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Ioio non so più esattamente chi sia - tesina
Motivazioni
Nel libro "Alice nel paese delle meraviglie", la bambina, quando si risveglia capisce di aver compiuto un semplice sogno, che nasce dal desiderio di raggiungere un giardino meraviglioso intravisto da una fessura, Alice immagina un altro mondo, una città dove la magia si annida nel quotidiano ed è in grado di trasformare il banale in qualcosa di straordinario. È il desiderio a spingere Alice a continue metamorfosi, lotte contro il tempo, ardite invenzioni linguistiche, è la sua forza immaginativa a creare il paese delle meraviglie.
Ho scelto questo tema perché mi è piaciuto molto, ma soprattutto perché mi piaceva molto l'idea di collegarlo con questa bellissima favola, che potrebbe sembrare un semplice racconto per bambini, ma che al proprio interno nasconde una problematica presente nel mondo post - moderno, ma che già Lewis Carroll era riuscito a mettere all'interno dei suoi libri ("Alice nel paese delle meraviglie" e "Alice nello specchio"), nel 1800.
"Io.io non so più esattamente chi sia", è una frase ripresa dal libro "Alice nel paese delle meraviglie" e l'ho scelta proprio perché in questo momento Alice si accorge di non capire chi è lei, dove si trova, capisce che non è più la persona che si è alzata quella mattina, ha una "CRISI D'IDENTITA". Un po' come l'uomo post - moderno: non capisce più chi è lui, di conseguenza si pone una serie di domande alle quali possa trovare delle risposte sicure che l'aiutino a superare la loro crisi.
Questo è il tema centrale del mio percorso, che ho voluto sviluppare inserendo due libri ("Il fu Mattia Pascal" e "Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hide") che rappresentano molto bene il nuovo problema che si sta sviluppando nella nuova società.
In fondo sono presenti la trama e vari capitoli nei quali è possibile notare come Alice acquisisca sempre più consapevolezza riguardo alla sua crisi d'identità, ma soprattutto quali domande si pone per poterla superare.
Nella modernità e nella post modernità uno dei concetti fondamentali è la crisi dell'identità, molte volte legata alla concezione di spazio - tempo.
Il concetto di spazio - tempo esiste da sempre, ma nell'epoca post - moderna l'uomo acquisisce una percezione diversa rispetto al passato.
C'è un senso di fuggevolezza, di precarietà, di caducità che caratterizza il sentimento dell'uomo post - moderno.
Una domanda che viene ripresa molto di frequente è quella di chiedersi "chi sono IO", come fa Alice nel paese delle Meraviglie, oppure come un personaggio di Borges, che si chiede: "Chi sono io? Quello d'oggi, vertiginoso, quello di ieri, dimenticato, quello di domani, imprevedibile?", entrando così in un labirinto di idee ed immagini dal quale è difficile uscirne con una soluzione in mano.
Quindi, l'identità, come riuscirà a formarsi in un soggetto che si vede continuamente trasformato e diverso a seconda delle prospettive e delle circostanze? La sua formazione dipende dal continuo rinvio a spazi e tempi sempre diversi che si muovono ininterrottamente. Ma con la nuova epoca questa impossibilità di unificarli si traduce nella corrispondente incapacità di definire la propria esperienza biografica e la propria vita psichica, perché troppo frammentari.
La nuova personalità che si verrà a creare non sarà altro che una personalità schizofrenica, non nel senso clinico della parola, ma è per indicare quegli aspetti di frammentazione e di assenza di progettualità che impediscono di rappresentare un futuro radicalmente diverso dal presente e dal passato; quindi non potrà essere un soggetto alienato (come sosteneva Marx), perché essere alienati presuppone un senso dell'Io coerente (come nella modernità in crisi in cui a causa dell'alienazione ci si poteva creare un futuro significativamente diverso e migliore del passato e del presente), e non frammentario rispetto al quale essere alienati.
Ma come cambia la concezione di spazio e tempo nella post modernità?
A causa dei nuovi ritmi di lavoro, del mercato, della moda, etc, causati dai nuovi sistemi di informazione, delle nuove tecnologie (ma non solo) si è avuto un'eccessiva contrazione dello spazio e del tempo.
