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Tra le righe dei Promessi Sposi...c'è il mondo dell'horror




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Tra le righe dei Promessi Sposi...c'è il mondo dell'horror



La reale ipotesi che Alessandro Manzoni sia autore di un romanzo di vampiri è stata ampiamente dimostrata dall'intraprendente scrittore Renato Giovannoli nel suo libro: Il vampiro innominato, "applicando" Dracula sui Promessi sposi .

La natura vampirica dell'affermato e rispettato romanzo ottocentesco I promessi sposi, è stata svelata attraverso l'uso sistematico di una tecnica, non propriamente scientifica, che consiste nel selezionare nel testo comparato e in quello comparante pochi caratteri a discapito di tutti gli altri.

I punti notevoli dei due romanzi si susseguono attraverso una struttura ciclica, un disegno simmetrico, la struttura narrativa appariva anche se sfumata come un omeomorfismo.


L'Esordio di entrambi i romanzi prevede l'imposizione della volontà dell'Avversario, impersonato da un tirannico feudatario che in un caso risponde al nome di Don Rodrigo e nell'altro a quello di Dracula; di appropriarsi della vergine promessa all'Eroe, le due eroine sono, fortunata omonimia Lucia e Lucy. Dopo i primi successi dell'Avversario, ecco l'intervento dell'Aiutante impersonato da Fra Cristoforo e Van Helsing dotto ammazza vampiri; entrambi rappresentanti della Chiesa cattolica; "noi deputati alla cura delle anime [.], abbiamo [.] le più ampie facoltà della Chiesa" dice Fra Cristoforo mentre Van Helsing parlando degli esorcismi dirà di essere stato autorizzato dalla Chiesa.

Con l'intervento dell'aiutante e i primi illusori successi delle "forze del bene" prende corpo la speranza di sconfiggere l'Avversario. Le due fanciulle vengono messe al sicuro, Lucia è ospitata nel monastero di Monza. Lucy è presa dal dottor Seward, che la sottopone ad un trattamento antivampirico a base di forti dosi di aglio.

A questo punto nei Promessi sposi si verifica una sostituzione dell'Avversario Don Rodrigo chiede aiuto all'Innominato che si fa carico del rapimento di Lucia.

Dal punto di vista narratologico dobbiamo a questo punto puntualizzare che l'omeomorfismo di cui abbiamo parlato riguarda il livello profondo degli attanti ( le funzioni dei personaggi) e non quello superficiale degli attori; un cambio di attore mantiene nello schema narrativo la presenza dell'attante.

Non si può non notare l'ulteriore somiglianza tra l'Innominato e Dracula, che nel Fermo e Lucia si chiamava il Conte del Sagrato, comunemente soprannominato "il Conte" proprio come Dracula. Nella versione definitiva del romanzo leggiamo: " Era soggetto a racconti popolari; e il suo nome significava qualcosa di irresistibile, di strano, di favoloso" oppure "Quel nome, quante volte [Lucia] l'aveva sentito ripetere con orrore in più di una storia, in cui figurava sempre come in altre storie come l'orco" dall'orco al vampiro il passo è breve. Manzoni dirà che è innominato perché gli storici hanno messo "un grande studio a scansarne il nome, quasi avesse dovuto bruciar la penna, la mano dello scrittore" vicenda non troppo diversa dal silenzio dei sudditi del Conte Dracula che preferiscono non parlare di lui. Jonathan Harker appena giunto nel suo alloggio in Transilvania chiese informazioni riguardo a Dracula al proprietario della taverna ma questi "è parso reticente e ha finto di non capire il mio tedesco [.]. Egli e la moglie [.]si scambiavano occhiate che direi impaurite".

Siamo giunti all'ora del Tradimento. Due traditori entrambi vittime di un internamento, rendono vane le gesta dei due Aiutanti; Gertrude, monacata a forza, consegna Lucia all'Innominato, Renfield, un folle ricoverato nell'ospedale psichiatrico del dottor Seward "apre la porta" a Dracula "Entrate, Signore e Padrone!" , secondo una legge che delimita il potere, un vampiro "non può entrare ovunque in un primo momento, se non è uno di casa che lo chiama perché venga".

Nei vangeli la casa è simbolo dell'anima, in cui i demoni vogliono stabilire la propria abitazione. Quindi affinché il maligno prenda possesso di una persona, occorre che essa o qualcuno della casa, con qualche facoltà dell'anima si acconsenziente.

