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L'ETA' CONTEMPORANEA: HIRSCHMANN E SEN
Il XXI secolo è alle porte e di nuovo si ripropone la questione del lavoro all'attenzione delle nazioni: la crisi degli anni '70 e il fallimento del Welfare-state ha riportato alla luce antiche inquietudini.
Ciascuno dei precedenti modelli teorici generali (classico, socialista-marxista, dell'equilibrio generale, keynesiano) fornisce un tipo di ragionamento economico che non può ritenersi superato; anche se nessuno di essi risulta adeguato per interpretare la realtà economica contemporanea in rapida evoluzione, ognuno fornisce ancor oggi strumenti analitici validi che restano alla base del processo di evoluzione del pensiero economico contemporaneo
Il problema distributivo e quello del pauperismo restano ancora irrisolti. Permane la contraddizione: se, entro quali limiti e come sia possibile far esprimere le capacità di efficienza e di sviluppo della libera iniziativa e del mercato, conciliando una distribuzione del reddito meno diseguale fra le nazioni e all'interno di ciascuna di esse.
Nel 1987 L.C.Thurow riassume così il suo pensiero in un'opera significativa che a lungo rimase nel panorama culturale politico-economico: "La risposta è quella di creare una economia mondiale funzionante, nonché di creare in ognuna delle maggiori aree industriali del mondo una economia di portata planetaria. Per il mondo ciò vuol dire coordinare le politiche macroeconomiche e limitare le variazioni dei corsi del dollaro, la principale moneta del sistema.
"L'economia mondiale è a un punto di svolta. Le sue strutture e le sue regole istituzionali hanno a lungo funzionato adeguatamente, ma adesso le vanno strette. Il mondo ha bisogno di nuove strutture e regole, che andranno costruite esattamente come vennero costruite quelle originarie nell'immediato dopoguerra."[1]
Tra gli economisti che difficilmente possono essere collocati in qualcuna delle scuole o correnti di dottrina economica contemporanee si deve a tal punto ricordare Albert O.Hirschman.
Già nei suoi primi lavori egli assume una posizione critica nei confronti di alcuni fondamenti teorici della dottrina economica dominante: "tuttavia continuava a sviluppare le proprie tesi facendo uso della struttura analitica della teoria ortodossa, quasi a volerne mostrare la possibilità di utilizzazione per scopi conoscitivi alternativi."
Hirschman propose, per affrontare i paesi in via di sviluppo, di considerare i fattori e le condizioni storiche, psicologiche, antropologiche, quali prerequisiti dello sviluppo economico. Egli giunse alla conclusione che lo sviluppo è possibile anche in presenza di risorse naturali scarse e che in condizioni appropriate le capacità produttive possono essere apprese da tutti i popoli.
Da questo deriva la tesi fondamentale del pensiero di Hirschman: "occorre complicare gradualmente la disciplina
Economica, poiché essa è stata fondata su postulati troppo semplificati. (..) Una caratteristica costante del lavoro di Hirschman è il rifiuto di rispettare i limiti tradizionali della disciplina; una caratteristica che si è trasformata con il tempo, nell'arte di violare i confini."
L'intenzione di H. non è quella di complicare le elaborazioni analitiche piuttosto di comprendere che, elaborando concettualmente la disciplina economica -fornendole più struttura anche per le categorie di base- è possibile renderla più utile. Egli cioè mette in discussione il paradigma dell'individuo isolato, mosso dal proprio interesse materiale, che sceglie liberamente e razionalmente tra possibilità alternative dopo aver calcolato i costi e i benefici attesi.
"Oggi Hirschman contesta questa impostazione e propone invece di incorporare gradualmente nel discorso economico una serie di caratteristiche e di tensioni proprie della natura umana che finora sono state dimenticate."[4]
Nel panorama economico-letterario contemporaneo, una figura originale e feconda di opere di successo è l'economista e filosofo Amartya Sen, docente di economia e filosofia alla Harward University. Da anni egli partecipa al dibattito sul rapporto tra etica ed economia, sostenendo la necessità di reintrodurre la dimensione etica all'interno delle teorie economiche in quanto entrambe si occupano dello stesso oggetto: lo studio del comportamento umano all'interno della società.
