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Etica e ambiente: nuovi valori




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ETICA E AMBIENTE: NUOVI VALORI



Già nel concretizzarsi come 'problematica' del tempo moderno la questione ecologica trova il suo nocciolo nella consapevolezza che difendendo la natura l'uomo difende se stesso.

Illuminante a tal proposito l'intervento del professor Giaccone, ordinario di Ecologia all'Università di Catania: ".Questa capacità di evoluzione che è innata e che l'uomo condivide con tutti gli altri organismi viventi, -ci pone dinanzi un bivio-: o ci si evolve insieme e dentro al contesto ambientale -nel modo di utilizzare le risorse-, oppure ci si estingue, si scompare dalla scena della vita.

"L'uomo come si evolve? Si evolve immettendo parametri nuovi nella sua cultura."

Oggi, a causa del nostro accresciuto potere, un oggetto di ordine completamente nuovo, l'intera biosfera del pianeta, si è aggiunto a quello di cui siamo responsabili.

'la natura come responsabilità umana è dunque un NOVUM su cui riflettere nell'ambito dell'etica'[2]

Nessuna etica precedente infatti doveva tener conto della condizione globale della vita umana, del futuro più remoto e perfino della sopravvivenza della specie (è la tematica dello sviluppo sostenibile fondata sulla solidarietà con le generazioni future)

Queste riflessioni sono giustificate dal fatto che l'etica influisce sul fare, quindi pervade il campo delle decisioni economiche, pubbliche o private ad alto rischio ambientale.

"Invero, la sfida del nostro tempo, una sfida che non possiamo non raccogliere, è quella di mostrare che il pensiero scientifico in campo economico non ha da essere necessariamente riduzionistico e meccanicistico e che concezioni olistiche ed ecologiche non solo hanno il diritto di cittadinanza nella cittadella della scienza economica, ma rappresentano oggi un promettente modo di realizzare quella che è stata autorevolmente chiamata da Prigogine la "nuova alleanza" tra uomo e natura."

Dalla metà degli anni ottanta ad oggi la questione ecologica ha raggiunto dimensioni di massa a livello internazionale , anche se la sensibilità al problema stenta ancora a penetrare gli ambienti istituzionali, burocratici, industriali ed economici.

Il termine ecologia viene formalmente coniato da Ernst Haeckel nel 1866: "Per ecologia intendiamo la scienza che studia l'insieme delle relazioni dell'organismo con l'ambiente circostante, comprendente in senso lato tutte le condizioni dell'esistenza."[5]

Come sottolinea E.Tiezzi, l'ecologia "ricompone antropologia e botanica, fisica ed estetica, geologia ed urbanistica"[6] e giustamente M.Cini la introduce definendola "la più umana delle scienze naturali"

Forse è con la nascita dello Yellowstone Park, nel 1872, che si materializza politicamente, e quindi economicamente, il principio che la "grande casa dell'uomo" è la terra, l'ambiente naturale, e che pertanto essa esige rispetto, attenzioni, manutenzione.

Il problema ecologico per sua natura contiene in se stesso molti altri problemi e situazioni critiche, tra loro collegate.

Qualsiasi risposta esige per ciò stesso un approccio 'a 360 gradi', di tipo globalistico.

Esso perciò si trasforma in problema economico e politico: problema di gestione delle risorse; riorganizzazione e riqualificazione delle strutture industriali e dei rapporti economici e politici tra le nazioni; pianificazione della produzione agro-alimentare.

Nell'ultimo secolo gli effetti della industrializzazione hanno portato un miglioramento delle condizioni di vita insieme a tanti effetti negativi cui la crisi ecologica è perfetta cornice.

Non dobbiamo confondere però lo sviluppo delle conoscenze scientifico-tecnologiche, con gli effetti negativi della loro applicazione. Essi derivano dalla mancanza di una cultura per l'ambiente, capace di coniugare correttamente produzione industriale, economia, società ed habitat naturale

"La valenza etica del problema ambientale conduce immediatamente ad un importante trinomio: ambiente, futuro ed equità. Con il termine equità si intende porre l'accento sull'urgenza di creare le condizioni affinché tutti gli individui abbiano pari opportunità in termini di vita umanamente dignitosa e, pertanto, essa si associa ad un valore ad alto spessore morale quale la giustizia infragenerazionale. Con il termine futuro l'enfasi si sposta alle generazioni che verranno, al fine di garantire loro le nostre stesse possibilità di benessere: anche in questa ottica viene riproposto il valore della giustizia, espresso nella sua dimensione intergenerazionale."

