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Il contributo che puÒ dare l'adesione al progetto




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IL CONTRIBUTO CHE PUÒ DARE L'ADESIONE AL PROGETTO


L'intervista fatta alle due imprese si è posta a conferma di quanto enunciato precedentemente.

Si è potuto difatti constatare in primo luogo che tale progetto funge da stimolo per chi vuole intraprendere nuove attività. Questo non è solo vero per la cooperativa IL SENTIERO SERVIZI, che si è costituita a seguito del progetto, ma è vero anche per la ditta Leone che sta cercando di concretizzare l'idea di costituire assieme ad altri una società nel meridione per dare un contributo alla risoluzione del problema della disoccupazione.

A conferma di quanto detto sta un'altra testimonianza che ritengo essere molto significativa. La signora Marina Briz di Bologna si definisce agnostica. Ha lavorato per 20 anni presso l'IBM, ad un certo punto, quando in ditta sono cambiate alcune cose, si licenzia.

Un suo amico le propone di creare un'attività dicendole di aver sentito parlare dell'Economia di Comunione ma di non saperne molto.

Lei, per le sue esperienze passate, non voleva di "andare dall'altra parte delle barricata" ma afferma: "ho sempre avuto l'idea che la solidarietà e la distribuzione giusta della ricchezza fosse una cosa fondamentale per poter far andare avanti questa nostra società, altrimenti saremo vicini allo sfacelo. Questa idea di un Economia di Comunione mi è piaciuta moltissimo e forse è stata la molla fondamentale che mi ha permesso di dire si al collega".

Lei e il suo socio chiedono informazioni al Movimento dei Focolari sul progetto e su come poter aderirvi. Vengono poi messi in contatto con consulente aziendale, aderente al progetto, che da loro un aiuto per la stesura dello statuto.

Il nome dell'azienda è SAP EDC S.r.l., opererà nel campo dell'informatica e della telematica con un'attenzione particolare ai problemi della disabilità, sia perché la signora Briz è non vedente, sia perché entrambi i soci hanno lavorato per l'IBM negli ultimi anni nel campo delle disabilità.

Da questa esperienza si evince dunque come l'uomo sia effettivamente alla ricerca di un senso del suo agire e come l'adesione ad un progetto, in questo caso quello do Economia di Comunione, possa talvolta essere lo stimolo per intraprendere un'attività che oggi si mostra poco attraente come è stato dimostrato dalle statistiche riportate al sesto capitolo.

La morale allora subentra nella sfera economica per dare a questa il senso del suo agire per chi è consapevole che una logica che ha come fine ultimo il profitto, è distruttiva più che costruttiva. Questo perché il mero agire economico tende ad accrescere la logica del profitto, a fagocitare l'economia stessa e quindi a distruggerla. Questo è tanto più vero per la piccola impresa nella quale tale meccanismo viene favorito dal fatto che l'imprenditore è continuamente sommerso dai problemi aziendali e per questo si mostra incapace nel dare all'impresa finalità di respiro più ampio. Nelle imprese intervistate ho potuto constatare come il fatto di aderire ad un progetto con delle linee che indicano in quale modo poter asservire l'impresa alle necessità dell'uomo (sia inteso questo come il lavoratore che giornalmente in questa presta il proprio lavoro, sia come la persona indigente bisognosa di un aiuto concreto) ha contribuito a creare o consolidare una certa cultura aziendale.

Le imprese intervistate hanno evidenziato uno stile direzionale di tipo partecipativo e se questo è connaturale per una cooperativa come IL SENTIERO SERVIZI, la stessa cosa non si può affermare per la ditta Leone che è a conduzione familiare. In questo genere di imprese, infatti, l'imprenditore, sentendo di dovere gestire un qualcosa che gli appartiene, tende ad accentrare su di se ogni decisione, e ad evitare che qualcuno possa in qualche modo dire quello che dovrebbe fare. In questo caso invece l'imprenditore, oltre che rendere tutti i lavoratori partecipi alle decisioni da prende, usufruisce del supporto di un consulente esterno che sta cercando di implementare nell'impresa alcuni strumenti di gestione, inusuali per un'azienda di piccole dimensioni.

La cooperativa di Macerata, invece, ha fatto la scelta di avere un revisore dei conti esterno per far si che i controlli effettuati siano imparziali.

Tali caratteri quindi mostrano una forte cultura aziendale, che non per questo si mostra chiusa ai cambiamenti e vincolata ad una persona in particolare.

Il fatto quindi di concepire l'azienda come un bene sociale la spersonalizza dalle persone che in essa operano, e porta ad adottare un ottica di lungo periodo in quanto l'obiettivo non è quello di raggiungere alti profitti ma piuttosto profitti di qualità. In riguardo a questi, bisogna sottolineare che la cooperativa di Macerata, a fine anno aggrega al bilancio contabile quello sociale, che se inusuale già nelle grandi imprese è inesistente nelle piccole.

Le due imprese intervistate pur nella loro diversità dimostrano quindi di avere uno stile in comune che scaturisce da un progetto che mira a mettere l'uomo al centro dell'attività produttiva.



































CONCLUSIONI

L'Economia di Comunione è un progetto che, in quanto nato da un movimento cattolico, racchiude in se i valori e i principi della cultura cristiana.

