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INCESTO - Analisi di una realtà senza confini spazio-temporali - tesina di maturita




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SCHIEVANO ELENA

LICEO SOCIO-PSICO-PEDAGOGICO DUCA D'AOSTA , PADOVA


INCESTO





Analisi di una realtà senza confini spazio-temporali












Edipo re è una tragedia scritta da Sofocle intorno al 430 a.C..

CONTENUTO:

L'opera si apre con la presentazione della città di Tebe afflitta dalla sterilità e dalla pestilenza; i cittadini chiedono perciò aiuto a Edipo, re della città. Il sovrano risponde di essere in attesa del ritorno del cognato Creonte, inviato a Delfi per avere un responso dall'oracolo. Giunto in città, Creonte svela il responso del dio: per salvare Tebe è necessario scoprire e esiliare l'uccisore di Laio.
Edipo organizza immediatamente le ricerche, dichiarandosi ansioso di fare giustizia. Viene convocato l'indovino Tiresia che, minacciato dal sovrano, accetta di svelare l'amara verità. L'anziano afferma la colpevolezza di Edipo stesso, il quale avrebbe ucciso il padre e si sarebbe unito in un rapporto incestuoso con la madre. Il re, sdegnato, scaccia Tiresia e prosegue le ricerche, non credendo a ciò che ha udito. Parlando con la moglie Giocasta, però, scopre le condizioni in cui è morto il suo predecessore e riscontra elementi simili alla situazione in cui egli, prima di giungere a Tebe, ha ucciso un viandante per un semplice motivo di precedenza. La moglie cerca di dissuaderlo da questa ipotesi, e a questo scopo manda a chiamare l'unico servo superstite dalla strage. Nel frattempo, giunge alla corte un ambasciatore di Corinto, che comunica la morte di Polibo, re della città. Edipo, angosciato, pensa che questo dimostri la veridicità dell'oracolo: egli è infatti convinto di essere figlio del re di Corinto.
A questo punto il messo gli rivela il segreto della sua infanzia: Edipo è stato trovato abbandonato sul monte Citerone, da qui è stato condotto alla reggia di Corinto ed è stato adottato dal re come fosse suo figlio. Il servo superstite, giunto sul posto, si rifiuta di rivelare ciò che sa, ma poi, costretto dal sovrano, comunica ai presenti tutta la verità. L'uccisore di Laio è Edipo stesso; il servo, anni prima, non ha però avuto il coraggio di denunciarlo al popolo, perché, quando egli è giunto in città dopo la strage, ha visto che il colpevole era già stato investito della carica reale: Edipo aveva infatti liberato Tebe dalla Sfinge, e perciò era considerato il salvatore della città. Il sovrano, distrutto, rientra quindi nella reggia. Qui, vista Giocasta morta suicida , si acceca trafiggendosi gli occhi con le fibbie della sua veste. In seguito, dopo un ultimo colloquio con Creonte, si allontana dalla città in volontario esilio.



La figura di Edipo è, fin dal suo apparire, un'ombra nel buio.

Egli non vede nulla, non si accorge di quanto gli accade intorno. Anche quando la verità gli appare chiara, per lui è talmente incomprensibile e assurda, da portarlo ad un gesto che lo renda cieco.

Questa situazione tragica, a mio parere, potrebbe rappresentare l'inconscio dell'individuo, ossia l'insieme dei contenuti psichici verso cui la coscienza esprime la propria repulsione e della cui esistenza l'individuo è inconsapevole.

Come Edipo, infatti,ogni uomo vive inconsapevolmente dei desideri che offendono la morale, e quando questi gli vengono svelati vorrebbe distogliere lo sguardo da essi.


La tragedia di Edipo richiama, infatti, molti temi affrontati in ambito psicoanalitico agli inizi del XX secolo , sui quali sono tutt'ora aperti molti dibattiti. La più famosa interpretazione dell'Edipo Re sofocleo si deve a Freud, che dalla tragedia fece derivare il nome del complesso maschile infantile per cui il bambino viene portato ad odiare il padre e ad attaccarsi morbosamente alla madre. Ciascuno di noi, in sostanza, vorrebbe da bambino sbarazzarsi del padre per poter possedere la madre, dalla quale è sessualmente attratto.