E' necessario ridefinire un sistema di valori ed una sfera di bisogni essenziali che non sia riferito esclusivamente al modello di vita e di sviluppo delle opulente società del nord-ovest, ma piuttosto tenga conto del degrado umano e ambientale delle nazioni più deboli o più 'giovani'.

I problemi ambientali hanno una caratteristica comune in quanto sono tra loro correlati e quindi non possono essere analizzati singolarmente: per esempio, le questioni inerenti il valore economico della preservazione delle specie o i costi e i benefici del controllo dell'inquinamento sconfinano in questioni riguardanti i valori, l'etica, l'eguaglianza e i diritti della persona.

I valori espressi attraverso le preferenze individuali, i valori espressi mediante le preferenze collettive ed anche il valore delle funzioni fisiche dell'ecosistema costituiscono la base per le scelte etiche di politica economica. Ma si può asserire che esiste o per lo meno, che si è consapevoli di un'etica dell'ambiente presente a livello intuitivo nella società, ma che in larga misura rimane inattiva.

I dibattiti e le polemiche in merito alla necessità e al contenuto di una nuova etica dell'ambiente hanno suggerito, da un decennio a questa parte, misure supplementari e alternative del concetto di valore: per esempio, si sostiene che gli individui possono formulare delle preferenze collettive oltre che private (le prime vengono associate a dei valori assegnati).

Le preferenze collettive implicano delle opinioni circa ciò che "dovrebbe essere" piuttosto che sui desideri dell'individuo, costituendo così la radice delle norme sociali e dell'ordinamento giuridico.

In campo ambientalistico c'è dunque chi sostiene che la natura possieda un valore intrinseco, che esiste indipendentemente dal fatto che gli uomini siano in grado o no di percepirlo.

Come nella sezione precedente possiamo rilevare diverse concezioni di etica dell'ambiente, pertanto facciamo riferimento allo stesso testo citato al paragrafo 5.2

"Un'etica dell'ambiente di tipo antropocentrico riconoscerebbe tutte le componenti del valore strumentale presente nella natura (cioè il valore d'uso, il valore di opzione e il valore di esistenza), che potrebbe anche essere esteso fino a comprendere la nozione di equità intergenerazionale e forse, addirittura, l'esistenza di interessi morali posseduti da esseri viventi diversi dall'uomo, ma potenzialmente consapevoli".

Ciò può essere definito meglio come utilitarismo antropocentrico; secondo questa visione la protezione delle specie potrebbe essere giustificata al fine di conservare i benefici cui gli uomini attribuiscono valore.

Il dibattito nato riguardo i limiti di questa visione vengono convogliati nella cosiddetta ideologia della custodia estesa: "gli uomini secondo questa visione, dovrebbero agire come coadiuvatori della natura e praticare una gestione accurata delle risorse naturali, sia per il proprio interesse che per proteggere gli interessi delle altre creature."

Secondo l'etica ecocentrica gli esseri viventi diversi dall'uomo sono intrinsecamente dotati di valore, un valore cioè che non dipende dalle sensazioni dell'uomo o dai benefici che possono arrecargli e possiedono pertanto dei diritti morali.

Infine ultima estrema etica ecocentrica è l'ipotesi Gaia

secondo cui la Terra è un singolo enorme organismo vivente che crea per se stesso in modo intenzionale un ambiente ottimale.

Alla luce delle tematiche sviluppate nei capitoli precedenti, ci si chiede se sia possibile inserire un principio solidaristico relazionale nei rapporti dell'uomo con gli elementi della natura (animati e inanimati).

Già è stato riscontrato scientificamente che in qualche modo esiste un comportamento solidale da parte di alcuni organismi: "La scoperta più importante di questa scienza sperimentale è che ha successo o insuccesso non un individuo, ma una popolazione, che adatta le sue esigenze alle risorse disponibili e che minimizza la competizione nel loro uso con altre popolazioni, che formano la comunità vivente in un ambiente (nicchia ecologica) o al limite nella biosfera. Forse si può dire, in modo più semplificato ma anche più ampiamente condivisibile, che è necessario accelerare la edificazione di una matura coscienza ecologica sempre più attrezzata di valori forti (solidarietà, bene comune, uguaglianza, destinazione universale dei beni, pace, libetà) rivisitati in una visione del mondo centrata sulla persona umana.