La prima conseguenza è stata l'accentuazione della fuggevolezza e della caducità delle mode, dei prodotti, delle tecniche di produzione e di lavorazione, dei valori e delle pratiche, ma maggior valore è stato attribuito all'istantaneità (come la diffusione capillare del fast food) e all'eliminabilità.
Purtroppo tutto ciò non si riferisce solo ai beni materiali, ma anche a tutti quei valori, stili di vita, relazioni, luoghi, che da sempre caratterizzano le società umane. Infatti questa transitorietà crea una temporaneità nella struttura stessa dei valori, che sottolinea ulteriormente la frammentarietà della società, velocizzandone i ritmi, i tempi e la caduta dei valori tradizionali e storicamente acquisiti. Un esempio lampante è quello che ci viene dato dai mass media, soprattutto dalla televisione, perché essi con il loro sistema via satellite permettono alle persone di vedere simultaneamente Mosca e Las Vegas, Tokio e Roma, tutti luoghi distanti tra loro migliaia di chilometri e decine di ore, ma, in questo modo, le distanze vengono annullate: lo spazio viene annullato dal tempo, o per meglio dire, nel senso che crollano le barriere spaziali, all'interno di un villaggio globale, nel quale lo spazio ed il tempo scompaiono come dimensioni materiali e tangibili: con un solo tasto del telecomando e seduti comodamente sul proprio divano, possiamo vedere ogni città del mondo.
Così la diversità culturale cambia e non viene più presa in considerazione come tale, la coabitazione di diverse culture sparisce, ed è sostituito da un vago "altro", con il quale si tende ad indicare il diverso per il colore della pelle e per la lingua, non per tutto il bagaglio culturale che ha sulle spalle.
Questa non è altro che un visione capitalistica della società e del mondo, perché come per le merci, anche le persone hanno una riduzione ed una semplificazione della loro personalità, avendo così delle conseguenze estremamente negative sulla loro identità: la sua perdita.
Riflessione in rapporto ad "Alice nel paese delle Meraviglie".
Anche se può sembrare la protagonista di un semplice libro per bambini, Alice, la ragazzina che affronta una serie di avventure e di incontri nel " suo paese delle meraviglie" è una rappresentante di questa teoria. Anche se scritto poco dopo la seconda metà del 1800, Alice rispecchia per intero tutto ciò che caratterizza l'uomo nell'epoca post moderna. Com'egli, la bambina è costretta ad affrontare le proprie paure, a crescere, a ricercare la propria identità, a "combattere" contro la contrazione spazio temporale.
Il suo viaggio non è altro che un processo di formazione e di crescita, che mette in crisi tutte le sue precedenti esperienze, ma soprattutto quest'avventura, mette in crisi tutto ciò che per lei è normale, a cominciare dalla propria identità.
Essa, nel corso del suo cammino, incontra strani personaggi (come il brucaliffo, il cappellaio matto, la lepre marzolina, etc) , che, all'inizio, sembrano opporsi a lei, ma non sono altro che la proiezione di una parte di se stessa, che lei vuole conoscere ed interrogare per tentare di recuperare la propria identità. Sono la curiosità e la ricerca a portare Alice ad incamminarsi verso luoghi sconosciuti, a mangiare e bere tutto ciò che trova nel corso del suo cammino, per riuscire a comprendere chi è veramente. Ella ha una vera e propria crisi d'identità, che la porta a ritrovarsi in un mare di lacrime, a sconvolgere tutto ciò che per lei è normale. Alice è impaurita!!! Ma non lo è solo perché non riesce più a capire chi è lei (come succede nel capitolo V del libro), ma anche perché sparisce quel senso di spazialità e di temporalità, che erano presenti nell'epoca precedente, sparisce quel senso di spazio come qualcosa di fermo, di statico e di immutabile, che caratterizzano l'epoca moderna.
