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Le metamorfosi dovute alle crisi




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LICEO CLASSICO "GULLI E PENNISI"


ACIREALE









Le  metamorfosi dovute alle crisi









Le metamorfosi dovute alle crisi:


FILOSOFIA:

Freud e la rivoluzione psicanalitica.


ITALIANO:

Italo Svevo e la psicanalisi; Pirandello e le metamorfosi dell'uomo.


INGLESE:

Joyce and Svevo (Ulysses).


STORIA:

opposizione intellettuale ai totalitarismi (carteggio tra Freud ed Einstein, Chaplin e "il grande dittatore");il Nazismo tedesco.


LATINO:

Le Metamorfosi di Apuleio.


GRECO:

Eros nel "Simposio" di Platone.


FISICA:

il pacifismo di Einstein contro il nazismo; l'effetto fotoelettrico e il dualismo onda-materia.


SCIENZE DELLA TERRA:

metamorfosi geologica della Terra.




















INTRODUZIONE:


Questo percorso interdisciplinare parte dalla metamorfosi novecentesca dell'Uomo, dovuta:


- alla filosofia psicoanalitica di Freud (FREUD,  SVEVO, JOYCE)


- al crollo delle certezze scientifiche dovuto alla nuova Fisica basata sul dualismo

onda-particella e sulla Relatività einsteiniana (che stravolge le concezioni dello spazio e del tempo)

(EINSTEIN)


- allo sgomento dell'umanità di fronte ai grandi crimini commessi nei campi di concentramento nazisti e nei Gulag sovietici, che mostrarono, ancora una volta nella Storia, all'Uomo, l'illimitata crudeltà di cui è capace.

(INTELLETTUALI CONTRO IL NAZISMO: epistolario Einstein- Freud, Charlie Chaplin);


prosegue con la metamorfosi continua dell'animo umano in PIRANDELLO; seguono gli imprescindibili riferimenti alle 11 Metamorfosi di APULEIO.

Il percorso si conclude con la METAMORFOSI GEOLOGICA DELLA TERRA.










Sigmund Freud: la psicanalisi come metamorfosi dell'individuo.

Una delle più importanti innovazioni del Novecento fu la psicoanalisi, indissolubilmente legata al nome di Freud, è quella che ha esercitato il maggior peso nella cultura novecentesca. Essa ha infatti influito in misura notevole non solo sulla psicologia, ma anche sulla letteratura (come nel caso di Italo Svevo), sull'arte, sulla sociologia, sull'antropologia culturale, sulla pedagogia e sulla stessa filosofia. In breve, la rivoluzione psicoanalitica, nata inizialmente come metodo di cura di certe malattie, ha finito per influenzare tutta la cultura del nostro secolo.

Sigmund Freud nasce da genitori ebrei a Freiberg, nel 1856, trasferendosi con la famiglia a Vienna quattro anni dopo.

Qui si laurea in medicina, iniziando ad esercitare la professione medica come psichiatra nel 1882. nel 1885, grazie ad una borsa di studio, si reca a Parigi, dove segue i corsi sull'isteria del neurologo e psichiatra Charcot, il quale utilizzava l'ipnosi come metodo terapeutico.

Tornato a Vienna nel 1886, Freud apre uno studio privato per malattie nervose e, sulla base di ricerche sull'isteria condotte assieme a Breuer, perviene alla scoperta dell'inconscio e quindi alla fondazione della teoria psicoanalitica.

Costretto con l'arrivo dei nazisti a lasciare Vienna nel 1938, lo studioso si reca come esule a Londra, ove muore un anno dopo.



GLI STUDI SULL'ISTERIA: IL CASO DI ANNA O.


Il metodo dell'ipnosi venne ripreso da Breuer e da Freud nelle loro ricerche sull'isteria, non più come strumento di inibizione dei sintomi, ma come mezzo per richiamare alla memoria avvenimenti penosi dimenticati, avendo gli studiosi notato che il superamento delle amnesie circa avvenimenti spiacevoli della vita personale del paziente consentiva una liquidazione delle cariche emotive connesse ai fatti stessi.

Il caso di partenza di tali ricerche fu quello di Anna O., un'isterica gravemente malata che, tra gli altri sintomi, manifestava anche un'acuta idrofobia (paura di bere).

Mediante l'ipnosi, Breuer aveva scoperto che la donna, avendo scorto da bambina il cane della governante, verso la quale nutriva sentimenti di ostilità, bere in un bicchiere, aveva provato un forte senso di repulsione. Pur avendo rimosso l'episodio, la paziente manifestava sintomi idrofobici in conseguenza ad esso, i quali erano poi spariti una volta riportati alla coscienza attraverso l'ipnosi.

Grazie allo studio di questo caso, Breuer e Freud misero a punto il cosiddetto metodo catartico, consistente appunto nel tentativo di provocare una "carica emotiva" capace di liberare il malato dai suoi disturbi.

Procedendo autonomamente da Breuer, Freud arrivò così alla scoperta che la causa delle psiconevrosi è da ricercarsi in un conflitto tra forze psichiche inconsce e all'elaborazione della psicanalisi come psicologia abissale o del profondo.

ipnosi, metodo rivelatosi però poco efficace ed eccessivamente invasivo;

associazioni libere: consiste nel mettere il paziente in grado di abbandonarsi al corso dei propri pensieri, facendo sì che le parole pronunciate dal medico curante instaurino "catene associative" collegate a ciò che si vuole riportare alla luce;

trasfert, o traslazione, ossia il trasferimento sulla persona del medico di stati d'animo ambivalenti (amore e odio), vissuti dal paziente nei confronti delle figure genitoriali durante l'infanzia;

studio dei sogni, dei lapsus, degli atti mancati e dei sintomi nevrotici.



IL PENSIERO


Rifiutando la concezione intellettualistica dell'Io come unità semplice e indivisibile, Freud elabora due topiche (studio dei topoi o luoghi della psiche) che abitano la psiche dell'uomo, inteso come pura energia psichica, un insieme di pulsioni sessuali e distruttive(Eros e Tanatos).


Nella prima topica, Freud distingue tre sistemi:

v    conscio

v    preconscio

v    inconscio


la seconda topica distingue tre istanze, contenute nell'inconscio:


v    Es

v    Io

v    Super-io



PRIMA TOPICA:

Freud interpreta il conscio come semplice manifestazione visibile e superficiale della vita mentale, la quale si svolge in gran parte nell'inconscio.

Freud divide l'inconscio in due zone:


La prima (preconscio), comprende l'insieme dei ricordi che, pur essendo momentaneamente inconsci e latenti, possono venire più o meno facilmente richiamabili alla coscienza.

La seconda zona è l'inconscio vero e proprio e comprende quegli elementi psichici stabilmente nascosti e mantenuti tali da una forza specifica che il filosofo chiama rimozione.


Tale rimozione può però essere aggirata, cosicché Freud individua alcuni sistemi attraverso i quali è possibile indagare l'inconscio:


SECONDA TOPICA:


L'Es (termine tedesco che il pronome neutro della terza persona singolare) è "il polo pulsionale della personalità", ovvero la forza impersonale e caotica, "un calderone di impulsi ribollenti" che costituisce la matrice originaria della nostra psiche. Per queste sue caratteristiche, l'Es non conosce "né bene, né male, né la moralità"  ma obbedisce unicamente "all'inesorabile principio del piacere". Esso esiste inoltre al di là delle forze spazio-temporali codificate da Kant, in quanto le pulsioni rimosse vivono in una sfera senza luogo e senza tempo, e ignora le leggi della logica, a cominciare dal principio di non-contraddizione, tant'é che in esso "impulsi contraddittori sussistono l'uno accanto all'altro, senza annullarsi a vicenda".


Il Super-io è ciò che comunemente si chiama coscienza morale, ovvero l'insieme delle proibizioni che sono state instillate all'uomo nei primi anni di vita e che poi lo accompagnano sempre, anche in forma inconsapevole. Il Super-io è il successore e rappresentante dei genitori (ed educatori) che avevano vegliato sulle azioni dell'individuo durante il suo primo periodo di vita; quasi senza modificarle, esso perpetua le loro funzioni.


L'Io è la parte organizzata della personalità, che si trova a dover fare i conti con le esigenze di quei tre "padroni severi" che sono l'Es e il Super-io e il mondo esterno. In altri termini, l'Io è l'istanza che si trova a dover "equilibrare", tramite opportuni "compromessi", pressioni disparate e per lo più in contrasto fra di loro:

"Spinto così dall'Es, stretto dall'Super-io, respinto dalla realtà, l'Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l'armonia tra le forze e gli impulsi che agiscono in lui e su di lui; e noi comprendiamo perché tanto spesso non ci è possibile reprimere l'esclamazione: la vita non è facile!".


