|
Appunti scientifiche |
|
Visite: 1669 | Gradito: | [ Picolo appunti ] |
Leggi anche appunti:La crisi di fine secoloLA CRISI DI FINE SECOLO LA CRISI ECONOMICA E IL FALLIMENTO DEGLI ISTITUTI La crisi del '29La crisi del '29 -La ripresa economica del primo dopoguerra -Il La seconda rivoluzione industrialeLa seconda rivoluzione industriale La seconda rivoluzione industriale si |
Il comportamento dell'imprenditore
La produzione rappresenta una delle attività primarie svolte da un'impresa. Le imprese trasformano input, che sono chiamati anche fattori di produzione, in output. Il termine produzione si riferisce appunto alla trasformazione di input in output. Un'impresa è una organizzazione che possiede, acquisisce, combina e organizza delle risorse per produrre beni e servizi venduti per realizzare profitto. Gli input comprendono un'ampia categoria di beni e servizi: il lavoro delle maestranze, le materie prime ed i beni di consumo, il capitale investito nell'impresa nella forma di macchinari, impianti e infrastrutture. Il lavoro include le prestazioni degli operai di una fabbrica, degli impiegati, degli ingegneri, degli scienziati, dei professori. La relazione tra gli input che entrano nel processo produttivo e il relativo output viene descritta dalla funzione di produzione.La funzione di produzione è la relazione tra la quantità massima di output ottenibile e la quantità di input necessaria per ottenerla, ed è definita per un determinato livello di conoscenze tecniche. Assumendo semplicemente che vi siano solo due input, lavoro L e capitale K, possiamo indicare una funzione di produzione come:
Q = F(K,L)
La funzione di produzione riflette il fatto che è possibile combinare gli input per produrre una data quantità di output in modi diversi.
È importante riflettere sul fatto che la funzione di produzione esprime la relazione tra la massima produzione di output ed una specifica combinazione di fattori produttivi. Il concetto di funzione di produzione dà per scontato che le imprese siano tecnicamente efficienti, ossia che non vi siano processi produttivi inefficienti.
Una funzione di produzione a due variabili, K e L, può essere rappresentata graficamente utilizzando curve che si chiamano isoquanti. Un isoquanto è una curva che mostra tutte le combinazioni di input che forniscono la stessa quantità di output.
Gli isoquanti sono simili alle curve di indifferenza che sono state considerate nella teoria del consumatore razionale. Laddove le curve di indifferenza indicano nell'ordine diversi livelli crescenti di soddisfazione del consumatore, gli isoquanti indicano diversi livelli crescenti di output. Al contrario delle curve di indifferenza, ciascun isoquanto è associato con uno specifico livello di output. Il valore numerico attribuito a ciascuna curva di indifferenza ha invece significato solamente se considerato in senso ordinale. Una mappa di isoquanti è la rappresentazione di un insieme di isoquanti ciascuno dei quali mostra il massimo output che può essere ottenuto utilizzando una certa combinazione di input. Una mappa di isoquanti rappresenta un modo alternativo di rappresentare una funzione di produzione. Ciascun isoquanto è associato con un differente livello di output ed il livello di output cresce spostandosi in alto e a destra. La forma e la disposizione degli isoquanti all'interno della mappa di isoquanti mostrano il grado di flessibilità di cui l'impresa gode quando i manager devono prendere decisioni circa cosa e quanto produrre.
È importante distinguere tra breve e lungo periodo quando si parla di funzione di produzione. Il breve periodo è relativo ad un periodo di tempo in cui almeno uno dei fattori di produzione non può essere mutato. I fattori che nel breve periodo non possono cambiare prendono il nome di input fissi. Il lungo periodo indica un periodo di tempo in cui tutti gli input possono variare. Così, ad esempio, nel breve periodo le imprese possono variare l'intensità con cui utilizzano un certo impianto e macchinario. Nel lungo periodo esse possono variare la dimensione dell'impianto e il numero di macchine.
Una funzione di produzione può essere rappresentata con una tabella, un grafico o una equazione. Generalmente i fattori produttivi e l'output vengono misurati in quantità fisiche.
Il caso più semplice di funzione di produzione è quello in cui è possibile variare il consumo di un solo fattore, di solito il lavoro, mentre tutti gli altri fattori di produzione restano fissi. In questo caso è possibile rappresentare graficamente la funzione su un piano cartesiano, riportando sull'asse orizzontale la quantità di fattore variabile utilizzata e sull'asse verticale la quantità di output o prodotto totale. E' possibile misurare il contributo che il lavoro fornisce al processo di produzione, ricorrendo ai concetti di prodotto totale, prodotto medio e prodotto marginale.
Il prodotto totale (o prodotto totale fisico), indica la quantità totale di output prodotto in unità fisiche.