La simmetria degli eventi è divisibile in due parti una discendente e una ascendente, un'andata e un ritorno rispetto a un punto culminante che è la Crisi.

Se applichiamo una regola empirica che vale per molti altri romanzi dell'ottocento e del novecento, dividendo per due il numero dei capitoli di Dracula e dei Promessi sposi, si ottiene il numero dei capitoli che la registra.

In Dracula il XIV capitolo su ventisette è quello dove si scopre che Lucy è stata vampirizzata; nei Promessi sposi i capitoli XX-XXI su trentotto sono quelli dove Lucia viene rapita e imprigionata nel castellaccio dell'Innominato.

"Dall'alto del castellaccio, come l'aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all'intorno tutto lo spazio dove piede d'uomo potesse posarsi" troviamo menzionato il sangue in un contesto "predatorio" e un castellaccio che non può non rammentarci quello di Dracula. In rapporto con il castello c'è sempre la taverna che Manzoni chiama Malanotte che ha la funzione di anticamera.

Tutta la vicenda considerata verte sul desiderio dell'Avversario di impossessarsi dell'Eroina. Nel centro dei due romanzi la temuta eventualità si realizza, le Eroine toccano il fondo dell'Abisso, la Crisi coincide con il solstizo di inverno, quando la notte è la più lunga dell'anno.


Il significato del nome Lucy/Lucia è riconducibile al simbolismo della luce. "Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia", il rapimento di Lucia avviene proprio questo giorno, che prima della riforma gregoriana del calendario coincideva con il solstizio di inverno.

Lucia è la luce che vince le tenebre da cui è inghiottita. Prigioniera che non soccombe ma anzi rinforza la sua purezza; il suo cognome Mondella deriva al latino munda, cioè "pura" e pertanto capace di redimere l'Avversario.


La Lucy di Stoker è preda del Signore delle Tenebre, a differenza della Lucia manzoniana, come indica il su cognome Westerna, nel quale possiamo leggere la parola West, cioè un riferimento al tramonto, soccombe all'Avversario senza risalire l'Abisso, diventa un vampiro, salvata dalla dannazione eterna attraverso l'impalettatura del cuore ma mai più ricongiunta all'amato, Arthur Holmwood.


Dracula vuole allora Mina, da poco moglie di Jhonatan Harker, che assume da adesso il ruolo di Eroina e lo ricoprirà fino alla fine.

E' il medesimo scambio che nei Promessi Sposi avviene tra Don Rodrigo e l'Innominato. Manzoni sostituisce gli Avversari, Stoker le coppie di Eroi.

Possiamo vedere come il nome Mina letto al contrario dia "anim(a)" , il cui significato secondo i miti agnostici è: scintilla di luce dispersa nelle tenebre del mondo, che riconosce nel Conte un arconte, che sempre secondo la medesima tradizione è colui che impedisce alla scintilla di luce di ricongiungersi col divino.


In Manzoni il cambio di attore è di breve durata; l'Innominato presto si converte e Don Rodrigo allora fuggirà a Milano. In Dracula corrisponde al riscatto di Ranfield, che muore nel tentativo di uccidere Dracula, il quale è costretto a fuggire da Londra.

La Crisi è superata, le due narrazioni assumono quindi un andamento ascendente. Viene però a mancare nei Promessi sposi la figura dell'avversario, pertanto da adesso in poi verrà incarnato da forze impersonali, la peste.

Non a caso il rapporto tra il morso del vampiro e la peste è molto stretto. Non solo il vampiro si riproduce per contagio, con un morso infetto, ma è associato nella tradizione alle epidemie di peste, delle quali è ritenuto responsabile e personificazione.

Dracula a dire il vero diffonde solo il vampirismo e non la peste ma del suo carattere letterariamente pestifero vi è ancora qualche piccola traccia.

Stoker infatti parlando del vampirismo usa termini come: "sterilizzare", "contaminare", "infettare"; che potrebbero essere intesi come metafore. Peraltro l'ammazzavampiri Van Helsing afferma che il vampiro "può fiorire nel pieno di epidemie che sterminano interi popoli", oltre al fatto che la dimora londinese di Dracula pullula di ratti che sono sì alleati del vampiro ma anche portatori di peste.

In diverse versioni cinematografiche, i ratti che accompagnano il vampiro scatenano pestilenze davvero manzoniane.