Si noti come il tipo di rapporto fra l'Io e i suoi "padroni" rappresenti un fondamentale criterio di discriminazione tra "normalità" e "nevrosi". Infatti, "nell'individuo normale l'Io riesce abbastanza bene a padroneggiare la situazione e fornisce, agendo sulla realtà, parziali soddisfazioni all'Es, senza violare in forma clamorosa gli imperativi e le proibizioni che provengono dal Super-io. Ma se da un lato le esigenze dell'Es sono eccessive, o se il Super-io è troppo debole, o invece troppo rigoroso e poco duttile, allora queste soluzioni pacifiche non sono più possibili. Può in tal caso accadere che l'Es abbia il sopravvento e travolga un Super-io troppo debole, e l'Io è condotto allora a comportamenti asociali o proibiti: il soggetto diventa un delinquente, oppure qualche volta un perverso.

Oppure può accadere che il Super-io troppo rigido provochi la rimozione o altri processi di difesa; le istanze dell'Es divenute inconsce si manifestano allora con sintomi nevrotici.

Es e Super-io sono insomma in perenne conflitto e questo è alla base di tutte le turbe psicologiche.



























Italo Svevo : La metamorfosi dell'eroe.

Se si sa con certezza che le teorie psicanalitiche di Freud, sviluppatesi fra '800 e '900 influenzarono notevolmente Svevo, non si sa di preciso quando egli le conobbe, sembrerebbe fra 1908 e 1912, infatti, iniziò ad occuparsi di psicanalisi nel 1911, discutendone con un allievo di Freud e leggendo alcune opere del filosofo.Problematico fu il rapporto di Svevo con la psicanalisi,che pure ebbe un posto cosi importante nella sua riflessione e nella sua scrittura letteraria, a partire dal primo incontro,avvenuto nel 1910.Verso Freud lo spingeva l'interesse per la tortuosità e le ambivalenze della psiche profonda. Ma Svevo non apprezzò la psicanalisi come terapia, che pretendeva di portare alla salute il malato di nevrosi, bensì come puro strumento di conoscenza, capace di indagare più a fondo la realtà psichíca, e, di conseguenza, come strumento narrativo.Egli, tuttavia, sempre disposto dantescamente a 'imbarcare esperienza' e a trarre occasione di studio , di riflessione e approfondimento culturale lesse numerose opere di Freud. Tuttavia non potè non tenere conto dei lunghi anni di cura psicanalitica del cognato e del loro totale fallimento o, come scrive egli stesso, di 'tanta vita perduta', e del conseguente risentimento nei confronti di Freud. Sulla base di tutti questi elementi si può chiarire l'atteggiamento di Svevo verso la psicanalisi: un atteggiamento complesso, conflittuale, contraddittorio, o più precisamente, incentrato sulla distinzione tra psicanalisi intesa positivamente, come indagine psicologica del profondo, come contributo indispensabile alla conoscenza dell'uomo, e negativamente come metodo di cura. Egli definisce Freud 'grande uomo ma più per i romanzieri che per gli ammalati'. L'atteggiamento di Svevo verso la psicanalisi è quanto mai esplicito nella 'La coscienza di Zeno ', romanzo pubblicato nel 1923: nella sua struttura appare molto diverso dai due romanzi precedenti. Erano stati quelli anni non solo cruciali nell'evoluzione interiore dell'autore, ma anche densi di trasformazioni radicali nell'assetto materiale della società europea, nelle correnti letterarie e artistiche, nelle concezioni del mondo. Si pensi solo al fatto che si era verificato il cataclisma della guerra mondiale, e sul piano culturale si era assistito all'imporsi di correnti filosofiche che superavano definitivamente il Positivismo, all'esplodere delle avanguardie, all'affacciarsi teoria della relatività. Il romanzo risente di questa atmosfera, mutando prospettive e soluzioni narrative. Per gran parte la Coscienza è costituita da un memoriale, o confessione autobiografica, che il protagonista Zeno Cosini scrive su invito del suo e psicanalista, il dottor S., a scopo terapeutico, come preludio che dovrebbe agevolare la cura vera e propria. E lo scrittore finge che il manoscritto di Zeno venga pubblicato dal dottor S. stesso, per vendicarsi del paziente, che si è o alla cura frodando al medico il frutto dell'analisi. Al testo del memoriale si aggiunge una sorta di diario di Zeno, ìn cui questi spiega il motivo dell'abbandono della terapia, e si dichiara sicuro della propria guarigione in coincidenza con i successi commerciali ottenuti durante la guerra con fortunate speculazioni. Il romanzo è dunque narrato dal protagonista stesso , dietro la finzione narrativa dell'autobiografia e del diario, pertanto ha un impianto autodiegetico. Il narratore della Coscienza, l'inetto, nevrotico, malato immaginario Zeno, è chiaramente un narratore inattendibile. La denuncia subito, sulla soglia stessa del libro, la prefazione del dottor S., che insiste sulle 'tante verità e bugie' accumulate nel memoriale. L'autobiografia in esso contenuta è tentativo dì autogiustificazione dì Zeno, che vuole dimostrarsi innocente da ogni colpa nei rapporti col padre, con la moglie, con l'amante, con il rivale Guido: in realtà traspaiono ad ogni pagina i suoi impulsi reali, che sono regolarmente ostili ed aggressivi, addirittura omicidi. Ma non si tratta di menzogne intenzionali: sono autoinganni determinati da processi profondi e inconsapevoli, con i quali Zeno cerca di tacitare i sensi di colpa che tormentano il suo inconscio.

L'agire di Zeno è sempre manifestatamene il prodotto di impulsi inconsci. Per tutto il romanzo ogni gesto, ogni affermazione di Zeno, sia personaggio, che agisce nel

racconto, sia dello Zeno che narra a distanza di anni, rivela in trasparenza un groviglio complesso di motivazioni ambigue, sempre diverse o addirittura opposte a quelle dichiarate consapevolmente.

Però la Coscienza di Zeno non è soltanto un'implacabile operazione di smascheramento di una falsa coscienza e dei suoi autoinganni: Zeno non è solo oggetto di critica, ma anche soggetto. Il romanzo è percorso dal distacco ironico con cui Zeno guarda il mondo che lo circonda. La 'diversità', la sua malattia', funziona da strumento straniante nei confronti dei cosiddetti  "sani', il padre, il suocero, la moglie e tutti gli altri borghesi che si affacciano sullo sfondo della vicenda. La malattia, che impedisce a Zeno di coincidere con la sua parte borghese, porta alla luce l'inconsistenza della pretesa sanità degli altri.

Zeno, nella sua imperfezione di inetto è inquieto e disponibile alle trasformazioni, a sperimentare le più varie forme dell'esistenza, ad esplorarne l'affascinante 'originalità', mentre i sani sono cristallizzati in una forma rigida, immutabile.

Il suo sguardo di irriducibile estraneo corrode quel mondo, col quale non riesce ad integrarsi, ne mina alle basi le certezze indiscusse, mai sottoposte dai suoi rappresentanti a giudizio critico. Zeno finisce in tal modo per scoprire che la 'salute atroce' degli alti è anch'essa malattia, la vera malattia. La visione dell'inetto mette in crisi, sconvolge le nozioni contrapposte e gerarchicamente ordinate di salute e malattia, di forza e debolezza.

Sul piano stilistico utilizza il monologo interiore,cioè una trascrizione immediata senza ordine razionale, cosi scompare il narratore tradizionale.

Aron Ector Schmitz (Italo Svevo fu solo uno pseudonimo,perché Trieste era il crocevia tra Italia e Germani) nacque il 19 dicembre 1861 a Trieste, da     una famiglia ebrea appartenente alla media borghesia, fece studi commerciali in un collegio tedesco, ma fin da giovane si interessò di letteratura, leggendo autori come Goethe, Shiller e Heine.

Nel 1978 tornò a Trieste, dove proseguì gli studi presso l'istituto superiore per il commercio, ma non abbandonò la sua passione per la letteratura, tanto che iniziò a scrivere per il giornale triestino d'ispirazione liberal-nazionalista e irredentista "L'Indipendente".

Nel 1880, in seguito al fallimento dell'attività commerciale del padre, iniziò a lavorare come impiegato bancario presso l'"Union Vienna"di Trieste, ma, insoddisfatto del lavoro, trovò ancora una volta evasione dall'aridità della vita quotidiana nella letteratura.  E' a questi anni che risalgono i progetti del suo primo romanzo "UNA VITA", che si rivelerà però un grandioso insuccesso.

Al 1895 risale il primo degli avvenimenti fondamentali della sua vita: il matrimonio con la cugina Livia Veneziani, incontrata in occasione della morte della madre. Il matrimonio lo portò a due grandi cambiamenti: uno sociale, il passaggio dalla media all'alta borghesia, poiché diventò dirigente dell'industria dei suoceri, uno personale, poiché egli, uomo insicuro, privo di punti di riferimento, che si considerava un "inetto", poté maturare, trovando una base solida nel matrimonio e diventare un "pater familias", ruolo da lui ambito come segno di virilità e valore.

