I REQUISITI DELL'ACQUA POTABILE
Le acque destinate all'uso alimentare
debbono rispondere a determinati requisiti fisici, chimici e batteriologici.
Dal punto di vista fisico un'acqua potabile deve essere incolore, inodore, insapore (anche se riscaldata), limpida,
aerata e fresca: questi requisiti debbono mantenersi costanti nelle varie
stagioni per testimoniare la provenienza dell'acqua da falde profonde al riparo
da inquinamenti superficiali; brusche variazioni di temperatura in
corrispondenza di abbondanti precipitazioni meteoriche rivelano probabili
infiltrazioni nella falda di acque di superficie, e quindi pericolo di
inquinamento. L'aerazione e la temperatura (non superiore a 12 sC) sono qualità
che la rendono
gradevole al palato. Chimicamente l'acqua
potabile deve avere un residuo fisso (sali disciolti) compreso fra 70 e 500 mg
per litro; non deve contenere ammoniaca, nitriti, grandi quantità di nitrati
(sostanze di per sé non dannose, ma provenienti in genere da putrefazione di
sostanze organiche), fosfati, cloruri e metalli pericolosi per la salute
(piombo, mercurio e altri). Dal punto di
vista batteriologico essa non deve
contenere molti germi (non più di 100 per ogni cm3) e, comunque, nessun germe
patogeno.
Non sempre sono disponibili in natura
acque che rispondano ai requisiti descritti e che quindi possano essere immesse
nelle reti idriche senza dover subire un processo di potabilizzazione. Le acque
più sicure sono quelle delle sorgenti montane e delle falde sotterranee
profonde. Spesso però si deve ricorrere ad acque di lago, di fiume, di mare: in
questi casi si ricorre a procedimenti di potabilizzazione quali la filtrazione,
l'ozonizzazione e la
dissalazione. Particolare cura deve essere
posta nella realizzazione degli impianti di convogliamento e distribuzione,
affinché i requisiti di potabilità siano mantenuti.