Il prodotto medio è dato dall'output totale diviso per le unità totali di input.
Il prodotto marginale di un input è il prodotto aggiuntivo, o output aggiunto da una unità addizionale di quel tipo di input, mentre tutti gli altri input sono mantenuti costanti.
Le forme delle curve del prodotto marginale e del prodotto medio sono in stretta relazione. Sia il prodotto medio che il prodotto marginale prima crescono e poi decrescono. Il prodotto marginale assume sempre un valore positivo quando la quantità prodotta totale cresce, negativo quando la quantità prodotta decresce. La curva che rappresenta il prodotto marginale attraversa l'asse orizzontale in corrispondenza della quantità di lavoro per cui la quantità di output è massima. Quando il prodotto marginale è più grande del prodotto medio, il prodotto medio cresce. Quando il prodotto marginale è più piccolo del prodotto medio, il prodotto medio è decrescente.
Un prodotto marginale del lavoro decrescente rappresenta la situazione più frequente nei processi produttivi. Si dice pertanto che vale la legge dei rendimenti marginali decrescenti. La legge dei rendimenti marginali afferma che se cresce l'utilizzazione di un input mantenendo fissi gli altri, da un certo punto in poi il consumo di ulteriori unità dell'input farà diminuire la quantità prodotta (aggiungendo quantità addizionali di un input e mantenendo costanti tutti gli altri, si otterranno quantità aggiuntive di output sempre minori). La legge dei rendimenti marginali ha validità nel breve periodo, quando almeno uno degli input non varia. La legge si applica ad una data tecnologia. Con il passar del tempo, comunque, le invenzioni ed i miglioramenti nella tecnologia, possono spostare la funzione di produzione in alto.
Nel caso in cui vi siano invece due fattori variabili (lavoro e capitale) - è il caso del lungo periodo - è possibile rappresentare la funzione di produzione utilizzando una mappa di isoquanti. Un isoquanto mostra le varie combinazioni di fattori di produzione che daranno una certa quantità di produzione. Generalmente, gli isoquanti sono convessi verso l'origine degli assi poiché sia il capitale che il lavoro hanno prodotti marginali positivi. Se aumenta il consumo di uno dei fattori produttivi, aumenta la quantità prodotta. Anche nel caso di una funzione di produzione a due fattori variabili è possibile osservare ritorni marginali decrescenti (per ambedue o uno solo dei fattori), mantenendo uno dei fattori variabili. Il saggio marginale di sostituzione tecnica del lavoro per il capitale, indica la quantità di cui il consumo di capitale può essere ridotto quando viene utilizzata una unità in più di lavoro, in modo tale che l'output resti immutato. Il valore del saggio marginale di sostituzione tecnica come è stato definito, a meno del segno, è dato dalla pendenza dell'isoquanto corrispondente ad un particolare output. Nel caso in cui esiste perfetta sostituibilità tra i fattori il saggio marginale di sostituzione è costante lungo l'isoquanto. In questo caso estremo la stessa quantità di output può essere prodotta utilizzando solo uno dei fattori produttivi o una loro combinazione. Un altro caso interessante è quello in cui il rapporto tra gli input deve essere costante perché si possa avere un output. È questo il caso in cui i metodi di produzione disponibili per l'impresa sono limitati.
Nell'analisi della funzione di produzione nel lungo periodo, anziché esplorare come incide la variazione di un singolo fattore per volta sulla quantità prodotta, si cerca di capire che cosa succede quando l'impresa varia la dimensione dei propri impianti (e quindi la scala delle operazioni). In questo modo i manager dell'impresa possono prendere le loro decisioni relative al lungo periodo. I rendimenti di scala riflettono la reazione del prodotto totale quando tutti i fattori aumentano proporzionalmente. Se il consumo di tutti i fattori produttivi aumenta nella stessa proporzione, e la quantità prodotta aumenta nello stesso rapporto, si dice che vi sono rendimenti di scala costanti. Se il consumo di tutti i fattori produttivi aumenta nella stessa proporzione, e la quantità prodotta aumenta di un rapporto superiore (inferiore), si dice che vi sono rendimenti di scala crescenti (decrescenti). Utilizzando una rappresentazione grafica, si vede che quando esistono ritorni di scala crescenti, gli isoquanti che descrivono la funzione di produzione si addensano tra loro al crescere della quantità di input. Quando esistono ritorni di scala decrescenti, gli isoquanti man mano si diradano al crescere della quantità di input. Quando esistono ritorni di scala costanti, al crescere della quantità di input gli isoquanti sono tra loro ugualmente spaziati. Quando esistono ritorni di scala crescenti (decrescenti), si dice anche che esistono economie di scala (diseconomie di scala).
Appunti su: |
|
Appunti Agricoltura agraria | |
Tesine Marketing | |
Lezioni Finanza banche | |