Per fare un confronto, tra Alice e l'uomo del nuovo millennio ci sono somiglianze, sono spaventati entrambi, cercano la loro identità, indagano, scoprono, ricercano, entrambi nella stessa maniera, solo che la bambina si ritrova in un mondo tutto suo, controllato da lei stessa (ricordiamo che quello di Alice è solo un sogno, ma che rispecchia fedelmente la nuova epoca), mentre l'uomo comune, deve affrontare questo problema nella realtà di ogni giorno, e usufruendo di ogni mezzo che gli viene dato.
Anche nella letteratura italiana è stato affrontato il tema della "perdita d'identità", soprattutto da un autore dell'inizio del '900: Pirandello.
Pirandello, nato ad Agrigento nel 1867, è uno dei più grandi letterari e drammaturghi della penisola italiana. Contro il volere del padre intraprese gli studi letterari, iscrivendosi alla facoltà di lettere di Palermo e successivamente a quella di Roma, dove frequentò gli ambienti intellettuali e dove portò a termine la sua prima opera creativa: "Mal giocondo" (1889), in cui si ricalcavano gli schemi e i temi della poesia carducciana. Si trasferì a Bonn in cui intraprese studi filologici laureandosi nel 1891, quando furono pubblicati anche: "Pasqua di Gea" e "Elegie romane" (legate all'esperienza tedesca). Ritornato in Italia si stabilì a Roma, dove si sposò nel 1894 (anno in cui uscirono anche i romanzi: "L'esclusa" e "Il turno").
Successivamente però le sue condizioni economiche cominciarono a sprofondare e così iniziò a cercare nuove fonti di reddito sfruttando anche il lavoro letterario. Durante questo periodo fu pubblicato, prima a puntate sulla "Nuova Antologia" e poi in un volume unico nel 1904: "Il fu Mattia Pascal".
Risolti i problemi finanziari ne emersero di nuovi in ambito familiare: la moglie cominciò ad avvertire gravi segni di malattia mentale destinata ad aggravarsi con gli anni, fino al ricovero nel 1919. Intanto uscivano i romanzi "Suo marito", "I vecchi e i giovani" e "Si gira".
Nel 1910 Pirandello cominciò a produrre numerosi drammi per il teatro, e nel 1921 andò in scena "Sei personaggi in cerca d'autore", il più rivoluzionario testo teatrale.
Ma continuò anche la produzione narrativa, infatti Pirandello decise di riunire insieme sotto il titolo " Novelle per un anno" diverse novelle che aveva scritto negli anni precedenti, alle quali si aggiunse anche "Uno, nessuno e centomila". In questi anni all'attività letteraria si affianca l'attività pubblica di letterato ufficiale e una vivace esperienza di direzione di una compagnia teatrale. Ma a coronare la carriera del letterato sarà la chiamata all'Accademia d'Italia nel '29, ma soprattutto la vincita del premio Nobel nel 1934. La morte lo colse due anni dopo, a Roma, mentre era nel pieno della composizione teatrale del dramma "I giganti della montagna".
Ne "Il fu Mattia Pascal" sono ripresi diversi temi, tra cui anche quello dell'identità.