Proprio da questi valori nasce l'idea di fare qualcosa di diverso da una semplice opera di beneficenza. Ed il diverso sta nel fatto che non ci si limita a fine anno a dare una parte degli utili a chi sta in uno stato di bisogno ma sta nel reimpostare tutta l'attività produttiva a tal fine e questo senza trasformare l'azienda in una impresa no profit.

Il progetto mira dunque a riorganizzare l'attività produttiva facendo in modo che:

- l'imprenditore nel suo agire sia spinto più al perseguimento di un bene comune e meno a quello personale

nell'impresa ogni cosa sia a servizio dell'uomo e non viceversa. Questo porta ad avere una maggiore attenzione ai rapporti con i dipendenti, alle loro esigenze e all'ambiente di lavoro che deve essere accogliente e sicuro per chi vi lavora.

I rapporti con i fornitori, i clienti e gli altri attori esterni all'azienda, siano nell'ottica di vedere nell'altro più che il cliente o il fornitore, la persona

L'utile di tale attività non sia il fine dell'attività stessa ma il mezzo per perseguirne altri.

La cultura aziendale deve essere una cultura illuminata da una logica del  dare e non da quella dell'avere

Nei suoi principi il progetto cerca di rendere operativo quanto enunciato dall'enciclica Centesimus Annus, per cui il profitto viene visto come un regolatore della vita dell'azienda ma non l'unico. Oltre a questo vengono presi in considerazione, quindi, altri fattori umani e morali che nel lungo periodo sono egualmente essenziali per la vita dell'impresa.

Tale progetto, se può avere un valore per il credente, si mostra essere una risposta valida anche per le domande di senso e di significato emerse da un'economia in continua evoluzione. Oggi di fatto i cambiamenti nella tecnologia e nel mercato, esigono un lavoro più partecipato e motivato. L'etica, inoltre, più che essere un vincolo è vista come un'opportunità. Un'impresa, infatti, che persegue un impegno a favore delle comunità, consegue un miglioramento della sua reputazione creando un'immagine di se positiva e responsabile. Crea così spazi di consenso e ciò genera motivazioni e senso di appartenenza nei propri collaboratori facendosi concretamente portatrice di valori etici e sociali propri.

Tutto ciò viene preso in considerazione dalle teorie manageriali moderne ma quello che a mio avviso contraddistingue l'Economia di Comunione da queste è il presupposto di partenza. Le prime di fatti partono dalla constatazione che operare in un determinato modo crea dei ritorni positivi per l'attività imprenditoriale e per questo cercano di operare in tal modo. L'Economia di Comunione, invece, nasce per risolvere un problema, quello della povertà nel modo, e dalla volontà di far ciò ne consegue la reimpostazione dell'intera attività produttiva al servizio dell'uomo. Ecco allora che in questo caso scompare la logica economicistica che porta ad attribuire un valore economico ad ogni cosa.

È di conseguenza questo voler portare a monte dell'attività produttiva il fine, che è dato dalla ripartizione degli utili in tre parti, che porta al cambiamento culturale in azienda.

Se rivolgiamo l'attenzione verso quello che è il sistema delle piccole imprese, si nota come pur rivestendo queste un ruolo cruciale per l'economia italiana, mostrano dei punti di debolezza, molti dei quali emergono dal punto di vista culturale.

L'Economia di Comunione nei suoi principi di fatti rafforza delle strutture imprenditoriali che talvolta si mostrano deboli in quanto troppo legate alla figura dell'imprenditore. Questo il più delle volte si mostra legato a degli schemi e a delle metodologie che se efficaci precedentemente non lo sono più nello scenario presente.

Dalle interviste fatte si evince come nelle piccole imprese il fatto di aderire ad un progetto che racchiude in se dei valori ha creato: uno stimolo per chi vuole intraprendere un'attività produttiva; la volontà di essere fedeli  a dei principi etici creando di conseguenza una certa cultura aziendale; la spinta a crescere, a sviluppare l'attività senza, quindi, volere essere legati a schemi passati.

Le difficoltà che si mostrano con l'adesione al progetto sono di carattere normativo. In  Italia, infatti, non esiste ancora una legislazione che possa considerare la ripartizione degli utili secondo quanto dettato dal progetto. Per questo motivo l'azienda di Macerata ha scelto di costituirsi come cooperativa, in quanto questa istituzionalmente deve devolvere gli utili. L'imprenditore di Lugo, invece, per devolvere gli utili a favore del progetto, provvede prima a prelevarli come amministratore e successivamente li devolve privatamente.

Si è inoltre visto come il fatto di aderire ad un progetto portato avanti da un Movimento, non ha prodotto chiusure, ha anzi contribuito a creare maggiori aperture. Il fatto più sorprendente è stato quello di constatare che ad aderire al progetto ci siano state anche persone estranee al movimento e addirittura non cristiane.

Questo fatto fa riflettere su come possa un esempio essere più efficace di un imposizione, di una norma dettata. Questa è la forza dell'Economia di Comunione, quella cioè di essere più che una teoria, un'esperienza di vita, limitata ma efficace. Forse i suoi sviluppi, nonostante i trend favorevoli, non saranno mai tanto elevati ma ciò che a mio avviso è importante è quello di dimostrare che c'è un modo diverso di operare in un mercato e che seppur nei suoi principi contrario a tutte quelle che sono le leggi della concorrenza è in grado di sopravvivere e di svilupparsi.








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