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Tesina sulla Beat Generation "In viaggio con Jack"




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Tesina sulla Beat Generation

"In viaggio con Jack"



INGLESE: "On the road" di Jack Kerouac.


FILOSOFIA: Jean- Paul Sartre dall'esistenzialismo negativo al marxismo.


STORIA : L'assassinio di Kennedy.


ITALIANO: "La casa in collina" di Cesare Pavese.


LATINO: Catullo: un "beat" della letteratura latina.


STORIA DELL'ARTE: Caravaggio. un "potenziale beat"; Andy Warhol.


GEOGRAFIA GENERALE: La Luna.


Introduzione


Ho deciso di dare questo titolo alla mia tesina, perché quello che sta per iniziare è un vero e proprio "viaggio" all'interno di una delle correnti socio- letterarie più significative del secolo appena trascorso : la Beat Generation.


A farmi "compagnia"  ci sarà Jack Kerouac, autore del romanzo, che meglio di tutti coglie gli aspetti fondamentali di questa generazione : "On the Road".


Nato a Lowell, nel Massachussets, nel 1922, si traferì a New York con la sua famiglia nel 1939 per compiere gli studi universitari. Fu lì e precisamente nel Greenwich Village, che insieme ad altri giovani e promettenti scrittori, i quali diverranno celebri, diede vita a questo movimento letterario.


Una figura indispensabile nella vita di Jack fu la madre, Memere, che negli anni successivi alla pubblicazione di "On the Road" e "Big Sur" , si "riappropriò" del figlio scapestrato e tentò con la sua influenza di fargli imboccare la "retta via". Vi riuscì in parte, ma la vita di Jack era ormai rovinata dall'alcolismo.

Però preferirei affrontare la mia esposizione ricordando Jack come una grande persona, capace di trascrivere le sue emozioni sulle pagine più belle in assoluto della storia. La sua non era prosa, ma vera ed autentica poesia.

E a tutti quelli che non hanno mai letto "On the Road", ma anche a chi l'ha già fatto, dedico questo brano, il quale riflette lo stato d'animo con cui ho affrontato la stesura di questo mio umile lavoro


" E io arrancavo loro appresso come ho fatto tutta la mia vita con la gente che m' interessa, perché per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno 'Ooohhh!'"


Stiamo per partire.Ah, dimenticavo, io sarò "sul sedile posteriore", perché avanti sederanno Jack, anche lui come passeggero, e Dean Moriarty, che conosceremo tra poco, naturalmente e rigorosamente alla guida della Cadillac, la quale li ha accompagnati in uno dei tragitti più belli e indimenticabili.


La Beat Generation.


Beat generation; questi due termini hanno sempre suscitato reazioni contrastanti, ma tutti sono d'accordo sul fatto che essi abbiano caratterizzato un importante periodo per la storia e la letteratura americana e mondiale, che va dalla metà degli anni '40, fino alla fine dei '60 circa.

Il termine "beat", probabilmente coniato da Jack Kerouac negli anni '40, originariamente significava "essere un miserabile, fallito, insignificante ladro" , ma alla fine degli anni '50 fu ricondotto all'aggettivo "beatific" e a tal proposito Jack afferma :


" Beat doesn't mean tired , or bushed, so much as it means beato, the Italian for beatific : to be in a state of beatitude , like St. Francis, trying to love all life, trying to be utterly sincere with everyone, practising endurance, kindness, cultivating joy of heart. How can this be done in our mad modern world of multiplicities and millions? By practising a little solitude, going off by yourself once in a while to store up that most precious of gold: the vibrations of sincerity."

[ "Beat non vuol dire stanco, ma beato: essere in uno stato di beatitudine, come San Francesco, provando ad essere totalmente sincero con tutti, praticando la sopportazione , la gentilezza, coltivando la gioia del cuore. Come può essere fatto tutto ciò nel nostro pazzo moderno mondo di molteplicità e milioni? Praticando un po' di solitudine, uscendo da sé stessi una volta ogni tanto per far tesoro di qualcosa che è più prezioso dell'oro: le vibrazioni della sincerità."].


Lo stato di beatitudine qui esposto è spesso riferito all'effetto provocato da sostanze stupefacenti o da riti orientali, in particolare buddisti.

Il primo ad utilizzare la parola "beat" in veste "ufficiale" , fu il critico John Clellon Holmes in un articolo apparso sul New York Times del 16 novembre 1952 dal titolo This is the Beat Generation, in cui c'è un tentativo di classificare, o meglio, etichettare un'intera generazione, che ha subito forti modifiche col passare degli anni.


"Its members have an istinctive individuality [.]. Brought up during the collective bad circumstances of dreary depression, weaned during the collective uprooting of a global war, they distrust collectivity. But they have never been able to keep the world out of their dreams. [.] Their adolescence was spent in a topsy-turvy world of war bonds, swing shifts, and troop movements. [.] The peace they inherited was only as secure as the next headline. It was a cold peace. Their own lust for freedom, and the ability at a peace that kills, led to black markets, bebop, narcotics, sexual promiscuity [.], and Jean-Paul Sartre."

["I suoi membri- scrive Holmes- hanno un'istintiva individualità [.]. Allevati durante le cattive circostanze collettive di una triste depressione, svezzati durante il collettivo sradicamento di una guerra globale, non si fidano della collettività . Ma non sono mai stati capaci di mandare via il mondo dai loro sogni [.]. La loro adolescenza è trascorsa in un mondo sottosopra, fatto di patti di guerra, cambiamenti, e movimenti di soldati [.]. La pace che hanno ereditato era solo tanto sicura quanto il prossimo capoverso. Era una pace fredda. La loro brama di libertà, e l'abilità di vivere in una pace che uccide, portò alle borse nere, al bebop, alle droghe, alla promiscuità sessuale, e a Jean-Paul Sartre." ].


Chi erano i poeti beat? Non certo professori o scrittori "professionisti" aggrappati a un impiego in Case Editrici o giornali, ma giovani per lo più disperati e inquieti, che credevano nella vita , ma respingevano i sistemi morali e sociali precostituiti e volevano scoprirne da sé dei nuovi, sperando (o illudendosi) di trovarli più efficienti. Il loro problema era comune a tutti i giovani, i quali affrontavano l'esistenza in un dopoguerra, ma la loro caratteristica è stata di svelare, senza paure e senza falsi pudori, gli aspetti della vita di certa adolescenza americana contemporanea. Da quando sono stati classificati da Holmes, questi ragazzi irrequieti hanno bevuto molto, hanno fumato molta marijuana, hanno girato l'America con l'autostop, si sono esaltati ascoltando o improvvisando jazz, ma soprattutto hanno scritto e a volte anche pubblicato parecchi romanzi e raccolte di poesie.

E' stato facile scambiare il loro modo di vita per una rivolta antiborghese o per un volgare edonismo e giudicarli come semplici epigoni della "Lost Generation", il gruppo di letterati americani che nel primo dopoguerra si rivoltò contro il costume vittoriano e il conformismo puritano, dando voce a una protesta, la quale costituì i più bei classici della narrativa moderna.

In realtà, afferma Holmes, "The wild boys of today are not lost" [ "I ragazzi selvaggi di oggi non sono perduti"]. Essi non erano ossessionati, come i loro predecessori, dalla ripetitività di ideali ormai andati in frantumi o dalle lamentele circa una moralità infangata, perché tali aspetti li avevano dati per scontati. Erano stati cresciuti sulle rovine delle generazioni del primo dopoguerra, ma si sono comportati diversamente. Bevevano per sentirsi grandi e non per dimostrare qualcosa; le loro "escursioni" nella droga e nella promiscuità scaturivano da curiosità e non da delusione e disillusione.

Inoltre, mentre nella Lost Generation si verificò una perdita della fede, la Beat Generation è stata caratterizzata sempre più da un bisogno eccessivo di credere in qualcosa.

Gli esponenti di questa generazione erano per lo più ragazzi maturati troppo in fretta da un'esistenza sempre più promiscua alla vita degli adulti, partecipi attraverso la televisione e i giornali illustrati degli stessi mezzi di informazione, superficiali e grossolani, di cui si servivano gli adulti medi. In questo stato di parità non credevano più alle giustificazioni e agli accomodamenti dei genitori per spiegare un mondo sempre meno legato alle leggi tradizionali e si cercavano da sé, attraverso esperienze personali, una realtà autonoma e svincolata da convenzioni morali che ai loro occhi mascheravano solo pregiudizi e luoghi comuni.