Possiamo quindi dedurre che nella trasformazione di un testo in un altro, quando un elemento viene cancellato, restano delle tracce che possono essere germi in grado di generare di nuovo l'elemento cancellato.

Per quanto Manzoni voglia attraverso una visione illuministica allontanare la possibilità di qualsiasi stregoneria all'origine del morbo, sostenendo che gli untori in realtà non esistono; rimane comunque in forma di residuo il carattere diabolico del contagio. Mentre in Dracula troviamo i germi di un trattamento realistico del contagio sotto forma di germe.

Le più appariscenti di queste tracce sono due dicerie sugli untori, due leggende metropolitane, esempi perfetti di racconti fantastici.


Ecco la prima:















 























Dietro la peste manzoniana, impersonale e razionale, si nasconde quindi un enigmatico personaggio che dobbiamo considerare il capo degli untori e nuovo Avversario erede di Don Rodrigo e dell'Innominato. Analogamente a quanto accade al protagonista della storia manzoniana, è in una carrozza a quattro e non a sei che Jonathan Harker incontra per la prima volta Dracula.

I caratteri somatici che Stoker attribuisce al vampiro in questa sua prima apparizione sono molto simili a quelli del "gran personaggio", quest'ultimo viene descritto "con gli occhi accesi [.] e il labbro atteggiato di minaccia"; stoker di Dracula dice che aveva "occhi assai brillanti, che sono parsi rossi alla luce delle lampade", e "bocca dal taglio duro","bocca dura, d'un taglio assai crudele".

A Castel Dracula Harker subisce il fascino perverso delle tre evanescenti mogli di Dracula, che possiamo mettere in rapporto con le "fantasime" di Manzoni. Tentato con il terrore e le lusinghe erotiche, mette in fine in atto una fuga che in quanto rifiuto del contagio del male corrisponde al rifiuto di diventare untore nel racconto manzoniano.

Il castello ricorda la dimora acquistata da Dracula a Londra. Peraltro lo stesso schema narrativo: rapimento con carrozza, prigionia nel castello, resistenza del prigioniero al male e la sua liberazione, coincide con la vicenda vissuta da Lucia.


Ed ecco la seconda leggenda metropolitana, che Manzoni ha tratto dal libro del medico Alessandro Tadino:






 












Non sappiamo quante siano le persone andate dall'infermo a "esibirgli la guarigione e i denari" ma è ragionevole pensare che il lupo e i tre gatti siano il risultato di una metamorfosi.

Infatti i vampiri hanno il potere di trasformarsi in gatti, e quanto al lupo è proprio uno dei due animali (l'altro è il pipistrello) in cui abitualmente Dracula si trasforma.

Ed infine come è riportato da Van Helsing, "i poteri [del vampiro] cessano, come quelli di tutte le cose malvagie, quando spunta il giorno, questo giustifica la fuga dei quattro animali "al far del giorno" o del loro dissolversi alla luce del sole.


Verso la fine del romanzo manzoniano i protagonisti si salvano scampando all'Avversario: la peste.

Anche Mina è stata morsa ma non sembra almeno apparentemente, completamente compromessa; non è comunque questa l'analogia fondamentale. Piuttosto il contagio di Mina compromette la sua storia con Herker, "Contaminata, contaminata! Non potrò più né toccarlo né baciarlo. Oh perché proprio io dovevo divenire la sua peggior nemica, colei che ha più motivo di temere?",siamo arrivati all'Impedimento, in Manzoni Lucia fa voto di castità e pertanto questo è ciò che la allontana da Renzo.

L'impedimento sarà comunque risolto dagli aiutanti: Fra Cristoforo annullerà il voto di Lucia mentre Van Helsing rassicura Mina dicendo che ancora non è tutto perduto se Dracula verrà annientato.

Ma i punti comuni tra i due romanzi non sono ancora terminati. Prima l'eroico sacrificio dell'Aiutante in campo. Fra Cristoforo morirà di peste mentre si prodiga per i malati; Quincy Morris, aiutante secondario, morirà durante lo scontro finale con Dracula.

Siamo giunti allo Scioglimento: a Dracula viene piantato un paletto nel cuore. Don Rodrigo muore di peste, e l'epidemia stessa si estingue.

Non siamo comunque ancora alla fine, come ogni struttura ciclica tende ad avvolgersi a spirale. Pertanto ecco la Nascita e il Battesimo dell'Erede che segna la potenzialità dell'inizio di un nuovo ciclo.

