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"Sono stata violentata da inservienti, morsa da topi e avvelenata con cibo
guasto. Sono stata incatenata in celle imbottite, immobilizzata con camicie di
forza e semiannegata in bagni ghiacciati."
Un film del 1982, intitolato Frances,
narra la tormentata storia della vita dell'attrice Frances
Farmer, interpretata da Jessica Lange.
È la storia della violenza selvaggia, brutale, gratuita e indelebile, a cui gli
psichiatri sottoposero l'attrice più dotata del suo tempo.
Frances Farmer era conosciuta dalle sue parti come "la ragazzaccia di West Seattle" per la sua personalità impetuosa, ostinata, magnetica.Nata nel 1913 a Seattle, Washington,Frances Farmer comincia a scuotere le sane fondamenta della società a 16 anni,con un premio letterario vinto per un saggio antireligioso e poi con un viaggio nella Russia Sovietica. Fu attrice teatrale e cinematografica di una bellezza folgorante, e la sua troppo breve carriera illuminò i set di Hollywood e di Broadway negli anni '30 e '40. Irrompendo come una cometa dalla costa settentrionale del Pacifico, fece il suo debutto cinematografico nel 1936 con il film Too Many Parents. Nei sei anni seguenti interpretò 18 film, 3 commedie di Broadway, 30 programmi radiofonici di prim'ordine e 7 produzioni teatrali in compagnie stabili. Il tutto all'età di 27 anni. Fu paragonata a Greta Garbo.
Ma mentre la sua
carriera professionale prosperava, la sua vita privata si disintegrava. Il
fallimento del suo matrimonio con l'attore Leif Erickson, le difficoltà nelle altre numerose relazioni
sentimentali, la pressione della sua carriera, furono fattori concomitanti che
la spinsero a sviluppare dipendenza dall'amfetamina (benzedrina) che
inizialmente le serviva per controllare il peso.
Nel gennaio del 1943, la Farmer
interpretò il film "No Escape", un titolo ironico
considerata la direzione che la sua vita avrebbe preso. Il suo ribelle
anticonformismo, unito ad un convinto attivismo politico di sinistra, le scava
la fossa. Il potere di destra di Seattle prende a pretesto i problemi personali
e le "abominevoli" convinzioni politiche dell'attrice e la elimina con l'aiuto
di una madre mostruosa e della compiacenza della potentissima lobby
psichiatrica. La sua fine iniziò con un arresto causato da un suo
coinvolgimento in una rissa. La mattina dopo, il tribunale l'affidò alla
custodia dello psichiatra Thomas H.
Leonard, con cui l'attrice rifiutò di collaborare e
che le diagnosticò una "psicosi maniaco depressiva probabilmente indizio di una
definita demenza precoce", una diagnosi "che in seguito fu liquidata come
assurdità incomprensibile". Ma il giorno dopo la Farmer
fu trasferita al sanatorio per attori di La Crescenta.
Nei sette anni che seguirono l'attrice rimase
inesorabilmente invischiata nell'oscuro mondo dei trattamenti e dei soprusi
psichiatrici, fu aggredita selvaggiamente con una serie di terapie violente che
miravano a defraudarla della sua dignità e del suo talento.
Nel sanatorio fu sottoposta allo shock insulinico, "una brutale tortura psichiatrica che toglie al corpo la sensibilità e provoca danni cerebrali estesi". La Farmer reagì negativamente allo shock insulinico e ne ricevette altri novanta. Non riusciva più a concentrarsi o a ricordare i dialoghi. Si rese conto che gli psichiatri stavano "distruggendo sistematicamente l'unica ancora di salvezza della sua vita: la fiducia nella propria creatività".
La paura spinse la Farmer a fuggire, ma in marzo del 1944 sua madre firmò segretamente una denuncia contro di lei, e l'attrice fu nuovamente internata. Gli psichiatri dell'ospedale di Steilacoom, nello stato di Washington, iniziarono immediatamente una terapia intensiva a base di elettroshock, allo scopo di spezzare la sua volontà insolente e ribelle. Poiché questa cura non riuscì a trasformarla in una paziente modello, i medici fecero ricorso a un'altra terapia d'urto: la "idroterapia". Questa pratica barbarica, oggi illegale, consisteva nel denudare il paziente e farlo immergere in una vasca piena d'acqua ghiacciata per sei-otto ore consecutive. Dopo molti altri mesi di tortura, la Farmer fu pubblicamente dichiarata "guarita", una presunta "vittoria esemplare" per quello che allora era chiamato "movimento d'igiene mentale". "Penso che questo caso dimostri che il comportamento antisociale può essere cambiato", sentenziava lo psichiatra Donald Nicholson.
Quando tornò a
casa, la Farmer era terrorizzata dalla prospettiva di
essere nuovamente internata e fuggì più volte, suscitando sempre l'attenzione della stampa. Spronati
da notizie che sembravano pubblicizzare il loro fallimento, gli psichiatri si
rivolsero alla madre dell'attrice e le spiegarono che "Frances
li aveva 'ingannati' comportandosi in modo normale e ovviamente aveva bisogno
di altre cure". Il 5 maggio 1945 sua madre la fece ritornare all'ospedale Steilacoom, dove sarebbe rimasta per altri cinque anni
precipitando questa volta in un inferno dantesco.
Le condizioni di vita erano intollerabili:
criminali e ritardati mentali erano stipati nelle stesse celle, il cibo veniva
gettato sul pavimento lurido e i reclusi dovevano lottare tra loro per entrarne
in possesso. La Farmer fu nuovamente sottoposta a
elettroshock continui e regolari. Inoltre fu prostituita ai soldati della base
militare locale, violentata e maltrattata dagli inservienti. "Uno dei ricordi
più vividi di alcuni veterani della clinica era la vista di Frances
Farmer immobilizzata dagli inservienti e violentata
da bande di militari ubriachi." Infine veniva usata come cavia per la
sperimentazione di farmaci quali torazina, stelazina, mellaril e prolixin.
Uno degli ultimi medici a visitarla prima che
fosse nuovamente dichiarata "guarita" e dimessa, fu il dottor Walter Freeman, il più eminente psicochirurgo
d'America, l'ideatore della lobotomia transorbitale (un'operazione estremamente semplice: bastava
sollevare una palpebra del paziente, introdurre un rompighiaccio e rovistare
nel cervello). La seconda volta, Freeman visitò la Farmer da sola, in una stanza isolata, e anche se i
dettagli esatti non sono noti, la maggior parte di coloro che lavoravano
nell'ospedale a quell'epoca ritengono che Freeman
abbia effettuato una lobotomia sulla donna. La Farmer non sarebbe mai più stata la stessa persona.
Nei suoi ultimi anni, l'attrice disse a proposito delle sue esperienza: "Non lasciarti mai consolare dalla convinzione che l'orrore sia finito, perché esso incombe ancora oggi enorme e minaccioso come ai nefasti tempi del manicomio. Ma devo riferire gli orrori come li ricordo, nella speranza che qualche movimento che agisce per il bene dell'umanità possa essere spronato a liberare definitivamente le sfortunate creature che sono ancora imprigionate nelle corsie posteriori di putride istituzioni." Frances Farmer, l'ex bellissima stella nascente, morì a 57 anni, indigente e spiritualmente prostrata.
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