|
Appunti universita |
|
Visite: 1512 | Gradito: | [ Medio appunti ] |
Leggi anche appunti:Banca centrale europeaBANCA CENTRALE EUROPEA Il Trattato di Lisbona ha inserito tra le istituzioni Eredita' ideologicaEREDITA' IDEOLOGICA Vertiginosi progressi tecnico-scientifici nel 1900 (Zeppelin, Mutamenti di opinione e cultura politica negli anni settantaMUTAMENTI DI OPINIONE E CULTURA POLITICA NEGLI ANNI SETTANTA Tra il 1960 |
Elezioni e sistemi elettorali
Elezioni libere e competitive
Il voto può essere previsto sia in regimi democratici che non: nei regimi democratici esso è previsto costituzionalmente, è libero, competitivo, tenuto a scadenze prestabilite; nei regimi non democratici esso diventa uno strumento x legittimare il potere attraverso la manipolazione degli esiti.
Il voto per esssere democratico deve essere universale, libero, uguale, diretto, segreto, significativo (aveti effeti sulla distribuzione del potere politico).
Problemi sulle elezioni;
1) anche nei regimi stabili l'attivazione di questi criteri è problematica;
2) le preoccupazioni degli studiosi si sono spostate dai criteri all'equità delle campagne elettorali: necessaria regolamentazione su a) quantità di denaro usata x la ricerca di voti; b) accesso alla propaganda televisiva. Nella maggior parte dei regimi democratici ci sono forme di finanziamento pubblico-statale x le campagne elettorali e regolamentazione dei tempi d'accesso alla TV. Si conclude che le elezioni sono più democratiche quanto più sarà conseguito l'equilibrio fra i concorrenti;
3) l'astensionismo: l'esclusione spontanea o imposta dei cittadini produce la scelta di rappresentanti poco ricettivi e l'emarginazione di certe domande.
Elezione delle cariche monocratiche
Le modalità sono 2:
elezione indiretta, fatta da un'assemblea precostituita;
elezione popolare diretta; di norma si usa la maggioranza assoluta con possibile ballottaggio fra 2 candidati.
Negli USA vince la carica di presidente chi ottiene maggioranze relative in un numero di Stati sufficiente a garantirgli la maggioranza assoluta in un collegio di "grandi elettori" (2 senatori e rappresentanti mandati al congresso x ogni Stato).
Plurality, mayority e rappresentanza proporzionale
I sistemi elettorali si suddividono in 3 grandi categorie:
1) maggioritari a turno unico in collegi uninominali (plurality)
2) maggioritari a doppio turno in collegi uninominali (mayority)
3) di rappresentanza proporzionale
Maggioritario a turno unico: è sufficiente la maggioranza relativa.
maggioritario a doppio turno: il primo turno è sempre a maggioranza assoluta, il secondo turno può essere fatto con varie modalità.
Proporzionale: si applica solo con collegi plurinominali e sono accomunate da una relazione di proporzionalità fra voti ottenuti e seggi attribuiti.
Esistono anche sistemi misti.
L'analisi dei sistemi elettorali si domanda:
come si traducono i voti in seggi?
Quanto e come incide sull'esito le modalità di voto imposte?
Quali sono le conseguenze dell'applicaizone di un determinato meccanismo elettorale sul sistema partitico? In relzione agli obiettivi posti?
Sistemi maggioritari a turno unico
Teoricamente gli ostacoli alla presentazione della candidature sono scarse, ma in pratica sono ostacolate dalla necessità di una buona organizzazione.
Il numero dei candidati nei collegi uninominali dipende dal numero dei partiti esistenti nel sistema e dal grado di strutturazione del sistema. Di solito nei sistemi bipartitici il numero dei candidati è superiore a 2. non bisogna dare per scontato che nei vari collegi i candidati siano sempre proposti dagli stessi 2 partiti.
All'inizio dell'introduzione del plurality,molti partiti e candidati vorranno partecipare. La riduzione dei candidati avverrà naturalmente 1) con il consolidamento del sistema partitico; 2) con il voto degli elettori.
Duverger spiega la riduzione individuando 2 fattori:
fattore meccanico = causato dalla sistematica sottorappresentazione del terzo partito che rende difficilissimo ai suoi candidati di conquistare i collegi;
fattore psicologico = la tendenza degli elettori, che capiscono che il loro candidato preferito non può vincere, a votare il meno peggio degli avversari x evitare il successo del più sgradito.
L'effetto complessivo sarà lo sviluppo di una competizione bipolare, non necessariamente bipartitica, perché i partiti possono essere diversi x ogni collegio, a causa della presenza di forti minoranze.
Una minoranza x impedire il bipartitismo non deve essere solo concentrata geograficamente, ma deve conquistare un numero di seggi necessario x impedire la formazione del governo di un solo partito. Data questa premessa Duverger dice che
" la coincidenza fra plurality e bipartitismo è la regola, tranne eccezioni.
