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Tacito




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TACITO


I pochi dati che abbiamo su Tacito ci sono pervenuti dalle sue opere e dalle lettere di Plinio Il Giovane. Si pensa che provenisse dalla Gallia Narbonense, sia perché in quella zona sono state attestate epigrafi che documentano la presenza in loco della Gens Cornelia e del cognomen "Tacitus", sia perché dalla Gallia Narbonense era originario Giulio Agricola, futuro suocero dello scrittore. Nacque intorno al 55 d.C. Tacito, come si legge in un epistola di Plinio, era 6 o 7 anni più giovane di lui, la famiglia era agiata, probabilmente di rango equestre. Ricevette una buona formazione retorica, chiave d'accesso alla carriera politica, da maestri importanti quali forse anche Quintilliano. Nel 77-78 d.C. Tacito sposò la figlia del Console e Generale Agricola. Negli ultimi del regno di Vespasiano, Tacito intraprese il cursus honorum. Fu membro del collegio religioso dei quindecemviri. La prima parte della sua carriera si svolse sotto i flavi, una dinastia ben disposta nei confronti dei provinciali. Sotto Domiziano raggiungerà un'invidiabile posizione. Tacito per un certo periodo rimane lontano da Roma, legato in qualche provincia imperiale. Nel 93 d.C. il suocero Agricola morì e quando Tacito tornò a Roma trovò un clima politico pesante. Assunse verso il regime domizianeo un atteggiamento riservato, non di aperta opposizione e superò la tempesta, ma quell'esperienza lasciò tracce indelebili sia nella sua personalità che nella sua visione politica. Morto Domiziano, Tacito pervenne al consolato l'anno successivo con Nerva, sostituendo Virgilio Rufo, che era deceduto. Toccò a lui pronunciare la toccante orazione funebre. Probabilmente Tacito era presente al concilium principis in cui Nerva decise di adottare Traiano. Tra il 99 e il 100 Tacito sostenne, con Plinio il Giovane, l'accusa che i provinciali avevano intentato contro Mario Prisco, governatore corrotto dell'Africa: la causa fu vinta.

Tacito diede all'inizio all'attività letteraria favorita dalla libertà del governo di Traiano. Dopo le monografie scrisse tra il 101 - 102 e il 108 il DIALOGUS DE ORATORIBUS e la sua più grande opera storica: Le HISTORIAE. Intorno al 112 o 113 fu inviato da Traiano come proconsole nella provincia d'Astia. In seguito non si hanno più notizie di lui.

DIALOGUS DE ORATORIBUS: nell'opera si riflettono l'abbandono dell'eloquenza da parte di Tacito ed il suo approdo alla storiografia. E' un operetta scritta poco dopo il 100 d.C. . Si è discusso a lungo sul fatto che l'opera fosse realmente sua, dubbi infatti furono sollevato già dagli umanisti del XVI secolo; il Dialogus è stato considerato a lungo come uno scritto giovanile di Tacito, per il periodare classicheggiante. Negli ultimi decenni invece l'opera è stata concordemente riportata a Tacito con la motivazione che le conseguenze stilistiche dipendono dal fatto che gli scrittori antichi adottavano lo stile al genere letterario. Tuttavia anche la maturità denotata nell'opera porterebbe ad escludere che esso sia stato scritto da un autore appena uscito dalla scuola. L'opera sceneggia una discussione svolta a casa di Curiazio Materno, retore e tragediografo, messo a morte sotto Domiziano. L'autore dice di aver assistito al dibattito tra Materno e gli altri personaggi negli anni della sua giovinezza. In un primo tempo la discussione verte sul fatto che l'eloquenza prevalga sulla poesia (Come dice Apro) o viceversa dalla poesia sull'oratoria ( come dice Materno). Poi l'arrivo di Messalla ne individua le ragioni nel deteriorarsi dell'educazione e dell'impreparazione dei maestri (come sosteneva Quintilliano nel De Cause Corruptae eloquentia). Segue una lacuna nel testo. La parte restante ci offre un discorso di Curiazio Materno, portavoce dell'autore. Due sono le tesi: la decadenza dell'eloquenza contemporanea, dice Materno, è inevitabile perché essa può fiorire solo in tempi tumultuosi e politicamente disordinati com'erano quelli della res publica in cui visse Cicerone. D'altra parte bisogna accettare il principato come l'unico sistema di governo capace di garantire alla società una vita più ordinata e tranquilla e soprattutto di scongiurare il rischio di nuove guerre civili.

Il dialogus tocca una problematica morale, civile e politica, che nasce dalle stesse domande e suscita le stesse esigenze delle grandi opere storiche di Tacito. Dopo essersi segnalato come uno dei migliori oratori viventi, egli ha maturato la rinuncia all'oratoria: è dunque abilitato a fornire un giudizio autorevole e compiuto sull'eloquenza contemporanea e a spiegare il perché della rinuncia. Ciò che gli sta a cuore è soprattutto un discorso sullo Stato e sull'Oratoria: ai suoi tempi non era più il genere proprio per simili tematiche. Il suo lucido pragmatismo lo porta ancora una volta ad eludere soluzioni astratte o irrealistiche: il rimpianto per il passato repubblicano rischierebbe di alimentare una crisi politica dalle conseguenze disastrose.

