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L'Europa degli ultimi due secoli




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L'Europa degli ultimi due secoli


Lo spazio europeo non delimitato da confini naturali, si è dato per elezione culturale dei confini, è nato e si è sviluppato lo spirito della civiltà occidentale. Questo spirito, filosoficamente connotato, ha provocato nella storia altre significative fratture, sino a quella che iniziata con Platone, ha trovato il suo estremo compimento nella modernità: la frattura che sospende la validità immediata della tradizione religiosa. Lo spirito filosofico di matrice greca ha distinto tra mito e logos, culti e ricerca della cause dei fenomeni. Questa rottura, dall'unità del sacro con la natura verso l'autonomia della conoscenza, ha consentito alla civiltà occidentale lo straordinario sviluppo delle scienze e delle tecniche.

"Nel XIX sec., all'apice dell'idealismo e del pensiero classico tedesco, Hegel guardava all'Europa come alla terra dell'occaso. Al tramonto si leva la nottola di Minerva, simbolo del sapere della filosofia. E in Occidente si compie, secondo Hegel, il gran giorno dello spirito. Questo compimento si è reso possibile in questo luogo, l'Europa, in cui si sono consumati in maniera costitutiva della sua stessa identità, crisi e mutamenti epocali. In questo spazio, di piccole dimensioni in paragone al resto del globo, le divisioni hanno consentito la crescita della libertà.

La divisione dei poteri tra sacro e profano, il progressivo divenire della secolarizzazione, che ha reso autonomi i vari saperi da qualsivoglia autorità a essi esterni, ha consentito, di frattura in frattura, il comporsi di un sistema di vita in cui, almeno a livello dei principi di diritto, gli ideali di democrazia, di giustizia, di libertà, di rispetto di ogni singolo, di solidarietà sono riconosciuti e affermati come valori insuperabili." [1]


Nel '700, quale Europa?


"Nella seconda metà del sec. XVIII, contro l'europeismo di mezzo il secolo, ecco affermarsi l'idea di nazione: il particolare contro il generale, l'individualità contro l'universalità. E proprio perché si teme che l'universalità soffochi l'individualità ed il generale sopprima il particolare, proprio per questo negli assertori della individualità nazionale, dell'anima nazionale, è fortissimo l'atteggiamento polemico contro l'europeismo"[2].

Riassume bene l'idea di questo periodo un estratto di Rousseau: "Non vi sono oggi più Francesi, Tedeschi, Spagnoli, perfino Inglesi, checch se ne dica; non vi sono che degli Europei. Tutti hanno gli stessi gusti, le stesse passioni, gli stessi costumi, perché nessuno è stato razionalmente formato da particolari istituzioni. Tutti nelle stesse circostanze fanno le stesse cose; tutti si diranno disinteressati e non saranno che canaglie; tutti parleranno del bene pubblico e non penseranno che a se stessi; tutti vanteranno la mediocrità e vorranno essere Cresi; non hanno ambizione che per il lusso, passione che per l'oro: sicuri di avere con l'oro tutto ciò che li tenta, si venderanno al primo che vorrà pagarli. Che importa loro il padrone cui obbediscono, di quale Stato seguono le leggi? Purché essi trovino denaro da rubare e donne da corrompere, si sentono ovunque in patria"[3].



Gli ideali "romantici"


Novalis in "Cristianità o Europa"[4] (1799), propone come modello storico e politico: l'Europa medioevale, in cui tutti i popoli cristiani erano raccolti sotto la guida di un unico pontefice. La storia successiva non é altro che il processo tramite il quale la cristianità perde a poco a poco la sua unità: la riforma protestante, l'Illuminismo e la rivoluzione francese costituiscono le tappe fondamentali di questo processo di disgregazione. L'avvenimento che segnò in particolar modo l'evoluzione dell'Europa fu la riforma Protestante, dove venne separato l'inseparabile, divisa la Chiesa indivisibile, disertata in maniera empia "l'universale comunità cristiana": con la riforma finisce la Cristianità ed inizia l'Europa dei filosofi che spinti dall'odio verso la religione distruggono tutto. Ma al termine del suo lavoro, a mo' di vate, prevede che l'originaria unità perduta sarà presto restituita all'Europa da un 'degno Concilio europeo', in cui il tardo romanticismo restauratore vedrà la prefigurazione del Congresso di Vienna; opposta sarà l'ipotesi di Nietzsche, che prevederà invece lo sgretolamento totale dei valori cristiani.