Inoltre i beat sono stati spesso accostati agli "Angry Young Men" inglesi, ma in maniera molto vaga. Infatti i "giovani arrabbiati", che ostentavano tanto disprezzo per la politica sono nati proprio da un fatto politico : dalla legge del governo laburista del '44, la quale apriva le porte delle università a tutti gli strati sociali, abolendo il monopolio dell'educazione che fino ad allora era rimasto nelle mani dell'alta borghesia. Essi sono stati i portavoce dei nuovi ricchi della cultura : i provinciali, i poveri, quelli che si accontentavano di un posticino di insegnante o di bibliotecario in qualche angolo dell'isola e che si sentivano "tagliati fuori" dagli antichi tenutari della cultura ufficiale, cioè i laureati più o meno aristocratici e i direttori di radio e giornali. Costoro sono stati mira delle polemiche dei giovani letterati, i quali si sono dunque riallacciati alla tipica e tradizionale posizione del giovane artista, più progressista che anarchico, contro il filisteismo borghese e culturale. Ma non è questo il centro d'interesse della Beat Generation. Gli inglesi si battevano per realizzare i loro programmi; i giovani americani non avevano programmi da realizzare. Piuttosto cercavano una realtà trascendente in cui poter credere, tale da soppiantare quella terrena, oramai superata, della scienza moderna e in cui non potevano più credere. Non credevano nella violenza e in una rivolta attiva e aggressiva, ma in una specie di rinascita della personalità umana. Consideravano il mondo un caos morale, una causa inesorabile di distruzione dei valori intellettuali e si raccoglievano in gruppi di iniziati per isolarsi da chi "non capiva" e frugare la realtà in cerca di una fede, di qualcosa in cui credere, di un bandolo nell'intricata, inestricabile matassa che è la vita moderna.


La letteratura beat e la sua "Bibbia" : "On the Road".


In senso letterario, da quale "mente malata"- diremmo noi- è nata la Beat Generation?

Da quella di Allen Ginsberg, il quale nel 1944, quando era ancora un giovane studente universitario, si recò nell'ormai mitico Greenwich Village per incontrare Jack Kerouac, un altrettanto giovane (aveva solo 22 anni), promettente scrittore, stabilitosi a New York da qualche anno. Ad essi si unirono altri giovani "profeti" tra cui : William Burroughs, Gregory Corso, Lucien Carr ( che accompagnò Ginsberg nella sua prima "visita" al Village), Joan Vollmer, Herbert Huncke e Neal Cassady, che si erano ribellati all' "American way of life" e individuavano nell'universo di coloro i quali vivevano ai margini della società l'elemento ancora vitale del "grande paese".

Ciò che li accomunava , e sembra essere il prerequisito fondamentale dei fondatori della Beat Generation, era la permanenza in carcere o in ospedali psichiatrici ed è proprio questo l'elemento che desta maggior disappunto in molte persone, le quali giudicano senza conoscere fino in fondo.

Una delle contestatrici più accese dei beat fu la madre di Kerouac ( la famosa Memere), che, in una lettera indirizzata a Ginsberg, scrisse :

"I don't want an immoral lout like you around us. You are not fit to associate with us Christians. [.] You, miserable bums, all you have in your filthy minds is dirty sex and dope. [.] And another warning, don't ever mention Jack's name or write any more about Jack in your 'dirty' ' books'. I'll sue you in 'jail'. [.] I raised Jack to be decent and I aim to keep him that way. [.] We don't want sex fiens or dope fiens around us."

["Non voglio uno zoticone immorale intorno a noi. Non puoi essere associato a noi Cristiani.[.] Voi, miserabili barboni, tutto ciò che avete nelle vostre sporche menti è sesso sporco e droga.[.] E un altro avvertimento, nonnominate più Jack o non scrivete più nulla su Jack nei vostri 'sporchi' 'libri'. Io vi farò mettere in 'galera'.[.] Ho convinto Jack ad essere decente e ho intenzione di farlo continuare in questo modo.[.] Non vogliamo demoni del sesso o della droga attorno a noi." Nonostante tutto Jack Kerouac riunisce in sé tutti gli elementi culturali e comportamentali della Beat Generation letteraria, caratterizzata dalla coscienza di una frattura con la cultura tradizionale, accademica, ma che lascia un patrimonio di ampie letture e una curiosità puntata verso tutte le direzioni. Ecco perché il suo famosissimo "On the Road" è passato alla storia come la Bibbia beat. Infatti esso presenta un carattere che si attaglia perfettamente alla tradizione culturale americana, cioè la sopravvivenza, nell'ambito di una visione tragica e pessimistica della vita, all'interno di una condizione esistenziale segnata dalla scomparsa dei valori tradizionali, di una grande "voglia di spiritualità".


What is "On the Road" ?


"On the Road" is the second novel by Jack Kerouac (the first was "The Town and the City", which earned him respect and some recognition as a writer, although it did not make him famous), and its publication is a historic occasion in so far as the exposure of an authentic work of art is of any great moment in an age when the attention is fragmented and the sensibilities are blunted by the superlatives of fashion.

The fact is that "On the Road" is the most beautifully executed, the clearest and the most important utterance yet made by the generation Kerouac himself named years ago as "beat", and whose principal exponent he is.

When Jack decided to write "On the Road", he said : "My subject as a writer is of course America, and simply I must Know everything about it".

It deals with the typical young people's search for freedom. It is a semi-autobiographical novel based fairly closely on the lives of Kerouac and his friends. At its centre there is :

- the image of the roads crossing the great American continent;

- the sense of America's vastness as a dimension of existence that needs to be explored and offers freedom;

- a way to escape from the cities and one's own past.

The two central characters in "On the Road" are Dean Moriarty (a fictional portrait of Neal Cassady), an almost heroic figure, the great adventurer who pursues his desires from one side of the continent to the other, and Sal Paradise (who is Kerouac himself), a young writer, who follows Dean in his "crazy travels" and tells them from his point of view. He shows a fresh and sincere interest in the places he passes through and the people he meets, whatever their age, occupation and outlook. He communicates a feeling of the opennes and friendliness of ordinary American men and women, their lack of reserve, their hospitality and interest in other people. Jack, or Sal, has a wonderful eye for the characteristic details of American landscape and speech. Everything is observed almost lovingly, with good humour and a sense of immediate involvement. Kerouac feels he is sharing in the whole life of the nation, revelling in its diversity, and at home wherever he finds himself.

There are sections in "On the Road" in which the writing is of a beauty almost breathtaking. There is some writing on jazz that has never been equalled in American fiction, either for insight, style or technical virtuosity.

The book hit America just at the right time : coinciding with America's great love affair with automobile and with the birth of rock'n'roll.

"On the Road" had it all : teenagers, nightclubs, fast cars, sex. Some critic said that it was the first rock'n'roll book and that it sold like "hot cakes".

Kerouac himself referred to the book as a novel, but it would be more accurate to say that it is a very unusual kind of travelogue, as to say an account of the travels and adventures of an idealistic, open-minded young man.


Dunque, la trama in sé per sé risulta molto semplice e divertente : è una sorta di "diario di bordo, ma soprattutto fuori bordo" dei "crazy travels" su e giù per la West Coast e il Messico di questi due giovani americani, Sal Paradiso e Dean Moriarty. Il romanzo è ampiamente autobiografico : infatti, avendo letto precedentemente "On the Road", nel momento in cui ho sfogliato le pagine della biografia di Kerouac, ho creduto di aver sbagliato libro. Tra i particolari che cambiano vi sono i nomi dei personaggi : oltre a Sal, che sarebbe lo stesso Jack, e Dean, il quale non è altri che Neal Cassady ( uno pseudocow-boy entrato nella vita di Kerouac come un ciclone, portando con sé tutta la sua pazzia), vi sono Carlo Marx, trasposizione letteraria di Allen Ginsberg, e Bull e Jane Lee, che "interpretano" Burroughs e Joan Vollmer. Risulta doveroso fare un appunto circa il binomio Sal-Jack. Ad una prima lettura, la critica identificò lo scrittore con Dean Moriarty, ma in realtà non è così, in quanto Sal rispecchia i tratti del "bravo ragazzo", non realmente ribelle, con il valore della famiglia (solo a casa dalla zia ritrova sé stesso), tutte caratteristiche attribuite dai beat-writers, anche se con una nota di disappunto, al loro "capo spirituale". Infatti lo definivano un buddista sofferente, paragonabile ad uno "spettatore tipo della BBC".


La gioventù francese di Jean-Paul Sartre.


