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Nel suo significato più generale, il termine inflazione sta ad indicare l'aumento persistente del livello generale dei prezzi e la conseguente diminuzione del potere di acquisto della moneta. Tale fenomeno coinvolge tutti i meccanismi dell'economia di una nazione e le condizioni di vita dei suoi abitanti; ed inoltre, se assume proporzioni notevoli, causa sovente danni allo sviluppo creando del malessere nella società.
Il tasso di inflazione è l'aumento annuo percentuale di un livello generale di prezzi, misurato comunemente dall'indice dei prezzi al consumo o da qualche analogo indice dei prezzi. L'iperinflazione è un inflazione così grave, pari a 1000%, 1.000.000% o persino 1.000.000.000% annuo, che la gente tenta di liberarsi del proprio denaro prima che i prezzi siano saliti ulteriormente rendendo il denaro privo di valore. L'inflazione galoppante è un tasso di inflazione pari al 50-200% annuo. L'inflazione moderata è un aumento del livello dei prezzi che non distorce gravemente i prezzi o i redditi relativi.
La curva di Phillips è uno strumento per mostrare come l'inflazione inerziale e gli shock influenzano il sistema economico. Nel breve periodo, il sistema economico ha una possibilità di "permuta" fra disoccupazione e inflazione, derivante da una relazione inversa tra queste due grandezze. Supponiamo che, in un dato anno, il tasso inerziale di inflazione sia il 4% e che il tasso naturale di disoccupazione sia il 6%. Allora, se la disoccupazione scende al disotto del tasso naturale, l'inflazione sale al disopra del tasso inerziale, ad un tasso di inflazione del 5% o 6% o più. Analogamente, se la disoccupazione sale al disopra del tasso naturale (come ha fatto negli USA nel periodo '80-'84), l'inflazione tende a scendere al disotto del tasso inerziale.
Ma le possibilità di scelta non rimangono invariate. Se l'inflazione persiste al disopra o al disotto del tasso inerziale incorporato, allora le aspettative della gente cambiano e cambia lo stesso tasso inerziale di inflazione. Oggi è opinione generale che il tasso inerziale di inflazione si adatterà interamente alla mutevole esperienza storica e perciò non c'è una permanente relazione inversa tra disoccupazione e inflazione. Se i politici tentano di mantenere il tasso di disoccupazione al disotto del tasso naturale per un lungo periodo, l'inflazione cresce vertiginosamente. Perciò la curva di Phillips di lungo periodo tende ad essere verticale.
Un problema fondamentale per i politici è conoscere l'entità del danno che si deve arrecare alla produzione e all'occupazione per ridurre una refrattaria inflazione incorporata, cioè quali siano i costi della disinflazione: tali costi si sono rivelati essere una profonda recessione. Un costo così grande fa esitare chi prende in considerazione la possibilità di indurre una recessione per contenere una moderata inflazione.
Poiché la riduzione dell'inflazione attraverso le recessioni implica costi così alti, le nazioni sono spesso ricorse ad altri metodi, e cioè a politiche dei redditi come i controlli dei salari e dei prezzi e i criteri-guida indicativi. Molti ricorrerebbero a un'intensificazione delle forze di mercato. Un metodo più recente è quello delle politiche dei redditi basate sulle imposte che userebbero il sistema fiscale per scoraggiare l'inflazione, all'incirca come oggi si applicano imposte indirette per ridurre il consumo di alcool o tabacco.
Gli strumenti di politica economica adatti per il controllo dell'inflazione sono vari e diversi a secondo del tipo di inflazione.
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