La legge di Duverger viene riformulata da sartori così: "per ottenere un sistema bipartitico da un sistema elettorale a turno unico sono necessarie le seguenti condizioni:
a) la strutturazione del sistema partitico deve essere forte e i partiti maggiori devono essere consolidati;
b) la dispersione dei voti nei collegi deve essere limitata, cioè gli altri concorrenti non devono essere concentrati in pochi collegi, ma agire su scala più ampia.
Nel sistema bipartitico, il voto del'elettore informalmente designa il governo. Il leader del partito con la maggioranza assoluta dei seggi diventa primo ministro (modello Westminster).
I sostenitori del sistema plurality sottolineano gli effetti positivi della semplicità e dell'incisività della scelta degli elettori; i critici la sottorappresentanza di partiti consistenti, o la maggioranza consistente di seggi di un partito.
La "dis-rappresentatività" criticata è un'effeto voluto dal plurality.
Un particolare uso è il sistema elettorale australiano, che è mayority, ma a turno unico in collegi uninominali (sistema del "voto alternativo"). L'elettore indica in ordine di preferenza tutti i candidati del collegio. Se al primo turno nessuno ottiene la maggioranza assoluta, leschede del candidato con meno voti vengono redistribuite.
Sistemi maggioritari a doppio turno
Al secondo turno il sistema può essere majority o plurality (ammessi più candidati).
Il problema del doppio turno èla scelta del criterio da usare per ammettere i candidati.
Doppio turno aperto: ammette tutti i candidati, anche nuovi il sistema diventa plurality, con 2 differenze: 1) l'elettore può fare scelte strategiche, basandosi sull'esito del 1° turno e sulle info dei partiti; 2) candidati e partiti possono strategicamente ritirarsi x fare vincere il candidato meno sgradito e ottenere un reciproco ritiro in altri collegi (favorisce alleanza di governo).
Doppio turno chiuso: ammette al 2° turno soltanto i primi 2 candidati (ballottaggio). Utilizzato x l'elezione delle assemblee parlamentari obbliga i partiti a stringere alleanze preventive al 1° turno. Riduce la frammentazione partitica, perché i partiti piccoli che non trovano alleanze sono penalizzati.
Il ballotaggio funziona ottimamente per l'elezione di cariche monocratiche, perché dà al candidato una forte legittimità.
Le soglie percentuali predefinite sono utilizzate per le elezioni di assemblee legislative. Sono percentuali elevate per 1) contenere la frammentazione partitica; 2) incentivare la formazione di coalizioni di partiti.
I doppi turni con sogli di accesso elevata incoraggiano al primo turno un voto sincero e utile x passare la soglia; al secondo se manca il candidato preferito, un voto strategico.
Può avvenire il fenomeno della desistenza: i partiti coalizzati cercheranno di proporre agli elettori candidati più attrenti e il secondo candidato si ritirerà x concentrare i voti sul candidato con più possibilità di vittoria.
Meriti del doppio turno:
consente ai partiti di valutare al 1° turno il loro radicamento territoriale, la popolarità e capacità del loro candidato, di conoscere il loro consenso elettorale e farlo valere nella formazione di coalizioni;
forma una maggioranza parlamentare e di governo leale;
da solo, non ha effeti riduttivi nel sistema partitico, ma necessita delle soglie;
ha notevole efficacia dis-rappresentativa nei confronti di partiti estremi/estremisti;
dà vita a una competizione bipolare.
Critiche: 1) disrappresentatività; 2) un partito non riesce da solo a formare un governo; 3) gli squilibri del maggioritario sono accentuati da errori di presunzione, alleanze, di calcolo.
Sistemi di rappresentanza proporzionale
Esistono molteplici formule proporzionali: l'unico principio comune è il tentativo di garantire una corrispondenza percentuale, fra i voti ottenuti dai partiti e i seggi attribuiti. La principale preoccupazione dei politici in questo caso è contenere la frammentazione del sistema partitico-parlamentare. Gli strumenti usati sono 3:
la dimensione delle circoscrizioni;
2) le clausole di sbarramento/accesso alla distribuzione dei seggi;
il numero dei parlamentari da eleggere.
Il premio di maggioranza è un incentivo alla stabilità dei governi, piuttosto che uno strumento per contenere la frammentazione.
La dimensione della circoscrizione è il numero di seggi che sono distribuiti in una circoscrizione (percio il N di eletti);
non sono il numero degli elettori, che cmq è in rapporto con il numero dei seggi;
non è l'ampiezza geografica.
Quanto più grande è una circoscrizione, tanto più grande è la proporzionalità del sistema elettorale, tanto più facile sarà per i partiti piccoli conquistare dei seggi.
Sono grandi 15 - 20; piccole <10.