E mentre in America, nel leggendario Greenwich Village i beat, saturi di marijuana, davano vita alla loro corrente culturale fuori da ogni schema, In Francia nasceva un gruppo di giovani (la Sagan), i quali oltre a non avere alcun interesse politico, non avevano nemmeno appoggi spirituali. Si ispiravano al nulla creato da Jean-Paul Sartre : si muovevano nel nulla, in una "nausea" che non era neanche disperazione.

Chiariamo meglio questo concetto. Nel 1943 la pubblicazione dell'opera "L'essere e il nulla" segna la svolta di Sartre verso l'esistenzialismo negativo, il quale culminerà nell'adesione al marxismo.

Il filosofo si interroga sulle strutture dell'essere ed afferma che esso si manifesta in due maniere fondamentali : come essere in sé e come essere per sé. La prima si identifica con tutto ciò che non è coscienza, ma con cui questa entra in rapporto : le cose del mondo. La seconda è la coscienza stessa, la quale ha la prerogativa di essere presente a sé stessa e alle cose. Di conseguenza l' in sé è il dato, che la coscienza si trova davanti, come qualcosa di opaco. Il per sé è la coscienza che, essendo presenza alle cose, attribuisce loro dei significati. Poiché il per sé non è dato, ma ad esso dà dei significati, è chiamato da Sartre nulla, intendendo con tale termine non il contrario dell'essere, ma la coscienza stessa, che sorge come potenza nullificatrice del puro dato e come fonte di significato rispetto all' in sé. La nullificazione si ha nel momento in cui la coscienza, ovvero il per sé, attribuisce dei significati alla realtà e in conseguenza di ciò la coscienza è libera ed è condannata ad esserlo, proprio perché strutturalmente attribuisce significati al dato.

Quindi nel momento in cui queste condizioni vengono soddisfatte anche l'uomo è coscienza e in quanto tale è responsabile del mondo e di sé stesso. Tutto ciò che accade nel mondo risale alla libertà e alla responsabilità della scelta originaria, perciò nulla di ciò che accade all'uomo è inumano. Non esistono casi accidentali : un avvenimento sociale improvviso, una guerra ad esempio, non viene dal di fuori, ma dall'uomo stesso; la guerra in cui è coinvolto diviene la sua guerra e la merita. Sartre afferma : "Io la merito in primo luogo perché potevo sottrarmi ad essa col suicidio e la diserzione: queste possibilità ultime devono sempre esserci presenti quando si tratta di affrontare una situazione. Se non mi ci sono sottratto, io l'ho scelta: forse solo per mollezza, per debolezza davanti all'opinione pubblica, perché preferisco certi valori a quelli del rifiuto stesso di far la guerra. Ma in ogni caso si tratta di una mia scelta."

La libertà fa sì che l'individuo risulti in uno stato di permanente conflitto con gli altri. E' inevitabile lo scontro delle libertà e la guerra dei significati.

Inoltre si scorge nella condizione umana un tratto paradossale. Nonostante la sua libertà, l'uomo non sceglie il suo essere stesso, ossia il fatto di essere "gettato" nel mondo e di esistere come libertà. Il fatto di essere al mondo è assurdo, non ha spiegazioni. L'esperienza emotiva di tale assurdità di fondo dell'esistenza è la nausea, che Sartre descrive nell'omonimo romanzo del 1938 in cui il protagonista scopre la mancanza di senso dell'esistenza, la quale gli si rivela mediante un nauseabondo sentirsi "di troppo" rispetto al mondo e agli altri. Sebbene gli uomini abbiano cercato di sormontare questa consapevolezza con le metafisiche e le religioni essa rimane al fondo di ogni uomo come inespressa, ma inequivocabile intuizione e verità. Da ciò il progetto dell'uomo di farsi Dio, un essere che è ragione e fondamento di sé medesimo, attuando una sintesi fra in sé e per sé. Ma ciò è impossibile perché la coscienza può sorgere solo dopo l'essere e come nulla dell'essere stesso e non come suo fondamento. Quindi ogni sforzo di farsi Dio è destinato al fallimento, tant'è che l'uomo è un Dio mancato o una passione inutile. Tutti i comportamenti umani sono fallimentari; in virtù di ciò il filosofo chiudeva il libro con la frase: "E' la stessa cosa, in fondo, ubriacarsi di solitudine o condurre i popoli" . D'altro canto "L'essere e il nulla" si fonda sul concetto di libertà e responsabilità. Questo spiega perché egli, in concomitanza con l'atmosfera di "impegno" rappresentata dalla Resistenza e dalle ricostruzione post-bellica, abbia insistito sulla teoria della libertà e della responsabilità individuale e sociale dell'uomo, abbandonando il negativismo e l'assurdismo iniziale e reinterpretando l'esistenzialismo nei termini di una teoria dell'azione e della storia.

Approfondendo i temi dell'azione e dell'impegno sociale, Sartre ha intrapreso un cammino che lo ha portato nel 1960 a pubblicare la "Critica della ragione dialettica", con la quale si assiste ad un passaggio dall'esistenzialismo ad una piena adesione al marxismo. Il filosofo prende in considerazione la struttura dialettica del corso storico, come processo in divenire, che si caratterizza come una totalizzazione mai conchiusa e sempre in via di farsi. Ciò accade perché la dialettica, secondo Sartre, non costituisce una realtà naturale, ma è un processo il cui soggetto è l'uomo con i suoi bisogni. La dialettica è concepita all'interno dell'esperienza vissuta, in base al principio secondo cui l'uomo subisce la dialettica in quanto la fa, e la fa in quanto la subisce. In virtù di ciò, la storia contiene la possibilità dell'alienazione , cioè il rischio che l'uomo diventi succube dei prodotti della sua attività. Infatti , se da un lato l'uomo è il soggetto che costituisce la dialettica, dall'altro può essere l'oggetto alienato dalla dialettica "costituita". L'alienazione risiede nei rapporti dell'uomo con la natura e nei rapporti fra gli uomini. Nel primo caso si prende come riferimento l'uomo del passato, il quale si oggettivava al lavoro perché spinto dalla penuria, ma successivamente, nella società industriale, tale oggettivazione diventa vera e propria "alienazione" rispetto ai prodotti e al senso umano del lavoro.

Nel secondo caso, Sartre fa una distinzione fra serie e gruppo, che costituiscono la "fenomenologia della dinamica rivoluzionaria".

La serie è una "Molteplicità discreta di individui, formata da una pluralità di solitudini ostili tra loro" (da "Critica della ragione dialettica"). L'uomo non vive in unione con gli altri.

Il gruppo è un'organizzazione di individui caratterizzata da un'unità di intenti in cui ognuno si sente "immedesimato" con gli altri. Esso si costituisce nel momento della rivoluzione contro un ostacolo o un avversario comune. Passato il momento eroico della fusione rivoluzionaria, il gruppo deve ulteriormente lottare per non disgregarsi e tornare serie. L'unità, però, persiste solo in presenza di una situazione di terrore, che si concretizza nella disciplina e nel controllo dispotico , i quali portano all'attribuzione del potere ad un capo carismatico. Attraverso l'organizzazione e l'istituzione, il gruppo raggiunge l'alienazione. Alla fine, costituitosi come superamento della serie, il gruppo rischia di sfociare in una nuova serialità alienata, in cui gli uomini si sentono nuovamente estranei l'uno all'altro e alla comunità reale.

L'adesione al marxismo, via via radicalizzata, portò Sartre a sostenere i movimenti dell' estrema sinistra con i quali si era schierato nel corso della contestazione studentesca del '68.

A differenza dei giovani della Sagan, che nel nulla e nella nausea trovavano una verità secondo cui l'esistenza non ha senso, l'uomo si sente di troppo rispetto al mondo e agli altri uomini e ogni comportamento umano è fallimentare, gli scrittori beat americani erano nati da uno sgomento, da una perplessità, da uno spavento del nulla che avevano scoperto da sé e che si sforzavano di vincere. Che siano i portavoce dei delinquenti minorili, dei drogati, non toglie loro una fondamentale ingenuità, un primordiale ottimismo, una vaga fiducia sufficiente a giustificare pratiche pseudoreligiose tali da mostrare un loro residuo barlume di speranza.


22 novembre 1963 : assassinio di John Fitzgerald Kennedy.


Nel pieno della Beat Generation l'America fu sconvolta dalla prematura scomparsa di uno dei suoi presidenti più amati : John Fitzgerald Kennedy.