"Per le sue rilevanze sociali la crisi ecologica è un problema etico, un problema che riguarda il nostro modo d'agire. Il diritto che sta alla base di tale valutazione etica è il diritto fondamentale di ogni persona a vivere in un ambiente sano e sicuro. Se rivendichiamo a noi stessi tale diritto, necessariamente dobbiamo far corrispondere ad esso un dovere: consegnare alla generazioni future un pianeta abitabile, con un quantitativo di risorse sufficienti da poter assicurar loro una qualità della vita degna di essere vissuta da uomini e donne liberi"[14]

CONCLUSIONI




Una tesi che tratta argomentazioni tanto complesse, pone come conclusione più interrogativi che risposte.

Tuttavia è proprio questo lo scopo dello studio e del questionario allegato: sollevare interrogativi e dibattiti che stimolino la ricerca nel campo dello sviluppo economico e sociale.

Il processo di globalizzazione delle economie sta svolgendo un'opera di unificazione, a livello mondiale, che potrebbe fare da volano per la diffusione dei principi democratici ed il rispetto dei diritti umani[15] ed invece i benefici di questo fenomeno sono mal distribuiti tra le popolazioni del pianeta. Si sono moltiplicati negli ultimi dieci anni vertici internazionali che hanno discusso proprio del problema sviluppo e si è giunti a considerazioni conclusive, ampiamente condivise, ma che stentano ad essere messe in pratica.

E' certo che da più parti è avvertito il bisogno di trovare un punto di incontro tra economia, etica e sviluppo umano: a meno che non si voglia un'economia non 'umana', uno sviluppo diseguale, alla lunga inefficace, inefficiente ed ingiusto.

In tale prospettiva mi sembra di poter collocare la quasi totalità delle risposte alla prima domanda del questionario allegato.

Le trasformazioni 'inevitabili' (LO GIUDICE) dell'economia e dell'assetto politico-istituzionale dei paesi verso la globalizzazione (FILIPPINI) portano in sé più elementi positivi che negativi: per esempio la possibilità per i paesi meno industrializzati di inserirsi in qualche modo nella produzione mondiale (GUI-PATRUNO).

La sfida, culturale (BRUNI) oltre che politica ed economica, consiste nello gestire bene queste 'opportunità' (ZAMAGNI), 'intervenendo' (GIUSSO) a sanare gli inesorabili lati negativi della interazione tra realtà economiche e sociali tanto diverse.

E' necessario dunque promuovere una cultura dell'unità (che non è uniformità!) tra i popoli, che rivaluti la responsabilità civile (BAGGIO) di ciascuno nei confronti di tutto il genere umano.

Diviene allora pertinente la proposta delle Economie Alternative di inserire all'interno dell'economia (mezzo privilegiato per conseguire la libertà dal bisogno e raggiungere uno stato di benessere) un fondamento morale -che non sia quello utilitaristico-.

Lo sviluppo planetario non è solo una questione economica, piuttosto l'economia deve essere intesa in funzione dello sviluppo; è necessario pero' riferirsi ad un modello di sviluppo che consideri l'essere umano nella sua interezza, con le sue esigenze di felicità, libertà, equità, cooperazione

Tutto ciò, come detto sopra, è stato accettato, anche ufficialmente da organismi internazionali come l'ONU, ma ancora oggi non esiste una dottrina che dica come tutto ciò può essere realizzato.

Tale considerazione apre un dibattito nel campo della produzione scientifico-letteraria, nel campo del policy-making, così come nel campo etico-sociale.

In merito a ciò la seconda domanda del questionario interrogava sulla possibilità di nuova e valida produzione teorica della scienza economica.

Le risposte ottenute sono varie e vanno dallo scetticismo (no - è improbabile -IMPALLOMENI,WEINRICH), al disinteresse (non so - non è necessario -D'AGATA, FILIPPINI), all'aspettativa (è auspicabile -GIACCONE, ZAMAGNI).

E' valida però una precisazione che puntualizza che pur conservando la 'immutabilità' delle teorie economiche, la prassi economica muta velocemente al passo con i cambiamenti sociali (LO GIUDICE).