In Dracula attraverso una lettera di Jonathan Herker abbiamo notizie del figlio cha ha avuto da Mina, la cui nascita "ha avuto luogo esattamente il [primo] giorno anniversario della morte di Quincy Morris. "E lei" commenta Jonathan "coltiva in segreto la convinzione che qualcosa dello spirito del nostro coraggioso amico si sia trasmesso al bambino. I nomi che porta sono quelli di tutti i componenti il nostro piccolo drappello; ma noi lo chiamiamo Quincy".

Il primogenito di Renzo e Lucia non si chiama Cristoforo in quanto di sesso femminile ma Maria, in quanto è alla Madonna che Lucia fa voto durante la sua prigionia, questo è l'adempimento di un voto sostitutivo suggerito da Renzo, "sapete cosa dovete promettere alla Madonna? Promettetele che la prima figlia che avremo,le metteremo nome Maria".


Interessante l'ipotesi annotata da Stoker nel suo romanzo, che il figlio di Mina potrebbe essere in realtà l'erede di Dracula, con cui si è detto, Mina ha avuto contatti piuttosto ravvicinati.

In entrambi i romanzi notiamo che il Battesimo dell'Erede è strettamente legato con l'Impedimento, di cui costituirebbe l'esito ultimo.





Il vampiro, in senso tecnico, è un cadavere che si nutre e al contempo si riproduce, chi subisce i suoi morsi diventa a sua volta un vampiro, succhiando il sangue dei vivi.

Per il fatto di succhiare il sangue delle sue vittime, il vampiro è una figura del dominio del male sull'anima e, in senso più ristretto, del potere politico ed economico; poiché si allea con le sue vittime attraverso il morso sul collo, un equivalente simbolico della peste e, più in generale del male nel suo aspetto contagioso (il male per sua natura è contagioso, il malvagio seduce e conduce ad altro male anche le sue vittime, un esempio pratico può essere la vicenda della Monaca di Monza).

Possiamo quindi parlare di un "tema del dominio" e un "tema del contagio" presenti in entrambi i romanzi.

È il tema del domino che ci permette di assimilare Don Rodrigo e l'Innominato a Dracula. Se nella tradizione folcloristica il vampiro è un plebeo è con Stoker che si afferma il tipo del vampiro nobile, che abita in un castello e fa subire in primo luogo ai suoi sudditi l'empia abitudine dietetica conseguente alla sua malvagia natura.

Già Byron parla di un vampiro nobile, ma è Stoker che identificando Dracula con Vald Tapes, voivoda della Valacchia dal 1448 al 1476, lo trasforma in un vero signore. Dracula si svolge nel 1890 ma questo si giustifica col fatto che i vampiri sono immortali.

Tapes era effettivamente soprannominato Dracula, che significa "figlio del drago" o "figlio del diavolo" ma non vi sono prove della sua natura vampirica. L'associazione è scaturita dalla fantasia di Stoker proprio per quelle sue caratteristiche vampiriche in senso puramente metaforico, in quanto uomo violento o meglio "assetato di sangue".

Quest'interpretazione politica del vampirismo anticipa le applicazioni narrative. Lo storico francese Jules Michelet nel suo libro La Sorcière sosterrà l'ingiustizia dell'accusa di vampirismo fatta a certe donne del popolo mentre la riterrà naturale nel caso di nobildonne. Minimizza le dichiarazioni di certe fanciulle accusate di stregoneria in quanto ritenute folli, e per tanto inaffidabili, spesso le donne italiane dichiaravano di trasformarsi in gatti e succhiare il sangue ai bambini.

Il vampirismo come metafora economica risale ai tempi di Voltaire, quando scrive:"Non si sentiva parlare che di vampiri fra il 1730 e il 1735: se ne scopriva da per tutto, gli si tendevano agguati, gli si strappava il cuore, li si bruciava", in Europa si era scatenata una vera e propria moda vampirica. Voltaire con le sue parole vuole evidenziare l'assurdità di ciò che stava avvenendo con spiccata ironia, sostenendo "che le vere sanguisughe non abitano nei cimiteri, ma in palazzi assai confortevoli" e che i veri vampiri sono "speculatori, strozzini e altri affaristi che succhiano il sangue del popolo".