L'AGRICOLA: dedicata al suocero Giulio Agricola, è stata scritta all'inizio del regno di Traiano perché Tacito vuole approfittare del momento di serenità seguito al governo tirannico di Domiziano. Ricorda il suocero morto, era un uomo molto importante, aveva conquistato una buona parte della Britannia. L'opera non è solo monografica ma ha un tono encomiastico, si rifà alle Laudationes Funebri, lodi per il defunto dopo il funerale. Si fa un riepilogo della vita di Agricola e della sua carriera prima della conquista della Britannia, che è l'argomento centrale dell'opera. Lascia anche spazio per digressioni di carattere geografico ed etnografico. Le notizie che abbiamo di Agricola sono state ricavate da appunti e ricordi messi per iscritto dallo stesso Agricola e dalle notizie sulla Britannia tratte dai "Commentari" di Cesare. Si è visto, grazie alle digressioni, che l'opera non è una pura e semplice monografia ma mostra anche come nella Britannia si metta in pratica la Virtus di Agricola, si vede il suo valore: Tacito evidenzia non solo come comandante dell'esercito ma anche come governatore della Britannia. Era stato fedele a Roma dimostrando la propria fedeltà e capacità anche sotto il regno di Domiziano, il quale era un pessimo principe. Agricola tuttavia, pur essendo fedele, non era servile, non lodava il principe ma eseguiva gli ordini e Domiziano per questo lo vede male. Agricola muore, Tacito non fa sapere il perché, dice solo che la morte di Agricola corona uno stile di vita semplice. Agricola non vuole l'Ambitiosa Mors (una morte ambiziosa da persone importanti), si distingue ma non si mette in mostra. Tacito non ne sottolinea la grandezza. Egli condanna il suicidio degli stoici perché è una morte che non è utile allo Stato, non ha utilità per esso. Ci fa osservare che l'esempio di Agricola dimostri come anche in un periodo in cui c'è Domiziano, dove tutti si macchiavano di servilismo, ci si possa sempre comportare bene. Tacito definisce il servilismo come vergognoso servilismo ed il non servilismo come spirito sdegnoso di servilismo. Loda la parte della classe dirigente romana che è sopravvissuta onestamente collaborando al miglioramento delle leggi dello Stato, o perché funzionari capaci di fare il proprio dovere per servire lo stato. Agricola è coerente con se stesso, non si abbandona agli eccessi.

Che tipo di genere letterario è l'Agricola? Agricola è una monografia con più generi letterari accorpati: è un panegirico perché è presente una lode, è una biografia, si rifà alle laudationes, comprende notizie storiche, geografiche, etnografiche. Non si può definire come opera appartenente ad un unico genere letterario.

Modelli: nei discorsi si nota l'influenza di Cicerone mentre nelle parti narrative di Sallustio e Livio. Gli elementi etnografici costituiscono l'ossatura dell'Agricola e sono presenti anche nella monografia "Germania", unica testimonianza arrivata fino a noi di un genere letterario allora famoso a Roma.

GERMANIA: insieme al Dialogus de Oratoribus e l'Agricola, sono importanti perché si riallacciano all'Agricola per le notizie etnografiche, le quali diventano il centro della narrazione nella germania. Così insieme con l'agricola, è l'unica testimonianza del genere etnografico che a quel tempo a Roma veniva seguito molto. Non si tratta di un osservazione diretta di usi e costumi della Germania, ma si rifà alle informazioni di Plinio il Vecchio, il quale aveva partecipato ad alcune spedizioni militari nella Germania, e Tacito aggiunge pochi particolari, migliorando lo stile, e questo ci ricorda Sallustio e il Marziale degli epigrammi. Gli scrittori si sono cimentati sul perché l'abbia scritta, alla fine alcuni come Cristiano Conte sostennero che Tacito volesse esaltare la società dei Germani (forte, valorosa, ma primordiale) per contrapporla alla decadente Roma. Sembra che Tacito voglia sottolineare il pericolo che una simile civiltà possa causare e ne sottolinea i difetti dei Barbari (indolenza, crudeltà, litigiosità, passione per il gioco). La germania non viene considerata dal punti di vista politico, bensì come un trattato geo-etnografico. Quest'opera è stata scritta quando Traiano aveva portato le sue truppe sul reno, e forse tacito voleva sottolineare l'azione di Traiano.