Eletto all'età di 44 anni, dopo la scadenza del secondo mandato di Eisenhower, Kennedy fu il primo, e l'ultimo, presidente cattolico ad entrare alla Casa Bianca . Suscitò subito larghi consensi grazie alla sua politica ispirata alla tradizione progressista di Wilson e Roosevelt, che aggiornò col riferimento ad una nuova frontiera, non più materiale, ma spirituale, culturale e scientifica. In uno dei suoi famosi discorsi, Kennedy disse :


"Al di là di questa frontiera si estendono i domini inesplorati della scienza e dello spazio, dei problemi irrisolti della pace e della guerra, delle sacche di ignoranza e di pregiudizi non ancora debellate".


Onorevoli furono i suoi sforzi in politica interna, i quali portarono a un forte incremento della spesa pubblica, assorbito in parte dai programmi sociali, in parte maggiore dalle esplorazioni spaziali.

La politica estera fu invece caratterizzata da una linea ambivalente, che puntava alla difesa degli interessi americani nel mondo.

Nonostante tutto, questo slancio riformatore fu tragicamente interrotto il 22 novembre 1963 a Dallas (Texas). Tutto il Paese si fermò. E, siccome gli Stati Uniti erano Dominatori di mezzo mondo, si fermò l'intero pianeta : il mezzo mondo assoggettato e quello che si opponeva allo strapotere a "stelle e strisce".

Però ciò che destò maggior scalpore, e che ne desta ancora oggi, è la mancata soluzione del giallo. Non è mai stato trovato un vero colpevole e vengono continuamente avanzate nuove ipotesi : si pensa alla Mafia, alla Massoneria, al presunto assassino, Lee Harvey Oswald, addirittura agli U.F.O.

Quel che è certo è la presenza di molte, troppe incongruenze.

A cominciare dal rapporto finale della Commissione investigativa, guidata da Warren, che depone a favore del complotto in maniera molto sbrigativa. La Commissione ha infatti deliberatamente ignorato eventi, misinterpretato accadimenti, presenze e assenze sulla scena; infine ha proposto una teoria circa la traiettoria del proiettile a dir poco assurda. Ilgrafico con il "percorso della pallottola unica" dovrebbe giustificare, a detta della Commissione Warren, i ferimenti registrati tra i più prossimi al Presidente e l'assassinio dello stesso.

L'ipotesi del complotto è tuttavia avvalorata, non certo dal rapporto delle indagini, ma da alcuni avvenimenti "sospetti" precedenti e seguenti al delitto. Essi possono essere riassunti nei seguenti punti:

- Oswald (il presunto assassino) non sparò a Kennedy mentre percorreva Houston Street, il punto ideale e più semplice per colpirlo; invece il percorso del Presidente venne fatto passare da Elm, il luogo più standard per una triangolazione di fuoco.

- Il percorso di parata venne cambiato all'ultimo istante e deviato verso Dealey Plaza.

- Il van dei media venne fatto sostare nell'unico punto, che non permette di coprire interamente la visuale e di inquadrare lo scorcio da cui provengono gli spari. Infatti, quello girato dall'operatore Zapruder risulterà essere l'unica inquadratura diretta sulla testa del Presidente.

- Il filmato Zapruder dimostra che la testa di Kennedy si spostò, al momento del colpo, violentemente indietro verso sinistra: incompatibile con la supposizione che il colpo fosse provenuto da dietro, dove al momento si trovava Oswald.

- Lee Harvey Oswald venne trovato un minuto e mezzo dopo lo sparo, al secondo piano dello stabile TSBD, tranquillo e per nulla affaticato, mentre beveva una Coca-Cola. Impossibile in così breve tempo arrivare dal sesto al secondo piano ed essere tranquilli e freschi come una rosa. Poco dopo l'arresto Oswald fu assassinato da Jack Ruby e successivamente fu avanzata l'ipotesi della presenza di un "Uomo con l'ombrello" nei pressi dell'auto presidenziale.

- Moltissimi testimoni affermarono di essersi imbattuti in personaggi, che si qualificavano come appartenenti al Servizio Segreto; quindi in Dealey Plaza non erano presenti agenti.

- Ingrandimenti effettuati da una foto scattata da una donna (la signora Moorman) evidenziano la presenza di un uomo in uniforme, che punta il fucile verso il Presidente.

- Molti testimoni dichiararono che i colpi furono quattro.

- Subito dopo lo sparo, saltarono le comunicazioni telefoniche dell'intera Washington; il black-out durò un'ora.

- Ci sono prove che Oswald e Jack Ruby (il suo assassino) si erano conosciuti e frequentati prima dell'assassinio di Kennedy, ma Ruby l'ha sempre negato.

- L'ambulanza di stanza a Dealey Plaza, che avrebbe potuto soccorrere e salvare il Presidente, non c'era, poiché impegnata a portare in ospedale un uomo colto da crisi epilettica. Un controllo in ospedale verificò che nessuno fu assistito o ricoverato per crisi epilettica.

- Il cadavere di Kennedy venne letteralmente rapito e portato a Washington per l'autopsia. Erano i medici di Dallas a essere incaricati ad effettuarla. Ciò fa sospettare che l'autopsia a Washington fu pilotata.

- Le notizie dei media riportarono che Oswald era il killer del Presidente e ne descrissero gli spostamenti poco prima dello sparo; il che al momento della notizia non era ancora stato rilevato.

- Nessun medico, durante l'autopsia, poté toccare il cadavere o esprimere un parere; fu dato per scontato l'ingresso della pallottola dalla nuca.

- Il cervello di Kennedy scomparve dopo l'autopsia e non venne mai più recuperato.

- Almeno 75 persone cionvolte nel caso Kennedy morirono negli anni successivi, in circostanze misteriose. Il primo fu Jack Zangretti, ucciso da un colpo di pistola alla testa nel dicembre '63, era colui che sapeva dei rapporti Oswald-Ruby. Solo nel 1964 morirono tredici testimoni chiave. Furono nove le persone morte nel '65. Dodici nel '67. Nel '77, quando stavano per essere riaperte le indagini, scomparvero altri quattordici testi potenziali.


Nel 1999, inoltre, vi sono state rivelazioni sconcertanti circa la tragedia, contenuti in un dossier consegnato da Eltsin a Clinton.

Dal documento, proveniente dagli archivi dell' ex-KGB, emergerebbe la natura extraterrestre del delitto. Sembra infatti che civiltà aliene, preoccupate per la decisione del presidente di diffondere notizie documentate riguardanti l'esistenza di altre forme di intelligenza, abbiano deciso di "risolvere il problema" , eliminando il Presidente degli Stati Uniti . Naturalmente questa ipotesi, come quella della "pallottola unica" ha un che di assurdo.

Morale della favola : nessuno riuscirà mai a scoprire la verità su questo delitto e anche se si volessero riaprire le indagini sarebbe fatica sprecata, dato che verrebbero messi in gioco gli interessi politico- economici della principale potenza mondiale.

"La casa in collina" di Cesare Pavese può essere comparata ad "On the Road"?


Tornando a "On the Road", si è detto precedentemente che si tratta di un romanzo, il quale mette in evidenza la condizione esistenziale dei ragazzi americani del secondo dopoguerra.

Tratta dell'amicizia, delle difficoltà dell'amore, della ricerca di sé, del desiderio d'appartenenza e dell'impossibilità di rinunciare al desiderio e al bisogno di rivolta, dell'ansia di un andare senza fine, che cancelli l'ombra della noia e quella più oscura della morte; è un'opera che sembra dare corpo ancora una volta a tutti i grandi miti dell'America.

Anche in Italia uno scrittore non poté fare a meno di riproporre nelle sue opere gli esempi e gli insegnamenti tratti dagli autori statunitensi : Cesare Pavese.

Nato nel 1908 a Santo Stefano Belbo, paesino in provincia di Cuneo, che torna continuamente nei suoi romanzi, studiò a Torino dove, ai tempi del liceo, cominciò a frequentare gli ambienti antifascisti e di contestazione al regime. Nel 1932 si laureò in lettere, con una tesi sul poeta americano Walt Whitman (aveva imparato l'inglese da autodidatta e rimase affascinato dalla letteratura d'oltreoceano per l'uso costante dello slang). La sua prima attività letteraria fu di traduttore delle maggiori opere statunitensi : ricordiamo "Moby Dick" di Melville, "Daedalus" di Joyce, "Il 42° parallelo" di Dos Passos.