Freud stesso, in un suo saggio,affermò:

Il suo (di Edipo) destino ci commuove soltanto perché sarebbe potuto diventare anche il nostro, perché prima della nostra nascita l'oracolo ha decretato la medesima maledizione per noi e per lui. Forse a noi tutti era dato in sorte di rivolgere il nostro primo impulso sessuale alla madre, il primo odio e il primo desiderio di violenza e di ribellione contro il padre: i nostri sogni ce ne danno convinzione. () Davanti alla persona in cui si è adempiuto quel desiderio primordiale dell'infanzia indietreggiamo inorriditi, con tutta la forza della rimozione che questi desideri hanno subito da allora nel nostro intimo. Portando alla luce della sua analisi la colpa di Edipo, il poeta ci costringe a prendere conoscenza del nostro intimo, nel quale quegli impulsi, anche se repressi, sono pur sempre presenti. (Sigmund Freud, da Interpretazione dei sogni, 1900)

Nella concezione classica freudiana, quindi, il complesso edipico indica un insieme di desideri sessuali ambivalenti che il bambino prova nei confronti delle figure genitoriali. Relativamente alle fasi dello sviluppo psicosessuale, esso insorge durante la fase fallica (3 anni) e il suo superamento introduce al periodo di latenza (6 anni). Dalla risoluzione del complesso dipendono, per Freud:

La scelta dell'oggetto d'amore che, dopo la pubertà, compie degli investimenti che richiamano le identificazioni e le minacce inconsciamente avvertite all'epoca del complesso

L'accesso alla gentalità

La strutturazione della personalità e in particolare delle istanze del Super-io e dell'Io.

Il primo accenno alla figura di Edipo nell'opera freudiana risale a una lettera scritta da Freud nel a quello che era il suo amico più intimo in quel periodo, il dottor Fliess. Si tratta solo di un accenno riguardante l'ipotesi maturata da Freud ,ascoltando i discorsi e i sogni dei suoi pazienti, secondo la quale essi manifestavano quei sintomi a causa d'un trauma sessuale risalente alla prima infanzia e che avevano rimosso a causa di un inconscio meccanismo di difesa.

In seguito però, Freud si ricredette a proposito di tale trauma , arrivando a sostenere che si trattava quasi sempre solo di fantasie di seduzione.

Freud riteneva che il complesso di Edipo avesse una portata universale e ciò condusse l'antropologia psicoanalitica ad affaccendarsi per reperire le prove della sua presenza anche in quelle culture in cui non predomina la famiglia coniugale. Freud stesso aveva tentato un'ipotesi antropologica a sostegno dell'universalità del complesso edipico in Totem e tabù dove l'uccisione del padre primitivo a opera dei figli è considerata come un momento originario dell'umanità.

Tale tesi fu però contestata dall'antropologo B. Malinowski, il quale sostenne che nelle culture in cui al padre non è riconosciuto alcun intervento nel processo generativo, non esisterebbe alcun complesso edipico, che quindi sarebbe esclusivo della formula familiare monogamica che si è sviluppata nel mondo occidentale. Lèvi-Strauss ,però, a sua volta contraddisse ciò, affermando che anche dove non sussiste la figura di un padre materiale si incontrano strutture e istituzioni organizzate intorno alla proibizione dell'incesto. Nel 1912 anche Jung espresse la sua idea,nel testo La libido.Simboli e trasformazioni. Egli criticò Freud per aver inteso il desiderio incestuoso letteralmente e sessualmente. Secondo Jung, infatti, il desiderio di congiungersi alla madre è il desiderio dell'individuo di ritornare alle proprie radici per rinascere rigenerato a una nuova vita, e quindi è desiderio di trasformazione.

Che cos' è il tabù?



Il termine "tabù" deriva dalla lingua di Tonga, parlata in Polinesia , ed è stato introdotto in Europa nel 1777 da J. Cook.

Il significato del termine varia a seconda delle diverse interpretazioni fornite dagli studiosi nel corso del tempo.


SIGNIFICATO RELIGIOSO:


Questo significato è stato sottolineato da W.R.Smith per il quale "le cose sacre e quelle impure hanno questo in comune, che in entrambi i casi la possibilità del contatto e del loro uso da parte degli uomini subisce delle restrizioni, la cui violazione comporta pericoli sovrannaturali".


SIGNIFICATO SOCIALE


Secondo F.B.Steiner il tabù riguarda tutti i meccanismi sociali di ubbidienza che abbiano un significato rituale, gli specifici comportamenti restrittivi in situazioni pericolose, la protezione degli individui che sono in pericolo e la protezione della società dagli individui compromessi.

Dello stesso parere è R.Marret per il quale il tabù è una pratica consuetudinaria , una porzione della legge non scritta della società.


SIGNIFICATO PSICOANALITICO


Per S.Freud il significato del tabù si sviluppa in due direzioni opposte: da un lato vuol dire "sacro" e dall'altro "impuro", "pericoloso".