HISTORIAE e ANNALES: sono due opere importanti, sono da considerarsi come opere annalistiche e monografiche. TEMI: il tema principale è il potere, tutti gli organismi che riguardano la conservazione del potere, la nascita e la conquista. L'impressione che si ricava è che Tacito sia pessimista perché la conquista del potere è accompagnata da tradimenti e spargimenti di sangue. L'uomo ha in se la malvagità, aspira al potere in qualsiasi modo possibile. Di queste due opere ci sono rimasti pochi frammenti. Per le Historiae abbiamo il periodo che va dall'anno 60 (anno dei 4 Imperatori) all'anno 70 (anno della rivolta dei giudei, schiacciati da Tito, fratello di Vespasiano). Si pensa dovesse arrivare sino all'anno 96, anno di morte di Domiziano. Da quello che ci è pervenuto, si può dire che è un anno con grandi spargimenti di Sangue, la morte di Nerone e l'acclamazione di Galba, legato della spagna, scelto dal senato per evitare l'acclamazione di uno non gradito dal senato (nerone). Rimane al potere poco, la morte di Galba coincide con l'ascesa al potere di Otone, anche questo però dura poco, perché deve combattere con Vitellio, comandante delle legioni della Germania e nella lotta tra i due vince quest'ultimo. Otone si suicida e Vitellio viene eliminato perché i soldati che erano in oriente rifiutano Vitellio e infine ci sarà Vespasiano (darà vita alla dinastia dei Flavi).

ANNALES: c'è rimasto ben poco, solo una parte contenente i primi 4 libri, parte del 5° e del 6°, che comprendono gli avvenimenti dalla mote di Augusto (14 d.C.) alla morte di Tiberio (37 d.C.). dall'11 al 16 viene raccontato il periodo che va dal 47 d.C. (quando c'era Claudio) al 66 d.C. (quando c'era Nerone). Si pensa volesse continuare l'opera "Ab urbe condita" di Livio. Per lui si può conseguire la pace solo sotto il principale. Passando dalla letteratura delle Historiae agli Annales, si vede che l'ordine e la realtà dopo la morte di Domiziano erano più apparenti che reali. Le due opere si differenziano per atteggiamento e stile, ma sono accomunate dalla stessa impostazione generale. Tacito è uno storico, uno dei più rispettati perché ha delle qualità: sa usare le fonti, rispetta la verità, si interessa di avvenimenti politici e militari, è uno scrittore drammatico come Sallustio e uno scrittore poetico come Virgilio e Lucano. La componente drammatica gli serve non solo per convincere il lettore, ma anche per studiare l'animo umano.


Tacito analizza l'animo umano per definire vizi e difetti: per lui l'uomo è corrotto. Sottolinea l'incapacità del singolo ogni qual volta deve prendere decisioni per gli altri. Questo succede ai grandi personaggi: le decisioni che prendono non sono mai giuste. Prende come esempio Nerone, raffigurato un po' troppo malvagio, come un pazzo maniaco, ma è uno dei tanti casi di follia. Negli Annales sono presentati delitti orrendi, suicidi, attacchi di follia, caratterizzati da paura e tensione. C'è la costruzione di piani perfetti per la scalata al potere. Tacito ha una vicinanza con Sallustio, con una tecnica: segue i personaggi nella sua evoluzione ed è la tecnica del "Ritratto paradossale". Petronio viene presentato da Tacito non solo come un depravato, ma anche come un uomo capace di portare avanti il suo compito. Poi c'è il ritratto di Tiberio, ritratto indiretto, non viene presentato tutto, ma poco a poco, con l'uso di molti particolari. Tiberio, uomo serio, tutto d'un pezzo, è sospettoso, taciturno e ipocrita. Accanto al suo ritratto fisico, il suo carattere peggiora. C'è il ritratto della folla, la quale si presenta talvolta minacciosa o impaurita, ma traspare che la folla non gli piace, ne ha paura e la disprezza. Un altro ritratto riguarda la classe senatoria ed esprime un giudizio negativo: una classe sociale corretta, ambiziosa che odia il principe ma si comporta servilmente per paura e che finge di interessarsi al bene dello stato ma vuole solo arrivare al potere.

STILE: simile a Sallustio, struttura del discorso con arcaismi, inconcinnitas, frasi fatte, una struttura frammentaria. E' difficile da comprendere, usa costruzioni irregolari, cambia spesso soggetti, sottintende i verbi per dare maggiore varietas e drammaticità al racconto. Lo stile degli annales è diverso da quello delle Historiae: nel primo sino al verso 13 inconcinnitas, solenne, arcaismi e questo da un ritmo brusco alla narrazione per sottolineare l'ambiguità del comportamento umano. Ci sono molte metafore violente e personificazioni. Dal 13 in poi sembra che Tacito preferisca tornare allo stile tradizionale: linguaggio alto e ricco. Secondo gli studiosi è dovuto al cambiamento di argomento, il principato di Nerone finì vicino a lui nel periodo di Tiberio che si avvicinarono al periodo della res publica ed è più agitato. Inoltre si pensa che non abbia mai tormentato la ... dell'opera. Tacito fu apprezzato da Plinio il Giovane ma raggiunse la fama nel III secolo grazie all'opera di Amiano Marcellino. Nell'umanesimo rinascimentale, gli fu preferito Livio. Durante la controriforma e la monarchia assoluta è comparso il tacitismo (vede nell'opera un insieme di regole e di principi che riguardano l'azione politica. Insegna a vivere sotto i tiranni evitando recessi. Nell'illuminismo è stato visto come colui che si opponeva alla tirannide e si sono ispirati a lui per i loro personaggi.



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