Dopo una breve permanenza in carcere (non ci ricorda qualcuno?) per motivi politici (1935), Pavese cominciò a frequentare personaggi, che saranno molto importanti per la sua attività culturale e affettiva : Vittorini, Pintor, Fernanda Pivano (la più famosa americanista) e si dedicò con assiduità alla "produzione propria" di prosa e romanzi. Tra i principali annoveriamo : " Paesi tuoi" (1941), "La spiaggia" (1942), "Prima che il gallo canti" (1949), "La luna e i falò" (1950), che comparve pochi mesi prima della morte di Pavese, il quale si suicidò, appunto, nel 1950.

Appartiene a "Prima che il gallo canti" il romanzo breve, o racconto lungo, "La casa in collina" in cui l'autore, proprio come Kerouac, dà molta più importanza alla ricerca interiore ai grandi problemi esistenziali.

La storia è ambientata nel 1943 e il protagonista è Corrado,un insegnante di scienze in un istituto di Torino, che scende in città solo per lavorare. La sua casa, o meglio, la stanza in cui vive, si trova in collina dove sfugge i pericoli dei bombardamenti notturni ed è amorevolmente accudito da Elvira, la figlia della padrona di casa. Tale tranquillità gli permette di realizzare il desiderio di rimanere estraneo a quanto capita attorno a lui; ma nello stesso tempo non sopporta le eccessive attenzioni delle due donne, che tendono ad impossessarsi di lui, né può eliminare un senso generale di insoddisfazione per il proprio cinico astrarsi dalla vita.

Una sera si reca in un'osteria e lì incontra Cate, una sua ex fiamma con cui era finita male a causa della volontà dell'uomo di non impegnarsi. Ciò che lo sconvolge è che la donna abbia un figlio, Dino, che per l'età che ha potrebbe essere suo. Intanto cade il fascismo, viene fondata la Repubblica di Salò nella parte settentrionale della Penisola ; scoppia la guerra partigiana e con essa i rastrellamenti nazi- fascisti. In occasione di uno di questi vengono catturati Cate e suo fratello. Dino si salva, viene raccolto da Corrado e portato presso un convento dal quale presto si allontanerà per unirsi ai partigiani.

Corrado decide di tornare a casa dai suoi genitori, nelle Langhe, per evitare di essere catturato. Intraprende un viaggio attraverso le colline e le vallate, cercando di evitare i rastrellamenti e i posti di blocco. Tutto il mondo brucia, la violenza imperversa e, quando è già vicino a casa, assiste ad un'imboscata partigiana contro un'autocolonna fascista : la vista di quelle scene di morte gli fa prendere coscienza del fatto che non si può restare al di fuori, non è possibile rimanere neutrali a guardare, perché la guerra chiede conto a tutti del comportamento che ciascuno ha.

In questo romanzo Pavese mette in evidenza uno stile più maturo e personale. La vicenda narrata acquista forza dalla ricchezza dei temi, dalla delineazione di nodi simbolici, che spingono il lettore a cogliere una riflessione che si allarga fino a divenire una meditazione generale sui grandi problemi esistenziali.

Dal punto di vista dello stile Pavese dà una soluzione brillante al problema del rapporto lingua dialetto nella sua prosa, frutto di un intenso lavoro e di una continua analisi ed autoanalisi del linguaggio, il quale porta all'invenzione di una lingua insieme classica e parlata.

Il parlato si riferisce al dialetto piemontese, che viene nobilitato senza mettere in secondo piano la lingua.

In questo romanzo la scrittura è misurata e governata nella costruzione di un ritmo uniforme, capace di dare un'intonazione al racconto: la prosa non è un "canto", me è ricca di elementi ritmici, che danno alla pagina un respiro regolato su una sorta di "metro prosastico". Un'analoga innovazione è attuata in "On the Road" : la narrazione è scandita da un ritmo serrato e mozzafiato, che ricorda il jazz di Parker, tanto amato dai beat. In questo caso il "metro prosastico" prende spunto dalla musica nera e riproduce i suoni e le sensazioni tipiche del viaggio.

La superiorità di "La casa in collina" nasce dal coraggio di autoanalisi: il protagonista è un intellettuale, che di fronte alla Resistenza e alle esigenze di un impegno personale rivela la propria ambiguità, un'incertezza che nasce dalla sua collocazione di classe. Pavese comunque non riduce la storia di Corrado a una vicenda psicologica, ma la approfondisce con un'analisi dei termini sociali e di classe.

Il tema principale è la solitudine, che cessa di essere un immobile stato d'animo per divenire una condizione individuale e storica. La perdita di identità sociale dell'intellettuale diventa abitudine all'ambiguità, al doppio gioco. L'estraneità alla guerra non è altro che estraneità alla storia, incapacità di attribuirle senso e valore.

Si denota quindi l'esigenza di "svegliarsi" da un lungo letargo fatto d'indifferenza per diventare parte attiva della società, ribellarsi ai vecchi schemi se è necessario e andare alla ricerca di una propria, vera essenza. Il viaggio è fonte di nuove conoscenze e di sviluppo interiore, atto a produrre una personalità indipendente e responsabile.


Un "beat" dell'antichità : Catullo.


Chi ha detto che i beat sono nati negli anni '40?

In realtà Jack, Ginsberg, Corso, Burroughs & co. non hanno fatto altro che riproporre ideali e stili dei "poeti nuovi" latini. E come per i poeti americani il capostipite fu Kerouac, così anche i "beat" della letteratura latina videro in Catullo il loro principale rappresentante.

Caio Valerio Catullo nacque a Verona nell'87 (o 84) a.C., certamente da una famiglia ricca , datosi che Cesare era spesso ospite del padre e il poeta stesso possedeva diverse ville e tenute.

Ebbe una vita sentimentale molto travagliata e piena di sofferenze. Si innamorò di un'unica donna nella sua vita, Clodia- poeticamente chiamata Lesbia- , sorella del tribuno Clodio e moglie del governatore Metello Celere, con cui si trovava legata in un matrimonio di convenienza e infelice. Catullo rimase colpito profondamente dalla sua bellezza e dalla sua cultura e con lei trascorse momenti felici, che terminarono presto a causa dell'infedeltà della donna. Dopo alcuni anni decise di ritirarsi in solitudine per dimenticare quell'amore, ma spesso ricadde nelle "trappole" di Clodia, finché, avendo compreso che nel suo cuore non c'era più posto per lui, partì per la Bitinia.

Dopo un anno fece ritorno a Roma e riprese la relazione con la sua fiamma di sempre, ma a questo punto a causa della dissoluta condotta di lei, l'amore finì e poco dopo anche la passione di cui riuscì a liberarsi "come di un tetro morbo". Purtroppo non visse a lungo : nel 54 a circa 30 anni si spense, minato dalle "ferite" dell'amore e da una grave malattia.

La vita di questo grande poeta è estremamente significativa perché ci introduce negli ambienti raffinati e corrotti dell'alta società di Roma, ormai ricca capitale imperiale, e ci svela gli ideali di vita della nuova generazione letteraria, cioè la poesia e l'amore, in un oblio delle vicende politiche in un cosciente rifiuto dei tradizionali valori morali.

Catullo fu il primo e forse l'unico poeta veramente lirico della letteratura latina. La sensibilità e l'impeto dell'animo, il disinteresse per i problemi filosofici e gli eventi politici, l'esperienza amorosa fortemente vissuta e sofferta improntano la sua produzione letteraria di un inconfondibile tono autobiografico di immediatezza e spontaneità. L'adesione alla poetica nuova risponde all'esigenza interiore di uno spirito, che si sente ormai estraneo ai valori tradizionali della morale repubblicana, e ricerca un ideale di vita e di arte nel calore dei sentimenti personali, nell'affetto per la sua donna e per gli amici. E' soprattutto un "cantore d'amore" e dell'amante ha tutta la dedizione e la trepidazione.

Per lui l'amore è l'unico vero valore per cui vale la pena dare tutto sé stesso, bruciare la propria esistenza. Con l'apparizione di Lesbia distingue il bene velle, la capacità di provare affetto e stima, dall'amare, la componente sensuale e passionale. La presa di coscienza di questo conflitto interiore si ha nel carme 72 :


"Iniuria talis / cogit amare magis, sed bene velle minus".

["Con un tradimento come il tuo / si ama di più, ma si vuole bene di meno".]


Il dramma diventa lacerante quando il bene velle scompare; allora il dissidio dà vita al carme 85:


"Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris.

Nescio, sed fieri sentio et excrucior".

["Odio e amo. Perché lo faccia forse ti chiedi.

Non saprei, ma sento che è così e mi tormento".]


Per la sua poesia Catullo si rifà molto ai greci e in particolare a Saffo, per la trattazione degli effetti dell'emozione amorosa, a Callimaco e forse a Euforione, riproducendo procedimenti strutturali alessandrini come la digressione e l'utilizzo dell'elegia intercalata in un inno.

