I moti del 1830
Nel 1830 in Francia la politica del re
incontrava una crescente ostilità da parte del popolo e dei borghesi,
arricchitisi con l'avvio dell'industrializzazione; questa infatti, costituita
da piccole e medie imprese, risultò facilitata dalla grande massa di operai
disoccupati che si potevano utilizzare in cambio di bassissimi salari.
Il re, così, incapace di conciliare gli
interessi in campo, tentò un colpo di stato: abolì la libertà di stampa,
sciolse le Camere, stabilì una nuova legge elettorale favorevole
all'aristocrazia terriera. Fu la rivolta e Carlo X fu costretto alla fuga.
Nonostante l'insurrezione venisse sorretta dal
proletariato insieme con la borghesia, quando il trono si trovò vacante, queste
due classi si trovarono in disaccordo sul futuro regime. Il 31 luglio Luigi
Filippo d'Orleans, appoggiato dai gruppi borghesi, venne acclamato «re dei
francesi». Ebbe così l'avvio una MONARCHIA COSTITUZIONALE che sarebbe coincisa
con la presa di potere politico da parte della borghesia.
L'esempio dell'insurrezione parigina innescò
una serie di reazioni che coinvolsero tutta l'Europa. Il primo Stato ad
insorgere fu il Belgio, che ottenne l'indipendenza dall'Olanda. Non uguale
fortuna ebbe la Polonia, le cui sommosse vennero represse nel sangue.
Anche in Italia scoppiarono delle
insurrezioni: da ricordare quella promossa da Ciro Menotti che perseguiva il
disegno di un'Italia indipendente ed unita sotto una monarchia rappresentativa.
L'intento fallì a causa dell'isolamento dei patrioti dal popolo. Anche
l'Inghilterra fu percorsa da vaste sommosse.
Ormai l'unità d'intenti tra le grandi potenze
era venuta meno e si erano costituiti due blocchi contrapposti: Francia ed
Inghilterra da un lato, Austria, Prussia e Russia dall'altro.