Il concetto di uomo considerato da Sen è l'uomo-persona: una realtà relazionale inserita in una comunità, guidata nel suo agire da altri valori, oltre all'interesse personale, ed in particolare da considerazioni di carattere etico. Non tenere conto di questa realtà conduce l'economia in un circolo vizioso dove i modelli non descrivono più i comportamenti effettivi degli uomini, ma quelli di 'sciocchi razionali', come si esprime l'autore in un noto articolo.
La sua posizione rappresenta un'aspra critica al concetto di razionalismo su cui si fonda l'economia del benessere.
Muovendo una critica alla filosofia utilitarista, che non tiene conto di quelle informazioni 'extra-utilitarie' che determinano le scelte degli individui, propone un approccio ai problemi sociali di tipo globale.
Egli, altresì, muove una critica all'ottimo paretiano che prescinde da qualsiasi valutazione di giustizia distributiva. Come le sue opere evidenziano, Sen si sofferma sul problema della giustizia distributiva e dell'equità.
Nel libro 'La diseguaglianza' Sen si confronta con l'uguaglianza utilitaristica e, in particolare, con quella rawulsiana che gli appare ancora insufficiente; infatti i beni primari e le pari opportunità non sono libertà godute, ma solo dei mezzi per ottenere le libertà espresse nelle 'capabilities'.[6]
Egli, recuperando il principio tipico dei primi economisti inglesi 'a ciascuno il suo', focalizza l'attenzione sulle capacità dell'individuo che ne esprimono il grado di libertà.
Sen parte da una premessa metodologica: finora le teorie etiche tendono alla uguaglianza di qualcosa. La domanda che ci si pone sarà: 'uguaglianza di che cosa?'.
La capacità è un insieme di funzionamenti che un individuo può porre in essere ed esprimono la sua libertà di condurre un certo tipo di vita piuttosto che un altro. I beni primari sono i mezzi attraverso i quali, con le proprie capacità, si può raggiungere un certo grado di libertà.
Sen individua all'interno dell'insieme capacità un sottoinsieme:
'capacità fondamentali': l'essere vestiti, nutriti, curati..
Su questo sottoinsieme va misurato il livello minimale di libertà e di STAR -BENE [7]
Questi strumenti metodologici sono utilizzati da Sen nell'analisi della povertà. Il calcolo della povertà non può essere fatto sulla base del mero reddito o di un paniere di beni, la povertà è essenzialmente, secondo la visione seniana, un 'non essere capace di funzionare'. Per cui reddito, risorse sono importanti perché possono trasformarsi in capacità: nella relazione capacità-beni primari-libertà rientra di diritto come variabile delle teorie economiche lo stato di bisogno.
Lo Stato giusto è allora quello che fornisce l'uguaglianza delle opportunità intese come capacità riferite alle persone.
La soluzione che discende dall'analisi di Sen è quella di un superamento del Welfare state verso il well being state: "In realtà dietro questa proposta sembra esservi implicita l'esigenza di ripartire dall'uomo, ridisegnare cioè il modello antropologico di base in cui la persona umana sia correttamente orientata verso una realizzazione matura di sé, consistente nella attuazione di una dimensione sociale che è apertura."[8]
Oggi più che mai i problemi economici pervadono e condizionano la vita sociale e politica delle nazioni e del mondo intero. Eppure, dopo il fallimento dell'esperienza comunista e dopo i risvolti negativi del capitalismo la ricerca di un ben-essere diffuso, equo e sostenibile sembra complicarsi.
"Oggi come mai, quindi, c'è bisogno di segni credibili di una prassi economica meno conflittuale e più esplicitamente indirizzata al bene di tutti."[9]
"Come realizzare politiche economiche che prendano come punto di riferimento le capacità?
E' la complessità operativa, infatti, la principale critica che viene rivolta a Sen. Innanzitutto occorre tener presente che l'analisi di Sen si svolge su di un piano metodologico che precede il momento operativo, anche se auspica -come tutti i veri scienziati sociali- che le sue proposte trovino applicazioni concrete nelle politiche economiche"[10]
La riflessione sulla presunta dicotomia tra valori etici e valori economici ci porta alla considerazione di quei progetti economici alternativi che realizzano una composizione di interessi doveri: nei capitoli successivi analizzeremo sinteticamente le modalità e le motivazioni dell'agire economico secondo due delle economie alternative, il Non-Profit e l'Economia di Comunione.
L.Meldolesi Introduzione a A.O.Hirdchman, Come complicare l'economia, Il Mulino BO 1988 p..3 e succ.
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