La carboneria
Con la morte all'inizio dell'anno anche di FERDINANDO I di
Borbone, re delle Due Sicilie, con i decessi dello scorso anno, sono scomparsi
in Italia tutti quei sovrani che alla caduta di Napoleone erano tornati con la
restaurazione sul trono, e con il regime antiliberale imposto dall'Austria (o
meglio da Metternich) si erano impegnati a combattere i
costituzionalisti, i moti di ogni genere detti 'liberali',
per nuovamente imporre il loro assolutismo di imprinting feudale. I
successori, anche se non avevano provato l'onta della destituzione napoleonica,
né al loro ritorno sul trono il piacere della vendetta covata
nei lunghi anni di esilio, non hanno per nulla modificato
l'atteggiamento reazionario dei padri; il conservatorismo dimostrano che é
retrivo e di natura genetica.
Anche a Napoli, scomparso Ferdinando, il sovrano tanto discusso negli ultimi
cinque anni, con i suoi atteggiamenti sorprendenti e dalla condotta
sconcertante, gli succede il figlio FRANCESCO I.
Appena salito sul trono per alcuni mesi - concedendo amnistie o
graziando i condannati a morte - il nuovo re borbonico diede
l'impressione di essere più clemente del padre, ma poi non si sottrasse al
doppio piacere di spingere il suo apparato poliziesco a continuare la
repressione, con particolare accanimento a perseguitare quegli elementi che
avevano dato vita alla rivoluzione napoletana del 1820; quella guidata
dal generale Pepe, anche lui sempre con tenacia ricercato assieme ad altri suoi
seguaci per mandarlo sulla forca. Se questa era la situazione dentro gli stati
assolutisti, quasi tutti sotto l'influenza austriaca,
quella esistente nello Stato Pontificio, con in giro sul territorio il
cardinale AGOSTINO RIVALORA con la sua famigerata polizia segreta, la
situazione era molto più seria. Quest'anno colpito da un vero e proprio
zelo repressivo, in Romagna, l'alto prelato conduce una spietata
operazione di caccia ai cospiratori su vasta scala. A centinaia ne butta dentro
le galere pontificie, sulle navi legati alle catene dei remi, impone obblighi
religiosi per espiare nell'Anno Santo i peccati, ma spesso preferisce dar loro
'l'olio santo' giustiziandoli o impiccandoli sulle pubbliche piazze.
L'influenza della politica austriaca sulla penisola italiana
non è solo apparente o potenziale, ma abbastanza effettiva. L'Italia
appare di fatto parte integrante dell'impero austriaco, con tutti i sovrani
alle dipendenza dell'imperatore. Questa sensazione appare evidente quando
FRANCESCO I, scende nuovamente in Italia in maggio, per incontrare a
Milano tutti i suoi 'zelanti servi' sovrani della
penisola, poi, per oltre tre mesi, fino alla fine di agosto, come a voler
riaffermare - in prima persona e con la sua presenza fisica - il pieno
controllo sull'Italia, compie delle solenni visite in quasi tutti gli Stati
alla cui guida sono i suoi 'burattini'.
L'ultima di queste scene servili e umilianti la offre CARLO ALBERTO;
l'uomo che la storia definisce enigmatico quando invece la doppiezza di
quest'uomo è ampiamente manifesta. Dopo aver subito l'umiliazione della
destituzione come reggente alla rivoluzione torinese del '21, dopo l'
allontanamento dalla corte in un reparto fedele al re guardato a vista, dopo lo
zelo dimostrato in Spagna contro i costituzionalisti per riscattarsi, i suoi
esami di strisciante umiltà li deve sostenere davanti allo zio
inginocchiandosi e facendo atto di sottomissione di fronte all'imperatore.
Per i costituzionalisti che avevano riposto la fiducia nel filo-liberale
principe, come sostenitore della causa, più che provare delusione, provarono
vergogna per lui. Anche se ben altri sdegni e ostilità devono
ancora verificarsi e sarà ancora più amaro il calice che l'
ipocrita principe darà a loro da bere; anche se c'erano alcuni come Mazzini che
credevano che questa sua doppiezza non fosse altro per non compromettere la sua
successione e che una volta salito sul trono sarebbe ritornato filo-liberale e
antiaustriaco. (Gli ci vollero venti anni di regno, per arrivare a questa
decisione, e purtroppo poco persuaso non convinse nè i liberali nè gli
austriaci; fu un'altra vergogna).