Con il tabù sono espressi divieti e restrizioni. Freud ha dato un contributo significativo all'analisi dell'influenza dei tabù sul comportamento umano, mettendo l'accento sulla forte componente motivazionale inconscia che porta a considerare necessaria una certa proibizione. In questa sua visione, descritta nella collezione di saggi Totem e Tabù, Freud ipotizza un nesso fra i comportamenti 'proibiti' e la 'santificazione' di oggetti e simboli appartenenti a determinati gruppi di soggetti fra di loro affini.

Inoltre, a suo parere, esiste una corrispondenza fra il tabù e la nevrosi ossessiva:

nella mancanza di motivazione che, in entrambe, è alla base dei divieti

nella loro convalidazione per effetto di una necessità interiore

nella contagiosità degli oggetti proibiti

nella creazione di pratiche rituali derivante dai divieti



















   


Per incesto (dal latino incestum, 'non casto', 'impuro') si intende un rapporto sessuale fra due persone fra le quali esistano determinati vincoli di consanguineità, parentela o di affinità.

L'incesto è universalmente proibito in tutte le società umane; in alcune è consentito solo ai sovrani per ribadire il loro status al di sopra di ogni legge e proibizione.

Le spiegazioni di questo universale divieto, ricercate soprattutto in ambito antropologico e psicoanalitico, sono diverse.

Freud nel 1912 scrisse Totem e tabù dove cercò di spiegare lo sviluppo della vita psichica come un lascito delle varie tappe percorse dall'umanità nell'evoluzione storica. Confrontando le pratiche religiose del totemismo con le nevrosi ossessive , concluse che queste ultime nascevano da una difesa contro i desideri incestuosi.

Il primo capitolo di questo suo libro si intitola proprio "L'orrore dell'incesto".

In esso Freud racconta di uno studio da lui effettuato sulla popolazione degli aborigeni australiani, ritenuta il più calzante esempio di civiltà primitiva esistente all'epoca, per usanze, struttura sociale e psicologia degli individui.

Tale società è innanzitutto organizzata in base ai Totem. L'istituzione dei Totem, e successivamente quella dei clan totemici, è finalizzata alla prevenzione e alla proibizione dei rapporti incestuosi, sfavorendo i contatti con membri della propria cerchia totemica e parentale. Il Totem è spesso un animale o più raramente una forza naturale, che rappresenta ed è protettore del clan che lo adotta.

Questi viene venerato dai membri del clan come una divinità e spesso si tende ad imitare l'aspetto e le peculiarità distintive di quest'ultimo. Inoltre il Totem è ereditario, per via paterna o materna.

Ovunque vige il Totem vi è la legge per la quale i membri dello stesso Totem non devono avere tra loro rapporti sessuali e quindi non devono contrarre matrimonio: è il fenomeno dell'esogamia.

Le pene per la trasgressione alle leggi totemiche sono diverse e tutte severe:

Nel caso dell'uccisione dell'animale totemico tutta la tribù unisce nella maniera più dura il colpevole, come se si trattasse di allontanare la colpa dall'intera comunità.

Punizione ugualmente severa si ha nel caso di rapporti sessuali senza nascita di figli.


Diverse sono le reazioni che i membri delle comunità hanno quando si trovano a dover interagire con membri di altri gruppi.

Il terrore di rapporti incestuosi fa maturare negli uomini una sorta di ancestrale paura, che li porta a dovere e volere evitare ogni contatto con il proprio clan, tanto è il timore che possano verificarsi episodi incestuosi.

Per esempio in Nuova Caledonia quando fratello e sorella si incontrano lei si nasconde immediatamente alla vista di lui, e il fratello si comporta come se non l'avesse vista.

A Lepers Island, nelle Nuove Ebridi, il ragazzo arrivato a una certa età abbandona la casa materna non potendo più avere rapporti con la sorella e con la madre.

Questi rapporti non coinvolgono soltanto strette parentele di sangue, ma esistono casi in cui a essere coinvolti sono suocera e genero.

Questo tipo di travagliato rapporto è presente in tutte le culture, a causa della conflittualità, aperta o inconscia, degli individui che si contendono l'amore e il possesso della donna: da una parte il marito, dall'altra la madre.

La madre è ovviamente riluttante a "cedere" la propria figlia al futuro marito, e da parte sua, l'uomo, vede nella figura della suocera un ostacolo al suo rapporto con la moglie.

Freud porta altre tesi per spiegare questo tipo di conflitto, collegate al complesso edipico infantile.

La madre, che cerca una giovinezza ormai perduta nella vita della figlia, si identifica con questa e quindi con i suoi sentimenti, fino ad innamorarsi addirittura dell'uomo amato dalla figlia.

Questi comportamenti sono ovviamente inconsci.