In che direzione va il mutamento sociale?

Gli stessi studiosi ed economisti sopra citati (in linea con le posizioni di uomini e personaggi della realtà politico-sociale dei giorni nostri) sembrano aver accolto la tesi che c'è nella natura umana un nocciolo duro di valori assoluti che sono la base costitutiva di qualsiasi comunità-socialità (di cui l'attività economica è una parte fondamentale!).

Questi valori, possono essere considerati componenti qualitative del principio morale che si vuol inserire nell'azione economica?

Le proposte e le realizzazioni delle Economie Alternative costituiscono una risposta positiva a tale quesito.

Secondo tale prospettiva è impostata la terza domanda del questionario.

Anche in questo caso le risposte sono differenziate, ma si può costatare una generale apertura verso un modello più 'personalistico' di homo oeconomicus, che permetta di rivestire l'azione economica di motivazioni dettate, di volta in volta, da principi solidaristici, religiosi, civili.in quanto l'azione economica è anche un'azione sociale.

In particolare, le risposte ottenute possono essere divise in due tipologie: da un lato la convinzione che le teorie classiche sono valide ma vanno "migliorate" (Baldacchino) per un adeguamento alle mutate condizioni storiche, per esempio definendo meglio le funzioni obiettivo dell'individuo/persona.

Dall'altro lato vi è chi auspica un cambiamento e precisamente un perfezionamento in senso personalistico del modello di riferimento della scienza economica (Bruni - Zamagni). Le Economie Alternative costituiscono, in tal senso, un ottimo campo di ricerca.

Il fulcro intorno a cui ruotano l'economia di comunione ed il non profit è il "rapporto" che si crea tra le persone che decidono di aderirvi. Pertanto, questo principio relazionale, introdotto dalle Economie Alternative sviluppate nella tesi, ha delle conseguenze etiche, culturali e politiche oltreché economiche.

Abbiamo visto, nei primi due capitoli, che i vari tentativi storici di costruire sistemi economici 'buoni e giusti' si sono rivolti a due interlocutori, lo Stato ed il Mercato: privilegiando o l'uno o l'altro (Comunismo - Capitalismo), oppure cercando una mediazione tra i due (Stato Sociale) .

Eppure tutti questi tentativi hanno fallito, lasciando insoddisfatta almeno una fetta della società civile.

Proprio alla Società Civile, come ambito in cui si costruiscono i rapporti personali, istituzionali ed economici, si chiede oggi un impegno responsabile anche nello sviluppo dell'economia.

Impegno economico che nell'Economia Civile è vissuto come 'servizio' al cittadino, e all'uomo; e nell'Economia di Comunione -l'agire economico- è vissuto come 'rapporto di amore' che permette la realizzazione del me e del l'altro insieme.

Le Economie Alternative inseriscono proprio questa etica relazionale, la reciprocità, dentro l'azione economica come sua caratteristica peculiare, e non al di fuori come motivazione o fine dell'azione economica.

E' questa una scelta metodologica ancora non compresa pienamente: l'agire economico dell'uomo può rivestirsi di motivazioni altruistiche ed assumere conformazione di 'servizio' a sé ed al prossimo (come nel Non-Profit) e dunque per questa sua carica relazionale e civile, l'azione economica sarà giusta e rispettosa dei diritti dell'uomo e dell'ambiente.

Eppure -come evidenziato in modo particolare dalla economia di comunione- prima ancora della motivazione, l'agire economico stesso, l'azione creatrice dell'uomo, lo pone in relazione con l'altro, con il mondo esterno che egli trasforma: l'azione economica ha in sé una caratteristica di reciprocità .

A questo punto ci sono due strade: la prima vede l'altro e i suoi diritti come il limite alle possibilità (libertà) di agire economico; la seconda (fondamento dell'Economia di Comunione ed in buona parte dell'Economia Civile) riconosce nell'altro un 'altro me': i diritti dell'altro sono un ampliamento dei diritti del 'me', la sua possibilità-potenzialità di azione va ad aggiungersi alla possibilità di azione del soggetto economico.

