La definizione del positivismo

La definizione del positivismo

I primi decenni del XIX secolo registrano, come è ben noto, formidabili avanzamenti in tutti i campi del sapere scientifico, dalla matematica alle discipline empiriche, come la biologia o l'elettromagnetismo. Frame comune di riferimento concettuale è in ogni caso il meccanicismo determinista, che fornisce strumenti teorici e procedure operative adeguati alle esigenze della ricerca empirica in ogni settore di indagine.

Almeno altrettanto importante dei risultati conseguiti nei diversi campi del sapere scientifico, peraltro, è un altro fenomeno che tende ad affermarsi all'inizio del secolo. Il riferimento è qui all'allargamento e all'intensificazione dell'utilizzazione pubblica dei prodotti di tale sapere. Una delle direzioni in cui tale processo risulta più evidente è nel rapporto fra tecnica e scienza. Se la tensione nel considerare il sapere scientifico come strumento di modificazione completa della realtà è già trasparente e determinante nel lavoro di Galileo, ed è anzi parte costitutiva della vera "rivoluzione" da questi avviata, i profondi mutamenti economici, sociali e politici a cavallo dei due secoli spingono fortemente in direzione di una decisa integrazione tra tecnica e scienza, il senso della quale consiste soprattutto nell'impegnare da vicino gli scienziati all'adeguamento degli strumenti messi a punto spesso per vie assolutamente empiriche e al darne giustificazione teorica oppure, altrettanto spesso, ad assumere direttamente urgenze sociali come ragioni determinanti della ricerca scientifica.

Questo processo concorre a determinare una tendenza, dotata peraltro di forti dinamiche all'interno stesso del sapere scientifico, che consiste in una progressiva e  più netta propensione alla specializzazione disciplinare.

L'approfondimento sistematico di settori limitati del sapere, oltre a rappresentare evidentemente una condizione tale da facilitare enormemente l'approfondimento tematico, costituisce anche un fattore che induce più facilmente a isolare in modo specifico non solo i problemi metodologici generali ma soprattutto le particolari declinazioni che essi assumono nelle diverse discipline scientifiche.

L'influenza diretta della cultura romantico-idealista per quanto riguarda la rappresentazione ottocentesca della scienza ed in particolare il dibattito metodologico è certamente limitata. Essa tuttavia si intreccia in un senso particolare con il problema degli sviluppi e delle trasformazioni cui il meccanicismo determinista va incontro nella prima metà del secolo, e tipicamente in Francia ed Inghilterra. È qui infatti che si struttura e consolida il positivismo, che si estenderà poi, nei decenni successivi, come orientamento culturale egemone, tanto in Europa quanto, con caratteri largamente specifici, negli Stati Uniti.

Il positivismo pone rilevanti problemi di interpretazione, in ordine alle diverse istanze che lo determinano, lo compongono e ne manifestano l'importanza.

Un'interpretazione tradizionale lo analizza in termini di "reazione" al romanticismo e all'idealismo: da questo punto di vista uno dei fattori determinanti consisterebbe nella polemica anti-metafisica propria del positivismo rispetto alla filosofia idealista, in una vigorosa riproposizione della validità del sapere scientifico di contro ad ogni forma di conoscenza non verificabile, nonché delle implicazioni concrete e pratico- operative della scienza ripetto alla speculazione astratta.

Un modello di questo genere sembra oggi sostanzialmente inadeguato per due ragioni. La prima è che esso tende a sottovalutare il dato storico per cui molte opere positiviste sono piuttosto contemporanee di gran parte della produzione romantico-idealista e difficilmente possono quindi essere intese come reazione ad esse. La seconda ragione consiste nella contiguità, piuttosto che nell'opposizione, fra importanti temi del "modo di sentire" romantico e idealista rispetto a quelli sostenuti dal positivismo. Il migliore esempio a questo proposito è Auguste Comte, il quale, nella fase più tarda del suo pensiero, perviene ad una idealizzazione assoluta della scienza e degli scienziati come " sacerdoti" e "direttori spirituali dell'Umanità".

Di derivazione illuminista è il programma di lavoro anti-metafisico che il positivismo si propone, così come l'esaltazione assoluta della razionalità scientifica: la scienza è l'unica forma di conoscenza autentica, e il metodo della scienza è l'unico valido, l'unico capace di orientare efficacemente l'indagine e di mettere capo a conoscenze certe e indubitabili. L'assolutizzazione della scienza, cioè la moltiplicazione infinita delle sue possibilità, costituisce un tratto certamente caratteristico del positivismo.

Una fiducia intensa nelle possibilità della scienza era profondamente radicata nella tradizione illuminista, ma in quest'ambito essa tendeva a porsi come analisi critica delle proprie possibilità; nel positivismo invece, la razionalità scientifica dogmatizzata è esplicitamente presentata come via per ricavare certezze indubitabili da un nuovo tipo di principi assoluti di cui l'Umanità di Comte rappresenta ancora una volta un'esemplificazione efficace.