Questi desideri di natura incestuosa destinati in noi occidentali a cadere nell'inconscio (ad eccezione dei nevrotici) , nei popoli selvaggi sono considerati un pericolo attuale, ed è pertanto necessario adottare misure repressive.

Ad esempio nelle Isole Salomone dopo il matrimonio l'uomo non deve vedere la suocera e non deve parlarle, e se la incontra deve sfuggirle e nascondersi.


Nel quarto capitolo di Totem e tabù Freud si interroga sull'origine dell'esogamia e sui rapporti di quest'ultima con il totemismo.

Egli afferma che esistono due opinioni in contrasto, una che vede esogamia e sistema totemico strettamente collegati, l'altra che nega questo nesso, pensando che si tratti solo di una coincidenza. McLennan concorda con la seconda opinione, supponendo che in molte società ci fosse l'usanza di procurarsi le donne da altre tribù e che quindi il matrimonio con donne della propria tribù sia divenuto sconveniente, poiché eccezionale, e infine proibito. Egli ricerca la ragione dell'esogamia nello scarso numero di donne presso le società primitive, in conseguenza all'usanza di uccidere i neonati di sesso femminile. Questo però non spiega perché agli uomini della tribù fosse proibita l'unione con donne della stessa. Contrariamente Durkheim, insieme ad A. Leng, ha sostenuto che il tabù connesso al totem implica automaticamente l'esogamia. Morgan, Baldwin, Spencer, Fazer, Howitt sostengono che le istituzioni totemiche denotano un'intenzione cosciente: non basta spiegare l'orrore per l'incesto come istintiva avversione per i rapporti sessuali tra parenti, in quanto l'esperienza ci dimostra che l'incesto è presente anche nelle società moderne, e la storia c'insegna che i matrimoni incestuosi erano obbligatori per certe persone privilegiate. Altri sostengono che la proibizione dell'incesto derivi dai pericoli per la specie che l'unione tra consanguinei genera. Esiste però un'altra opzione, che differisce da tutte le altre. Darwin tenta una spiegazione storica dell'orrore dell'incesto: suppone per analogia alle consuetudini di vita delle scimmie superiori che l'uomo vivesse in origine in comunità primitive relativamente piccole, per cui la gelosia del maschio più vecchio e più forte impediva che gli altri maschi della comunità si legassero alle 'sue femmine'. I giovani maschi erano perciò costretti ad andarsene ed a cercare una compagna al di fuori del loro gruppo di origine. L'esogamia risultava pertanto una pratica imposta ai maschi giovani, che a loro volta obbligavano i membri del gruppo da loro creato a rispettarla; con l'andar del tempo sarebbe diventata una regola assimilata a livello di coscienza come legge, e con l'instaurazione del totemismo la regola avrebbe interessato i rapporti tra individui appartenenti allo stesso totem. In questo caso l'esogamia sarebbe esistita prima del totemismo e verrebbe meno la tesi della sua necessaria consequenzialità al tabù del totem. Nella società totemica il totem è il progenitore e viene ad identificarsi con la figura del padre, verso cui si provano i sentimenti di paura e di rispetto. Se il totem dunque è il padre i due comandamenti per cui è vietato uccidere il totem e avere rapporti sessuali con una donna appartenente allo stesso totem coincidono con i due delitti di Edipo e sono la conseguenza diretta della violazione del tabù dell'incesto. Accettando l'uguaglianza del totem con il padre, il sistema totemico si può supporre essere sorto a causa del complesso edipico, presente già in epoche immemorabili.



Freud nel suo scritto mette in rapporto il tabù e la legislazione odierna: entrambi consistono in una proibizione, hanno valore prescrittivo (affermano quali sono i comportamenti ammessi) e hanno la funzione coercitiva, cioè di punizione.

La coscienza tabù è il più antico codice di leggi non scritte, addirittura anteriore ad ogni religione. Esso ha diversi obiettivi, dalla protezione di cose e persone importanti, come re e sacerdoti, alla salvaguardia dei deboli, alla tutela di tipo igienico, fino alla protezione di proprietà private contro i ladri.



Percorrendo la storia si può constatare come l'espressione "incesto" sia stata collegata ad una serie di condotte che sono state diversamente sanzionate nel tempo: gli antichi Egizi, gli imperatori Indios del Perù e le popolazioni polinesiane non lo considerarono reato, basti pensare che i Faraoni si sposavano addirittura tra fratelli e sorelle per non disperdere la purezza del sangue dei 'figli del Sole' . La stessa Cleopatra si ritrovò contemporaneamente sorella e nipote del marito Tolomeo.