Marx nel primo libro del Capitale, consacra questa metafora paragonando lo sfruttamento capitalistico al vampirismo: "Il capitale è lavoro morto, che si ravviva, come un vampiro, soltanto succhiando lavoro vivo, e più vive quanto più ne succhia".

Se a ciò si aggiunge che la memoria collettiva di un tiranno storico facilmente porta con se le tradizioni popolari che ne hanno fatto un orco .

L'altra parte della spiegazione sta nel fatto che gli altri personaggi: Gertrude ed Egidio conservano qualche aspetto dei personaggi gotici, di cui è grande ed ultimo rappresentante, Dracula.

Consideriamo per adesso il tema del contagio nel quadro della tradizione e letteratura vampirica.

Come afferma Gerard van Swieten (Archiatro delle Cesaree Maestà [dell'impero asburgico]) "il vampirismo facilmente si acquista ed è contagioso quanto la rogna" oppure "di qualunque maniera uno fosse diventato vampiro passivo in sua vita, diventa vampiro attivo dopo la morte". E come ha detto l'abate Augustin Calmet sulle medesime orme colui che viene succhiato a sua volta succhia.

È proprio su quest'idea che il romanzo di Stoker si basa. Dracula si distingue dalla tradizione vampirica per il suo progetto diabolico di trasferirsi a Londra per diffondere il vampirismo in uno spazio sempre più ampio creando una nuova generazione dei vampiri dominatori assoluti del mondo.

L'utopia satanica di trasformare l'intera umanità in vampiri si configura come una letterale epidemia, figura del male nel suo aspetto dilagante.

D'altra parte la tradizione vampirica stabilisce anche una precisa relazione tra vampirismo e peste.

Già nel 1200 in Inghilterra si sosteneva che all'origine delle pestilenze ci fossero i vampiri, mentre a Milano si accusavano gli untori altrove si pensava che la causa stesse nella decomposizione dei cadaveri che avrebbe portato a fenomeni assimilabili al vampirismo.

Calmet sostiene che i vampiri portano malattie e che i casi di vampirismo si verificavano più frequentemente nelle donne in tempo di pestilenza, tra le fonti di quest'ultimo può esserci il De miraculis mortorum dove si parlava del fenomeno detto: manducatio mortorum in tumulis ovvero i cadaveri delle donne prima dell'attacco di una epidemia mortale, sarebbero stati soliti divorare e succhiare finché potevano il loro sudario.

Questo fenomeno scatenò grandi polemiche negli ambienti teologici del tempo; le tombe vennero aperte e i cadaveri decapitati per impedire il diffondersi della malattia.

Il fatto che i cadaveri "succhiassero" il loro sudario fa pensare nuovamente ad un caso di vampirismo, il legame tra la peste, il demonio e i prodigi dei morti si era ormai saldamente affermato.

Lo storico Delumeau, annota che "I propagatori di peste erano una razza diabolica. Perché stupirci se in vari luoghi si credette all'azione di esseri fantomatici - fate o fantasmi - che diffondevano la malattia?" , i vampiri ricoprivano il ruolo di capro espiatorio simile a quello degli ebrei e delle cosiddette streghe durante la peste nera, fatte le somme " non è forse meglio prendersela con i morti, invece che con i vivi?". È naturale la deduzione che gli untori manzoniani derivino da questa folcloristica tradizione a cui anche Stoker ha attinto.

Per tornare al linguaggio della linguistica strutturale, si può dire che I promessi sposi e Dracula condividono la stessa materia del contenuto, suddivisa in dominio e contagio, alla quale danno aspetti talvolta diversi ed altre complementari.

In manzoni appaiono in forma storicizzata e realistica mentre in Stoker compaiono nella loro forma "mitologizzata" e soprannaturale; comunque i germi sono i medesimi.

Riassumendo in Dracula c'è il vampiro pestifero e solo qualche traccia della peste, nei Promessi sposi c'è la peste e solo qualche traccia del vampiro; sono rielaborazioni di un substrato comune che li rende complementari e trasformabili l'uno nell'altro.

Per quanto concerne I promessi sposi per rintracciare l'elemento vampirico sono due le piste da seguire.

Per quanto riguarda il tema del domino restano da considerare le inconfessate fonti gotiche; per quello del contagio le radici vanno ricercate nella tradizione stregonesca e nei testi demonologici.





L'influenza del romanzo gotico su Manzoni è ormai evidente se consideriamo in maniera particolare il Fermo e Lucia dove ve ne era ben più di qualche traccia e per usare le parole di Giovanni Macchia, "rispetto ai Promessi sposi [.] è il romanzo nero di Manzoni".

