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Il sistema monetario internazionale




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Il sistema monetario internazionale

Durante l'ultimo cinquantennio anche nel campo economico ci sono stati molti cambiamenti per quanto riguarda il sistema di pagamento nel mercato internazionale.

Per sistema monetario internazionale si intende il complesso dei rapporti monetari, delle regole e delle istituzioni che disciplinano le relazioni fra le monete e le banche centrali dei vari Paesi.

La necessità di un sistema monetario internazionale deriva dall'esistenza di una molteplicità di sistemi monetari nazionali e dall'esigenza di regolare i rapporti di cambio e il meccanismo dei pagamenti internazionali.

Fino alla prima guerra mondiale, come sappiamo, il ruolo di moneta internazionale fu svolto dall'oro, che costituiva la misura di riferimento nel cambio di tutte le monete ancorate in un sistema aureo (gold standard).
Tramontato il sistema aureo con l'introduzione del corso forzoso all'interno dei vari. Paesi, nel periodo tra le due guerre mondiali si fece ricorso prevalentemente a un regime di cambi fluttuanti.

Nella conferenza monetaria internazionale che si tenne a Bretton Woods (Stati Uniti) nel 1944 i rappresentanti di numerosi paesi discussero il problema della creazione di un sistema monetario internazionale basato su cambi fissi. Gli Stati Uniti e l'Inghilterra proposero due piani, elaborati rispettivamente dal rappresentante americano White e da Keynes, che guidava la delegazione inglese.


Il piano Keynes, nelle sue linee essenziali, partiva dalla constatazione che i mezzi di pagamento internazionali, e cioè oro e monete nazionali, erano insufficienti per finanziare gli scambi del commercio mondiale e la ricostruzione dei paesi europei, per cui occorreva creare una maggiore liquidità internazionale. A questo scopo Keynes prevedeva l'istituzione di una Unione Internazionale di Clearing basata sul meccanismo della stanza di compensazione, per cui debiti e crediti fra le banche centrali dei diversi paesi dovevano essere compensati contabilmente. Inoltre, il piano di Keynes proponeva l'impiego di una moneta di conto internazionale, denominata «bancor», il cui valore era fissato in rapporto con l'oro. I paesi aderenti al Clearing avrebbero avuto una quota in bancor in proporzione al valore del loro commercio con l'estero, quota di cui avrebbero usufruito per effettuare i loro pagamenti internazionali.


Il piano White invece, si fondava sul principio bancario del deposito, che doveva precedere la creazione di credito internazionale. A questo scopo si prevedeva l'istituzione di un fondo di stabilizzazione alimentato dalle quote versate dai paesi aderenti. Il fondo avrebbe svolto un ruolo simile a un ufficio dei cambi internazionali mediante la vendita di valuta estera, ai paesi aderenti, in cambio delle monete nazionali.

In entrambi questi piani venivano sostanzialmente eliminati i trasferimenti materiali di oro, ma il piano Keynes fu giudicato troppo rivoluzionario a quel tempo. Gli accordi di Bretton Woods si ispirarono pertanto al piano White, anche per il peso politico ed economico degli Stati Uniti.


Quello che fu definito il sistema di Bretton Woods si basò sui seguenti principi:

1 ) convertibilità di ogni valuta in dollari, in base a tassi di cambio fissi, oscillanti in su e in giù fino a un massimo dell'1 %;

2 ) convertibilità del dollaro in oro al prezzo ufficiale di 35 dollari per oncia, per cui l'oro, al quale era ancorato il dollaro, reggeva indirettamente il sistema monetario internazionale;

3 ) istituzione di due organismi internazionali: il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS).

Il sistema Bretton Woods assunse pertanto la struttura denominata sistema a cambio aureo gold exchange standard) fondato sul dollaro come valuta di riserva convertibile in oro.

Sempre nel sistema di Bretton Woods la convertibilità dei dollari in oro era limitata  esclusivamente alle banche centrali, che quindi potevano detenere dollari nelle proprie riserve valutarie con la sicurezza di poterli convertire in oro presso la Riserva Federale degli Stati Uniti.