In epoca romana pre-classica, invece, dove la famiglia era il nucleo sociale fondamentale attorno al quale ruotava lo Stato, la figura dell'incesto era fortemente perseguita: il concetto era molto ampio, in quanto comprendeva ogni condotta contraria a leggi religiose e quindi l'unione non solo con stretti congiunti, ma anche con Vestali ed anche la partecipazione di uomini ad atti religiosi riservati alle donne, indipendentemente da violazioni sessuali. La pena era severissima: i colpevoli di incesto venivano buttati dalla rupe Tarpea. I figli nati da tale unione erano considerati spurii o 'vulgo quaesiti' perché 'patrem non habent'.

In particolare il diritto romano individuava due tipi di incesto: 'iure gentium' e 'iure civili'; il primo era quello contrario alle leggi di natura come, per esempio, l'unione tra ascendenti e discendenti; il secondo, invece, era quello che violava gli impedimenti posti dalla legge, per esempio l'unione tra collaterali ed affini, impedimenti noti solo a chi conosceva il diritto. La differenza non è solo teorica in quanto ed essa furono collegate diverse conseguenze dal punto di vista pratico. Infatti, pur con le varianti relative ai diversi periodi, si fece avanti una tendenza secondo la quale il grado di cultura delle persone protagoniste dell'incesto e quindi la conoscenza o meno dei divieti di unione imposti dalla legge avrebbe scusato per le ipotesi di 'incesto iuris civilis'. In particolare si fecero distinzioni a seconda del sesso e dell'età, principali indicatori, all'epoca, del livello culturale delle persone.

Successivamente, in epoca imperiale, il concetto di incesto fu ristretto a quello attuale, cioè limitato alle unioni sessuali tra prossimi congiunti, e la pena, stante la 'natura gravius' del 'crimen incesti', a cui poteva essere assoggettato sia l'uomo che la donna, graduata da quella capitale alla confisca dei beni , alla deportazione, alla perdita dello status libertatis, alla fustigazione, a seconda della categoria sociale di appartenenza del reo.Se pure aspramente punito, l'incesto era molto praticato: emblematico l'episodio che coinvolse Sesto Papinio, sotto Tiberio, il quale si uccise per il rimorso di essersi concesso alla madre la quale, a sua volta, fu condannata dal Senato a dieci anni di deportazione ; Nerone si innamorò della madre a tal punto che , ossessionato dall'idea di non poterla sedurre, 'licenziò' una sua concubina perché le assomigliava. Silano, sotto l'imperatore Claudio, si suicidò per evitare di essere condannato a morte a causa della sua relazione con la sorella la quale fu mandata in esilio fuori dall'Italia.

Con il diritto canonico si precisò ulteriormente il concetto di incesto che venne inteso come la relazione sessuale tra persone vincolate da parentela o da affinità in grado tale da costituire impedimento dirimente al matrimonio.

Nel Medio Evo si distingueva l'incesto commesso con o senza matrimonio, con previsione di multa o confisca dei beni nel primo caso e di morte nel secondo. Le donne erano punite meno severamente.

La repressione di questa condotta si attenuò in epoca illuminista, durante la quale tale figura di reato era sconosciuta al Codice napoleonico, ai codici del Belgio, d'Olanda, di Spagna, di San Marino. In Italia fu considerata lecita nel regno delle due Sicilie e nel ducato di Parma, mentre fu contemplata come reato dai codici toscano e sardo. In particolare questi ultimi non esigevano, come oggi, il pubblico scandalo, ma contenevano una particolarità che non fu ripresa dai codici penali successivi: la graduazione, all'interno della norma punitiva, della pena a seconda del grado di parentela; il codice sardo, infatti, era particolarmente rigoroso nel caso di incesto tra ascendenti e discendenti , ai quali infliggeva la relegazione non minore di dieci anni, mentre prevedeva diminuzioni in caso di fratelli e sorelle o di affini. Similmente prevedeva il codice toscano. Un analogo criterio di commisurazione della pena si individua nel Codice di Germania che non solo puniva in modo più grave ascendenti e discendenti, ma stabiliva pene diverse anche tra di loro: prevedeva infatti per i primi la casa di forza fino a cinque anni e per i secondi il carcere fino a due anni.