Comunque sono presenti degli elementi originalissimi: la distaccata ironia e l'esclusivo culto dei valori formali passano in secondo piano per fare spazio all'affettività di un animo pronto a commuoversi e ad umanizzare i miti.

Per quanto concerne lo stile, Catullo risulta rapido nella composizione e fa spesso ricorso all'improvvisazione. Affiora una sorta di trascuratezza stilistica, che fa qualora apparire alcuni versi di gusto prosastico. Talvolta l'espressione non viene "lavorata" a fondo e di conseguenza viene meno la chiarezza. Ma in genere il linguaggio catulliano è vivo ed espressivo : vi è un'utilizzazione del tutto esclusiva della lingua parlata, di diminutivi, di grecismi e anche di costrutti arcaici, adoperati più che altro con una funzione ornamentale.

Anche in "On the Road" vi sono numerosi momenti di pura poesia e l'amore di Jack per i luoghi visitati è simile a quello dell'amante Catullo :


"Ma perché pensare a questo con tutta quella terra dorata davanti a te e tutta una serie di imprevedibili avvenimenti che ti aspettano in agguato per sorprenderti e farti felice di essere vivo per potervi assistere?"


"Grandi bellissime nuvole fluttuavano sopra di noi, nuvole della vallata che ti facevano sentire la vastità della vecchia sacra America in rovina da foce a foce e da cima a cima"


"Mentre passavamo il confine fra il Colorado e l'Utah vidi Iddio nel cielo sotto forma di immense nuvole dorate assolate sopra il deserto che poteva puntare un dito verso di me e dire : 'Passa di qua e va' avanti, sei sulla strada per il cielo'".


"Reno, Battle Mountain, Elko, tutte le città lungo la strada per il Nevada sfrecciarono l'una dopo l'altra, e al crepuscolo eravamo sulle pianure del Lago Salato con le luci di Salt Lake City che lanciavano barlumi infinitesimali almeno a centosessanta chilometri oltre il miraggio delle pianure, mostrandosi due volte, sopra e sotto la curvatura della terra, una volta chiare, una volta opache".


Caravaggio.un potenziale "beat".


Le radici della Beat Generation si possono ritrovare anche nelle arti figurative del '600 e in particolare in quella facente parte della rivoluzione naturalistica di Caravaggio, che mi sono permessa di considerare un "potenziale" beat per la sua complessa personalità, la quale per certi aspetti richiama quella del "nostro caro" Dean Moriarty.

Michelangelo Merisi, detto Il Caravaggio, nacque nel 1571 a Caravaggio, nel bergamasco. Ebbe una vita breve, trascorsa in uno stato di solitudine psichica e in continui contrasti, dovuti anche al carattere impulsivo e violento, ma durante gli anni di attività attuò una vera e propria liberazione dall'autorità della tradizione e un mutamento del linguaggio artistico posto in termini di assoluta novità. Essa mira a una forma di rappresentazione delle "cose naturali", diretta, lucida e oggettiva senza l'intermediazione di modelli ideali, né di norme elaborate concettualmente o di schemi e formule prefissati. Tale arte prende spunto dalla realtà viva, che raffigura personaggi e ambienti della vita quotidiana, con libertà di scelta dei soggetti.


Da qui nasce una nuova, più vera, più ricca umanità, nascono personaggi che assumono straordinario carattere per la fedeltà al loro naturale aspetto, per l'evidenza espressiva dei loro atti e sentimenti dai quali scaturisce la violenta tensione drammatica delle composizioni. Ed è proprio in questa umanità semplice e disadorna, in questa ambientazione spoglia ed essenziale, in questa riscoperta vita vissuta che consiste l'aspetto più nuovo della pittura del Caravaggio. Già nelle sue prime importanti opere, commissionategli principalmente dal cardinal Del Monte, come il "Bacco", viene messa in evidenza una novità assoluta rispetto al linguaggio artistico corrente. Le figure sono ritratte fedelmente dal mondo reale e sono, per lo più, figure di giovani popolani. Anche la riproduzione di oggetti, fiori, frutta è fedele e analitica. Le tinte risultano ancora chiare e poco contrastate, ma vi è già un attento studio degli effetti di luce, di un'esaltazione delle qualità materiche, con un gusto e una cura appassionata del particolare naturalistico, che tocca apici di virtuosismo nella celebre "Canestra di frutta" del 1595 e considerato il primo esempio di "natura morta". Vi è già uno studio accurato degli effetti luminosi e si nota la direzione laterale della luce e inoltre per la prima volta non esiste un'immagine idealizzata, in quanto le foglie e i frutti presentano difetti e forme imperfette.


La prima importante commissione pubblica, ottenuta per interessamento del cardinal Del Monte sono le tele con le "Storie di San Matteo" per la Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. In queste opere, di cui fanno parte la "Vocazione" e il "Martirio di San Matteo", si esplica l'evoluzione dello stile del Caravaggio nell'accentuata indagine naturalistica e nel più violento contrasto chiaroscurale.

Le profonde ombre oscurano completamente gli ambienti e i personaggi sembrano emergere da esse per effetto dell'intenso fascio di luce che li investe lateralmente. L'efficacia realistica e la tensione drammatica della rappresentazione sono affidate al repentino passaggio dalla luce viva all'ombra cupa.


Il procedimento tecnico, in queste opere, si rivela singolare rispetto alla pratica artistica del tempo. Dalle radiografie effettuate sui dipinti della Cappella Contarelli si evince che il maestro dipingeva di getto, operando direttamente sulla tela e modificando nel corso del lavoro l'idea primitiva.

Tra il 1600 e il 1601 Caravaggio dipinge, per la cappella Cerasi in Santa Maria del Popolo la "Crocifissione di San Pietro" e la "Conversione di San Paolo", ove il soggetto sacro viene trattato con l'estrema naturalezza , ma anche con il brutale realismo, di una scena di guerra e la composizione contenuta in una rigorosa essenzialità e inaudita evidenza.

Negli anni immediatamente successivi dipinse la "Madonna dei Pellegrini", meglio conosciuta come "Madonna del Serpe" e il "David con la testa di Golia", il quale rappresenta un crudele autoritratto dell'artista. Le composizioni sono più studiate anche se i personaggi, gli atti e le espressioni sono sempre riprese dalla vita quotidiana, di strada o d'osteria. Malgrado lo spirito di sincera religiosità che li pervade, i suoi soggetti acquistano uno spregiudicato realismo, che tocca il suo apice nel dipinto con la "Morte della Vergine", duramente contestato dai committenti e rifiutato perché indecoroso : infatti il soggetto per la figura della Madonna era una donna morta affogata nel Tevere.


Dal 1606 inizia il periodo più tragico della vita di Caravaggio. In quest'anno, il maestro che aveva già subito processi e condanne per liti e polemiche, fu coinvolto in una rissa durante una partita di pallacorda e uccise il suo avversario.

Costretto a fuggire da Roma, cercò scampo a Napoli. Qui restò circa un anno e dipinse opere quali la "Flagellazione", che costituirono i testi fondamentali per lo sviluppo della pittura del Seicento napoletano.

Nel 1908 si trasferì a Malta dove lasciò altri altissimi capolavori come la "Decollazione del Battista", giocato in poche tonalità dense di bruni e di rossicci quasi volti al monocromo.

Costretto a fuggire anche da Malta, dopo essere stato imprigionato per aver offeso un Cavaliere dell'Ordine, si recò prima in Sicilia poi a Napoli. Tra la fine del 1609 e i primi mesi del 1610, di nuovo a Napoli, venne ferito dai sicari del Cavaliere di Malta. Avuta notizia del perdono del papa, il maestro si imbarcò nel luglio dello stesso 1610 per Roma, ma, appena sbarcato a Porto Ercole, venne arrestato per errore. Rilasciato due giorni dopo, quando la nave era ormai ripartita, vagando disperato per aver perduto con la barca tutto ciò che possedeva e colto da un attacco di malaria, Caravaggio moriva sulla spiaggia di Porto Ercole il 18 luglio.


Andy Warhol : l'artista "ufficiale" della Beat Generation.


Andy Warhol (1930-1987) è il rappresentante più tipico della pop art americana. Figlio di un minatore cecoslovacco emigrato negli Stati Uniti, è uno dei maggiori esponenti della cultura nord-americana, soprattutto per la sua voluta ignoranza di qualsiasi esperienza artistica maturata in Europa. Rifiutata per intero la storia dell'arte, con tutta la sua stratificazione di significati e concettualizzazioni, l'arte di Warhol si muove unicamente nelle coordinate delle immagini prodotte dalla cultura di massa americana.