La nuova attività lavorativa lo portò, però, a cambiare atteggiamento nei confronti della letteratura, che egli iniziò a considerare un'attività inutile e addirittura dannosa, poiché distraeva dalle occupazioni pratiche, "incatenava" il pensiero e ne condizionava il futuro svolgimento, (ma forse questa idea maturò in lui a causa del fallimento del suo secondo romanzo "SENILITÀ"). Egli decise pertanto di abbandonare definitivamente la letteratura.

Tale proposito non fu però rispettato totalmente perché egli continuò a scrivere diari, lettere e annotazioni di vario genere perché riteneva che così avrebbe potuto meglio conoscere se stesso, il suo "io".

Nel 1915 vi furono due avvenimenti fondamentali della vita dello scrittore, il primo fu l'incontro con Joyce, il quale, dopo aver sottoposto al giudizio di Svevo la sua opera "Dubliners", esortò lo scrittore triestino a continuare a scrivere, poiché credeva nel grande valore di "Senilità" e di "Una Vita"; il secondo avvenimento fu l'incontro con la psicanalisi, avvenuto casualmente poiché suo cognato era in terapia da Freud, egli conobbe così le teorie freudiane e le apprezzò molto, tanto che ne intrise i suoi componimenti successivi.

Le basi per un ritorno alla letteratura erano create, mancava solo un'occasione in cui ricominciare a scrivere, e tale occasione si ripresentò con l'inizio della prima guerra mondiale, quando la fabbrica di famiglia venne requisita dagli austriaci, ed egli ebbe di nuovo tempo per la letteratura.

Nel 1919 compose la "COSCIENZA DI ZENO", che pubblicò nel 1923, ottenendo l'ennesimo fallimento, decise di mandare il romanzo a Parigi a Joyce, che, apprezzatolo, lo diffuse negli ambienti intellettuali parigini; Svevo ottenne grandi riconoscimenti in Francia e in Europa, ma non in Italia, dove fu apprezzato solo da Montale.

L'entusiasmo tornò in lui ed egli ricominciò a comporre alcuni racconti e testi teatrali, nonché a progettare un quarto romanzo, ma il 13 settembre 1928 morì per un incidente d'auto a Motta di Livenza.

L'inetto di Svevo

Il periodo in cui Svevo scrisse era caratterizzato da una profonda crisi sociale (la "CRISI DELLE CERTEZZE"), dovuta alla perdita di importanza del positivismo e alla crisi della borghesia; ciò portò l'uomo alla consapevolezza che non bastavano la sola razionalità, il determinismo scientifico, la causalità necessaria a spiegare la realtà, a tale presa di coscienza spinse l'uomo a cercare una via di fuga in mondi fantastici o in ideali di uomo immaginari; a ciò gli scrittori reagirono in modo diverso: D'Annunzio con la teoria del superuomo, Pascoli col mito del fanciullino, Svevo anziché inseguire miti o inventarsi eroi decise di parlare e descrivere l'uomo in crisi, così com'era, dandone un'immagine in cui gli uomini del suo tempo obbligati a riflettere su se stessi non amarono rispecchiarsi.

La tipologia che ne emerge è quella dell'"INETTO", che costituisce il tema cardine di tutta l'opera sveviana, in pratica dell'uomo incapace, che non sa vivere e realizzare i suoi progetti.

L'inettitudine dell'uomo, secondo Svevo, è una debolezza interiore che rende inadatti alla vita, e caratterizza tutti coloro che sono nella società borghese, ma si distinguono da essa come dei diversi, soprattutto perché non ne condividono i valori come il culto del denaro e del successo personale.

Questo non riuscire a adattarsi alla società diventa negli individui una vera impotenza psicologica, perché non riesce più ad identificarsi con la figura vincente tipica della borghesia, e si auto-esclude, rifugiandosi in mondi fittizi (grazie alla letteratura) e vedendo in ogni altro uomo un antagonista, in grado di agire e reagire n elle varie situazioni, uscendone sempre vincenti, ma anche dei punti di riferimento a cui appoggiarsi e tentare, invano, di sollevarsi dalla propria inettitudine.

Se inizialmente per Svevo questa figura fu estremamente negativa, lentamente il suo punto di vista mutò, perché l'analisi su sé e sugli altri a cui porta la malattia mostrò come fosse relativo il concetto di sanità, perché ognuno ha i suoi problemi, le sue "inettitudini", ma l'inetto risulta forse il più avvantaggiato nella vita, infatti, non avendo sviluppato le proprie possibilità in nessun ambito della società ha in sé un grande potenziale, che lo rende adatto ad emergere in qualsiasi situazione.

L'inetto diventa dunque colui che sa osservare il mondo dal di fuori, e può criticarlo, evidenziandone i difetti, minando alla base le certezze che lo guidano, e per questo diventa un personaggio positivo.

La malattia: Svevo sostiene che i veri malati sono coloro che hanno delle certezze immodificabili su cui basano la propria esistenza e che non sanno analizzare se stessi, pertanto il confine fra sanità e malattia si assottiglia notevolmente, in un clima di malattia universale, in cui tutto è soggetto ad una generale degradazione, e questo atteggiamento è sintomo della crisi delle certezze che caratterizza l'inizio del '900.



















LUIGI PIRANDELLO: le metamorfosi dell'uomo.

Pirandello è il più grande autore di teatro del Novecento italiano:per la consapevolezza della crisi di identità dell'uomo nella società moderna e per la novità della sua opera che sconvolge le tradizioni tecniche espressive nel teatro.

Anche Pirandello, come Svevo, conosce il successo solo dopo la guerra, consacrato da una fama internazionale che ne fa l'iniziatore del teatro moderno(il teatro dell'assurdo da Ionesco a Beckett) e autore sovente rappresentato nei teatri d'oggi. Nonostante l'avversione e l'incomprensione di tanta critica italiana a causa del suo linguaggio antiletterario e del cosiddetto "cerebralismo" raziocinante di tanti suoi personaggi, egli si è infine imposto come un classico della modernità, per le sue innovazioni teatrali e l'attualità dei temi dell'alienazione e dell'incomunicabilità.

La sua visione tragica della vita deriva dalla percezione che nella società borghese si è consumata la definitiva frattura tra l'io e la realtà, fra individuo e società.:la realtà diventa allora il caos inspiegabile della vita e del mondo, cosi come l'uomo diventa il caos indecifrabile delle sue centomila e nessuna identità.

Pirandello rappresenta così una delle voci più alte della "coscienza della crisi" che domina nella letteratura europea del tempo. Ma la sua estraneità ai clamori avanguardistici e dannunziani del primo Novecento italiano gli consentì di raggiungere la fama solo molto tardi, quando la crisi del dopoguerra fece maturare le condizioni perché il suo messaggio potesse essere compreso.

Un'importante data della vita di Pirandello fu il 1897, inizio di una profonda crisi familiare a causa del fallimento della miniera del padre che rovinò il patrimonio suo e quello della moglie,Antonietta Portulano. Questo avvenimento portò la donna alla pazzia. Queste vicende lo portarono alla dolorosa riflessione sulla dimensione tragica della condizione umana.

Fin dalla sua prima produzione narrativa emerge la tematica della sua visione del mondo: il sentimento della condizione tragica dell'uomo, condannato alla sconfitta per l'impossibilità di comunicare con gli altri e di conoscere se stesso. Infatti, i personaggi pirandelliani sono piccoli borghesi dalla vita meschina, soffocati dalle convenzioni sociali, alle quali si adattano con passiva inconsapevolezza. Ma talvolta, rivelando una insospettabile voglia di vivere, essi prendono coscienza e reagiscono mediante gesti apparentemente bizzarri che trovano sbocco solo nella pazzia o nella dolente rassegnazione consapevole.

L'opera un cui maggiormente viene messa in luce la sua visione del mondo è "Uno, nessuno e centomila", il romanzo cui Pirandello lavorò dal 1912 a 1925. Il tema che lo percorre è l'inconsistenza, l'illusorietà dell'identità individuale, attraverso la denuncia dell'ipocrisia della vita e dell'impossibilità di assume qualsiasi "forma" , dopo di che sembra raggiungere una liberazione totale e lasciarsi vivere nel presente in armonia con il mondo esterno. Si aggiungono anche il contrasto tra l'illusione e la realtà(l'uomo che viene obbligato ad assumere una forma per esistere) e la casualità della vita(che è priva di valori e di certezze).

È la storia di Vitangelo Moscarda che entra in crisi il giorno in cui sua moglie gli fa notare che il suo naso pende verso destra, cosa di cui lui non si era mai accorto. Può constatare che l'uomo si crede "uno" ed è invece "centomila", le centomila immagini secondo cui gli altri lo vedono; ma questo equivale ad essere "nessuno".

Si propone dunque di scoprire le molte identità che gli altri gli hanno dato. Appreso che i suoi concittadini lo considerano un usuraio, cerca di distruggere questa immagine con atti clamorosi, cosi come distruggerà via via i suoi ruoli di amico,marito, ecc.