Una vera e propria svolta si ebbe con codice Zanardelli del 1889 il quale individuò la figura delittuosa dell'incesto nella relazione incestuosa con un discendente o ascendente, anche illegittimo, o con un affine in linea retta, ovvero con una sorella o un fratello, sia germano, sia consanguineo od uterino, e la punì, solo a condizione che ne derivasse pubblico scandalo, con la pena della reclusione da diciotto mesi a cinque anni e con l'interdizione temporanea dai pubblici uffici, oltre che con la perdita della patria potestà. L'attuale codice penale, cioè il Codice Rocco del 1931, ha adottato una disciplina simile, ma più rigorosa in quanto, pur richiedendo ancora il pubblico scandalo per la punibilità, sanziona in modo più grave la relazione incestuosa, e rende punibile anche il singolo episodio incestuoso. Vi è anche una graduazione della pena, ma non più in riferimento al grado di parentela, quanto invece all'età. L'art. 564 del codice penale, infatti, stabilisce: 'chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette incesto con un discendente o un ascendente o con un affine in linea retta (suocero e nuora, suocera e genero, figliastro e matrigna, figliastra e patrigno) ovvero con una sorella o un fratello, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. 'E' previsto, come già accennato, un aumento di pena in due casi: relazione incestuosa, quando cioè l'incesto non è episodico ma si ripete con carattere continuativo (pena della reclusione da due a otto anni)e incesto commesso da maggiorenne con minorenne degli anni diciotto (pena aumentata, ma solo per il maggiorenne, fino ad un terzo). Se colpevole è il genitore, la condanna comporta la decadenza della potestà. Il reato in esame fa parte dei delitti contro la morale familiare ed è punito proprio per tutelare la famiglia nella sua funzione etica dal danno derivante dallo scandalo di rapporti carnali tra determinati prossimi congiunti. Perché ci sia punibilità è necessaria anche la volontà di compiere l'incesto sapendo che c'è un rapporto di parentela o affinità e prevedendo che, per le modalità con cui si realizza, possa derivare pubblico scandalo.








'Chi ha molto a che fare con i bambini scoprirà che nessuna azione esteriore

resta senza influsso su di loro.

Johann Wolfgang Goethe

II codice penale italiano stabilisce la pena della reclusione da uno a cinque anni per chiunque commetta incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con un fratello o con una sorella, in modo che ne derivi scandalo pubblico.

Art. 564 codice penale:

Chiunque, in modo che ne derivi pubblico scandalo, commette incesto con un discendente o un ascendente, o con un affine in linea retta, ovvero con una sorella o un fratello, e' punito con la reclusione da uno a cinque anni. La pena e' della reclusione da due a otto anni nel caso di relazione incestuosa. Nei casi preveduti dalle disposizioni precedenti, se l'incesto e' commesso da persona maggiore di eta', con persona minore degli anni diciotto, la pena e' aumentata per la persona maggiorenne. La condanna pronunciata contro il genitore importa la perdita della potesta' dei genitori o della tutela legale.

La condanna a qualsiasi pena detentiva per il delitto di incesto, subita da un coniuge, costituisce in Italia, per l'altro coniuge, una causa di divorzio. Altra causa di divorzio è il procedimento penale per il medesimo delitto, conclusosi con sentenza di proscioglimento o di assoluzione che dichiari non punibile il fatto per mancanza di pubblico scandalo .

Il diritto italiano vieta il matrimonio tra consanguinei. Secondo l'articolo 87 del codice civile:
"Non possono contrarre matrimonio fra loro:
1.gli ascendenti e i discendenti in linea retta, legittimi o naturali;
2.i fratelli o le sorelle germani, consanguinei o uterini;
3.lo zio e la nipote, la zia e il nipote;
4.gli affini in linea retta; il divieto sussiste anche nel caso in cui l'affinità deriva dal matrimonio dichiarato nullo o sciolto o per il quale è stata pronunciata la cessazione degli effetti civili;
5.gli affini in linea collaterale in secondo grado;
6.l'adottante, l'adottato e i suoi discendenti;
7.i figli adottivi della stessa persona;
8.l'adottato e i figli dell'adottante;
9.l'adottato e il coniuge dell'adottante, l'adottante e il coniuge dell'adottato.
I divieti contenuti nei nn. 6, 7, 8 e 9 sono applicabili all'affiliazione. I divieti contenuti nei nn. 2 e 3 si applicano anche se il rapporto dipende da filiazione naturale. Il tribunale, su ricorso degli interessati, con decreto emesso in camera di consiglio, sentito il pubblico ministero, può autorizzare il matrimonio nei casi indicati dai numeri 3 e 5, anche se si tratti di affiliazione o di filiazione naturale. L'autorizzazione può essere accordata anche nel caso indicato dal numero 4, quando l'affinità deriva da matrimonio dichiarato nullo. Il decreto è notificato agli interessati e al pubblico ministero. Si applicano le disposizioni dei commi quarto, quinto e sesto dell'articolo 84".