"Si è detto che l'età morena è stata l'età di Prometeo, l'età dell'uomo che con le sue sole forze ha voluto rapire agli dei, alla natura, all'altro uomo, il segreto per giungere alla felicità. Si dice che stiamo vivendo oggi l'età dell'avvoltoio: come Prometeo ha pagato il fio della sua rapace ricerca della felicità ed è stato condannato ad avere il fegato continuamente divorato dall'avvoltoio, cosi' oggi il cuore della cultura occidentale è rapacemente divorato dall'angoscia per il futuro, dalla crisi esistenziale, dallo scollamento del tessuto etico della società; mentre, d'altra parte, lo sviluppo occidentale si costruisce su un rapporto di pratico non riconoscimento e di asservimento delle altre culture.

Ma forse, leggendo i segni di presa di coscienza che caratterizzano il nostro mondo, oggi si può parlare di un'età nuova, di un'età che, con il filosofo italiano Italo Mancini, potremmo chiamare l'età dello Shalom, l'età della pace."

La pace, sul piano economico assume le caratteristiche di uno sviluppo solidale, di una più equa regolamentazione del commercio mondiale e delle politiche monetarie, di una più severa normativa per le grandi imprese e le multinazionali ed anche una riduzione dei consumi da parte dei paesi ricchi per agevolare la crescita dei paesi in via di sviluppo..

Anche in questo caso non esiste una ricetta collaudata, o una dottrina cui fare riferimento: proprio per questo motivo l'esistenza di imprese gestite secondo i principi delle Economie Alternative costituisce una novità culturale, prim'ancora che economica.

In tal senso è posta l'ultima domanda del questionario, centrando l'attenzione sull'area del Mediterraneo, da sempre crocevia di razze, culture e società diverse (con differenti livelli di sviluppo).

In questo caso la gran parte degli intervistati ha espresso aspettative comuni, evidenziando la "vocazione" commerciale del Mediterraneo e quindi la sua naturale attitudine ad entrare in rapporto - relazione con altri "utilizzando nuovi scenari economici" (Caserta - Montemagno), con una particolare attenzione all'area islamica (Gui).

A conclusione di queste considerazioni finali sembra appropriato tornare alla domanda che ha aperto questi lavori: <<che cos'è la Giustizia?>> . A tale interrogativo forse non è possibile dare una risposta esaustiva e definitiva, ma qualsiasi tentativo, oggi, passa attraverso la via dello sviluppo economico. Per questo motivo la realtà della Economie Alternative assume il compito di portare nuova linfa negli ambienti scientifici, come nel tessuto sciale, per compiere un passo in più verso la realizzazione di quegli ideali di libertà, uguaglianza, fraternità, degli uomini di oggi e di domani.





Prof. P.Giaccone, intervento al Forum: Economia di Comunione per una diversa dimensione dell'economia, Econ. e Comm. Palermo 12/ dic./'97


H.Jonas cit in I.Musu, p.72

Ilya Prigogine -1955- premio Nobel per la chimica autore della tesi dell'organizzazione della materia e delle strutture dissipative nei sistemi viventi

S.Zamagni, Esternalità intertemporali.op. cit p.208

M.Cini, Scienze naturali e cultura ecologica. In E.Tiezzi, op. cit. p. 244

E.Tiezzi, L'entropia come chiave di lettura estetico-scientifica della natura. In Ecologia e.op. cit. p263

ibidem

Città Nuova n° 11 1996


L.Tirelli - P.Marletta, Valori Economici e Valori Ambientali: è possibile una convergenza. In Formazione e Società- Bonanno Editore n°1/2 '97 p. 11


per ulteriori infomazioni vedi Pearce & Turner p. 228

Pearce - Turner op. cit p. 229 e succ.

ibidem

ibidem

S.Rondinara, Siamo ancora in tempo? In Mondo Unito n° 9 1998 Ed. Città Nuova

penso in modo specifico alla Cina ed alla sua tiepida apertura alle politiche liberiste dell'occidente!

inerente a tal proposito richiamare la posizione della Chiesa Cattolica che ha intensificato per forza e per numero i suoi interventi in materia economico-sociale, senza tuttavia assumere caratteristiche 'dogmatiche' nei confronti della scienza economica, ma fornendo indirizzi e finalità di sviluppo in qualità di 'esperta di umanità' -Populorum Progressio-

Tratto da Bruni, Economia civile ed economia di comunione In Economia di Comunione n°4 apr-lug 1996

P.Coda, Verso un nuovo paradigma di sviluppo: dimensione etica e dialogo interculturale. Nuova Umanità n° 68 1990

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