Alla fine, consapevole che lasciarsi chiudere in una "forma" equivale ad annientare la nostra personalità perennemente cangiante, rinuncerà a qualunque forma, immergendosi nel flusso della vita, senza memoria e senza aspettative, vivendo nell'attimo presente.

Nelle sue opere troviamo, inoltre, la sintesi tra comico e tragico, i 2 volti della realtà, il riso e il pianto. Infatti utilizza l'umorismo, cioè il senso del contrario , perché secondo lui l'umorista è l'unico tipo di uomo che può condurre una riflessione più profonda del comico o del tragico.
















James Joyce:

Svevo and Joyce:   ZENO'S MONOLOGUE AND ULYSSES' STREAM OF CONSCIOUSNESS.


The link between Joice's Ulvsses and Svevo's Zeno's Conscience is based on their exploration of the deepest parts of the human mind, that is a peculiarity of the twentieth century cultural atmosphere, which upsets the traditional vision of the world (closed and tidy), placing it with an opener one, creating also a crisis and a change of the structures and of the narrative method. But, certainly, each author translates that in his works in a personal and peculiar way.

The technique Joyce adopts to represent the character's thoughts is the most complete experiment in Ulysses of the stream‑ of‑ consciousness, which attempts to represent the natural, disordered yet patterned sequence of thoughts and feelings as they crop up in the individual mind, uncensored or incompletely censored by rational control.

The term was coined by the psychologist William James to describe the mind ' s flux of thought. In modernist fiction It is a narrative technique which attempts to convey all the proceedings of a character's mind based on the association of ideas. It is also used as a synonym for interior monologue, though the term better applies to a narrative where the lack of puntuation or the syntax are meant to reproduce in writing the movements of thoughts.

In Zeno's conscience, instead, the protagonist, though his monologue builds up events of his past existence, portraits characters, introduces psychological analysis, comments as a narrator of the traditional novel. He makes all these things writing a sort of memorial.

The fact that the monologue is written is really fundamental: the character makes free associations, without any control or censure of the conscience.

Making a biography suggests a control: the deep doesn't emerge umediately, the character who writes builds up barriers and twists the truth.

There are also stylistic and linguistic differences between the two novels.

Joyce uses a shattered syntax without logical connections, instead Svevo uses a regular syntax, rationally structured. Then, in Ulysses different registers are used, playing with the words, while in Zeno's Conscience Svevo uses a common language without daring mixtures.

Moreover, each story is told from the prospective of a character. The narrated monologue is widely used: it is the presentation of the protagonist's thoughts that allow to acquire direct knowledge of him. Finally, the linguistic register is varied: the language used suits the age, the social class and the role of the characters.

In "Ulysses" talks about a voyage during a day of Leopold Bloom. This day in 16 of June 1904 (when Joyce met Nora Burton). There is no a plot or presentation of character. Is divided into three parts: 1) about Stephen Dedalus(talks about moral and artistic problems); 2) Leopold Bloom (Ulysses); 3)Leopold' s wife Molly, like Penelope and at the end she makes an interior monologue that concludes the story.  Stephen rappresents the intellect, Molly the sensuality and Leopold unifies this two aspects.

His first fiction was "Dubliners",a collection of fifteen stories, in which Joyce talk about stories of everyday life in Dublin. This is the work that Joyce presents to convinces Svevo to write another play.  

The stories are arranged into four groups: childhood, adolescence, maturity and public life.

The principal theme of the collection is the paralysis, both physical and moral of Dublin. The characters accept their condition because they aren't aware of it. All Dubliners are spiritually weak people, they are slaves of their familiar, moral, cultural, religious and political life. The hearth of the whole collection is the revelation of the paralysis to its victims, and the failure to find a way out of it. Linked to the paralysis, there is the theme of the escape, originated by the sense of unclosure that many characters experience, but none of them is destined to succeeded. This is the work that Joyce presents to convinces Svevo to write another play.

The peculiar technique used is the epiphany, that is, the sudden revelation of a strong reality, caused by a trivial gesture, an external object or a banal situation. According to his task of reproduce the deep and hidden meaning of the life, the epiphany represents the key of the story itself. We can found this technique in "the Dead" where Gretta, the wife of the protagonist (Gabriel) have an epiphany during a party when listens an old irish song that provocs in her the remember of her past love,a boy who is die for her. She understands that he was her only real love and now the protagonist have an epiphany because understands that she doesn't really love him. This technique is used in "the dead" where the protagonist, Gabriel have a sudden revelation caused by the Gretta's epiphany.















INTELLETTUALI CONTRO IL NAZISMO:


IL CARTEGGIO EINSTEIN- FREUD.


Il carteggio tra Einstein e Freud risale al 1932 quando la Società delle Nazioni invitò alcune delle più importanti figure intellettuali a promuovere un dibattito epistolare su argomenti di generale interesse. Einstein ritenne di primissima importanza discutere sul perché l'uomo è portato alla guerra, e crede che Freud e la sua rivoluzionaria analisi della mente umana possano rispondere a questa domanda.

Il mondo è in un periodo di massima delicatezza. Dopo un periodo di pace seguito al Trattato di Versailles, si trova nuovamente in un periodo di grande crisi: le discriminazioni razziali sono sempre più forti, la Società delle Nazioni comincia a perdere autorevolezza non riuscendo a sedare alcuni conflitti internazionali come quello cino-giapponese, poiché la sete di potere di alcuni individui trova nella guerra una possibilità di ampliare il loro potere. Einstein è consapevole che bisogna cercare di mantenere un livello di pace, perché una nuova guerra internazionale come la Prima Guerra Mondiale sarebbe ancora più devastante, visto il progresso tecnologico in campo militare.

Secondo Einstein l'uomo per liberarsi dalla fatalità della guerra deve delegare le questioni internazionali ad un'organizzazione sopranazionale, che abbia pieno potere e non possa essere raggirata ne contestata. Le sue decisioni dovrebbero essere assunte come leggi dagli stati che la compongono. Ogni stato dovrebbe rinunciare a una parte della sua libertà d'azione

Einstein ritiene che l'uomo abbia "dentro di sé il piacere di odiare e di distruggere", perché si lascia facilmente strumentalizzare da quei pochi che detengono il potere e vogliono usarlo per sottomettere  l'altro. In situazioni normali questa passione distruttiva rimane latente nell'individuo, ma è pronta a lasciarsi infiammare da una psicosi collettiva.
L'argomento che sta più a cuore ad Einstein è come poter salvare l'essere umano dalla fatalità della guerra, cioè come fare per tentare una pace perpetua che resista ai continui attacchi della follia umana. Lo scienziato vuole sapere se sia possibile un obiettivo così nobile o se sia solo un'utopia. La lettera di Freud è suddivisa in quattro parti. Dopo una breve introduzione, Freud parla del rapporto tra diritto e violenza, che Einstein , nella sua lettera chiama "forza".
Il diritto secondo Freud nasce come "potenza di una comunità", cioè nasce quando un gruppo di individui sente il bisogno di unirsi per contrastare la violenza di un singolo.

A sostenere il diritto ci deve essere una determinata condizione psicologica ossia la comunità che si è venuta a creare deve basarsi su comuni interessi, deve avere dei legami emotivi per cui un individuo si senta veramente legato alla propria comunità. Inoltre questa comunità deve essere durevole nel tempo, e non venirsi a creare solo quando deve contrastare la violenza di qualcuno. La comunità deve crearsi delle regole (leggi), istituire organi collegiali dove poter discutere le cause di tutti.

La violenza e il diritto sono per Freud 2 facce della stessa medaglia: la prima si sviluppa dal secondo, infatti "la violenza viene spezzata dall'unione di molti, la potenza di coloro che si sono uniti rappresenta ora il diritto in opposizione alla violenza del singolo. La violenza opera con gli stessi mezzi e persegue gli stessi scopi; la differenza risiede in realtà solo nel fatto che non è più la violenza del singolo a trionfare, ma quella della comunità."

A seguire Freud parla dei conflitti tra città, paesi, popoli, tribù e stati, che si risolvono col saccheggio o con la completa sottomissione di un popolo all'altro. Mentre alcuni conflitti hanno generato solo calamità, altri hanno contribuito alla trasformazione della violenza in diritto, perché hanno prodotto unità più grandi (come la Pax Romana). Come Einstein Freud  crede nell'istinto di odio e distruzione, legato alla pulsione sessuale, che porta ad uccidere. Freud scrive poi che esiste, in contrapposizione a questa, la pulsione erotica, un istinto insito nell'uomo che tende conservare ad unire; Freud lo chiama anche amore (Eros) rifacendosi al "Simposio" di Platone.