L'ipotesi delittuosa di incesto è inserita nel nostro codice penale (art. 564 c.p) tra i delitti contro la morale familiare. La punizione conseguente al comportamento incestuoso è giustificata dalla sua particolare riprovevolezza morale che lo rende assolutamente intollerabile per la comunità sociale. E' opportuno ricordare che nel nostro Paese si e' dovuto aspettare il 1996 perche' la violenza sessuale divenisse un reato contro la persona e non piu' contro la morale. Tale riforma in materia di reati a sfondo sessuale attuata con la Legge n. 66 però non ha modificato questo tipo di reato che, forse più di altri, essendo previsto a tutela dell'istituto familiare, e presupponendo il consenso delle parti, che sono entrambi ritenute colpevoli, ha visto attenuare la sua punizione ad opera di una società che, tutelando prevalentemente la libertà del singolo individuo di vivere la sua sessualità, raramente ha gridato al pubblico scandalo di fronte ad una relazione incestuosa: da una ricerca effettuata dall'Istat, infatti, è emerso come nell'anno 1996 in Italia le denunce per incesto per le quali l'Autorità giudiziaria ha iniziato l'azione penale sono state solo 6, a fronte del totale complessivo di delitti denunciati nello stesso anno ammontante a 2. 974. 042. (Statistiche giudiziarie penali 1996. Sistema statistico nazionale. Istituto Nazionale di Statistica. Giustizia. ISTAT).

E', infatti, la sola nozione di pubblico scandalo la condizione obiettiva di punibilita', mentre l'incesto come forma di abuso sessuale, come costrizione fisica e psicologica a compiere, o subire, atti contro la propria volonta', si configura come reato penale solo grazie alla legge 66/1996 (Norme contro la violenza sessuale).Tale 'scandalo' inoltre, deve essersi effettivamente verificato, e quindi, non basta che la generalizzata riprovazione, in cui esso si concretizza, venga evidenziata in qualsiasi modo (e cioè la semplice possibilità che ne derivi pubblico scandalo), occorre che essa sia stata cagionata dalla condotta almeno colposa degli autori. La legge infatti usa l'espressione «in modo che ne derivi pubblico scandalo», ed è opinione unanime della giurisprudenza ritenere che non occorre che la relazione incestuosa sia da tutti conosciuta, basta che il pubblico scandalo sia derivato da un concreto comportamento incauto degli autori, o di uno di essi, pur se non manifestato direttamente in pubblico, ma rilevato dagli effetti materiali o da confessioni . Il rigetto sociale di un comportamento come quello in esame, e la sua previsione di reato contro la morale, ha comportato come terribile conseguenza il fatto che le colpe dei genitori ricadessero sui figli, tanto che il nostro codice civile nonostante la riforma del diritto di famiglia del 1975 prevede ancora la dizione di "figli incestuosi" cui mancano diritti e tutele, come quello di essere gli unici privati della possibilità di assumere uno status filiationis, che li esclude dal riconoscimento e dalla dichiarazione giudiziale di paternità e maternità naturali.

E' utile ricordare anche che le relazioni incestuose comportano un elevato rischio di trasmettere malattie ai figli che presentano maggiori possibilita' di nascere disabili o con malformazioni. Infatti con l'aumentare della consanguineità tra i genitori aumenta la probabilità della comparsa di malattie ereditarie rare recessive. Il rischio principale di tare genetiche non è dovuto solo ad una consaguineità stretta dei genitori, ma sopatutto ad un alto coefficiente di inincrocio in una popolazione o sottopopolazione che, per ragioni geografiche, sociali o religiose, ha scarsi rapporti riproduttivi con l'esterno ed è di consistenza relativamente limitata. Tuttavia, a mio parere, se queste motivazioni venissero utilizzate per la previsione di un reato, si aprirebbe un varco al razzismo eugenetico, per cui solo le persone sane, che non presentano alcun rischio di trasmettere malattie genetiche o di altro tipo avrebbero il diritto di avere relazioni sessuali e quindi di procreare.










INDAGINE FERRACUTI DEL 1967


Secondo questa indagine la "pedofilia incestuosa" si manifesta più di frequente nella modalità di violenza del padre sulla figlia.

L'eziologia dell'incesto viene individuata nell'appartenenza alle classi sociali più disagiate, nella povertà, nel sovraffollamento nelle abitazioni; ma a queste conclusioni si è giunti, per lo più, partendo dai dati rilevati dal campo giudiziario o carcerario ed è probabile che tali istituzioni debbano occuparsi con maggiore frequenza di famiglie di questa estrazione che non di quelle di ceto medio o superiore.


INDAGINI MERZAGORA 1986, FORER 1983, MAROTTA 1985.