Nasce così il Fondo Monetario Internazionale, un'organizzazione costituita

con sede in ~ costituita per assicurare il rispetto degli accordi di Bretton Woods e per concedere crediti ai paesi con un disavanzo nei conti con l'estero a condizione che svolgano azioni di riequilibrio.

Attualmente al fondo aderiscono più di 170 paesi, per cui, anche dopo la crisi del gold exchange standard il Fondo può considerarsi il tutore dell'ordine monetario mondiale.

Il potere di voto di ciascun paese dipende dalla sua quota di partecipazione, calcolata sulla base del reddito nazionale, delle riserve ufficiali possedute e del contributo del paese all'interscambio mondiale.

Il Fondo è retto dal Consiglio dei governatori che ne stabilisce le direttive d'azione.

I principali strumenti finanziari a disposizione del Fondo sono i diritti normali di prelievo, le aperture di credito, i diritti speciali di prelievo, le concessioni speciali.

I diritti normali di prelievo rappresentano la prima forma di credito predisposta dal Fondo a favore dei paesi che siano in deficit nei conti con l'estero e necessitino di valuta straniera (dollari in particolare). Il paese in deficit può ottenere valuta estera cedendo la propria moneta e impegnandosi a riacquistarla entro un termine stabilito, pagando in valuta estera in base a un tasso di cambio e a un tasso di interesse stabiliti al momento dell'operazione. Come si vede, si tratta in sostanza di un contratto di riporto in valuta (contratto swap).

Altro strumento del FMI è l'apertura di credito per la durata media di un anno, e con possibilità di rinnovo, fino a un multiplo della quota totale. La concessione di credito è soggetta a una procedura particolare: il paese richiedente deve esporre in una lettera di intenti le misure di politica economica che intende adottare per migliorare la sua situazione finanziaria internazionale. Gli esperti del Fondo, per accertare se la lettera di intenti è accettabile, si recano nel paese richiedente per dare alle autorità la loro consulenza tecnica. In caso affermativo, il Fondo concede il credito gradualmente e condizionandolo all'attuazione delle misure esposte nella lettera di intenti.

Creati nel 1967 e introdotti nel 1970, i diritti speciali di prelievo costituiscono la principale innovazione nel meccanismo di funzionamento del Fondo. Si tratta di una unità monetaria internazionale pari a percentuali fisse di cinque monete importanti; una valuta paniere costituita da dollaro, marco tedesco, yen, sterlina e franco francese.

Contabile.

La funzione dei DSP è di essere in sostanza una moneta contabile, cioè usata per le registrazioni contabili presso il FMI in base alle operazioni effettuate dalle banche centrali aderenti al fondo.

Con la creazione dei diritti speciali di prelievo il Fondo ha assunto una fisionomia più vicina a quella di una banca internazionale (ne la forma di unione dei pagamenti o clearing-union come era sta proposta da Keynes a Bretton Woods), piuttosto che di organizzazione ispettivo-finanziaria

Dopo la sua entrata in funzione il Fondo ha esteso il suo intervento finanziario con concessioni speciali denominate generai agreement borrow (gab), e con le oil-facilities introdotte nel 1974, dopo il forte aumento del prezzo del petrolio.

Il gab consiste in un Meccanismo con il quale il Fondo, nel caso cui debba finanziare un paese aderente in difficoltà nella bilancia dei pagamenti, può ottenere prestiti dai principali 10 paesi industrializzati (Stati Uniti, Germania Occidentale, Giappone ecc.).

Le oil-facilities sono strumenti di credito consistenti in prestiti monetari messi a disposizione dai paesi esportatori di petrolio (OPEC) e di cui il Fondo può disporre a favore di quei paesi che hanno un forte deficit nei conti con l'estero soprattutto a causa dell'importazione di petrolio.