Trama: Mattia Pascal vive in un immaginario paese ligure, Miragno, dove il padre, che si era arricchito con i traffici marittimi e il gioco d'azzardo, ha lasciato in eredità alla moglie e ai due figli una discreta fortuna. A gestire l'intero patrimonio è un avido e disonesto amministratore, Batta Malagna, la cui nipote, Romilda, viene messa incinta da Mattia dopo che non è riuscito a farla sposare all'amico Pomino. Mattia viene costretto a sposare Romilda e a convivere con la suocera vedova che non manca di manifestare il suo disprezzo per il genero che considera inetto. Tramite l'amico Pomino, Mattia ottiene un lavoro come bibliotecario ma dopo un po' di tempo, infelice per il lavoro che trova umiliante e per il matrimonio che si è rivelato sbagliato, decide di fuggire da Miragno e di tentare l'avventura in Francia. I rapporti dei personaggi con Mattia Pascal a Miragno. Arrivato a Montecarlo e fermatosi a giocare alla roulette, in seguito ad una serie di vincite fortunate, diventa ricco. Deciso a ritornare a casa per riscattare la sua proprietà e vendicarsi dei soprusi della suocera, un altro fatto muta il suo destino. Mentre è in treno legge per caso su un giornale che a Miragno è stato ritrovato nella roggia di un mulino il cadavere di Mattia Pascal. Sebbene sconvolto, comprende presto che, credendolo tutti ormai morto, può crearsi un'altra vita. Così, con il nome di Adriano Meis, inizia a viaggiare prima in Italia e poi all'estero, fintantoché decide di stabilirsi a Roma in una camera ammobiliata sul Tevere. Si innamora, ricambiato, di Adriana, la dolce e mite figlia del padrone di casa, Anselmo Paleari, e sogna di sposarla e di vivere un'altra vita, ma presto si rende conto che la sua esistenza è fittizia. Infatti, non essendo registrato all'anagrafe, è come se non esistesse e pertanto non può sposare Adriana, non può denunciare il furto subito da Terenzio Papiano, un losco individuo che lo ha raggirato, e non può fare tutte quelle cose della vita quotidiana che necessitano di una identità. Finge così un suicidio e, lasciato il suo bastone e il suo cappello vicino a un ponte del Tevere, ritorna a Miragno come Mattia Pascal. Sono intanto trascorsi due anni e arrivato al paese, Mattia viene a sapere che la moglie si è risposata con Pomino e ha avuto una bambina. Si ritira così dalla vita e trascorre le sue giornate nella biblioteca polverosa dove lavorava in precedenza a scrivere la sua storia e ogni tanto si reca al cimitero per portare sulla sua tomba una corona di fiori.
Questo testo è molto significativo nella produzione di Pirandello, perché egli prova a sviluppare un nuovo tipo di romanzo : il romanzo sperimentale, cioè una sorta di commistione tra diversi generi letterari e in questo caso se ne possono notare tre:
l'antiromanzo (che caratterizza la prima parte), e che consiste in un romanzo che non ha trama e che comincia dalla fine;
il romanzo idillico familiare (che contraddistingue la seconda parte), che rifiuta le ambientazioni troppo popolari, ma preferisce quelle borghesi;
il romanzo di formazione ( che caratterizza la terza ed ultima parte) , nel quale il protagonista entra nella vicenda in un modo e a causa delle situazioni nelle quali si ritrova, esce cambiato.
La conclusione invece, non dimostra tanto il fatto di voler affermare la necessità di una accettazione dello "stato civile", ma dimostra che Mattia Pascal ha capito che l'identità non può esistere, ne tanto meno, può essere garantita da uno "stato civile", che semmai riduce l'uomo a maschera (punto centrale della letteratura pirandelliana, con la quale l'autore vuole esprimere che la persona ormai è diventato un personaggio, una maschera, che recita la parte che la società esige da lui).
I temi presenti sono cinque:
la famiglia (come nido o come prigione): Pascal, per quanto riguarda la sua famiglia lo vediamo sdoppiato: da una parte il rapporto felice con la madre, ma dall'altro il rapporto di prigionia con la moglie Romilda e la suocera (la vedova Pescatore). In questo caso possiamo ritrovare una nota autobiografica con l'autore, cioè, l'idealizzazione della madre, da una parte e l'esperienza infelice del matrimonio;
il gioco d'azzardo e lo spiritismo: Pirandello descrive il casinò dove si reca Pascal come un luogo favoloso e "proibito", proprio per attirare l'attenzione del lettore borghese, ma è anche il luogo in cui Mattia diviene ricco giocando alla roulette (questo tema lo possiamo ritrovare anche ne "il giocatore" di Dostoevskij). Pirandello ci vuole comunicare che il caso e il potere della sorte sovrastano sulla volontà e sulla ragione, sottolineandone i limiti. Nella stessa direzione va l'interesse allo spiritismo (si parla di seduta spiritica nel cap. XIV), con la quale l'autore vuole sottolineare la crisi del razionalismo positivista che induceva ad occuparsi dei fenomeni non spiegabili scientificamente;
l'inettitudine: anche in Pirandello viene ripreso il tema dell'inetto. Pascal è un inetto, un velleitario che sogna un'evasione impossibile e che alla fine si trasforma consapevolmente in un antieroe, reso inadatto dalla sua stessa estraneità nei confronti della vita e di se stesso;
la modernità: nel capitolo IX Pascal (diventato Adriano Meis) si trova nella frastornante e rumorosa città di Milano, nella quale il protagonista compie una riflessione sulle conseguenze del processo tecnico, negando che la felicità sia prodotta dalla scienza e dall'invenzione delle nuove macchina. Quando si sposta a Roma, lo scenario è completamente cambiato: la capitale viene descritta come città morta, paralizzata da un contrasto insanabile fra il passato glorioso ed il presente squallido. Qui si possono ritrovare le posizioni politiche e filosofiche pirandelliane, difatti egli degrada la politica giolittiana e le posizioni filosofiche, sostenedo che l'idea del mondo varia da persona a persona e che addirittura varia all'interno della persona, a seconda del suo stato d'animo e del momento.