Nel '60, proveniente come molti altri artisti pop dalla grafica pubblicitaria e dalla cartellonistica, crea le prime opere basate sui comics (Dick Tracy, Superman, Braccio di Ferro) e sulla Coca-Cola. Da qui inizia a proporre serie di immagini analoghe di oggetti commerciali, eseguite anche con procedimenti meccanici, in una schematizzazione grafica spiccatamente pubblicitaria. A quel tempo la scena artistica americana era dominata dall'espressionismo astratto e dall'Action Painting : come dire rabbia e lacrime, rifiuto di ogni controllo razionale, gesti sfrenati e appalesamento della più profonda, personale, individualistica interiorità. A tutto ciò Warhol reagì scegliendo di riprodurre la realtà che lo circondava.


Inutile dire che la critica all'inizio lo criticò e lo sbeffeggiò :


"Alcuni critici- commenterà con la sua consueta ironia- hanno detto di me che io sono il Nulla in Persona e questo non ha aiutato per niente il mio senso dell'esistenza".


Dopo, nel corso degli anni '60, si leverà invece dalla itelligencija americana un coro di lodi stucchevoli ed inconcludenti, che Warhol elencherà divertito in un brano della sua "Filosofia".

Quanto a lui, sembra porsi un solo obiettivo : demistificare la pittura, l'opera d'arte, la sua originalità di "pezzo unico", in cui la mano dell'autore ha un peso pari almeno a quello dell' "idea". E demistificare l'immagine di marca romantica, cara agli espressionisti, dell'artista- demiurgo. Per lui l'arte è invece un "prodotto". Del '62-'64 sono le scatole di Campbell Soup che ,con le figure dei miti holliwoodiani come Marilyn Monroe o Elvis Presley ancora del '62 e con le scatole di Brillo del '64, determinarono i suoi primi successi; anche i dipinti con le immagini dei dollari risalgono agli stessi anni.

"L'artista diventa colui che interviene specificamente nel campo dell'immagine per produrre un messaggio da un grado basso ad uno più alto.

Egli sottrae l'immagine dall'ambito del consumo di massa, per introdurla in ambito colto, quello dell'arte. Lo strumento è quello di uno stile che non rifiuta il sistema meccanico di riproduzione dell'immagine o perlomeno dell'ottica e dello spirito che determina quest'ultima, ma anzi ne accoglie il procedimento e la neutralità di fondo che la sorregge. Perché questo avvenga è necessario eliminare ogni discriminazione per quanto riguarda l'ambito dove l'immagine nasce, cresce e si sviluppa". (Achille Bonito Oliva).


Tra le immagini dei media in seguito Warhol adottò quelle di incidenti stradali, la serie degli "Scontri", e di esecuzioni, la serie delle "Sedie elettriche", che realizza con giustapposizioni di fotogrammi uguali o di diversa intensità cromatica o luminosa, in modo da far perdere al racconto drammatico la forza d'urto iniziale attraverso la ripetizione seriale. L'insieme degli elementi che entrano in gioco nelle sue opere, dalla scelta dei soggetti alla tecnica esecutiva, all'uso del particolare ripetuto, tende inoltre ad annullare qualsiasi distinzione tra figurativo e astratto, così come nell'ambito dei contenuti non appare mai un giudizio morale o politico, o ideologico la cui formulazione Warhol rimanda sempre come uno specchio alla coscienza dello spettatore. L'artista dichiarò su "Art News" del 1963:


"Tutti si rassomigliano e agiscono allo stesso modo, ogni giorno che passa di più. Penso che tutti dovrebbero essere macchine. Penso che tutti dovrebbero amarsi. La pop art è amare le cose. Amare le cose vuol dire essere come una macchina perché si fa continuamente la stessa cosa. Io dipingo in questo modo perché voglio essere una macchina e sento che quando faccio una cosa e la faccio come se fossi una macchina ottengo il risultato che voglio".


Con la sua presenza fredda e distaccata, Warhol cancella ogni profondità e i suoi quadri, diventano la celebrazione della superficie. Così l'artista adopera nell'arte l'idea del multiplo, dell'oggetto fatto in serie : l'individuo ripetuto in uomo di massa, in uomo moltiplicato, portato dal sistema in una condizione di esistenza stereotipata. Al prodotto unico subentra l'opera ripetuta, la cui ripetizione comporta non più un'angoscia esistenziale ma il raggiungimento di uno stato di indifferenza che diventa l'ottica attraverso cui Warhol guarda il mondo. Infatti nei suoi quadri ogni intenzione di segretezza viene ribaltata in ostentazione, che è la premessa di quel consumo cui la civiltà americana non intende sfuggire.

L'occhio cinico dell'artista ci restituisce una condizione oggettiva dell'uomo medio americano alla quale egli stesso non sfugge, a cui non intende sfuggire, in quanto i modelli adoperati non sono fuori dalla realtà americana ma dentro. Dentro ci sono le espressioni, le facce inespressive dell'uomo folle, gettato nella sua moltitudine quotidiana, separato dagli altri uomini, incidenti d'auto, opere d'arte mistiche, nature morte di fiori, volti celebri od anonimi, riprodotti con gelida allegria attraverso il procedimento meccanico della serigrafia.

Così Warhol ribadì e accettò lo stato di manipolazione di ogni cosa, anche dell'uomo, senza disperazione, senza possibilità di alternativa, applicando la considerazione irreversibile dell'uomo come "uomo consumato". Anche l'artista vive dentro una realtà già definita, in cui ogni prodotto è segno della merce.

L'accumulo delle immagini è l'effetto di una mentalità, che non ha il mito della complessità del mondo ma che anzi ha individuato le istanze dell'uomo e l'ineluttabile e necessaria esibizione di tali istanze, collegata alla dimensione non negativa di spettacolarità insita nel sistema sociale ed economico. Così Warhol situa le proprie immagini per associazione elementare, che riflette con cinica disperazione il destino dell'uomo: l'esibizione come esibizionismo, quale ineluttabile cancellazione della profondità e riduzione ad uno splendente superficialismo. Lo spegnimento della profondità psicologica segnò il punto di massima socialità nell'opera di Warhol, che morirà il 22 febbraio 1987 nel corso di un intervento chirurgico.


Le scoperte scientifiche : l'allunaggio. Cosa ci riserva la Luna.


Abbiamo accennato in precedenza, parlando di Kennedy, all'impegno statunitense nelle missioni spaziali, il quale raggiunse il punto più alto il 20 luglio 1969 in occasione dell'allunaggio.

Finalmente la Luna non era più il satellite lontano e pieno di misteri e l'impresa portata a termine dall'Apollo 11, fu il coronamento di un sogno durato millenni e che dal 1959 stava iniziando a concretizzarsi.

Chissà cosa avrà pensato Jack in quei momenti; sicuramente che quello sarebbe stato proprio un bel "viaggio" da intraprendere forse insieme a tutta "l'allegra brigata". con Dean al "volante" naturalmente !

Un passo di una nuova edizione di "On the Road" avrebbe potuto essere : "Dean was bent on the Moon before nightfall" . Ovviamente questa è una delle frasi più significative del libro, anche se al posto di "the Moon" c'è "Chicago".

A partire dal 1959 le basi spaziali americana e russa portarono a termine delle missioni molto importanti, che apportarono nuove conoscenze circa il nostro satellite e grazie agli "allunaggi morbidi" del '66 e del '67 fu possibile rilevare e studiare la natura e la consistenza del suolo lunare.