Infatti i vincoli statutari non consentono al Fondo di svolgere in pieno la funzione di «tutore» del sistema monetario internazionale ed esistono limiti obiettivi che non consentono a questo organismo di regolare pienamente il regime dei cambi. E ciò per una serie di ragioni sostanziali e storiche.

- La prima è che il Fondo non ha alcun potere nei confronti delle banche centrali dei paesi aderenti (salvo il caso di aiuti di emergenza), per cui il Fondo non può costringere la banca centrale di un paese con un forte attivo nella bilancia dei pagamenti a espandere il credito né può obbligare un paese in disavanzo con l'estero a stringere i freni attuando una politica deflazionistica.

- La seconda ragione e che esistono mercati finanziari internazionali che operano al di fuori di qualsiasi controllo sia del Fondo Monetario Internazionale, sia delle banche centrali.

- C'è anche da considerare che la mobilità dei capitali ha reso molto difficile gestire cambi con bande di oscillazione strette e salti improvvisi delle parità ufficiali.


- Infine lo scenario dell'economia mondiale è profondamente cambiato rispetto all'immediato dopoguerra per queste fondamentali differenze.

Nel 1944 venne istituita la Banca Internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo che ha la natura di istituto finanziario internazionale. La BIRS viene anche comunemente denominata Banca mondiale e dopo aver favorito la ricostruzione e la ripresa economica dei paesi maggiormente colpiti dalla guerra, ha assunto lo scopo di finanziare gli investimenti nei paesi sottosviluppati che hanno bisogno di infrastrutture di base per le loro economie.

La BIRS ha sede a Washington ed è dotata di un capitale versato dai paesi membri del FMI soprattutto dagli USA.

La BIRS effettua normalmente dei prestiti a lunga scadenza per progetti di investimenti nei settori dei trasporti, dell'energia elettrica, dell'agricoltura e dell'industria. Questi sono i settori tradizionali di intervento. Negli ultimi anni la BIRS ha indirizzato i suoi interventi anche in settori nuovi come l'educazione, l'urbanizzazione, il controllo della popolazione e il turismo; settori destinati ad assumere una importanza crescente

La crisi del sistema monetario internazionale, così come fu modellato a Bretton Woods, è storia recente e riguarda da un lato l'abolizione del tallone aureo dall'altro li inconvenienti del gold exchange standard fondato sul dollaro come moneta di riserva.

In effetti con il sistema di Bretton Woods gli Stati Uniti, forti della loro potenza economica e politica diventarono di fatto l'unico paese in grado di creare liquidità internazionale mediante l'emissione di dollari per cui il meccanismo dei pagamenti internazionali funzionava in pratica come dollar standard.

Questo sistema non tardò a rivelare alcuni punti deboli.

Il primo punto debole si rivelò la condizione di base del suo funzionamento, e cioè che gli Stati Uniti conservassero nel tempo riserve auree sufficienti ad assicurare la convertibilità del dollaro. Questa condizione comincio a venir meno per effetto della speculazione sull'oro, per frenare la quale gli Stati Uniti erano costretti a vendere oro sui mercati internazionali per soddisfare la domanda. Nel 1961 per scoraggiare la speculazione sull'oro fu costituito il Club dei Dieci con la partecipazione delle banche centrali dei dieci paesi più industrializzati del mondo che insieme possedevano l'80 % delle riserve auree. Nel 1968, sempre per neutralizzare la speculazione sull'oro, fu istituito il doppio mercato dell'oro: un mercato libero per gli operatori privati nel quale il prezzo del metallo giallo era determinato dalla domanda e dall'offerta; un mercato ufficiale riservato alle banche centrali che si impegnavano a non vendere o acquistare oro nel mercato libero. Anche con l'adozione di questa misura gli Stati Uniti incontrarono crescenti difficoltà a mantenere il prezzo ufficiale del metallo a 35 dollari per oncia.