la crisi d'identità: Mattia, oltre ad avere un rapporto difficile con la sua anima, ha anche una relazione complicata con il proprio corpo: ha difficoltà ad identificarsi con se stesso (spia di questo malessere è l'occhio strabico che guarda sempre altrove). La crisi d'identità dipende anche dalla sua duplicità, rappresentata dalla sua predisposizione a sdoppiarsi. Inoltre ripete sempre la stessa situazione, raddoppiandola continuamente: per due volte muore, per due volte si dà una nuova personalità (prima come Adriano Meis e poi come il "fu" Mattia Pascal); si sostituisce molto spesso come alter ego, a un "doppio di sé": si sostituisce a Pomino nell'amore di Romilda, poi è questo stesso amico a sostituirsi a lui come marito; infine tende sempre a collocarsi come terzo nella situazione(es: si colloca come terzo nell'amore tra Romilda e Pomino).
Riflessione in rapporto ad "Alice nel paese delle meraviglie":
Si può notare come la crisi d'identità si possa ritrovare anche in "Alice nel paese delle meraviglie", in relazione a Mattia Pascal, perché entrambi (anche se inconsciamente) cercano la propria identità, ma in modi diversi : Alice cerca la sua identità con l'aiuto di strani personaggi, che non sono altro che la proiezione di una parte di se stessa, Mattia invece ricerca la sua identità con continui cambiamenti e sdoppiamenti, ma soprattutto con l'aiuto di nessuno, o meglio, di nessun essere umano, perché segni della sua perdita d'identità, sono presenti e si possono trovare all'interno della narrazione: l'occhio (che più di una volta si sposta da un lato, soprattutto quando poi cambierà identità) e la sua ombra (che riuscirà a perdere).
La bambina, nel momento in cui si accorge di non capire più chi è, si spaventa e comincia disperatamente la sua ricerca per ritrovare se stessa, Pascal, invece, si stupisce di leggere sul giornale che lui stesso è stato ritrovato morto, ma a differenza della bambina, egli, pur spaventandosi, accoglie la notizia come una possibile svolta della sua vita, come un distaccamento dalla sua condizione di miseria e di infelicità, con le quali era costretto a convivere quotidianamente e addirittura per un periodo si da un'altra identità ( "Adriano Meis! Sì. Adriano Meis; suona bene.").
Alice poi si pone delle domande su se stessa, mentre Pascal no, solamente alla fine del racconto capisce che lui è tornato ad essere chi era prima ("eh, caro mio.io sono il fu Mattia Pascal"), senza però porsi delle domande precedentemente. Quindi qui si può notare come Pascal sia un inetto: egli prende la vita "come viene" senza rifletterci sopra, ma soprattutto senza porsi delle domande, Alice, invece, nonostante sia una bambina, si chiede il "perché" delle cose, e cerca delle risposte("chi sono io? Voglio proprio ricordarmene se ci riesco! Sono decisa a ricordarmene!"), cosa che invece Mattia non fa assolutamente. In ultima analisi Alice e Mattia possono essere considerati uguali per la loro perdita d'identità, ma sono diversi per quanto riguarda le modalità con le quali la ricercano.