Ma facciamo un identikit della Luna:

- è un corpo celeste solido di forma quasi sferica, che a causa della sua grande massa è considerata, insieme alla Terra, un pianeta doppio e anche perché tale massa le conferisce molte qualità simili a quelle di un piccolo pianeta;

- ha un raggio di circa 1738 km, corrispondente a poco più di 1/4 di quello terrestre;

- la sua superficie è di 38 milioni di km², cioè quasi 1/4 di quella terrestre, ed il suo volume è pari ad 1/49 circa di quello del nostro pianeta ;

- La densità lunare, il rapporto tra massa e volume è di 3,34 g/cm. Ciò sta a significare che la composizione interna del nostro satellite non è la stessa del mantello e che il suo nucleo è relativamente piccolo (500 km). La temperatura di quest'ultimo potrebbe arrivare a 1500° C, ma i calcoli astronomici indicano che non può essere composto di ferro metallico;

- la velocità di fuga è di 2,4 km/s ed è cinque volte più bassa di quella terrestre (la velocità di fuga è la velocità minima che un oggetto deve possedere per sfuggire all'attrazione di un corpo celeste più massiccio e uscire dal suo campo gravitazionale). Ciò implica che se le condizioni di temperatura prevalenti nel passato non erano diverse da quelle attuali, le molecole dei gas di un'ipotetica atmosfera lunare avrebbero potuto sfuggire nello spazio in un tempo relativamente breve in confronto all'età della Luna;

- a causa della massa più piccola e delle minori dimensioni rispetto alla Terra, il valore della gravità sulla superficie lunare è circa 1/6 di quella esistente sulla superficie terrestre. Per questo eruzioni vulcaniche prodotte da forze che agissero all'interno della Terra e della Luna con uguale intensità, sulla Luna sarebbero molto più violente e, a parità di massa dei materiali espulsi, lancerebbero questi ultimi ad altezze sensibilmente maggiori;

- ha un'albedo molto bassa (0,07): la sua superficie totale riflette meno della decima parte della luce che la colpisce;

- la sua rotazione è sincrona , cioè ha circa la stessa durata della rivoluzione (ecco perché la Luna ci mostra sempre la "stessa faccia"). A partire da quest'ultima si determina l'unità di tempo del mese. Infatti, la rivoluzione non è altro che il moto compiuto dal satellite attorno alla Terra. Il mese può essere sia sidereo che sinodico , a seconda del punto di riferimento. Nel primo caso si prendono a riferimento le stelle fisse e il mese è dato dal periodo di tempo compreso tra due passaggi successivi della Luna sullo stesso meridiano celeste; dura 27 d 7h. Il mese sinodico o lunare, si basa sull'allineamento Sole- Terra- Luna (la sizigia) ed è dato dal tempo impiegato dalla Luna per raggiungere due sizigie successive; dura 29 d 12h. Conseguenza immediata del moto di rivoluzione è il fenomeno delle fasi lunari, dove per fase si intende l'aspetto della superficie illuminata della Luna in un particolare punto della sua orbita;

- altri importanti moti lunari sono le librazioni, delle piccole oscillazioni, che permettono di osservare il 59% della superficie del satellite; vi è inoltre la regressione della linea dei nodi, ossia dell'intersezione tra il piano dell'orbita lunare e il piano dell'eclittica (che sono inclinati di 5°09' l'uno rispetto all'altro).Si tratta di un moto causato dall'attrazione del Sole e consiste in una rotazione completa del piano dell'orbita lunare rispetto all'eclittica; tale rotazione si compie in senso orario e viene completata in un intervallo di tempo di circa 18,6 anni.


Per quanto concerne l'origine della Luna, non si hanno certezze, ma sono state avanzate molte ipotesi, che si possono ricondurre a tre categorie principali : fissione, cattura e accrescimento.La prima teoria, avanzata da George Darwin, sostiene che la Luna si sarebbe originata per distacco dalla Terra primordiale, che si trovava allo stato fuso ed in rapida rotazione. Il fenomeno sarebbe stato provocato dall'attrazione gravitazionale del Sole o da uno squilibrio interno del nostro pianeta, nel nucleo del quale si andavano concentrando le sostanze più pesanti (in particolare il ferro) con conseguente aumento della velocità di rotazione. La Terra avrebbe così mutato la propria fisionomia da quella di sferoide sempre più schiacciato a quella di una pera, finché la protuberanza si sarebbe staccata per andare a formare la Luna. Attualmente questa teoria non è accettata per diversi motivi : per esempio non spiega l'inclinazione del piano dell'orbita lunare rispetto a quello terrestre, né si può ammettere una velocità così esageratamente maggiore di quella odierna, senza entrare in notevole contrasto con le caratteristiche attuali del sistema Terra- Luna, ossia con il valore delle masse dei due corpi, della loro distanza e della velocità con cui si muovono intorno al baricentro comune. La seconda invece sostiene che la Luna sarebbe un corpo autonomo proveniente da un'altra parte del Sistema solare. Essa un tempo andava alla deriva nello spazio, ma fu poi imprigionata dal campo gravitazionale della Terra e costretta a muoversi su un'orbita chiusa. Questa ipotesi risolve il problema della diversità di composizione fra Terra e Luna ; tuttavia non è accettata poiché ipotizza un processo dinamico piuttosto improbabile.

La terza ipotesi afferma che il satellite si sarebbe formato dall'aggregazione di frammenti, particelle e polveri, che già orbitavano attorno alla Terra, ma ad una distanza abbastanza ravvicinata. Questa teoria non si addentra nel problema dinamico e quindi consente di escludere che la Luna possa essere stata catturata dalla Terra dopo essersi formata autonomamente, per accrescimento, fuori del campo gravitazionale della Terra. Per ora non c'è nessun elemento valido per poter stabilire, come luogo in cui si originò la Luna, una distanza precisa dalla Terra; sulla base delle ricerche più recenti si può escludere che la Luna si sia formata in un luogo molto lontano dal nostro pianeta.

La Luna è stato il primo corpo celeste a essere studiato con metodi analoghi a quelli della geologia e per sottolineare tale analogia metodologica è stato coniato il termine selenologia . L'aspetto della superficie lunare che colpisce maggiormente è la presenza di grandi chiazze scure, che Galileo scambiò per veri e propri mari e che di mari hanno conservato il nome. Essi sono in realtà grandi distese pianeggianti di rocce basaltiche scure, derivate dalla consolidazione di antiche lave che si espansero sulla superficie del satellite . Sono più comuni sulla faccia visibile dove la crosta è più sottile. Si sono formati dall'impatto di meteoriti, che frantumando la crosta ha provocato la fuoriuscita delle lave, le quali hanno formato delle grandi distese (partono da 200 Km di diametro). A seguito degli impatti sono stati espulsi polveri e detriti, che ricadendo hanno formato estese coltri. Inoltre nei mari si verificano delle anomalie gravitazionali, i mascon, dovute probabilmente alla massa dei basalti o alla risalita di materiali densi del mantello lunare attraverso le rocce fratturate dall'impatto meteoritico, e ancora dalla presenza poco sotto la superficie dei resti di asteroidi o di meteoriti , che hanno originato i mari.

I crateri sono depressioni circolari che vanno da meno di 1 m a 200 km di diametro. Quelli più piccoli sono più numerosi di quelli di grandi dimensioni e risultano più frequenti sulla faccia visibile. Da ciò si evince che essa è più antica di quella invisibile. Occupano le alte terre, zone di colore più chiaro a causa delle rocce che le costituiscono.

I solchi sono depressioni allungate appartenenti a due tipi : i solchi sinuosi e i solchi lineari, arcuati e biforcuti. I primi si trovano nei mari e seguono le forme dei rilievi; sono spesso discontinui o formati da allineamenti di crateri comunicanti e hanno sezione a V.

I secondi sono spesso associati ai bacini e ai crateri di impatto e hanno forma di piatto.

I monti della Luna sono per la maggior parte porzioni di crosta sollevate dai potentissimi impatti che hanno dato origine ai grandi bacini. Possono formare strutture ad anello, o blocchi isolati e raggiungono anche i 9000 m.

Per quanto concerne le rocce lunari, sappiamo che grazie alle missioni spaziali c'è stata la possibilità di raccoglierne alcuni campioni. I primi consistono di polveri contenenti particelle di vetro, residui di meteoriti e detriti di rocce lunari.I secondi comprendono i basalti dei mari; quelli non provenienti dai mari, indicati dalla sigla KREEP per il loro contenuto di potassio, terre rare e fosforo; le rocce delle alte terre (i più rari sono i graniti, i vetri verdi ultrafemici e altre rocce eruttive ultrafemiche).

I minerali principali sono i plagioclasi calcici, i pirosseni, l'olivina; più rari sono gli spinelli, il quarzo e alcune forme di silice.

La struttura interna della Luna, infine, è stata studiata grazie ai cosiddetti moonquakes e cioè i lunemoti, che hanno dato modo di calcolare lo spessore della crosta (60 km), del mantello (1200 km) e del nucleo centrale parzialmente fuso.

Dopo il famoso allunaggio del 20 luglio 1969, ve ne fu un altro nel novembre dello stesso anno, al quale Jack non poté assistere, poiché si era spento il 21 ottobre nella sua casa a St. Petersburg, in Florida, all'età di 47 anni.

Terminò così, tra le crisi depressive e i problemi di alcolismo, la movimentata e intensa vita del vero e unico profeta e padre della Beat Generation.





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