L'altro punto debole del sistema di Bretton Woods fu il crescente deficit che la bilancia dei pagamenti americana dovette registrare verso la fine degli anni Cinquanta per l'enorme quantità di dollari in circolazione fuori dagli Stati Uniti (eurodollari o xenodollari). In questo modo i mercati internazionali e le economie degli altri paesi restavano esposti alle mutevoli condizioni congiunturali degli Stati Uniti.


Nel 1971 gli Stati Uniti furono costretti a dichiarare la inconvertibilità dell'oro, per cui le banche centrali non potevano più chiedere la conversione alla Riserva Federale americana.

Crollava così uno dei pilastri del sistema di Bretton Woods e nel contempo appariva segnato il destino dell'oro come «tallone» monetario. Infatti la conferenza di Kingston del 1976 fu abolito il prezzo ufficiale dell'oro.

Sempre in seguito all'accordo di Kingston, il Fondo Monetario Internazionale restituì una parte dell'oro in suo possesso ai paesi che lo avevano versato come quota di partecipazione.

Si può affermare, in conclusione, che con la «sospensione» del dollaro il sistema a cambio aureo è diventato ufficialmente un sistema basato sul dollaro e quindi denominato dollar standard. Attualmente il dollaro viene ancora impiegato come valuta di riserva dalle banche centrali e costituisce la moneta impiegata prevalentemente nelle operazioni commerciali e finanziarie internazionali.

Nel settembre 1985 Stati uniti, Germania e Giappone hanno raggiunto un accordo allo scopo di istituire un meccanismo di fluttuazione «manovrata» tripolare per i cambi delle tre principali valute internazionali, ossia dollaro, marco e yen.

Il regime di fluttuazione del cambio del dollaro instauratosi di fatto negli anni successivi, indusse i paesi europei (a eccezione di Italia e Inghilterra le cui economie erano in gravi difficoltà) ad adottare un regime di cambi oscillanti entro un ristretto margine (dal 2,25% prima all'1,5JOuto poi) e quindi sostanzialmente un regime semiflessibile denominato "serpente monetario".

Abbiamo parlato prima di eurodollari e xenovalute:

Con il termine eurodollari si indicano i dollari posseduti da operatori economici (privati, imprese e banche, escluse le banche centrali) residenti al di fuori degli Stati Uniti.

La quantità di dollari si è notevolmente accresciuta a partire dagli anni Sessanta con la liberalizzazione dei movimenti di capitali tra paese e paese e per il fatto che il dollaro costituisce tuttora la principale moneta impiegata nelle operazioni internazionali. I depositi di dollari al di fuori degli Stati Uniti sono per lo più dovuti al peso che le imprese americane detengono negli scambi internazionali e nelle operazioni finanziarie mondiali. Mediante l'impiego di questi depositi, per i quali non esiste l'obbligo della riserva obbligatoria, le banche commerciali hanno alimentato il mercato dell'eurodollaro, nel quale la speculazione ha cercato di trarre profitti dai diversi tassi di interesse vigenti sui mercati monetari, senza sottostare ai controlli in vigore nei mercati dei cambi.

Dopo la crisi petrolifera del 1973 sono stati soprattutto i paesi produttori dì petrolio aderenti all'OPEC ad accumulare, in seguito al notevole aumento del prezzo del petrolio, ingenti quantità di dollari. Questi dollari, in parte sono stati impiegati dai paesi produttori per importazioni e usi interni, in parte notevole sono stati «riciclati» nei mercati internazionali.

Il termine petrodollari sta a indicare l'enorme disponibilità di dollari depositati nelle banche estere a favore di operatori residenti nei paesi produttori di petrolio.

Questi ingenti capitali, depositati a breve termine presso banche londinesi, svizzere e americane, spostati da un mercato all'altro per essere impiegati nella maniera più vantaggiosa hanno contribuito a destabilizzare i cambi, scatenando nei mercati ufficiali le «tempeste» monetarie di questi ultimi anni.

Si parla in generale di mercato delle xenovalute diverse dal dollaro per indicare i depositi in valuta (marchi tedeschi, yen giapponesi ecc.) dei paesi più industrializzati esistenti fuori dei confini nazionali.

