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La terza campagna di luigi xiv




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LA TERZA CAMPAGNA DI LUIGI XIV


La terza campagna di Luigi XIV, che gode di 10 anni di pace (1678-1688),ha un'importanza perlomeno pari a quella della seconda, ma è meno complessa poiché Mansart si è imposto come direttore dei lavori.

Tuttavia è nelle nuove dépendances del castello che occorrerà andare a ricercare l'espressione essenziale del talento di questo maestro. Infatti, per quanto riguarda il castello vero e proprio, le scelte fatte dei suoi predecessori sono irreversibili. Ritenendo, come Colbert, che il castello non fosse troppo sviluppato in altezza, Mansart era propenso a ricavare da una sopraelevazione generale di spazi che l'esigenza principale esigeva. Contestualmente, avrebbe rifatto in pietra il lato dei cortili. La storia del Grand Dessein inizia incontestabilmente con Mansart. Esso è illustrato negli archivi dei progetti la datazione e la paternità dei quali sono a volte dubbie. Si è scoperto che uno di questi progetti, tradizionalmente attribuito al laboratorio di Mansart, il quale seguirà il Grand Dessein per quasi tutto il XVIII secolo. Se una possibilità di realizzarlo si è offerta, non poteva essere che nel 1678. Non si sa perché il re non abbia colta. Rileviamo che l'opposizione alla demolizione del castello vecchio di cui Perrault ha fornito testimonianza, può perfettamente rapportarsi all'epoca di Mansart. Un fatto assodato è che i lavori intrapresi nel 1678 renderanno più difficile, o perlomeno più illusoria, l'adozione del Grand Dessein.

L'intervento operato sulla facciata del lato dei giardini (1678) è particolarmente significativo. Per permettere l'aggiunta di una galleria alta fra i grandi appartamenti, Mansart semplicemente colma il vuoto lasciatovi da Le Vau, facendo avanzare legge adeguando all'allineamento generale la facciata costruita sul castello vecchio il fondo alla terrazza. Come già è stato detto, egli sopprime comunque i pannelli ornamentali per rialzare a tutto sesto le finestre del primo piano. Queste finestre vengono armonizzate alla galleria degli specchi e ai due nuovi saloni che la in inquadrano, quello della guerra e quello della pace. Questi tre ambienti che sono coperti da volte comprese dietro l'attico: quest'ultimo non costituisce un vero e proprio piano; le sue finestre si aprono soltanto sull'intelaiatura in il legno di tali volte. Le trasformazioni della cour de Mambre (1678)sono in parte condizionate da quelle eseguite sul lato dei giardini. Pure finestre dell'avancorpo centrale vengono rialzato a tutto sesto. L'arco a tutto sesto ha in certo qual modo attraversato tutto il corpo principale. Infatti, la galleria degli specchi ed il salone centrale del castello vecchio, che diventerà la camera di Luigi XIV, sono anche essi collegati da 3 arcate a tutto sesto. L'armonizzazione di tutte queste aperture, visibili l'una dall'altra, si imponeva. Per dare al salone una maggiore altezza, all'avancorpo della cour de Mambre è stato aggiunto un secondo piano che, come l'attico dei giardini, non è che un piano apparente in quanto le sue finestre danno luce anche al salone. Il nuovo avancorpo è stato incorniciato da due pilastri colossali e coronato da un gruppo scultoreo. Poiché Mansart aveva soppresso le voliere, la facciata del corpo principale passa da cinque a sette campate. I lucernari che sormontano le campate laterali vengono sostituiti da occhi di bue collocati nella parte alta, più confacenti al nuovo coronamento del corpo centrale. Questi lavori forniscono l'occasione per un rimaneggiamento generale del tetto e delle sue rifiniture. L'alto tetto spezzato viene prolungato (1679) sulle ali della cour Royale che erano state coperte semplicemente da tetti piani; la balaustrata che coronava queste ali viene invece estesa a tutte le facciate. Nell'assetto generale, questa balaustrata conta ormai più dei lucernari, conservati sulle ali del castello vecchio benché i grandi lucernari, nella tradizione durata in Francia oltre tre secoli, sono passati di moda da mezzo secolo. I padiglioni dei segretari di stato vengono restaurati e abbinati a due a due (1678-1679);essi costituiscono ormai, da un lato e dall'altro dell'avant-cour, le ali dei Ministri. La cour Royale e l'avant-cour sono chiuse da cancellate (quella dell'avant-cour esiste ancora).

Le modifiche apportate da Mansart all'opera di Le Vau non forniscono una quantità sufficiente di spazi coperti. Per provvedervi, Mansart costruisce due enormi edifici piuttosto impropriamente definiti ali. L'ala settentrionale e quella meridionale, situate sulla asse nord sud passante per la cour Royale, presentano entrambe uno schema piuttosto complesso: si può dire che siano rispettivamente costruite da due ali parallele, una che da sui giardini e l'altra sulla strada, con una zona mediana suddivisa in più cortili da corpi trasversali; globalmente le ali settentrionali e meridionali sono tanto larghe quanto sono lunghe le ali della cour Royale. Per l'aspetto da attribuire alle facciate di queste ali, dal lato dei giardini, Mansart ha optato per la riproduzione della facciata dell'Enveloppe: questa scelta ha degli estimatori e lodano il carattere unitario dell'insieme e l'effetto monumentale ottenuto, e dei detrattori che ne deplorano la dismisura e la monotonia. L'ala meridionale viene costruita dal 1678 al 1682. L'ala settentrionale non venne iniziata che nel 1685; vi si lavora ancora nel 1689, ma il cantiere viene chiuso prima della conclusione dei lavori a causa della guerra: il blocco sul lato che dà sulla strada e soprattutto la nuova cappella e l'Opera che esso doveva accogliere, non sono stati realizzati.

Sin dall'origine il castello era stato dotato di una cappella. Essa già aveva occupato tre ubicazioni diverse senza mai raggiungere le dimensioni volute. L'ala settentrionale era perfettamente idonea ad accogliere la quarta e definitiva cappella del re cristiamissimo. Mansart aveva inizialmente proposto di costruire a centro dell'ala di una cappella a pianta centrale sormontata da cupola. Il suo progetto era alquanto simile a quello che realizzò a Les Invalides; ma assomigliava anche stranamente a quello che Francois Mansart aveva disegnato per un mausoleo dei Borboni a Saint-Denis. Il progetto era rimasto fra i documenti del laboratorio del prozio che il pronipote aveva ereditato. Questa curiosa circostanza, che non indignò nessuno, dimostrano quanto sia fallace Francia del XVII secolo il concetto che noi abbiamo attualmente di firma.

Avendo rinunciato per una ragione sconosciuta al suo progetto di pianta centrale, benché più moderno, Mansart ritornò alla pianta allungata, più rispondente ai canoni tradizionali, più vicina alla tradizione gotica. La nuova cappella fu messa in cantiere nel 1689, ma la sua costruzione fu immediatamente interrotta dalla ripresa della guerra e così fu per dieci anni.



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