La prima cosa che fece Manzoni è stata quella di depurare il suoi romanzo di tutti gli elementi fantastici onde evitare di ricadere nel falso, arrivando così all'ultima e definitiva stesura. Anche se la vittoria del realismo contro il romanzesco è solo parziale.

L'influenza del romance è già nella figura di Ermengarda, la fanciulla perseguitata. Tema centrale sia in Dracula che nei Promessi sposi che vede coinvolte le due Eroine Lucia e Lucy dalla valenza simbolica "luminosa", che abbiano meno il valore di vergine salvifica, devono contrastare i tenebrosi persecutori; che hanno in comune un altro elemento essenziale: il Castello, che accompagna molti Signori del Male.

Il Castello di Otranto che come I promessi sposi finge di essere stato tratto da un antico manoscritto italiano è la dimora di un despota, che come l'Innominato finirà col pentirsi e verrà annoverato tra gli antenati dell'eroe byronico e del vampiro.

Questa ascendenza dell'Innominato rimane comunque nei Promessi sposi il cui appellativo "il Conte" viene sostituito con Innominato per accentuarne la qualità evocativa e fantastica, rimandando a quelle reticenza, tipica delle narrazioni vampiriche, che incontra lo straniero chiedendo notizie del sinistro abitante del castello.

Un altro episodio censurato dal Manzoni, oltre all'omicidio commesso dall'Innominato sul sagrato della chiesa; è quello dell'omicidio commesso dalla monaca di Monza, di una suora che l'ha minacciata di rivelare la sua storia con Egidio. La Gertrude del Fermo e Lucia rimanda ad un altro Mythos gotico, quello del monaco infernale. Edgar Allan Poe conferma questa visione "nera" del romanzo dopo la sua lettura del 1835, in modo particolare per quanto riguarda la peste, non cogliendo l'ascendenza horror che anche Gertrude ha, e di cui effettivamente resta molto poco nell'edizione definitiva da lui letta.

Poe è particolarmente attratto dal tema della monacazione forzata di cui Manzoni si dimostra cosciente.

Tuttavia anche questo aspetto è possibile relazionarlo con i gothic romance, e in particolare con la sua tendenza anticattolica, in quanto vedeva responsabile dei più grandi orrori l'Inquisizione Italiana e Spagnola, additata anche dagli illuministi come l'infame da scacciare.

Lo stesso Poe, tratterà l'argomento nel suo racconto Il pozzo e il pendolo, svelando le atroci torture a cui erano sottoposte le vittime, nel cui contesto l'autore americano sembra collocare anche Gertrude.

Con Thèophile Gautier, nel suo romanzo La morte amoureuse[Un prete, Romualdo viene attratto da una donna di cui diventa l'amante, la quale si rivelerà una vampira. Viene salvato da un altro prete ammazzavampiri, che la neutralizza.] torna il tema del religioso sedotto dal demonio, della coppia di amanti diabolici, ai quali sono riconducibili: Gertrude ed Egidio.

Le situazioni descritte da Manzoni e da Gautier sono diverse e simili al contempo, in entrambi si trova la parola "sventurata" che definisce la fine di coloro che cedono alla tentazione del male. Gautier si deve essere ispirato al Manzoni, riconoscendogli le tematiche della letteratura dell'orrore.

Riconoscimento definitivo di questo fatto è il romanzo di William Gilbert The Last Lords of Gardonal[vengono messi in scena dei bravi, uno stregone di nome Innominato. Il barone Conrad di Gardonal, che ha il ruolo di Don Rodrigo, cerca di far rapire dai suoi bravi Teresa Biffi, che ha il ruolo di Lucia, residente in Valtellina. Il rapimento anche qui fallisce. Conrad viene a sapere che Teresa è nelle mani dello stregone Innominato vicino a Lecco. La scena si sposta nei luoghi manzoniani. Conrad si reca dallo stregone per avere Teresa e al contrario dei Promessi sposi, viene accontentato; i due si sposano ma la fanciulla durante il rapimento è morta e tramutata in vampiro a sua volta vampirizza Conrad.] che può essere considerato una vera e propria parodia vampirica dei Promessi sposi. Manzoni quindi non si limita a raccogliere in se i principali elementi della tradizione gotica, ma è anche sputo per altra letteratura del orrore. Lo stesso Poe ha preso innumerevoli spunti dalle pagine manzoniane, parlando di "gattoni","lupi" e "torture".