Robert L.
Stevenson was born on November 13,
Instead of practicing law, Stevenson devoted himself to writing travel
sketches, essays, and short stories for magazines. In 1878 was published An
Inland Voyage, and Travels With A Donkey In The Cervennes. In 1879
Stevenson moved to California with Fanny Osbourne, whom he had met in France.
They married in 1880, and after a brief stay at Calistoga, which was recorded
in The Silverado Squatters (1883), they returned to Scotland.Stevenson
became famous with the romantic adventure story Treasure Island, which
appeared in 1883. Among his other popular works are Kidnapped (1886), The
Strange Case Of Dr. Jekyll And Mr. Hyde (1886) and The Master Of
Ballantrae (1889). He also contributed to various periodicals, including The
Cornhill Magazine and Longman's Magazine, where his best-known
article 'A Humble Remonstrance' was published in 1884. It was a reply
to Henry James's 'The Art of Fiction' and started a lifelong friendship between
the two authors. From the late 1880s Stevenson lived with his family in the
South Seas, in Samoa. Fascinated by the Polynesian culture, Stevenson wrote
several letters to The Times on the islanders' behalf and published
novels like The Beach Of Falesa (1893) and The Ebb-Tide (1894),
which condemned European colonial exploitation. Stevenson died on December 3,
This book is divided in 10 chapters: the first three chapters show Utterson's worries about Jekyll and Hyde. From chapter four to chapter seven there are a lot of events which drive Utterson to realise that there is a problem between Jekyll and Hyde and that Hyde could be responsible for the murder. The last three chapters are the denouement: Jekyll is the prisoner of his own creation and he is driven back to his secret. The story ends when the reader discovers the true story of Jekyll and Hyde.
The story of Dr. Jekyll and his "evil double" Mr. Hide is a fascinating treatment of the "DOUBLE PERSONALITY" theme, and brings to the fore the problem of evil within man in a way that both shocked and immensely pleased contemporary readers.
THE STRUGGLE BETWEEN GOOD AND EVIL.
The reasons for the novel's appeal are not to be found in the evocative description of setting - a stereotyped foggy city - or the liveliness of language and dialogue - most of Dr. Jekyll and Mr. Hyde is in indirect speech. They are rather to be found in the dramatic conflict the novel presents: man embodies good and evil; these two forces may be separated and left to fight each other, but the ultimate result may be the destruction of the personality they originally made up. Dr. Jekyll and Mr. Hyde also shows a new awareness of the human mind, that far from being a single well - defined block is rather multiple, made up of different and often contrasting or incoherent pieces. Though Stevenson expresses this through the traditional conflict between good and evil, his sensibility heralds the oncoming age of psychoanalysis.
Un pomeriggio Alice (una bambina di circa 11 anni), mentre ascolta una lezione noiosa della sorella, nota passare un coniglio bianco che indossa un panciotto e ha un grosso orologio. Incuriosita decide di seguirlo, con lo scrupolo di non farsi notare, ma accidentalmente cade in una grossa buca in cui tutti gli oggetti sono l'esatto contrario di come solitamente appaiono nella realtà (ad esempio: ciò che normalmente è bianco, lì è nero). L'attenzioni di Alice viene catturata da una porta tanto piccola da non permetterne il passaggio. Ma dopo una serie di ingrandimenti e rimpicciolimenti, Alice riesce ad uscire (grazie a un mare causato dalle sue stesse lacrime). Qui fa la conoscenza di un Topo e del Capitan Libeccio, due strani personaggi che parlano unicamente in rima. Improvvisamente ricompare il coniglio che ordina ad Alice di fare una commissione per lui: andare a casa sua e prendergli un paio di guanti e un ventaglio, siccome prima li aveva persi. Alice accetta volentieri, ed entrata in casa del coniglio vede una scatola di biscotti, ne mangia uno e improvvisamente comincia a crescere, fino a non starci più. Il coniglio, spaventato da questo "mostro", chiede aiuto al suo servitore e ad uno spazzacamino passato di lì per caso, per cercare di tirare fuori la bambina. Però grazie ad una caramella, Alice riesce a ritornare più piccola, e quindi a scappare.
