Il
commercio internazionale
La teoria dei vantaggi comparati
Non appena all'interno di un paese si
creano differenze di produttività, la specializzazione e lo scambio diventano
vantaggiosi. Lo stesso vale tra un paese e l'altro. Gli scambi internazionali
permettono un efficiente grado di specializzazione e divisione del lavoro: più
efficiente del ricorso esclusivo alla produzione interna.
E' facile capire che il commercio è
mutuamente vantaggioso, ad esempio, tra le regioni tropicali e le zone
temperate. Ma occorre l'importante principio ricardiano del vantaggio comparato
per vedere che il commercio tra due paesi non è meno mutuamente vantaggioso
anche quando uno di essi è più efficiente in assoluto dell'altro in ogni
industria. Finché esiste una differenza di efficienza relativa, ogni paese deve
avere sia un vantaggio comparato, scambiandoli con i beni cui l'altro paese ha
un vantaggio comparato. Detto più semplicemente, il commercio internazionale permette
di ottenere merci che sarebbe possibile ottenere all'interno ad un costo minore
di quello sopportato all'estero, ma alla cui produzione conviene sostituire la
produzione di un altro bene che può essere ottenuto all'interno ad un costo
ancora più basso di quello necessario per ottenere in via diretta la merce
importata.
La legge del vantaggio comparato non si
limita a prevedere la distribuzione geografica della specializzazione e la
direzione del commercio. Essa dimostra anche che entrambi i paesi vengono a
trovarsi in una posizione migliore e che i salari reali migliorano grazie al
commercio e al risultante aumento del totale della produzione mondiale. I
contingenti e i dazi doganali proibitivi che sono destinati a proteggere i
lavoratori e le industrie nuocciono spesso ai salari reali e ai rendimenti totali
dei fattori, anziché favorirli.