L'essere vivente può evitare che la pulsione di morte distrugga se stesso solo rivolgendola verso l'esterno, e non c'è quindi speranza di poter sopprimere le tendenze aggressive negli uomini, ma si può cercare di deviarle al punto che non debbano trovare espressione nella guerra, cercando di stimolare la nascita di relazioni erotiche ed emotive tra gli uomini, perché tutto ciò che riguarda l'eros (come unione e solidarietà tra gli uomini) è antagonista della pulsione distruttiva, e della guerra che è il suo prodotto. Freud prosegue la sua esposizione con la sua idea sul perché ci indigniamo tanto di fronte alla guerra e non la vediamo come una delle molte e penose calamità della vita: "la guerra sembra conforme alla natura, pienamente giustificata biologicamente e quindi poco evitabile". La risposta è che ogni uomo ha diritto alla propria vita e la guerra annienta vite umane piene di promesse, costringe gli individui a uccidere altri individui, distruggi prodotti del lavoro umano e non permette più di essere eroi (come nei tempi antichi) ma porta solo allo sterminio di uno dei 2 popoli; infine il mmotivo per cui ci indigniamo tanto per la guerra è che non possiamo farne a meno.

Freud scrive poi la sua idea sulla della civilizzazione, la paragona all'addomesticamento di qualche specie animale. Egli ritiene che la civiltà limiti o quanto meno influisca sui moti pulsionali umani, col passare del tempo li trasformi. Da una generazione all'altra ci sono notevoli cambiamenti nella psiche: l'intelletto adesso ha reso l'uomo intollerante alla guerra.

Freud è ottimista perché crede che l'umanità, o almeno una parte di essa, possa farcela a sapersi autoregolare. Lo psicologo crede nell'educazione dell'uomo, sa che è in grado di capire cosa sia più giusto per la sua comunità, crede che l'Eros e tutto ciò che promuove l'evoluzione civile lavora anche contro la guerra, e può vincere l'istinto di morte.

In sintesi, Freud ribadisce molti dei concetti di Einstein, dandogli una spiegazione scientifica di alcuni aspetti della psiche umana che portano alla guerra. Anche lo psicologo riconosce in una istituzione sopranazionale la via della pace, ma a governare questo organismo devono esserci, secondo lui, persone con un elevato livello di istruzione, che non si lasciamo intimidire dalle minacce.

IL GRANDE DITTATORE:


Chaplin, che si colloca tra coloro che vorrebbero dagli Stati Uniti un intervento deciso a fianco del fronte antinazista, incomincia la sceneggiatura de "Il grande dittatore" nel 1938 e la porta rapidamente a termine, nonostante le pressioni degli ambienti diplomatici tedeschi e di alcune organizzazioni americane. Il film è ultimato nel 1940: la guerra in Europa è già un fatto concreto. La pellicola, una satira bruciante del totalitarismo, ha un crescente successo di pubblico, soprattutto dopo che anche gli Stati Uniti, in seguito all'attacco giapponese di Pearl Harbour, entrano in guerra.


LA TRAMA

Sul fronte occidentale, durante la Prima guerra mondiale(1918), un soldato semplice salva un ufficiale pilota tedesco con il quale subisce un grave incidente aereo dove perde la memoria. Dimesso dall'ospedale dopo alcuni anni, ormai finita la guerra, nel suo paese, la Tomaia, si è instaurata la dittatura di Adenoid Hynkel(caricatura di Hitler), nemico giurato degli ebrei. Il nostro eroe ritrova improvvisamente la memoria  e torna alla sua bottega di barbiere, nel ghetto, ignaro dei cambiamenti intervenuti. Alcune disavventure e l'incontro con una giovane orfana, Hannah, che si innamora di lui, lo pongono di fronte alla realtà. Nonostante la protezione del comandante delle "doppie croci" Schultz, l'ufficiale da lui salvato in guerra, il barbiere e gli altri ebrei del ghetto subiscono la persecuzione voluta da Hynkel. Il barbiere e Schultz si ribellano a tale situazione e vengono arrestati e portati in un lager, mentre Hannah fugge in Ostria, che è ancora una terra libera. Il barbiere, approfittando della perfetta somiglianza con Hynkel, scappa e riesce a prendere il posto del dittatore,incontrato mentre cacciava le anatre e per la loro somiglianza vengono scambiati e il dittatore viene arrestato al posto di Charlot. Il barbiere ebreo deve ora pronunciare il discorso che annuncia l'invasione dell'Ostria trasformandolo in un appassionato discorso di pace universale. Il viso di Hannah, udendo le parole del "dittatore ebreo" via radio, si illumina di speranza.

Il film è un calibrato impasto di comico, tragico, sentimentale e grottesco.

Il regista realizza una comica caricatura dei regimi totalitari e copre di ridicolo le figure di due dittatori (Hynkel e Napoleoni) che hanno due precisi riscontri storici (Hitler e Mussolini).

Hynkel- Hitler è un uomo puerile e vanitoso che danza con il mappamondo, che gli scoppia tra le mani, è una caricatura perfetta del sogno di Hitler di conquistare il mondo.









I TOTALITARISMI: IL NAZISMO


I totalitarismi sono dei movimenti tipicamente novecenteschi, nati dalla crisi delle democrazie moderne e quindi diversi da ogni altra forma di dittatura e tirannide tradizionale.

L'organizzazione dei movimenti totalitari è basata:

sulla cieca e totale fedeltà ad un capo, il cui dinamismo diventa legge suprema(come la volontà del Fuhrer in Germania).

Sull'uso del potere senza limiti

Su un gruppo molto ristretto al vertice

Sul dinamismo e il movimento:rigettano qualsiasi forma di stasi o stabilità.

Sulla ferrea gerarchizzazione di tutto il personale statale e di tutta la popolazione.

Sui rituali, come in una società segreta.

Propaganda molto insistente di un'ideologia che conquisti la massa.

Il terrore inizialmente diretto all'eliminazione di ogni forma di resistenza e opposizione,poi l'eliminazione dei "nemici oggettivi", in seguito le vittime scelte a caso, senza accuse e dichiarate indegne di vivere ( come per il nazismo lo erano i malati di mente,di cuore e polmoni) e infine abbiamo il terrore totale, quando non ci sono più nemici o oppositori. Quindi la creazione di campi di concentramento per sperimentare scientificamente il proprio dominio assoluto.


Il loro scopo è il dominio del mondo intero al quale vogliono arrivare con la paura, il principio di ogni azione.


IL NAZIONALSOCIALISMO TEDESCO:


Questo regime nacque dalle svariate crisi della Repubblica di Weimar(proclamata alla fine della I guerra mondiale in Germania) e dalla creazione di un nuovo partito, quello nazionalsocialista tedesco dei lavoratori ad opera di Adolph Hitler, nel 1919 facilitata dalla grave crisi economica dovuta al risarcimento dei danni della guerra(oltre132 miliardi di marchi d'oro) imposto dal trattato di Versailles del 28 Giugno 1919 in quanto principale responsabile della guerra. Egli rimase alla guida del partito fino al suicidio nel suo bunker a Berlino, per la perdita della II guerra mondiale, eccetto nel 1923 quando fu arrestato per il suo putsch(colpo di Stato)a Monaco durato 5 giorni e venne rilasciato dopo 1 anno. Alle elezioni del 1932 ottenne il 32% dei voti appoggiato dagli industriali. Divenne cancelliere nel 1933 e presidente nel 1934. Venne chiamato III Reich (i primi due furono quello di Federico Barbarossa nel Medioevo e quello di Guglielmo I e Birsmack nell'800).

Al potere Hitler eliminò la libertà democratica e gli oppositori al nazismo, sciolse il parlamento, tolse ogni autonomia alle istituzioni.

I punti fondamentali del Nazismo erano:

culto del lavoro;

esaltazione del capo;

esaltazione del popolo tedesco e della comunità;

antisemitismo.


Come in tutti i totalitarismi troviamo una polizia politica "Gestapo" (geheime staat polizei), delle squadre di difesa(le SS <<Shutzstaffeln>>), squadre d'assalto e una propaganda che faceva presa sulla massa diffusa attraverso le associazioni come il Fronte del lavoro(che sostituì i sindacati), la Gioventù hitleriana e la Camera di scultura, ma anche attraverso il nuovo potente mezzo della radio.

Inoltre troviamo dei campi di concentramento come Auschwitz, Mauthausen, Treblinka, Dachau, ecc.. nei quali furono sterminati circa sei milioni di ebrei. Qeust'antisemitismo fu il punto principale della politica nazista. L'odio di Hitler per gli ebrei era dovuto non solo alla considerazione hitleriana di parassiti e capri espiatori(come erano sempre stati considerati in passato)poiché non avevano più influenza nella vita pubblica ma avevano solo ricchezze, ma soprattutto al disonore che molti ebrei crearono nella sua vita: suo nonno, l'amante di sua madre, i suoi compagni di classe più bravi. Questo forte antisemitismo portò nel 1935 alle leggi di Norimberga in cui, per conservare la purezza della razza "ariana"(gli ari erano un popolo indo-europeo da cui derivano i tedeschi e altre popolazioni europee), veniva impedito ai malati di avere figli e agli ebrei di sposarsi con i tedeschi. Nel 1938, cosi, dopo che gli ebrei furono privati di tutti i loro diritti civili, ci fu la famosa "notte dei cristalli"(cosi chiamata perché costellata dalla devastazione di negozi e proprietà ebraiche) in cui molti ebrei furono uccisi e migliaia di altri furono deportati nei lager. Dalle Università e dalle scuole tedesche furono espulsi tutti gli insegnanti di origine ebraica. Anche coloro che non vollero sottoscrivere una dichiarazione di fede nazista furono allontanati. Cosi, dalla Germania emigrarono, molti verso gli Stati Uniti, il fisico Albert Einstein, lo scrittore Thomas Mann("Tristano", "Buddenbrook", "Tonio Kroger", "morte a Venezia"), il filosofo Karl Jaspers(esistenzialista), e dall'Austria (quando Hitler se ne impadronì) Sigmund Freud , il padre della psicanalisi.