Nel riferire il racconto di Tadino, Manzoni ha taciuto un elemento fondamentale, ovvero che la proposta di denari e guarigione fatta al malato è stata fatta da un personaggio "di molta autorità", in questo modo viene nascosta l'autorità del mandante degli untori-gatti, che con grandi probabilità è un "gran personaggio" come riferisce nell'altra storia a cui ha fatto riferimento.


Ma a favore della nostra teoria viene anche il seguente racconto:



 


























Manzoni ha dato grande rilievo a questo episodio, commissionando a Gonin due illustrazioni, una che raffigurasse il tiro a sei e lo spettatore invitato a salire sul cocchio, l'altra le fantasime sedute a consiglio.

Questa versione è più lunga e dettagliata e può fornirci qualche informazione in più. Ripamonti parla dell'individuo sul cocchio come un demonio dall'"aspetto di principe". Le fantasime di Manzoni sono chiamate Larve, termine che nell'antica Roma designava gli spiriti dei morti che si portano dietro il peso di una violenza o fine tragica subita in vita; "per queste loro caratteristiche costituiscono, forse, la figura classica che meglio indica il vampiro slavo". Tra altro Florenskij dirà anche che una Larva è una forza oscura, impersonale e vampiresca che si mantiene grazie all'energia che trae dal sangue umano.

Della seguente storia esistono diverse versioni, è lo stesso Manzoni a dirlo; ma il documento che può aiutarci a meglio interpretare il breve estratto di Manzoni è un altro manoscritto andato perduto durante la seconda guerra mondiale, fortunatamente ritrascritto da Giulini nel 1923. Qui si afferma che il misterioso capo degli untori si aggira pel la Milano seicentesca a bordo di una carrozza trainata da sei cavalli, proponendo denaro e salute a coloro che acconsentano a diventare untori, e dove viene palesato il carattere demoniaco del personaggio, informandoci che è "uno Spirito Angelico capo di molte migliaia di quelli che per loro superbia prevaricarono e furono privati del cielo" ed è chiamato "il Principe Mammone", insomma il capo degli untori è proprio come Dracula, un demonio che si fregia di un titolo nobiliare.

Il suo nome è una variante del termine evangelico "mammona" che designa il denaro nel suo aspetto di idolo, ma più interessante è il fatto che possa essere riconducibile al "gatto mammone" da "maimun" ovvero scimmia, ma "mammone" o "mammona" sta per qualcosa di diabolico, cosicché il "gatto mammone" è divenuto un feroce gatto fiabesco che può apparire sotto forma di incubo, e talvolta a capo di una setta di fate malvagie che assumono il ruolo di incubi.

Possiamo giungere alla conclusione che nel seicentesco Milano manzoniano si aggiri un Arciuntore, un demoni assimilabile a Dracula nella funzione e negli attributi.

Nell'immagine di Gonin [rappresentazione del capitolo XXXI] viene raffigurato non a caso, nonostante Manzoni voglia farla figurare come un'allegoria, la Peste, sotto forma di demonio con ali di pipistrello appena uscito dall'Inferno.

I due racconti fantastici di Manzoni sarebbero due episodi di uno stesso romanzo fantastico virtuale che si nasconde tra le pieghe dei Promessi sposi, e narrerebbe la storia della discesa di Satana nella Milano del 1630 diffondendo il contagio acquistando adepti proprio come fa Dracula a Londra.

Qualche altra interessante idea sul romanzo mai scritto dal Manzoni, può darcela Il maestro e Margherita di Bulgakov, dove Voland, il Diavolo è accompagnato da un demonio sotto forma di gatto nero, ma le analogie non si fermano qui, questo romanzo ci aiuta ad immaginare la peste di manzoni come un carnevale, dove il Diavolo ha la funzione provvidenziale di sconvolgere il potere spagnolo come Voland fa con il potere sovietico nella Mosca degli anni trenta.

La casa del satana di Bulgakov è simile a quella del Principe Mammone, dove lo spazio e il tempo si dilatano a piacere.

Nella casa dell'Arciuntore ci sono "caverne" e "giardini" e l'ospite che rifiuta viene teletrasportato la dove era stato raccolto. In Bulgakov un personaggio entrato nella casa di Satana viene sbalzato da Mosca a Jalta.






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