La rivoluzione degli ultimi trenta anni: un nuovo capitolo nella storia dell'umanità

La rivoluzione degli ultimi trenta anni: un nuovo capitolo nella storia dell'umanità

Lo sviluppo industriale cinese:

il futuro protagonista dell'economia mondiale.

La dirompente potenza industriale di un paese come la Cina, che ospita un quinto della popolazione mondiale, unita a importanti riforme economiche, hanno fatto sì che in pochi decenni le sue merci invadessero il mercato globale.

La Cina possiede gli stessi requisiti che cent'anni fa permisero agli Stati Uniti di effettuare il sorpasso dell'Inghilterra: dimensioni geografiche (è il terzo paese del pianeta), peso demografico, un grande mercato interno  in espansione, un buon livello di istruzione, accesso a capitali e tecnologie e, infine, una moneta sottovalutata.

Il suo maggiore rivale strategico, gli Stati Uniti, è il primo ad ammettere che questo secolo apparterrà alla Cina. 

A quali modelli di processi industriali si è ispirata la Cina?

Da oltre un secolo la Cina, o la parte più moderna della sua società, ha avuto un'ossessione dominante: capire l'Occidente, imitarlo, adeguarsi ad esso. L'élite cinese, iniziò sistematicamente a mandare i suoi figli a studiare in Europa, in America, oppure in quel Giappone considerato l'unico paese asiatico ad aver appreso la lezione occidentale.

Con questi presupposti, la Cina è passata repentinamente, da un'economia essenzialmente basata sull'agricoltura ad un'economia industriale fortemente orientata all'esportazione, nonostante la potenzialità del suo immenso mercato interno.

Il percorso dello sviluppo industriale cinese può riassumersi in quattro fasi:

1. Le prime importanti riforme economiche degli anni settanta incentivarono gli investimenti e insediamenti stranieri, attraverso una politica di agevolazioni finanziarie e fiscali, e soprattutto basso costo del lavoro. Queste opportunità vennero sfruttate per fabbricare prodotti di bassa qualità e scarso valore aggiunto: beni di consumo di fascia bassa, che non rendevano conveniente l'adozione di moderni processi produttivi.
2. Questa prima fase creò i presupposti per uno sviluppo industriale autonomo. Si cominciavano a conoscere i macchinari, le tecnologie e i metodi di fabbricazione. In pratica stava nascendo una cultura industriale, che generò ben presto una imprenditoria statale e privata in competizione con le multinazionali straniere. I prodotti offerti al mercato, palesemente copiati o derivati da quelli occidentali,  godevano ancora di una pessima reputazione a causa della loro bassa qualità.
3. Negli anni novanta il miglioramento dei processi produttivi attraverso la lean production, l'automazione e l'informatizzazione oltre all'adozione di alti standard qualitativi richiesti dai clienti più esigenti (industrie multinazionali), favorirono anche lo sviluppo di settori ad alto contenuto tecnologico: computers, componentistica elettronica, elettronica di consumo ecc..
4. Oggi la Cina produce computer per conto proprio (ha acquistato il ramo dei PC dalla IBM) e non esiste settore industriale dove non sia presente, dalle biciclette alle automobili, dagli strumenti di precisione alle macchine utensili.

Le favorevoli condizioni "ambientali" in cui opera l'industria cinese da sole non bastano per giustificare questo strepitoso sviluppo, che si fonda anche sull'applicazione, con determinazione e perseveranza, dei processi produttivi appresi dai paesi più evoluti attraverso un rapido processo di assimilazione.

La disciplina  e l'obbedienza di un popolo per il quale il lavoro è tutt'ora una benedizione e il suo leggendario talento commerciale hanno consentito il verificarsi del miracolo cinese: quel "grande balzo in avanti" che non era riuscito negli anni sessanta. Dalla vocazione di "esportare la rivoluzione", la Cina è passata a quella più modesta di esportare unicamente il "Made in China".