Tali indagini hanno dimostrato che l'abuso sessuale intrafamiliare è diffuso in tutti gli ambienti e in tutte le classi sociali. Sembra, in ogni caso, che nelle famiglie in cui il padre sia disoccupato o abbia problemi finanziari, oppure sia malato, egli rimanga di più in casa e sia più spesso soggetto a stati di depressione o a dipendenza da alcol rispetto a chi invece lavora a tempo pieno. Riguardo a ciò si è rilevata la connessione tra abuso di sostanze alcoliche e violenza sessuale all'interno della famiglia o altre forme di maltrattamento di minori, specialmente quale conseguenza della degenerazione del senso morale dovuta all'alcolismo.

Occorre, inoltre, prendere in considerazione l'influenza del fattore abitativo: spazi angusti, coabitazione, mancanza di servizi ecc. predispongono i ragazzi ad esperienze precoci; in queste precarie condizioni spesso può nascere l'incesto.




INDAGINE AMERICANA DEL 1995 (TRATTA DA "Incest and its meaning" Phelan P.)


Particolarmente interessante è l'esito di questa ricerca americana che ha valutato la figura del padre incestuoso nel rapporto con la figlia prendendo in esame un campione di 40 uomini: 37 padri su 40 hanno affermato di preferire la carezza attiva rispetto a quella passiva o addirittura un'attività più azzardata. In oltre la maggioranza di essi ha iniziato non verbalmente, ma calcando atteggiamenti abituali, quali giocare a fare la lotta , abbracciare la bambina davanti alla televisione ecc. La maggioranza, 27 su 40, ha motivato la sua condotta incestuosa con la gratifica sessuale, mentre solo due hanno parlato di vero e proprio innamoramento.

CASI IN ITALIA :

- DATI DAL MINISTERO DEGLI AFFARI SOCIALI

Il Ministero degli Affari Sociali ha rilevato che in Italia dal 1986 i delitti contro i minori denunciati e per i quali l'autorità giudiziaria ha iniziato un'azione penale sono diminuiti,anche se la situazione è rimasta ad alto rischio. Negli ultimi anni, infatti, 4.631 denunce hanno portato alla luce le violazioni degli obblighi dell'assistenza familiare. I maltrattamenti in famiglia verso i fanciulli sono stati 2.829. Sono 5, invece, i casi di incesto, molti di meno rispetto ai 18 registrati nel 1986, ma sicuramente pochi in relazione a quelle che sono le effettive violenze sessuali sui minori in famiglia.

DATI ISTAT :

L'incidenza dell'abuso sessuale in Italia è questa:
1) incesto: circa 15-20 casi/anno;
2) incitamento alla prostituzione: circa 300 casi/anno;
3) atti di libidine: circa 800 casi/anno;
4) violenza carnale: circa 1000 casi/anno.

STIME DEL CENSIS DEL 1996

Secondo le stime del CENSIS circa due bambini su mille subiscono mediamente ogni anno una violenza sessuale , anche se il fenomeno è in gran parte nascosto. Tali stime fanno pensare che venga scoperto e denunciato un reato di violenza sessuale sui minori su 20-40 reati effettivamente compiuti. Il 90% dei casi di abuso su minore avviene in famiglia e vede nel ruolo di abusante il padre o più raramente la madre. Appena l' 8% dei casi di abuso sui minori avviene in un contesto extra familiare e l'abusante risulta essere una persona conosciuta, mentre solo nel restante 2% dei casi l'abusante è uno sconosciuto.

STIME DEL CENSIS NEL 2000

In una ricerca condotta su un campione formato da 40 casi di abusi su minori di età compresa tra i due e i diciotto anni , oggetto di procedimenti penali avviati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, è emerso che nel 44% dei casi il soggetto denunciante è la madre della vittima, mentre il padre ha un ruolo marginale e in molti casi è l'autore delle violenze. Nel 55% dei casi, infatti, la violenza è determinata da un rapporto incestuoso.



BIBLIOGRAFIA


  • Sigmund Freud (1989), Totem e tabù, Milano, Mondadori
  • Galimberti Umberto (2006), Enciclopedia di psicologia, Garzanti
  • Sofocle, Edipo re,a cura di Quasimodo S. , terza edizione,  Mondadori
  • Bagnasco A.,Barbagli M.,Cavalli A., Corso di sociologia, Il Mulino
  • De Bartolomeo M., Magni V. (2007), Voci della filosofia, Atlas
  • Franchi, Feroci, Ferrari (2008), Codice civile, Hoepli
  • Vitagliano Fernanda, Elementi di diritto, Simone per la scuola
  • Sigmund Freud, L'interpretazione dei sogni, Newton Compton




SITOGRAFIA


  • https://www.lastampa.it
  • https:// www.centrodirittiumani.unipd.it
  • https:// www.forma-mentis.net/Filosofia/Freud.html
  • https:// archivio storico.corriere.it






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