Ora quello che è importante notare, non è certo l'ideale di restaurazione della Cristianità medioevale, quanto la rivalutazione del Medioevo. Questo è infatti il punto di rottura tra l'idea di Europa dell'illuminismo da quella di età romantica.




L'influsso di Kant


Il grande innovatore della tradizione filosofica occidentale è Immanuel Kant, che qui è ricordato per un piccolo saggio "Progetto per una pace perpetua" (1795) dove la natura prepara il terreno per la realizzazione piena dell'umanità, di un'umanità che viva in pace sotto l'egida del diritto.

La prima premessa di tale progetto è la visione per la quale la storia converge verso un punto finale: la creazione di una situazione in cui il bene si possa realizzare. La seconda premessa è questa: per arrivare a quel punto c'è un passaggio obbligato, che è la creazione dello Stato. Kant afferma che lo Stato è "un'organizzazione del diritto esterno", un'organizzazione che permette di regolare i rapporti tra gli uomini in maniera stabile e sicura, riprende infatti le considerazioni hobbesiane (cfr. "homo, homini lupus") punto di passaggio obbligato, perché possano gli uomini esprimere il meglio di loro stessi e la loro attitudine al bene morale.

Kant sostiene la necessità di vedere lo Stato come frutto di un ragionevole patto fra gli individui, di un contratto. Gli individui, come già in Hobbes, per loro convenienza arrivano a stipulare tra loro un contratto e si mettono d'accordo di rispettarsi reciprocamente sulla base di leggi che accettano tutti perché lo trovano vantaggioso e ragionevole. Il diritto non opprime l'individuo, in quanto esso costituisce un freno del suo arbitrio, della suo libido, dei suoi desideri, ma si tratta di un freno che gli conviene accettare, perché grazie a questo freno può estendere il raggio della propria azione e goderne con sicurezza i frutti, mentre altrimenti vivrebbe in una situazione di perenne insicurezza. Al discorso di Hobbes, vi si aggiunge la considerazione che il diritto è un qualche cosa di esterno, avvertito spesso come coazione, ma che in effetti l'uomo ragionevole riconosce come cosa propria utile se stesso.

Nell'ultima sezione della dottrina del diritto (esposta nella prima parte de "La metafisica dei costumi"del 1797), considera la possibilità di un diritto cosmopolitico, fondato sull'idea razionale di una perpetua associazione pacifica di tutti i popoli della Terra. Kant osserva che non si tratta di vedere se questo fine possa essere raggiunto prima o poi, ma piuttosto di rendersi conto del carattere moralmente obbligatorio. Si tratta quindi di agire come se essa fosse possibile. Il suo progetto di pace perpetua, può essere raggiunto nella costituzione repubblicana dei singoli stati, nella federazione degli stati tra loro e finalmente nel diritto cosmopolitico, cioè nel diritto di uno straniero a non essere trattato da nemico nel territorio di altro stato; inoltre vedeva a massima garanzia della pace il rispetto da parte dei governanti delle massime dei filosofi, alla maniera platonica, e nell'accordo tra politica e morale.

"L'idea razionale di una comunità pacifica di tutti i popoli della Terra è, secondo Kant, l'unico filo conduttore che può e deve orientare gli uomini attraverso le vicende della loro storia. Kant non ritiene che la storia degli uomini si sviluppi secondo un piano preordinato e infallibile, come la vita delle api e dei castori. [omissis], Kant nega la possibilità di scoprire nella storia un ordine armonico e progressivo, uno sviluppo naturale e continuo delle potenze dello spirito."[5], il tutto poi ripreso nello scritto "Idee per una storia universale da un punto di vista cosmopolitico" del 1784, dove il piano della storia umana non è una realtà, ma piuttosto un ideale orientativo al quale gli uomini devono ispirare le loro azioni e che il filosofo può soltanto illustrare nella sua possibilità.


La statocrazia hegeliana


Di parere sicuramente contrario a quello kantiano è la concezione dello Stato hegeliano: "Lo Stato è volontà divina, in quanto attuale spirito esplicatesi a forma del reale e ad organizzazione del mondo"[6]. Inoltre viene rigettata la dottrina del contratto sociale, che fa dipendere lo stato dall'arbitrio degli individui, e vede in essa conseguenze "che distruggono il divino in sé e per sé e l'assoluta autorità e maestà di esso" .

Lo Stato si manifesta come diritto esterno, ossia come insieme dei rapporti che lo connettono e lo contrappongono agli altri stati. Avendo consapevolezza di sé come totalità etica, ovvero come massima espressione dell'eticità, nella quale si manifesta l'essenza stessa dell'Assoluto, ogni Stato non riconosce al di sopra di sé nessuna autorità superiore. Non esiste quindi un diritto internazionale che non si risolva semplicemente nei singoli trattati che gli Stati possono sovranamente stipulare ed altrettanto sovranamente infrangere. In caso di divergenza di interessi fra gli Stati, la guerra è il solo modo per dimostrare il diritto dell'uno sull'altro.