Le circoscrizioni più grandi in assoluto sono quelle che coprono l'intera nazione: ciò è possibile solo in paesi piccolo con parlamenti dai seggi ridotti.
Le soglie di esclusione sono clausole di sbarramento, fissate in termini percentuali.
Il sistema proporzionale tedesco (detto rappresentazione proporzionale personalizzata) ha 2 clausole:
1) soglia di esclusione del 5% su scala nazionale; 2) accesso alla distribuzione dei seggi se vengono eletti almeno 3 deputati nei collegi uninominali.
La metà dei seggi è assegnata nei collegi uninominali, l'altra metà nelle circoscrizioni dei lander.
La distribuzione complessiva dei seggi è completamente proporzionale, perché i deputati otterranno i seggi vinti proporzionalmente. Questo sistema permette la rappresentatività anche dei partiti piccoli di minoranza concentrata.
Ogni elettore dispone di 2 voti da esprimere sulla stessa scheda: ilprimo voto sceglie il candidato nel collegio uninominale; il secondo la lista di partito a livello land.
Il voto può essere spezzato, cioé votare un candidato che non è del partito preferito. In tale modo il partito in coalizione può indicare all'elettore di votare per un altro partito in modo da fare superare all'alleato la soglia del 5%. Qualora un partito vica più seggi uninominali di quelli cui avrebbe diritto in base alla percentuale dei voti dilista, mantiene quei seggi in sovrappiù (mandati aggiuntivi).
Il voto singolo trasferibile (irlanda) garantisce un'eccellente proporzionalità dell'esito anche nelle circoscrizioni piccole, e consente di valutare i singolo candidati in ordine di preferenza. La soglia da superare x vincere è data dalla divisione dei voti validi x il numero di seggi +1.
Più piccolo è il numero dei parlamentari tanto minore è la proporzionalità e viceversa, poiché è necessario un rapporto equilibrato tra numero elettori/numero eletti, e il parlamento troppo piccolo è poco rappresentativo, e troppo grande funziona male. I numeri dei seggi giusti sarebbero 200-600. 4 pasi superano i 500: GB, DE, FR, IT.
Le formule di traduzione dei voti in seggi sono diverse e con piccole variazioni del meccanismo producono modifiche significative sulla rappresentanza.
Le 3 più diffuse sono:
f. Sanit Lague modificata
f d'Hondt
f. Hare
Saint Lague: divide i voti di ciascun partito successivamente per 1.4,3,5,7, attribuendo il seggio al partito con il più alto numero di voti; riequilibra l'esito a favore dei partiti medi.
D'Hondt: come Saint Lague, ma con divisori 1,2,3,4; favorisce i partiti grandi;
Hare: calcola il quoziente dato dal rapporto fra N voti e N seggi e attribuisce tanti seggi quante volte il N dei voti del partito contiene il quoziente.
Meriti e demeriti dei sistemi proporzionali
Dilemma dei critici: la proporzionale fotografa la deframmentazione già esistente oppure la facilita? Entrambe asserzioni vere:
l proporzionale non scoraggia la frammentzione partitica prodotta da fattori politico-partitici socio-geografici, ma senza adeguate misure ne facilita le scissioni.
La proporzionale è celebrata per la sua capacità di rappresentare le minoranze, ma se il parlamento diventa troppo rappresentativo le fazioni non riusciranno a formare coalizioni di governo stabili, perché esposte ai ricatti dei partiti.
In conclusione la proporzionale è associata a sistemi multipartitici, ma Sartori dice che si può ridurre la frammentazione applicando piccoli collegi, soglia d'accesso alta, attribuendo un premio di maggioranza.
Sistemi misti
Prodotti dall'insoddisfazione per il sistema maggioritario e proporzionale, esiste in IT, Nuova Zelanda, Ungheria, Giappone.
L'Italia era l'esempio di sistema misto squilibrato (non perfettamente misto): ¾ maggioritario e ¼ proporzionale.
Per la camera dei deputati si disponeva di 2 voti: 1 x il candidato del collegio uninominale e 1 x la lista di partito. L'accesso al recupero proporzionale era garantito solo alle liste con almeno 4% di voti su scala nazionale.
Per il senato il voto era unico e per il recupero proporzionale venivano usati solo i voti che non avevano già portato all'elezione dei senatori.
Il sistema aveva incentivato la formazione di coalizioni, ma il N dei partiti non era diminuito perché nelle coalizioni chiedevano collegi uninominali sicuri. La dinamica bipolare consentiva all'elettore di votare indirettamente per la coalizione di governo e presidente del consiglio preferito.
Non esiste sistema elettorale migliore, ma si giudica uno da quanto gli obiettivi previsti sono stati raggiunti.
Appunti su: |
|
Appunti Amministratori | |
Tesine Diritto | |
Lezioni Economia | |