Entrando in un bosco, Alice si imbatte in un insolito bruco parlante, il Brucaliffo, che la fa riflettere su chi è lei, ma soprattutto su cosa è lei, e dopo aver ottenuto delle risposte non molto sicure dalla bambina, lo strano protagonista le da un consiglio per tornare alla sua statura normale: deve mangiare uno dei due estremi di un fungo vicino a lei. Alice obbedisce e dopo esser riuscita a ritornare alla giusta altezza decide di continuare il suo cammino. Andando avanti nel suo percorso la bambina incontra lo Stregatto (un gatto del Paraguai che sembra faccia dei sorrisi), che con un gioco di parole le indica la strada per andare dalla Regina di Cuori: una passa dall'abitazione del Cappellaio Matto, l'altra, da quella della Lepre Marzolina. Alice decide di proseguire per la seconda strada, ma s'accorge che entrambe passano nello stesso punto: la casa del Cappellaio Matto, dove i due pazzi personaggi si ritrovano praticamente tutti i giorni, a festeggiare il loro non-compleanno. Qui Alice ha una chiacchierata con questi due strani personaggi e dopo aver ascoltato una storiella insensata, se ne va, in cerca della strada che la porterà dalla Regina. Qui trova un albero che ha nel tronco una porta, entra e si ritrova nella stessa stanza in cui era caduta all'inizio, ma questa volta, grazie al pezzettino di fungo rimasto ed alla chiave che c'è su un tavolino, riesce ad aprire la porta e a passare per un lungo corridoio finalmente arrivando al giardino della Regina.
Qui incontra tre strani personaggi a forma di carte da gioco, che sono
indaffarati a pitturare di rosso delle rose bianche a causa di un errore. Ma
improvvisamente si sente uno squillo di trombe: è in arrivo
Qui incontra una Duchessa che comincia a fare una discussione con la bambina, impregnata di morali, fino a quando la regina guardando con malignità la duchessa, la fa scappare e successivamente accompagna Alice da un Grifone per farle ascoltare una buffa storia da una Finta Tartaruga. Dopo varie filastrocche cantate a turno dai tre personaggi, il grifone si alza improvvisamente, prendendo sottobraccio Alice per portarla ad un processo che stava per iniziare: chi aveva rubato le tartine della Regina di Cuori?
A testimoniare a questo processo fu chiamata anche Alice, che intanto
aveva ormai ripreso la sua normale statura, tanto ché, non aveva più paura di
interrompere la regina e il re, ed essi sentendosi offesi, diedero ordine di
arrestarla: ma tutto fu inutile, perché..Alice si risvegliò sulle ginocchia di
sua sorella: era stato solamente un sogno: il Bianconiglio, il Cappellaio Matto
e
" [.] come sarebbe divenuta in seguito donna, e come avrebbe conservato sempre, attraverso gli anni più maturi, il semplice e affettuoso cuore della fanciullezza; e come avrebbe raccolto attorno a sé altri bambini e fatti avidi e brillanti i loro occhi con molti strani racconti, forse anche con il racconto di quel sogno nel Paese delle Meraviglie di tanto tempo fa, e come avrebbe partecipato ai loro piccoli dispiaceri e alle loro semplici gioie, ricordando la sua vita da bambina e quei felici giorni d'estate". (da "Alice nel Paese delle Meraviglie")
Capitolo I : "Nella tana del coniglio"
A volte arrivava persino a sgridare se stessa sul serio. Aveva tentato nientemeno che di darsi uno scapaccione una volta che aveva barato al croquet. Era una strana bambina e si divertiva un mondo a far finta di essere due persone diverse. 'Ma adesso non mi serve il far finta di essere in due. Quello che rimane di me, cosi` piccina, basta appena per una persona come si deve!".