Al termine della guerra, un tribunale militare internazionale processò a Norimberga i capi nazisti sopravvissuti, mentre gli Alleati organizzarono il cosiddetto 'processo di denazificazione' del paese. La nuova costituzione democratica sanciva la proibizione di ricostituire il Partito nazionalsocialista.





EROS nel "simposio" di Platone:


Il "Simposio" è il dialogo platonico più ricco di vivacità drammatica e il più felicemente fuso e compatto sul piano artistico.

In occasione del simposio, recuperato come sede di socialità maschile e di elaborazione culturale, i partecipanti( Agatone, Pausania, Erissimaco, Fedro , Aristofane e Socrate) pronunciano ciascuno un elogio di Eros: Fedro ricorda come amore spinga chi ne è dominato a compiere azioni belle e nobili; Pausania distingue tra l' Eros celeste o "uranio" che tende di preferenza alle anime e che è esclusivamente maschile, e l' Eros volgare o "endemio" che aspira solo ai piaceri carnali; il medico Erissimaco tratta dell'amore come forza cosmica; Aristofane racconta, invece, un mito ricco di fantasia: gli uomini erano inizialmente degli esseri forniti di due teste e quattro gambe di tre sessi (uomo-uomo, donna-donna-, uomo-donna), da quando Zeus decise di spaccarli in due metà, ciascuno cerca la propria " metà" perduta e proprio questa ricerca dell'intero si chiama amore; per ultimo parla Agatone che con uno stile poetico esalta le benefiche e positive qualità di Eros. Ma il vero discorso su Eros è quello di Socrate, il quale dice di essere stata istruito da una sacerdotessa di Mantinea di nome Diotima. Anch'essa, nel racconto di Socrate, fa uso di una metafora per illustrare la natura di Eros: esso non è né buono né cattivo, né bello né brutto, ma qualcosa di mezzo tra l'uno e l'altro, come non è né dio né uomo, ma un demone grande, ossia qualcosa di mezzo tra il divino e l'umano. E a spiegarne la natura così varia e complessa, Socrate narra la nascita di lui da Poros(l'espediente) e da Penia(la mancanza), mettendo in rilievo un altro tratto del carattere di lui: che egli non è né sapiente né ignorante, ma anche in questo qualcosa di mezzo tra l'uno e l'altro. E se Eros è creduto per sé bello e buono, ciò accade perché si scambia ciò che si ama, che è realmente bello e buono, con l'amante che non è per sé né bello né buono. Ma "quali effetti utili Eros reca agli uomini?" Rispondendo a questa domanda Diotima chiarisce che chi ama, non solo ama il bene, ma ama di averlo sempre con sé.Il bello è la condizione indispensabile per generare, e il generare, che assicura all'uomo quel bene di cui va in cerca, è ciò per cui il mortale diventa immortale. Eros è così doppiamente amore dell'immortale, sia perché ha per fine di appropriarsi in perpetuo il bene, sia perché se lo appropria generando. Questa brama di immortalità, insita nella natura mortale, spiega tanto la violenta disposizione in cui entrano tutti gli animali quando desiderano di generare, quanto l'affetto per la prole, poiché la generazione è la sola via per la quale tutto ciò che è vecchio si rinnova, e non solo nella procreazione di altri esseri, ma anche nei singoli individui, che non rimangono gli stessi, se non apparentemente, mentre in realtà sono in un continuo rinnovamento non solo nel corpo, ma persino nelle loro cognizioni. Né diverso è il sentimento che spinge gli uomini a volersi rendere illustri per nobili atti o per opere insigni, vale a dire per una generazione spirituale che è ben più alta della generazione fisica. Tutto ciò, Diotima osserva, Socrate avrebbe potuto intenderlo da sé, ma dubita ch'egli avrebbe potuto vedere da solo l'ulteriore svolgimento sino al termine della via d'amore, che consiste in un ascendere continuo dall'amore suscitato dalla bellezza di un singolo corpo a quella di tutti i bei corpi, e da questo alla bellezza delle anime, e da questa ancora alla bellezza delle istituzioni, e poi a quella delle scienze, e finalmente a quella dell'unica scienza, che è la scienza del bello in sé, raggiungendo così quel punto che rende la vita veramente degna di essere vissuta. E Socrate conclude che egli, persuaso dagli insegnamenti di Diotima, si sforza di persuadere gli altri che a raggiungere la meta indicata non c'è più valido collaboratore di Eros, al quale perciò ogni uomo ha l'obbligo di rendere onore, come l'onora lui stesso.























Apuleio: le metamorfosi.


Apuleio è il maggiore fra gli ultimi grandi pensatori della latinità pagana. Assai noto in vita come retore e conferenziere,oggi occupa un posto di rilievo nella storia del pensiero neoplatonico. Ma fu come narratore che godette di una particolare fortuna in epoca medioevale e moderna:il suo romanzo,le Metamorfosi,conosciuto anche come l'asino d'oro,può essere considerato il modello più imitato dell'intera novellistica occidentale.

Apuleio amava definirsi un "filosofo platonico". Egli, infatti, fu un esponente del "medio platonismo" .La caratteristica più notevole di questa corrente filosofica era la mescolanza di elementi platonici e aristotelici.

Ma un altro importante aspetto della personalità di Apuleio fu quello riguardante la magia. Durante la sua vita gli fu,infatti , intentato un processo per magia ed egli si difese respingendo sprezzantemente l'accusa come futile e totalmente infondata.

La sua più importante opera, le Metamorfosi, ha una struttura molto semplice e,nei primi dieci libri, narra la storia dell'uomo-asino,già usata più volte in greco, parla cioè dell'uomo che,per un incantesimo sbagliato si trasforma in asino. Come tale egli ha una serie di avventure,quasi tutte molto rischiose per la sua incolumità, ma riesce a sopravvivere e alla fine a tornare uomo;ma Apuleio cambia il finale della storia:l'asino,tornato uomo grazie all'aiuto di Iside, è iniziato ai misteri della dea e a quelli di Osiride.

Il protagonista dell'opera è un "protagonista-narratore", come Ulisse presso i Feaci,un uomo,cioè,che racconta le sue incredibili peripezie aggiungendo spesso alla propria storia molte altre storie a lui riferite da altri. Questo personaggio è sempre curioso e "assetato di sapere"(la curiositas),mosso dal desiderio di giungere ad una importante verità, se non addirittura alla Verità assoluta.

Il giovane Lucio si trova ad Ipata, città della Tessaglia e sta ascoltando una storia di magia:protagonista una vecchia e laida ostessa,Meroe,capace di incantesimi sui suoi innamorati. Lucio a Ipata è ospite di Milone,un ricco usuraio la cui moglie,Panfila è una maga potentissima e con loro vive l'ancella Fotide.

Lucio si imbatte,curiosando per la città, in Birrena , ricca matrona sua parente che lo conduce in un magnifico palazzo dove gli mostra una statua di Diana e lo scongiura di evitare la magia malefica di Panfila. Intanto Lucio e Fotide si innamorano e passano molte notti insieme. Una sera viene invitato a cena da Birrena .Qui ascolta dal convitato Telifrone di Mileto, un'altra terrificante storia di magia. Tornato a casa,inquietato dalla storia di Telifrone, uccide tre uomini "sospetti" con la sua spada.Il giorno dopo viene arrestato con l'accusa di triplice omicidio. La folla è talmente tanta che il processo deve essere svolto in un teatro. Durante il processo Lucio piange,invoca pietà e si difende,mentre tutti ridono di lui. Alla fine alza il telo che copre i tre cadaveri e scopre che in realtà erano tre otri gonfi, con le tracce dei suoi colpo di spada. Infatti in realtà in quel giorno di celebrava la festa del dio Riso, quel giorno particolarmente riuscita grazie a Lucio,al quale la città erigerà una statua di bronzo. Dopo qualche tempo Fotide gli annuncia che la padrona vuole raggiungere un giovane lontano di cui si è innamorata e per questo si tramuterà in uccello. Lucio assiste alla trasformazione attraverso la fessura della porta e vede che Panfila si spalma con un unguento e si trasforma. Cosi Lucio vuole provare su se stesso l'effetto, ma Fotide sbaglia crema e Lucio di trasforma in asino. Fotide lo consola dicendogli che gli basterà assaggiare delle rose per riacquistare figura umana. Ma intanto la sua vita cambia, il suo posto adesso è nella stalla dove il suo stesso cavallo e l'asino di Milone si coalizzano contro di lui. Una banda di ladri deruba la casa di Milone e carica il bottino sui tre animali. Dopo lunghe disavventure giungono al covo. Qui il giorno seguente i ladri portano una ragazza,Carite, rapita proprio il giorno prima delle sue nozze e per questo disperata. Per distrarla, una donna al servizio della banda, le racconta una favola: "amore e psiche".

