IL DISAGIO NELLA SOCIOLOGIA INDUSTRIALE, RURALE, URBANA
La rivoluzione industriale del secolo XIX, partendo dall'
Inghilterra si estende poi a Francia, Germania, Italia e Stati Uniti. Le
industrie aumentano e si razionalizzano, spingendo al massimo il processo di
divisione del lavoro, con economia di tempo, standardizzazione del prodotto,
diminuzione dei prezzi. Fu soprattutto Karl Marx (1818-1883) ad analizzare la
monotonia del lavoro industriale, il lavoratore schiavo della macchina ed
economicamente alla mercè dell'imprenditore,
anche se molti intellettuali tra cui Italo Svevo posero l'accento sul malessere dell'uomo
nella società borghese, sul suo desiderio di vita e di successo e al contempo
sulla sua incapacità di raggiungerli.
Attualmente l'attenzione degli studi sociologici inerenti a
quel periodo storico, oltre ad analizzare i temi della questione operaia e del
capitalismo, i cosiddetti gruppi occupazionali cioè composti da persone che
esercitano la stessa attività e quindi conducono uno stile di vita basato sulle
stesse condizioni sociali, esaminano la struttura sociale dell'industria e
dell'azienda, gli aspetti del rapporto tra dirigenti e impiegati, il modo in cui
i superiori esercitano la leadership. Viene prestata attenzione anche
all'incidenza del mutamento tecnologico sulla struttura del management, termine
inglese che significa amministrazione. Il conflitto esistente nella società
industriale del passato, caratterizzata dal capitalismo, il cui elemento
principali è la proprietà privata dei mezzi di produzione si differenzia dal
conflitto nella società attuale che
Dharendolf definisce post-capitalistica, dove sussiste la distinzione
tra proprietà e controllo dei mezzi di produzione. In altri termini oggi la
proprietà di capitale non conferisce più poteri sull'impresa in quanto coloro
che controllano la produzione industriale sono i dirigenti d'azienda o
managers.
Nella società post-capitalista si verifica la stratificazione
della categoria operaia, il diffondersi del ceto medio e
l'istituzionalizzazione del conflitto sociale mediante organi come sindacati.
Mentre nella società pre-industriale la campagna è dominata
dal gruppo primario della famiglia, con
la rivoluzione industriale il centro aggregativo diventa la città o
centro urbano, che tende ad ingrandirsi e ad attirare coloro che vivono nel
mondo rurale.
I centri urbani possono essere classificati in vari modi.
In base alla loro estensione in metropoli, città grandi, medie e piccole. La
metropoli è una città sorta in posizione geografica felice destinata a dilatare
le proprie dimensioni in modo abnorme e dove i ritmi di vita sono frenetici:
essendo difficile da controllare essa è terreno fertile per fenomeni di
devianza, quali la droga e la delinquenza e soprattutto per il fenomeno
dell'anonimato, incontro fuggevole tra persone che non si conoscono, che nella
società post-capitalista sostituisce la conoscenza diretta e rende difficile
l'interazione dell'individuo nel gruppo.