Queste monete vengono usate sia come riserve, sia come mezzi di scambio nel commercio estero, per cui anche il mercato di xenovalute è costituito da capitali che operano al di fuori del controllo delle banche centrali.

La precedente esperienza del serpente monetario ha consentito ai paesi della CEE di dar vita al Sistema Monetario Europeo (SME), entrato in vigore il 13 marzo 1979.

L'obiettivo principale dello SME è di creare in Europa una sufficiente stabilità monetaria, da realizzarsi con un regime cambio fra le monete europee oscillanti entro limiti predeterminati.

Lo SME si fonda sostanzialmente sulla creazione di una unità di conto denominata scudo, termine equivalente alla denominazione francese ECU.

L'ECU rappresenta la base di riferimento comunitaria per le operazioni tra le banche centrali della CEE essendo costituito da un "paniere" di monete europee

La funzione essenziale dell'ECU nell'ambito dello SME è di essere l'unità di conto per la determinazione dei tassi di conversione con ciascuna moneta nazionale, denominato tasso centrale.

Anche lo SME presenta alcuni limiti di funzionamento propri dei regimi di cambi fissi, come si è visto in occasione della «tempesta» monetaria del settembre 1992. Gli stessi limiti riscontrati storicamente nei precedenti sistemi di cambi fondati sulla parità ufficiale dell'oro e del dollaro, messi in crisi dalla grande speculazione internazionale sulle monete.

Per cui la sterlina inglese e la lira italiana, nel settembre 1992, sono uscite «temporaneamente» dallo SME lasciando fluttuare liberamente i cambi per trovare una quotazione di mercato» più realistica e stabile e poter rientrare nello SME.

Per «salvare» lo SME (ma stravolgendone il meccanismo) nell'agosto 1993 la banda di oscillazione per tutti i rapporti bilaterali fra le valute è stata allargata dal 2,25% al 15%, a eccezione del cambio fra marco tedesco e fiorino olandese, rimasto «ingabbiato» al 2,25%.

L'obiettivo dell'unione economica e monetaria europea è stato riconfermato dai 12 paesi membri con l'approvazione dell'Atto unico europeo del 1987.

Sulla base del Rapporto Delors, presentato nel 1989, ha preso l'avvio con il 10 luglio 1990 la prima fase verso l'unione monetaria con la Costituzione del Comitato dei Governatori delle banche centrali europee e con la liberalizzazione dei movimenti di capitali.

Un altro importante passo avanti è stato fatto con la firma del Trattato di Maastricht (Olanda), nel febbraio 1992, che oltre a istituire l'Unione europea, ha fissato il calendario e le modalità delle altre due fasi necessarie per raggiungere, entro la data ultima del 10 gennaio 1999 l'Unione economica e monetaria europea.

La seconda fase iniziata il 10 gennaio 1994 con 1a creazione dell'Istituto Monetario Europeo (IME), con sede a Francoforte, retto da un consiglio formato dal Presidente e dai governatori delle banche centrali dei paesi membri dell'Unione europea. L'IME opererà in via transitoria fino alla nascita dalla Banca centrale europea.

Prima di decidere il passaggio alla terza fase, e cioè entro il 31 dicembre 1996, la Commissione e l'IME devono relazionare al Consiglio europeo sulla convergenza economica raggiunta dai paesi membri. In materia di convergenza si è stabilita la regola che almeno la metà più uno dei membri della Ue devono risultare convergenti per quanto riguarda inflazione, deficit di bilancio, debito pubblico, stabilita dei cambi e tassi di interesse. I paesi che non saranno pronti e cioè «a, livello» con queste condizioni rimangono fuori dall'Unione monetaria (la cosiddetta «Europa a due velocità»).

Nella terza fase prevista in due date nel 1997 o nel 1999 il Consiglio Europeo ha proceduto con l'introduzione della moneta unica europea e alla costituzione della Banca Centrale Europea.













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