"Un re aveva tre figlie , la più piccola delle quali,Psiche era talmente bella che nessuno osava chiederla in sposa. La dea Venere,gelosa , chiede a suo figlio Amore di ferirla. Intanto il re chiede all'oracolo di Apollo come è possibile che le altre due figlie meno belle siano già sposate e Psiche,la più bella non lo sia ancora. Apollo risponde che lei non è destinata a una matrimonio mortale e per questo deve essere esposta su un picco montano. Cosi il padre la abbandona sul più alto dirupo e lei,trasportata dal vento Zefiro, giunge ad un castello al centro di un bosco tutto pieno di pietre preziose e metalli. Assistita da ancelle invisibili, Psiche fa il bagno e banchetta. Durante la notte viene raggiunta da uno sposo misterioso( che è Amore) . Psiche è però infelice e chiede di poter rivedere le sorelle; Amore acconsente, a patto che non riveli alle sorelle l'identità del marito. Dopo diverse visite delle sorelle al palazzo, riescono a convincere Psiche a scoprire l'identità di quest' uomo. Psiche,infatti, durante la notte accende una luce e trova accanto a se il dio Amore in persona. Inavvertitamente si punge con una delle frecce del dio e lo sveglia. Amore è cosi costretto ad abbandonare la ragazza. Disperata tenta il suicidio, ma viene salvata da dio Pan. In seguito tende un inganno alle sorelle conducendole alla morte. Allora si dirige verso casa di Venere dove il dio Amore è ferito non solo dalla goccia di olio bollente, ma anche dall'imprudenza della fanciulla. Per questo Venere la fa frustare e subito dopo la sottopone ad una serie di prove difficilissime. Alla fine,grazie anche all'aiuto di Amore, porta a termine le prove cosi Venere consente il matrimonio tra i due."

In seguito Lucio, l'asino, il cavallo e la ragazza vengono salvati dal fidanzato di quest'ultima,il quale si finge un brigante e si propone come nuovo capo. Dopo aver fatto ubriacare i briganti le getta in un fosso e scappa con gli altri. I due innamorati riescono a sposarsi e tengono gli animali in campagna. Un giorno arriva la notizia della morte dei due e quindi gli animali vengono venduti. L'unica consolazione dell'asino è captare con le sue lunghe orecchie ogni sorta di racconti(la moglie,la botte, l'amante; il mugnaio; l'ortolano;il cuoco e il pasticcere;l'asino nel triclinio; la dama;il teatro;il mimo).Lucio viene acquistato da un anziano sacerdote. Durante la notte , risvegliatosi alla luce della luna, immerge per 7 volte la testa nei flutti e intona un inno a Iside. In sonno gli appare la stessa dea che gli comunica la sua imminente ritrasformazione in uomo. Lucio decide allora, tornato uomo, di voler essere iniziato ai misteri isiaci. Infine Lucio apprende in sonno di dover assumere il titolo di sommo sacerdote di Osiride.

"Le Metamorfosi"è un'opera costituita da 11 libri, un numero che è strettamente legato al culto di Iside perché l'iniziazione isiaca avveniva l'11° giorno. E' un romanzo d'intrattenimento, ma che racchiude diverse implicazioni letterarie, filosofiche e religiose, quindi ha una funzione sia edificante che d'intrattenimento. Psiche è il simbolo dell'anima umana. Amore, come Iside, prende l'iniziativa di salvare chi è caduto, e lo fa di sua spontanea volontà. La trasformazione di Lucio in asino è l'emblema del ridursi in bestia dell'uomo e della sua degradazione. Il mondo descritto da Apuleio è segnato dal dominio del male,pochissime sono le storie che raggiungono il lieto fine.

Lo stile è complesso e artificioso nonostante non manchino parti in cui prevale la spontaneità e la semplicità, frutto di una raffinata elaborazione artistica. Il lessico è estremamente vario: arcaismi, parole rare ma anche volgarismi. Vengono spesso usate metafore e diminutivi che derivano dall'imitazione di Catullo e dei poeti neoterici, oltre che acutezze, allitterazioni e giochi di parole.


ALBERT EINSTEIN:

Albert Einstein nacque a Ulma nel Württemberg, in Germania nel 1879.       Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica (anche se diede la Nobel lecture nel 1922 essendo stato in viaggio in Giappone l'anno precedente) per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto fotoelettrico. In quegli anni Einstein cominciò a dedicarsi alla ricerca di teorie del campo unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine, assieme ai tentativi di spiegazioni alternative dei fenomeni quantistici: infatti, la sua concezione del mondo fisico mal si conciliava con le interpretazioni probabilistiche della meccanica quantistica. Si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa. Infatti quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'università di Princeton. Nel 1933 i Nazisti promulgarono 'La Legge della Restaurazione del servizio Civile' a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati, e durante gli anni 30' fu condotta una campagna dai premi Nobel Philipp Lenard e Johannes Stark che etichettò i lavori di Einstein come 'fisica ebrea', in contrasto con la 'fisica tedesca' o 'ariana'. Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e restò negli USA fino alla morte. Morì a Princeton nel 1955.


EINSTEIN CONTRO LA GUERRA: quanto era intransigente come scienziato, così lo fu come persona; nel 1913 rifiutò di firmare un manifesto a favore della guerra che gli veniva proposto da un buon numero di scienziati tedeschi. Nel 1939, su sollecitazione di Leo Szilard, scrisse al presidente Roosevelt per sostenere l'opportunità che gli USA costruissero la bomba atomica, preoccupato della possibilità che il regime nazista potesse dotarsi per primo di quella terribile arma; successivamente invece non fu ascoltato quando nel 1945 si oppose al lancio della stessa bomba sul Giappone. Fece poi sempre parte dei movimenti anti-nucleari Americani. Dopo la guerra, Einstein continuò a fare pressioni per il disarmo nucleare e per l'istituzione di un governo mondiale. Affermò: «Non so con quali armi verrà combattuta la III guerra mondiale ma la IV verrà combattuta con clave e pietre». Insieme ad Albert Schweitzer ed a Bertrand Russell, combatté contro i test e le sperimentazioni militari della bomba atomica.

VISIONE POLITICA: Einstein si considerò sempre un pacifista ('Un uomo puo' trovare piacere a marciare al suono di una banda militare. Ma per fare cio' non ha bisogno del cervello, gli basta il midollo spinale.') ed un umanista, e negli ultimi anni della sua vita, anche socialista e accusato di essere comunista. Le opinioni di Einstein su altri argomenti, come il socialismo, il maccartismo ed il razzismo, furono male interpretate e la sua figura risultò molto controversa negli Stati Uniti di quegli anni. Einstein fu inoltre cofondatore del liberale Partito Democratico Tedesco.





EFFETTO FOTOELETTRICO.

L'esperienza mostra che sotto certe condizioni un metallo colpito da un fascio di luce emette elettroni.

Cosa è spiegabile dalla fisica classica, almeno approssimativamente.

Quando la luce colpisce una sostanza vengono emessi elettroni (effetto fotoelettrico) perché il campo elettrico associato alla radiazione elettromagnetica accelera gli elettroni facendo loro acquistare l'energia sufficiente ad abbandonare la superficie del metallo.

Il numero degli elettroni emessi aumenta con l'intensità della luce incidente.

Ma ci sono altre osservazioni non interpretabili in termini della fisica classica.

L'energia cinetica con cui vengono emessi gli elettroni (misurabile facilmente) non dipende dall'intensità della radiazione ma dipende linearmente dalla frequenza.

Aumentando l'intensità della luce si aumenta il numero di elettroni emessi ma non la loro energia cinetica.

Esiste una frequenza di soglia 0 che può andare dall'infrarosso, per certi sali di cesio, all'ultravioletto, per il platino, al di sotto della quale non si osserva emissione di elettroni; per i metalli alcalini 0 è centrato nel visibile.

Il ritardo osservabile tra l'arrivo dell'onda elettromagnetica e l'emissione dell'elettrone è inferiore a 10-9s.

Inoltre esiste fotoemissione di elettroni anche per i gas e la corrente di elettroni emessi dipende dall'angolo di incidenza della radiazione incidente e dalla sua polarizzazione. Quest'ultimo fatto non è interpretabile nella 'vecchia teoria quantistica'.

Interpretazione di Einstein.

In un fascio di luce monocromatica l'energia si propaga in quanti di luce h dove  è la frequenza dell'onda e h è una costante universale (già introdotta da Planck per interpretare lo spettro di radiazione del corpo nero).