Ben lungi da Hegel è una qualche idea di unione di nazioni Europee, esalta infatti gli istinti egoistici nazionali. Lo stato prussiano mutua la filosofia idealistica di Hegel facendone quella ufficiale dello Stato, dove intere generazioni di politici verranno formate a sua immagine e somiglianza.














CONCLUSIONI


Cosa sia racchiuso nella parola Europa non può essere riferito solo ad una mera etimologia, abbiamo qui visto che la nascita e la dialettica di questa parola e di ciò che rappresenta, coinvolgendo tutta la civiltà occidentale nei suoi fondamenti.

Ma nella realtà, è solo una parola: parafrasando un esametro di Bernardo Morliacense del "De contemptu mundi":


"Stat Europa pristina nomina, nulla tenemus" [8]


e prendendone poi uno di Shakespeare:


" . What's in a name? That which we call a rose

by any other name wuold smell as sweet; .

[da "Romeo and Juliet", Act 2, Scene II]


Ora la sua essenza è ormai indissolubilmente legata nella mente degli uomini, ma vi è la necessità di distinguere il phonè dal lecton, cioè il suono sensibile dal significato, e indagare sulla consistenza dell'universale che è "sermo", "vox" significativa, cioè una rappresentazione mentale carica di significatività verso la realtà esterna[9].

L'universale non può essere una "res" altrimenti una medesima cosa potrebbe avere anche predicati contraddittori; quindi l'universalità è frutto di un'operazione mentale con cui si prendono in considerazione gli aspetti in cui le cose individuali convengono per similitudine, prescindendo - "astraendo" - dagli aspetti differenti. È ciò che si verifica quando si definisce un cittadino come europeo o no.

È inutile ricercare chi per primo ha utilizzato la parola Europa, scadendo in una mesta erudizione, ma bisogna trovare ciò che questa parola ha significato nella storia confrontandola con il significato contemporaneo, questo è l'intento che ha animato questo lavoro .       


FINE

BIBLIOGRAFIA


Testi


ABBAGNANO, NICOLA 

Storia della filosofia, gruppo editoriale l'Espresso, vol. 3-4

CHABOD, FEDERICO

Storia dell'Idea di Europa, editori Laterza, 2007.

FICHTENAU, VON HEINRICH

L'impero Carolingio, UL 220, 1972.

FISCHER, H.A.L.

Storia d'Europa, UL 110-111, vol. I e II, 1973.

HAMMOND-SCULLARD (a cura di),

Dizionario di Antichità classiche di Oxford, edizioni paoline, 1981

LANDI, ALDO

La Cristinità medievale, SEI, 1972.

RATZINGER JOSEPH,

Europa, i suoi fondamenti oggi e domani, San Paolo, 2004.



Riviste


Salesianum

ANNUS LXVII, n° 4, Studia, Storiografia e Agiografia nella tarda antichità, alla ricerca della radici cristiane dell'Europa.

ANNUS LXX, n° 1, Studia, Vicende postcalcedonesi, il potere imperiale tra scismi ed eresie.


Per la redazione si è fatto riferimento alla norme contenute in:

ECO UMBERTO, Come si fa una tesi di laurea, Bombiani, 2005.


Per i testi latino-cristiani si faccia riferimento a https://www.documentacatholicaomnia.eu/ (in latino).

Per i testi medioevali si faccia riferimento ai "Monumenta Germaniae Historica" https://www.dmgh.de/ (in tedesco).




cfr. PERONE-PASTORE, Filosofia, vol. III, SEI, 2005

tratto da: CHABOD, Storia dell'Idea di Europa, cap. 5, pag. 122

tratto da "Considerations sur le gouvernement de la Pologne, cap III"

titolo originale: "Christenheit oder Europa"

tratto da ABBAGNANO-FORNERO, Storia della Filosofia, Vol. III, pg. 708-709

tratto da HEGEL, Filosofia del diritto, cap. 270

ibidem, cap. 258

esametro divenuto celebre perché diede il titolo al primo romanzo di Umberto Eco "Il nome della Rosa"; il verso originale recita 'stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus' (De contemptu mundi, lib. 1, v. 952).

vedi il pensiero di Pietro Abelardo (Le Pallet,1079-Chalon-sur-Saone,1142)

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