Capitolo II: "Lo stagno di lacrime"
Alice raccolse guanti e ventaglio e, poiche` nella sala faceva un gran caldo, comincio` a farsi aria con il ventaglio, mentre pensava:'Ma guarda un po' che cosa mi capita oggi! Mi va tutto alla rovescia. Eppure fino a ieri tutto andava a gonfie vele! Ma che io sia stata scambiata questa notte? Eppure stamattina mi pareva di essere quella di sempre. Ma se non sono piu` quella di ieri, chi sono dunque ora? Ecco il mistero !" E intanto andava con il pensiero alle bambine della sua eta`. Forse era stata scambiata con una di quelle!
Capitolo X: "La quadriglia delle aragoste"
'Adesso dai, raccontaci tu le tue avventure.' disse il Grifone.
'Ne potrei raccontare cominciando da stamattina, - disse timidamente Alice - ma e` inutile raccontarvi quelle di ieri, perche` ieri io ero un' altra.'
'Come un'altra? Spiegaci.' disse
'No, no! Prima le avventure, - esclamo` il Grifone impaziente; - le spiegazioni occupano tanto tempo.'
Capitolo V: "Il consiglio del bruco""
Alice e il Bruco si guardarono l'un l'altro in silenzio per un po' di tempo. Finalmente il Bruco, togliendosi la pipa di bocca, si rivolse ad Alice e, con voce stanca e strascicata, le chiese:'Chi sei tu?'.
Come principio per una conversazione, certo non era molto invitante. Alice titubo` un momento, poi disse:'Ioio non so piu` esattamente chi sia, dopo tutto quello che mi e` capitato oggiSo chi ero stamattina, ma poi sono diventata un'altra e questo per parecchie volte'.
'Che cosa intendi dire? - chiese in tono severo il Bruco - Spiegati!'.
'Temo che non potro` spiegarmi - rispose Alice - perche`, vede, io non sono piu` io!'.
'Non ho capito niente!' disse il Bruco.
'Mi spiace - spiego` Alice gentilmente - ma non so esprimermi altrimenti. Non so che cosa mi sia capitato, ma oggi continuo a cambiare di staturaora sono grande grande, ora piccina piccina. E' veramente strano, io non capisco piu` nulla.'
'Strano? Niente affatto!', obietto` il Bruco.
'Eppure, signor Bruco, anche lei trovera` strano di vedersi un giorno trasformato in crisalide e poi in farfalla, o no?'.
'Non credo proprio!' replico` il Bruco.
'Dipende dalla propria sensibilita` - disse Alice - Per me sarebbe sicuramente molto strano.'
'Per te - disse il Bruco - Ma chi sei tu in fin dei conti?!?'
Si era ritornati cosi` al principio della conversazione. Quella domanda ripetuta non andava proprio giu` ad Alice che si rivolse quindi in tono severo al Bruco e chiese:'Mi sembra che dovrebbe dirmi lei prima chi e`?!'
'E perche` mai?' borbotto` il Bruco.
Siccome Alice non sapeva che cosa rispondere a una tale domanda, e il Bruco le sembrava di cattivo umore, penso` bene di svignarsela.
'Torna indietro! - comando` il Bruco - Devo dirti una cosa importante.'
Alice, allora, si avvicino` di nuovo al fungo.
'Devi controllare meglio la tua ira!' disse il Bruco.
'E' tutto quello che mi devi dire?' chiese Alice soffocando un moto di rabbia.
'No', rispose il Bruco.
Alice penso` che era meglio aspettare pazientemente, tanto non aveva altro da fare, e forse il Bruco aveva proprio qualche cosa di interessante da dirle. Dopo alcuni minuti di silenzio, il Bruco si tolse la pipa di bocca, allargo` le braccia e disse:'Bene, bene, tu credi dunque di essere diventata un'altra?'.
'Veramente lo temo, caro signore, poiche` non mi ricordo piu` delle cose di una volta, e non passa un quarto d'ora senza che io diventi o piu` grande o piu` piccina', rispose Alice impressionata.
Bibliografia:
G. B. Palumbo editore, 2007;
Appunti su: https:wwwappuntimaniacomuniversitaricercheioio-non-so-pi-esattamente-chi83php, tesina identitC3A0, |
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