una regione marcatamente autonoma del Regno di Aragona si distinse nel secolo XIII per un brillante sviluppo economico e sociale; nel 1381-83 però il settore bancario catalano entrò in piena crisi, i più importanti banchi della regione andarono in bancarotta, si verificarono collassi monetari e infine nel 1462 scoppiò la guerra civile.
Le cose non andarono molto meglio in Castiglia che fu travagliata da due lunghi cicli di guerre.
Il resto dell'Europa non godette di condizioni più calme.
Nel 1337 scoppiò un conflitto tra Inghilterra e Francia che gli storici chiamano <<la Guerra dei Cent'anni>>. Questo conflitto si combatté in territorio francese e le devastazioni che arrecò all'economia francese sono inenarrabili: villaggi distrutti, vigneti devastati, bestiame ucciso, intere popolazioni massacrate. Anche l'attività commerciale naturalmente ne soffrì.
Disastri in Toscana, disastri nelle Fiandre, disastri in Francia, disastri in Catalogna e in Castiglia. E poi la pandemia di peste del 1348-51 che uccise circa 25 milioni di persone su una popolazione di circa 80 milioni. E a seguito della peste sollevamenti di contadini e di artigiani, tra cui la jacquerie in Francia del 1358, il tumulto dei Ciompi nel 1378 a Firenze, la <<peasant revolt>> in Inghilterra del 1381.
Non stupisce se la maggior parte degli storici descrissero e descrivono il periodo 1300-1450 come uno dei periodi più neri della storia economica europea e ne accentuino il contrasto con il periodo del generale sviluppo del 1000-1300. Ma è un errore considerare il periodo 1300-1450 come un'età esclusivamente dominata e caratterizzata da disastri.
Ad esempio le epidemie di peste sgravarono l'Europa di quella pressione demografica che s'era andata cumulando e che s'era fatta sempre più sentire dalla metà del secolo XIII. La pandemia del 1348-51 e le epidemie successive furono senza dubbio un'immane tragedia umana, ma sul piano economico i loro effetti non furono necessariamente negativi, in quanto nel settore agricolo terre marginali occupate in periodo di pressione demografica furono abbandonate quando la popolazione diminuì, e il risultato di ciò fu un aumento della produttività del lavoro agricolo e una ridistribuzione del reddito.
Nel settore manifatturiero si verificarono sviluppi analoghi. I salari reali aumentarono e le condizioni di vita del ceto lavoratore migliorarono sensibilmente: se in precedenza il fattore lavoro era stato relativamente abbondante mentre il fattore capitale era stato relativamente scarso, dopo la pandemia di peste del 1348 le posizioni si trovarono invertite.
Anche i più pessimisti tra gli storici economici sono sostanzialmente d'accordo nel ritenere che la serie nera di disastri e sconquassi che aveva messo a soqquadro quasi l'intera Europa si esaurì verso la metà del Quattrocento. La Francia ricostruì rapidamente la sua economia (nel 1494 re Carlo VIII era in condizioni di lanciare un fulmineo attacco nella Penisola Italiana che dimostrò la fragilità militare degli staterelli italiani), l'Italia prima dell'attacco di Carlo VIII si beava in uno stato di straordinario benessere culturale ed economico, negli anni Settanta Isabella e Ferdinando univano le corone di Castiglia e di Aragona ponendo le basi della futura potenza spagnola, la Germania meridionale entrava in uno stato di eccezionale sviluppo (all'origine vi erano le scoperte dei ricchi giacimenti di argento e di rame del Tirolo e della zona sassone-boema, e lo sviluppo di compagnie di successo come i Fugger, che divennero i più potenti banchieri d'Europa).
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