   FORMULA DELLA QUANTIZZAZIONE DELL'ENERGIA

dove


L'elettrone del metallo può'assorbire' il quanto di luce. Se l'energia con cui è legato quest' elettrone è W0 e se hν> W0 l'elettrone può venire espulso dal metallo.


L'energia cinetica dell'elettrone espulso sarà:

(formula di Einstein per l'effetto fotoelettrico)

W0 è evidentemente una energia caratteristica di ogni materiale; essa prende il nome di potenziale di estrazione: W0 è il lavoro che bisogna fare per 'strappare l'elettrone dalla sostanza'.

Questa relazione spiega la dipendenza lineare dell'energia cinetica dalla frequenza della luce incidente.

Spiega perché deve esistere una frequenza di soglia, relativa a un'energia appena sufficiente a slegare l'elettrone, che altrimenti non viene emesso.

Spiega perché non esiste ritardo nell'emissione, che non è dovuta all'intensità della radiazione incidente (non c'è bisogno di tempo di accumulazione di energia per l'elettrone: se la frequenza è maggiore di quella di soglia, l'elettrone viene emesso).

Per la misura dell'effetto fotoelettrico Einstein e Millikan ricevettero il premio Nobel per la fisica nel 1921 e nel 1923 rispettivamente.

Apparato Sperimentale

Quando il catodo emettitore viene colpito da luce di opportuna frequenza (lunghezza d'onda), vengono emessi elettroni. Se il potenziale dell'elettrodo (anodo) è zero (VA=0) una parte di questi elettroni possono raggiungere l'anodo (purchè la loro energia cinetica sia sufficiente) ed il galvanometro indicherà passaggio di corrente elettrica (purché h sia maggiore uguale di W0). Se il potenziale dell'anodo è maggiore di zero (VA>0) un maggior numero di elettroni saranno raccolti dall'elettrodo e la corrente crescerà al crescere del potenziale finché, per VA sufficientemente elevato, tutti gli elettroni emessi raggiungeranno l'elettrodo (condizione di saturazione). Se il potenziale dell'anodo è minore di zero (VA<0) gli elettroni vengono frenati dal potenziale negativo -VA. Per un certo valore del potenziale negativo applicato all'elettrodo la corrente di fotoelettroni si annulla; il valore di 0 per la corrente lo si ottiene quando: . Quindi se -eVAEcin nessun elettrone può raggiungere l'elettrodo. Pertanto si può scrivere la seguente relazione

Dove si è postoV0=-VA* e VA* rappresenta il valore del potenziale di anodo VA per il quale la corrente di fotoelettroni si annulla. Questa è una relazione lineare tra V0 e .

Dualismo onda-particella

Il concetto dualismo onda-particella, ovvero il fatto che le particelle elementari (elettrone, protone, ecc) mostrano una duplice natura, sia corpuscolare che ondulatoria, nasce negli anni '30 del XX secolo con gli esperimenti compiuti nell'ambito della fisica dei quanti. A fronte dell'effetto fotoelettrico della luce si giunge all'assunzione di una natura corpuscolare della luce stessa. Si presume la presenza di particelle discrete denominate fotoni, ciascuno dei quali dotato di una energia correlata alla frequenza della radiazione. La seguente formula fornisce la lunghezza d'onda λ di un raggio luminoso avente frequenza :

C = costante della luce





























METAMORFOSI GEOLOGICA DELLA TERRA:


La Terra ha una storia lunga 4600 M.a,ricchissima di eventi. Grazie alla Geocronologia possiamo stabilire un ordine relativo di questi eventi;la Geocronometria, invece, fornisce l'età in anni di un evento, grazie alla datazioni radiometriche, basate sul decadimento degli isotopi radioattivi.

L'intera storia è suddivisa in intervalli, chiamati periodi, riassunti in una scala stratigrafica o "scala dei tempi geologici". Uno dei principali "strumenti" particolarmente importanti per ricostruire e datare eventi del passato sono i fossili, che permettono di ricostruire le tappe dell'evoluzione biologica.

I "periodi" della Terra sono raggruppati in "ere" che, a loro volta, sono raccolte in 4 "eoni".

I primi 3 eoni coprono quasi 4000 M.a  e sono spesso citati insieme come Precambriano.

L'eone più recente, il Fenozoico, è anche il più breve, ma è il più ricco di testimonianze e tracce.

L'eone Adeano (dalle origini a 4000 M.a fa) comprende le origini della Terra per aggregazione di planetesimali, la formazione del nucleo metallico(catastrofe del ferro), e del mantello silicatico e la solidificazione di una prima crosta, più volte frantumata dagli impatti meteorici e continuamente riformata, di probabile natura basaltica. La "degassazione" del materiale fuso porta alla formazione di una densa atmosfera , con elio,azoto, anidride carbonica, acqua(vapore) ma priva di ossigeno.Si forma anche un'idrosfera, con l'acqua derivata dalla degassazione ma soprattutto riportata dagli impatti meteorici e di comete. Alla fine dell'eone la Terra ha una crosta solida coperta da oceani, dai quali emergono isole vulcaniche;con l'erosione iniziano i primi processi sedimentari. L'atmosfera fa innescare un effetto serra, soprattutto per l'abbondante presenza di anidride carbonica.

L'eone Archeano(da 4000 a 2500 M.a fa) si fa iniziare con le prime tracce dirette. Le rocce più antiche note, gli gneiss di Acasta sono testimonianza di una crosta già differenziata, di tipo "continentale". Nell'Archeano si formano numerosi lembi di crosta continentale separati da oceani in cui si accumulano rocce sedimentarie e vulcaniche. Verso la fine dell'Archeano risulta già formato il 50% della crosta continentale e si è innescata una Tettonica delle placche molto più attiva di oggi. Compaiono le prime forme di vita, tutti microrganismi procarioti(privi di nucleo), molti eterotrofi ma con il tempo si sviluppano organismi autotrofi, capaci di fotosintesi che liberano ossigeno.

L'eone Proterozoico (da 2500 a 570 M.a fa) vede accrescersi la crosta continentale e formarsi gradualmente grandi cratoni. Il meccanismo delle palcche è pienamente attivo e nelle collisioni si sollevano lunghe catene montuose. La crosta continentale viene continuamente riciclata, mentre diminuisce la produzione diretta di nuova crosta a spese del mantello. Si forma un supercontinente "Rodinia". Nascono i primi organismi eucarioti e la produzione di ossigeno aumenta. Si forma lo strato di azoto nell'atmosfera.

Cosi Litosfera, Idrosfera,Atmosfera e Biosfera sono pienamente attive.

L'eone Fanerozoico (da 570 M.a fa ad oggi) è caratterizzato da un'enorme evoluzione di vita che invade ogni possibile nicchia con innumerevoli forme. Si divide in 4 ere: Paleozoico, Mesozoico, Cenozoico, Neozoico.


PALEOZOICO

Una delle ere geologiche, compresa fra il Precambriano e il Mesozoico, caratterizzata dalle prime sicure tracce di vita. I terreni del Paleozoico sono estesi su vaste aree continentali. Durante tutta l'era vi furono intensi fenomeni vulcanici e orogenetici (corrugamenti caledoniano ed ercinico). Il clima prevalentemente caldo-umido favorì lo sviluppo di crittogame vascolari (felci, equiseti, licopodi); la fauna, già ricca di molte forme (spugne, coralli, brachiopodi, molluschi, crostacei ecc.), presenta fossili esclusivi e persistenti per tutta l'era: le trilobiti. Compaiono anche i primi Vertebrati: strani pesci corazzati e gli Anfibi.


MESOZOICO


Al contrario dell'ERA precedente (la Paleozoica), quella Mesozoica rappresenta un periodo di relativa calma sotto il profilo prettamente orogenetico e dell'attività vulcanica. Antiche terre furono sommerse dai mari e si formarono immensi sedimenti anche di natura organogena. Il clima era di tipi caldo umido ed abbastanza uniforme. Abbiamo la frammentazione della Pangea. La formazione di nuovi oceani (Atlantico, Indiano e Tetide) e un'evoluzione di uccelli e mammiferi, ma anche un'estinzione di massa ( i dinosauri).


CENOZOICO

Era geologica successiva al Mesozoico, con l'affermarsi prepotente dei Mammiferi, al punto che per il Cenozoico fu proposta anche la denominazione di era dei Mammiferi. Il Cenozoico ha conosciuto una notevole attività orogenetica, responsabile sia della formazione o dell'assetto finale delle maggiori catene montuose attuali lungo le due fasce orogenetiche già ben delineatesi nel Mesozoico.


NEOZOICO

Era geologica così denominata in quanto la flora e la fauna vi sono rappresentate da specie tuttora viventi o dai loro immediati progenitori. Altra denominazione proposta, anche se meno comune, è quella di era antropozoica o Antropozoico, dato che il più importante avvenimento biologico è se non la comparsa, l'esplosiva diffusione dell'uomo.



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